Durante la mattinata incontrarono piccoli gruppi che andavano nella direzione opposta. Ancora una volta si guardarono con sospetto e cercarono di evitarsi. Videro tre persone che avevano legato tutto ciò che possedevano sul dorso di un somarello. John e gli altri guardarono stupiti la bestia. Probabilmente l’avevano tenuta in vita con foraggio secco, dopo che tutto l’altro bestiame era stato ucciso. Una volta lontano dalla stalla avrebbe finito col morire.
— Una variante alla vecchia tecnica dei cani da slitta — disse Roger. — Li si sfrutta il più possibile, e poi li si mangia.
— Una grossa tentazione per qualsiasi altro gruppo che incontreranno, non credi? Sono sicuro che non andranno molto lontano — disse John.
— Potremmo prenderlo noi — suggerì Pirrie.
— No. Non ne varrebbe la pena, in ogni caso. Abbiamo cibo a sufficienza, e dovremmo arrivare a Blind Gill domani. Sarebbe un peso inutile.
Poco dopo Steve cominciò a zoppicare. Un rapido esame rivelò che aveva una ferita al calcagno.
— Steve! — disse Olivia — perché non hai detto che ti eri fatto male?
Il ragazzo guardò le facce degli adulti che lo stavano osservando, e cominciò a piangere.
— Non c’è niente da piangere, ometto — disse Roger. — Una ferita al calcagno è una seccatura, ma non è la fine del mondo.
Non erano i normali singhiozzi di un ragazzo. Ci si sentiva un’esperienza più sviluppata di quella di un bambino. Balbettò qualcosa, e Roger si piegò verso Steve per afferrare le parole. — Che hai, Steve?
— Se non posso camminare, voi mi abbandonerete.
Roger e Olivia si guardarono.
— Nessuno pensa di abbandonarti — disse Roger. — Come diavolo ti è venuta in mente un’idea del genere?
— Il signor Pirrie ha abbandonato Millicent.
John intervenne: — Meglio non farlo camminare. Peggiorerebbe la ferita.
— Lo porto io — disse Roger. — Spooks, mi tieni tu il fucile?
— Con piacere.
— Porteremo Steve a turno io e te, Rodge — disse John.
— Ce la faremo benissimo. Meno male che è un pulcino.
— Faremo i turni io e Roger — disse Olivia. — È nostro figlio. Dobbiamo portarlo noi. — Era la prima volta che Olivia rivolgeva la parola a John dopo la storia di Jane e Pirrie.
— Olivia… sono io che do le disposizioni. Lo porteremo io e Roger. Tu ti occuperai dello zaino di chi avrà Steve sulle spalle.
La donna rimase immobile a fissarlo per un attimo, poi si allontanò.
— Bene, montami in spalla — disse Roger al figlio.
Immediatamente il loro procedere si fece più veloce, dato che Steve aveva agito da freno, ma John non si lasciò ingannare. Portare qualcuno in spalla, anche se si trattava di un ragazzo, avrebbe aumentato le loro difficoltà. Continuarono il cammino finché ebbero oltrepassato Garsdale, poi si fermarono per il pranzo.
Il vento era cessato, ma la pioggia continuava a cadere con sempre maggiore insistenza. John lanciò un’occhiata in giro al paesaggio sconsolante.
— Nessuno di voi ha visto qualche grotta con dentro una catasta di legna? Immagino di no. Oggi si mangia un pranzo freddo, e sotto la pioggia. Comunque potremo riposare un po’ le gambe.
— Non potremmo mangiare in un posto riparato? — chiese Ann.
John seguì lo sguardo della moglie. A una cinquantina di metri dalla strada c’era una piccola casa.
— Potrebbe essere vuota — disse. — Ma dovremmo andare ad accertarcene. E potremmo scoprire che non è affatto abbandonata. Non m’importa correre dei rischi quando si tratta di andare a prendere qualcosa di indispensabile, come i viveri, ma non ne vale la pena per mezz’ora di sosta.
— Davey è inzuppato.
— In mezz’ora non riusciresti ad asciugargli i vestiti. E non possiamo fermarci di più. — Poi disse al ragazzo: — Tutto bene, Davey? Marcio fino alla punta dei piedi?
Lui annuì. — Piove a dirotto…
— Allora prova a dir nove!
