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«Morty» disse Morty automaticamente.

«NON SI PUÒ CERTO DIRE CHE AGGIUNGA NULLA AL GUSTO. PERCHÉ MAI QUALCUNO DOVREBBE PRENDERE UN OTTIMO DRINK E POI INFILARCI DENTRO UNA CILIEGIA SU UNO STECCHINO DI LEGNO?»

«E adesso che cosa succederà?» chiese Morty. Un conte attempato gli andò a sbattere contro un gomito e guardò da ogni parte eccetto che direttamente lui, alzò le spalle e si allontanò.

«PRENDI QUESTE COSE, PER ESEMPIO» riprese la Morte indicando col dito un vassoio di passaggio colmo di salatini. «VOGLIO DIRE, I FUNGHI VANNO BENE, IL POLLO VA BENE, LA SALSA VA BENE, NON HO NULLA IN CONTRARIO RISPETTO A NESSUNO DI ESSI, MA PERCHÉ MAI, NEL NOME DELLA SANITÀ MENTALE, BISOGNA MISCHIARLI TUTTI INSIEME E INFILARLI IN PICCOLI RECIPIENTI DI PASTA?»

«Come, scusi?» chiese Morty.

«TIPICO DEI MORTALI COME TE» continuò a dire la Morte. «HANNO SOLTANTO POCHI ANNI DA PASSARE SU QUESTO MONDO E LI PASSANO TUTTI A COMPLICARSI LE COSE DA SÉ. AFFASCINANTE. PRENDI UN CETRIOLINO.»

«Dove si trova il re?» disse Morty allungando il collo per guardare al di sopra delle testa della corte.

«È QUEL TIPO CON LA BARBA DORATA» rispose la Morte. Dette ad un servitore un colpetto sulla spalla e quando l’uomo si voltò e si guardò attorno con aria stupita gli sottrasse velocemente un altro drink dal vassoio.

Morty scandagliò la stanza con gli occhi finché non vide una figura in piedi, in mezzo a un gruppetto al centro della folla, che si incurvava leggermente in avanti per udire meglio quello che gli stava dicendo un cortigiano piuttosto basso. Era un uomo alto, ben piazzato dotato del classico genere di viso paziente e flemmatico dal quale si sarebbe volentieri acquistato un cavallo usato.

«Non ha l’aspetto di un re cattivo» disse Morty. «Perché qualcuno dovrebbe volerlo uccidere?»

«VEDI L’UOMO CHE GLI STA ACCANTO? QUELLO COI BAFFETTI E IL GHIGNO DI UNA LUCERTOLA?» La Morte indicò con la falce.

«Sì!»

«SUO CUGINO, IL DUCA DI STO HELIT. NON È LA MIGLIORE DELLE PERSONE» disse la Morte. «È UN UOMO CHE SA FARE DI TUTTO, CON UNA BOCCETTA DI VELENO IN MANO, QUINTO IN LINEA DI DISCENDENZA AL TRONO L’ANNO SCORSO, ORA SECONDO, È UNA SPECIE DI ARRAMPICATORE SOCIALE, SI POTREBBE DIRE.» Armeggiò all’interno della tunica ed estrasse una clessidra in cui della sabbia nera scorreva attraverso un reticolo di filo spinato. Gli dette una scosserella, tanto per provare. «E DOVREBBE VIVERE ANCORA UN TRENTA, TRENTACINQUE ANNI» disse con un sospiro.

«E va in giro a uccidere la gente?» domandò Morty. Scosse la testa. «Non c’è giustizia.»

La Morte sospirò ancora. «NO» disse, allungando il suo bicchiere a un paggio che restò sorpreso di trovarsi improvvisamente un bicchiere vuoto in mano «CI SONO SOLTANTO IO.»

Estrasse la spada che aveva la stessa lama, sottile quanto un’ombra e azzurro ghiaccio, della falce di servizio e fece un passo in avanti.

«Pensavo che lei usasse la falce» sussurrò Morty.

«AI RE SPETTA LA SPADA» disse la Morte. «È UNA REALE COME-CAVOLO-SI-CHIAMA… PREROGATIVA.»

La mano libera infilò nuovamente le falangi ossute sotto il mantello e tirò fuori la clessidra del Re Olerve. Nella metà superiore gli ultimi pochi granelli di sabbia si stavano ammassando insieme.

«FAI GRANDE ATTENZIONE» disse la Morte «POTREI FARTI DELLE DOMANDE, DOPO.»

«Aspetti» disse Morty in modo desolato. «Non è corretto. Lei non può impedire una cosa del genere?»

«CORRETTO?» chiese la Morte. «CHI HA MAI PARLATO DI CORRETTEZZA?»

«Insomma, se l’altro uomo è un tale…»

«STAMMI A SENTIRE» disse la Morte «LA CORRETTEZZA NON C’ENTRA NULLA, NON PUOI PRENDERE LE PARTI DI NESSUNO, PUOI PROVARE UN SANO CORDOGLIO, QUANDO È TEMPO, È TEMPO, TUTTO QUI, RAGAZZO.»

