Olivia lo guardò. I suoi occhi timidi lo scrutavano dalla tonda faccia bonaria. — Sei sicuro di volerlo, Johnny?
— Sicurissimo. Ma se avessimo un altro mese di fronte a noi, anziché un solo giorno, non lo sarei più tanto.
— Abbiamo fatto delle cose orribili — disse Ann. — Chi più, chi meno, forse, ma ne abbiamo fatte… se non altro per avere accettato le offerte di Pirrie. Mi domando se riusciremo mai a dimenticare.
— Il peggio è passato — disse John. — Non avremo altre difficoltà da superare.
Mary e Davey entrarono in camera correndo. Ridevano rumorosamente.
— Calma, voi due — disse John.
Non gli sembrava di aver parlato in modo diverso dal suo solito. In passato una simile ammonizione avrebbe avuto pochissimo effetto. Ora i ragazzi ammutolirono di colpo e rimasero a fissarlo. Anche Ann, Roger e Olivia lo guardarono.
John si chinò verso Davey. — Domani sera dovremmo essere dallo zio David. Sei contento?
— Sì, papà.
Il tono era di entusiasmo, ma velato di eccessivo rispetto.
Nelle prime ore del mattino John fu svegliato da uno sparo, e mentre balzava a sedere, ne sentì un secondo, da lontano. Allungò la mano verso la pistola e chiamò Roger.
— Cosa c’è? — domandò Ann.
— Niente, con tutta probabilità. Forse qualche vagabondo che sperava di rubare indisturbato. Tu e Olivia restate in questa stanza e badate ai ragazzi. Io scendo a vedere.
La sentinella avrebbe dovuto essere di pattuglia attorno alla casa, ma John trovò Joe Harris, la sentinella di turno, intenta a guardare da una finestra del pianterreno. Era un uomo magro dalla pelle scura, con una folta barba irsuta. I suoi occhi brillavano al raggio della luna che penetrava dalla finestra.
— Che succede? — domandò John.
— Li ho visti mentre mi trovavo all’esterno — disse Harris. — Venivano dalla strada di Sedbergh. Ho pensato che fosse meglio non disturbarli nel caso volessero proseguire il cammino senza fermarsi, così sono rientrato in casa e li ho tenuti d’occhio dalla finestra.
— Bene, e poi?
— Si sono diretti verso la casa. Quando ne sono stato certo, ho sparato un colpo a quello che stava davanti a tutti.
— L’hai colpito?
— No, non credo. Uno di loro ha risposto allo sparo, e poi si sono nascosti. Sono ancora là fuori, signor Custance.
— Quanti sono?
— Difficile dirlo, con questa luce. Potrebbero essere una dozzina… forse anche di più.
— Così tanti?
— Ecco perché ho sperato che se ne andassero per i fatti loro.
— Rodge! — chiamò.
— Eccomi. — Roger era fermo sulla porta. C’erano anche altri, in silenzio.
— Sono tutti alzati?
— Tre o quattro sono nell’atrio.
Dal buio venne la voce di Noah Blennitt. — Io e Arthur siamo qui, signor Custance.
John si rivolse a Roger. — Manda uno di sopra, alla finestra della camera posteriore. Che tenga gli occhi aperti. Non dobbiamo correre il rischio che aggirino la casa e ci attacchino da quella parte. Poi mettine due a ogni finestra delle camere che danno sulla facciata. Noah, lei si piazzi all’altra finestra del pianterreno. Vi do il tempo di prendere posizione, poi, al mio grido, sparate qualche colpo. Potrebbe bastare a spaventarli e convincerli a cambiare strada. Se restano, sparate non appena vi si presenta un bersaglio. Ci troviamo in una posizione più favorevole. Le donne e i ragazzi, ovviamente, stiano lontani dalle finestre.
Li sentì correre per la casa secondo le istruzioni di Roger. Dalla stanza accanto venne il pianto di una bambina, Bessie Blennitt. Aprì la porta e vide Bessie seduta su un piccolo letto improvvisato. La madre cercava di calmarla.
— Io la porterei nelle stanze sul retro — disse John. — Ci sarà meno rumore.
La sottomissione della donna lo sorprese. — Certo, signor Custance, subito. Vieni anche tu, Wilf. Adesso il signor Custance ci difenderà.