Davey fece del suo meglio per ridere alla vecchia battuta. John gli passò una mano tra i capelli fradici. — Sei in gamba, figlio mio.
A ovest di Garsdale si stendeva una piccola pianura che sotto la pioggia fitta si era trasformata in un lago di fango da cui spuntavano qua e là delle fattorie. Guardarono in basso verso Sedbergh, situata in mezzo alle colline, in una valle oltre il Rawthey. Era incappucciata da una nuvola di fumo che il vento portava verso la brughiera. Sedbergh stava bruciando.
— Saccheggiatori — disse Roger.
John puntò il cannocchiale sulla città. — Stiamo per incrociare quelli che fuggono da nord-ovest. Una seccatura. Pensavo che questa regione fosse tranquilla.
— Sarebbe consigliabile tagliare direttamente a nord e continuare sulle montagne. Sulle alture non dovrebbe esserci pericolo — disse Roger.
— Quando una città come quella viene saccheggiata — disse Pirrie — è probabile che le valli attorno brulichino di gente. Non sarà facile continuare il cammino.
John diresse il cannocchiale verso l’imbocco della valle che dovevano percorrere. Vide del movimento, ma non riuscì a capire di cosa si trattasse. Avrebbero potuto dirigersi su Kendal, ma anche in questo caso dovevano percorrere la valle del Lune. Ma poi, se Sedbergh era caduta, perché sperare che Kendal fosse ancora salva?
Pirrie lo guardò con aria pensosa. — Se posso dare un consiglio, penso che siamo troppo poco armati, per quello che può capitare. Quelli dell’asino… avremmo potuto impossessarci di altri due o tre fucili, oltre all’animale. Non credo che si siano messi in viaggio disarmati.
— Forse la situazione non è disperata quanto sembra — disse Roger. — In ogni caso dobbiamo tentare.
John guardò verso la confluenza delle valli e dei fiumi. — Non so. Potremmo andare incontro a qualcosa che non siamo in grado di affrontare. E allora potrebbe essere troppo tardi.
— Ma non possiamo restare qui — disse Roger. — Né tornare indietro. Quindi ci conviene andare avanti.
John si girò verso Pirrie. Nel farlo si rese conto che, per quanto Roger fosse un amico, lui considerava Pirrie come suo luogotenente. Era sulla freddezza e sul discernimento di Pirrie che contava. — Secondo me non abbiamo bisogno soltanto di fucili. Se vogliamo raggiungere Blind Gill, è necessario formare un gruppo più numeroso. Che cosa ne pensa?
Pirrie fece un cenno affermativo. — Sono d’accordo. Tre uomini non sono più un numero adeguato per la difesa.
— E cosa facciamo, allora? — domandò Roger impaziente. — Sventoliamo un cartello con la scritta: “Si arruolano volontari”?
— Suggerisco di fermarci qui — disse John. — Siamo ancora sul passo, e possiamo incontrare dei gruppi che vanno da una parte o dall’altra dei monti. È poco probabile che siano saccheggiatori. Quelli se la stanno spassando in città.
Guardarono verso la valle. Anche sotto la pioggia aveva qualcosa di pittoresco. E anche sotto la pioggia le case continuavano a bruciare.
— Potremmo tendere delle imboscate ai gruppi che arrivano — disse Pirrie, pensoso. — Cento metri più indietro c’è un punto in cui ci si può tenere nascosti.
— Siamo in pochi per un’impresa del genere — disse John. — E abbiamo bisogno di volontari. Se hanno armi, poi dovremmo restituirle.
— E quindi? — incalzò Roger. — Ci accampiamo sul lato della strada?
— Sì — disse John. Guardò i suoi compagni coperti di fango. — Speriamo di non dover aspettare troppo.
Dovettero aspettare più di un’ora, e il primo incontro fu una delusione. Videro un piccolo gruppo di persone che risaliva faticosamente dalla valle. Quando furono più vicini distinsero che erano in otto. Quattro donne, due bambini (un maschio di circa otto anni, e una bambina di quattro o cinque) e due uomini. Spingevano due carrozzine cariche di utensili. Quando si trovarono a una cinquantina di metri, una casseruola cadde e rotolò rumorosamente giù per la discesa. Una delle donne si staccò dal gruppo per andarla a riprendere.