«Morty» disse Morty con un lamento, fissando la folla.

A quel punto, poi, vide lei. Un movimento casuale fra la gente aprì uno spazio tra Morty e una sottile ragazza dai capelli rossi seduta in mezzo a un gruppo di donne più anziane, dietro al re. Non era proprio bellissima, essendo eccessivamente dotata nel reparto lentiggini e, a dire il vero, tendeva ad essere un po’ scarna. Tuttavia la sua vista causò a Morty uno shock che gli afferrò il cervelletto e glielo spinse giù fino al fondo dello stomaco, sghignazzando in maniera ripugnante.

«È ARRIVATO IL MOMENTO» disse la Morte dando a Morty un colpettino con un gomito puntuto. «SEGUIMI.»

La Morte si incamminò verso il re, soppesando la spada in mano. Morty strizzò gli occhi e cominciò a seguirla. Gli occhi della ragazza incontrarono i suoi per un secondo e, immediatamente, si girarono da un’altra parte… poi però ruotarono nuovamente verso di lui, trascinandosi dietro tutta la testa, mentre la bocca le si cominciava ad aprire in una "O" di orrore.

La spina dorsale di Morty si sciolse. Egli cominciò a correre verso il re.

«Attento!» gridò. «Lei è in grave pericolo!»

E il mondo si fece di melassa. Iniziò a riempirsi di ombre azzurre e purpuree, come in un sogno febbrile, e il suono si dissolse finché il fracasso della corte non divenne lontano e gracchiante, come la musica che proviene dalla cuffia dello stereo di qualcun altro. Morty vide la Morte stare in piedi in modo amichevole accanto al re: i suoi occhi si voltarono in alto verso…

…la galleria dei menestrelli.

Morty vide l’arciere, vide l’arco, vide il dardo che stava ora sfrecciando attraverso l’aria alla velocità di un serpente malato. Per quanto fosse lento, lui non riuscì a deviarlo. Sembrava passassero ore prima che lui potesse riprendere il controllo delle proprie gambe, pesanti quanto il piombo, ma alla fine riuscì a fare in modo che entrambi i piedi gli toccassero il suolo nello stesso momento e scalciò apparentemente con tutta l’accelerazione della spinta continentale.

Mentre si divincolava al rallentatore attraverso l’aria, la Morte gli disse, senza rancore: «NON FUNZIONERÀ, SAI. È SOLTANTO NATURALE CHE TU DEBBA DESIDERARE DI PROVARCI, MA NON FUNZIONERÀ.»

Come in un sogno, Morty andò alla deriva attraverso un mondo silente…

Il dardo colpì il bersaglio. La Morte brandì la spada e, con una oscillazione a due mani, la fece passare delicatamente attraverso il collo del re senza lasciare alcun segno. A Morty, che procedeva in una dolce spirale attraverso il mondo crepuscolare, sembrò quasi che la sagoma di un fantasma fosse caduta a terra.

Non poteva trattarsi del re in quanto quello stava ancora manifestamente in piedi lì, guardando direttamente la Morte con una espressione di estrema sorpresa. C’era un indistinto qualcosa attorno ai suoi piedi e, ad una distanza immensa, la gente stava reagendo con grida e urla.

«UN BEL LAVORETTO PULITO» disse la Morte. «I REALI SONO SEMPRE UN PROBLEMA. TENDONO A DESIDERARE DI OPPORRE RESISTENZA. IL VOSTRO CONTADINO MEDIO DI ADESSO, INVECE, NON VEDE L’ORA DI DIPARTIRE.»

«Chi diavolo sei tu?» chiese il re. «Che stai facendo qui? Eh? Guardie! Coman…»

L’insistente messaggio che gli perveniva dagli occhi riuscì alla fine a penetrare fino al suo cervello. Morty era davvero impressionato. Il re Olerve aveva resistito sul suo trono per parecchi anni e, anche da morto, sapeva come comportarsi.

«Oh» disse «ho capito. Non mi aspettavo di vederVi tanto presto.»

«VOSTRA MAESTÀ» disse la Morte inchinandosi «CAPITA A POCHI.»

Il re si guardò attorno. Era tutto silenzioso e opaco in questo mondo di ombre, ma fuori di esso sembrava esserci una grande eccitazione.

«Quello laggiù sono io, non è vero?»

«TEMO PROPRIO DI SÌ, SIRE.»

«Lavoretto pulito. Balestra, eh?»

«SÌ. E ADESSO, SIRE, SE NON VI DISPIACE…»

«Chi è stato?» disse il re. La Morte esitò.

«UN ASSASSINO PREZZOLATO AD ANKH-MORPORK» disse.

«Uhmm. Intelligente. Mi congratulo con Sto Helit. Ecco a che mi è servito riempirmi di antidoti. Non esiste antidoto contro il gelido acciaio, eh? Eh?»