Si rivolse alle altre donne: — Anche voi fareste bene a ritirarvi nelle stanze posteriori.
Poi andò a inginocchiarsi accanto a Joe Harris. — Nessun movimento?
— Mi è sembrato di vedere qualcosa. Ma le ombre giocano strani scherzi.
Guardò dalla finestra. Non c’era traccia di nubi, e il cielo era pieno di stelle. Il caso giocava uno scherzo a entrambe le parti: la luce della luna dava ai difensori un considerevole vantaggio, ma, se ci fossero state le nubi, con tutta probabilità i rapinatori non avrebbero visto la casa, discosta e leggermente più in alto rispetto alla strada.
Gli parve di vedere un’ombra muoversi. Poi ne fu certo. Era a una quindicina di metri dalla casa. Gridò: — Ora!
Per quanto non avesse molte probabilità di colpire il bersaglio, con una pistola mirò all’ombra intravista, e sparò attraverso la finestra aperta. Gli spari che seguirono fecero un certo effetto, almeno sonoro. Un colpo, comunque, era andato a segno: un’ombra si sollevò e ricadde immediatamente a terra. John si riparò contro la parete in attesa della risposta al fuoco. Ci fu un solo sparo. Poi si sentì un mormorio di voci e il gemito dell’uomo colpito.
L’intensità del fuoco doveva essere stata una brutta sorpresa per gli aggressori, che probabilmente non si erano aspettati che una casa isolata fosse difesa in forze. John, mettendosi nei panni del capo avversario, pensò che, incontrando una difesa del genere, se la sarebbe squagliata con tutti i suoi uomini il più presto possibile. Però, sempre mantenendo quel punto di vista, c’erano altri ostacoli: la luna aiutava i difensori, e spandeva un chiarore sufficiente per trasformare gli attaccanti in buoni bersagli, nel caso in cui avessero tentato un’improvvisa ritirata. John scrutò il cielo in cerca di qualche nuvola. Se ci fosse stata la probabilità che a un certo punto la luna venisse coperta, era logico pensare che la ritirata sarebbe avvenuta in quel momento. Ma le stelle splendevano limpide dappertutto.
C’era da fare anche un’altra considerazione. Se i difensori fossero stati sopraffatti, gli attaccanti avrebbero fatto un grosso bottino di armi, e forse di munizioni. Valeva la pena di correre dei rischi per impadronirsi di armi. Tra l’altro era probabile che gli assalitori fossero in maggioranza, sia di uomini che di armi.
Si rese improvvisamente conto che la sua dimostrazione di forza poteva essere stata un errore tattico. Gli spari di due o tre fucili, anziché di sette, li avrebbe forse convinti a non rischiare oltre. Pirrie avrebbe potuto… Pirrie, ricordò, era da qualche parte a consumare le nozze!
I ragazzi dovevano essere tutti svegli, ma rimanevano in silenzio. Sentì qualcuno scendere le scale, poi udì la voce di Roger che lo chiamava. — Johnny!
— Sì? — rispose, senza staccare gli occhi dalla finestra.
— Cosa facciamo? Uno di loro è venuto allo scoperto: lo stendiamo, o aspettiamo che apra lui le danze?
Non voleva essere di nuovo il primo a far fuoco. Ormai gli altri conoscevano la loro forza. Riprendere a sparare sarebbe stato uno spreco di munizioni, senza la prospettiva di un risultato concreto.
— Aspetta. Diamo loro un po’ di tempo.
— Pensi che…
Nel chiarore della luna si levò un grido: — All’assalto! — John si riparò automaticamente nell’attimo in cui una scarica di proiettili colpì la casa provocando un crepitio di mattoni e di vetri infranti. Dal primo piano uno dei suoi uomini rispose al fuoco.
John chiamò Roger. — Va’ di sopra, e di’ agli uomini di sparare non appena vedono qualche bersaglio. Ma se quelli decidono improvvisamente di abbandonare l’assedio, lasciamoli andare.
Uno dei bambini cominciò a piangere. John si sentì tutt’altro che ottimista sulla possibilità che gli attaccanti levassero l’assedio. Probabilmente avevano fatto le sue stesse considerazioni, e avevano deciso che era più conveniente rischiare.
Mentre durava la tregua, parlò attraverso la finestra. — Non vogliamo noie. Se ve ne andate, sospenderemo il fuoco.