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«A DIRE IL VERO NO, SIRE.»

«Il vecchio trucco della scala di corda e del cavallo veloce vicino al ponte levatoio, eh?»

«SEMBREREBBE DI SÌ, SIRE» disse la Morte, prendendo l’ombra del re delicatamente a braccetto. «SE PUÒ ESSERVI DI CONSOLAZIONE, TUTTAVIA, IL CAVALLO DEVE ASSOLUTAMENTE ESSERE VELOCE.»

«Come?»

La Morte fece in modo che il suo ghigno fisso si allargasse un poco.

«HO UN APPUNTAMENTO COL SUO CAVALIERE PER DOMANI AD ANKH» disse la Morte. «VEDETE, HA CONCESSO AL DUCA DI FORNIRGLI UNA COLAZIONE AL SACCO.»

Il re, la cui estrema adeguatezza per il proprio mestiere stava a indicare che non fosse eccessivamente veloce nel comprendere al volo, rifletté su questa cosa per qualche momento e poi emise una breve risata. Notò quindi Morty per la prima volta.

«È questo chi è?» chiese. «Morto anche lui?»

«IL MIO APPRENDISTA» disse la Morte. «E SI BECCHERÀ UNA BELLA RAMANZINA PRIMA CHE DIVENTI MOLTO PIÙ VECCHIO, IL BIRBANTE.»

«Morty» disse automaticamente Morty. I suoni della loro conversazione lo mondavano ma lui non riusciva a distogliere gli occhi dalla scena che avevano attorno. Si sentiva reale. La Morte aveva un aspetto solido. Il re sembrava sorprendentemente in forma per essere morto. Ma il resto del mondo era una massa di ombre che fluttuavano. C’erano delle figure piegate sul corpo crollato al suolo che si muovevano attraverso Morty come se non avessero una consistenza maggiore di quella della nebbia. La ragazza era inginocchiata a terra, piangente.

«Quella è mia figlia» disse il re. «Dovrei provare tristezza. Perché non è così?»

«LE EMOZIONI VENGONO LASCIATE ALLE SPALLE. È TUTTA UNA QUESTIONE DI GHIANDOLE.»

«Ah. Questo spiega tutto, suppongo. Lei non ci può vedere, vero?»

«NO.»

«Immagino che io non abbia nemmeno una possibilità di poter…?»

«NESSUNA» disse la Morte.

«Il fatto è che lei diventerà regina e se potessi soltanto farle…»

«MI SPIACE.»

La ragazza sollevò lo sguardo, trapassando Morty. Lui vide il duca avvicinarlesi da dietro la schiena e appoggiarle una mano sulla spalla in segno di conforto. Un debole sorriso si insinuò sulle labbra dell’uomo. Era il genere di sorriso che giace sugli scogli affioranti in attesa di nuotatori incauti.

"Non riesco a farmi sentire" disse Morty. "Non avere fiducia in lui!"

Lei sbirciò verso Morty, storcendo gli occhi. Lui allungò una mano e la vide passare direttamente attraverso quella di lei.

«VIENI VIA, RAGAZZO. NIENTE SMANCERIE.»

Morty sentì la mano della Morte stringerglisi sulla spalla, ma non in maniera ostile. Si voltò, riluttante, seguendo la Morte e il re.

Uscirono passando attraverso una parete. Lui si trovava già a metà strada dietro di loro quando si rese conto che camminare attraverso le pareti era impossibile.

La logica suicida di questo fatto per poco non lo uccise. Sentì il freddo della pietra attorno alle proprie membra prima che una voce nella sua testa dicesse: «CONSIDERA LA COSA IN QUESTO MÒDO. LA PARETE NON PUÒ ESSERE LÌ. IN CASO CONTRARIO TU NON SARESTI RIUSCITO A PASSARCI ATTRAVERSO. NON È COSÌ, RAGAZZO?»

«Morty» disse Morty.

«COME?»

«Mi chiamo Morty. Oppure Mortimer» disse arrabbiato il ragazzo, spingendosi in avanti. Si lasciò la sensazione di freddo alle spalle.

«ECCO FATTO. NON ERA POI TANTO DURO, NO?»

Morty guardò il corridoio in su e in giù e batté una mano sulla parete, per fare una prova. Doveva essere passato attraverso di essa, ma adesso quella sembrava decisamente solida. Piccole particelle di mica rilucevano verso di lui.

«Com’è riuscita a fare una cosa del genere?» chiese. «E come l’ho fatto io? È forse una magia?»

«MAGIA È L’UNICA COSA CHE NON È ASSOLUTAMENTE, RAGAZZO. QUANDO RIUSCIRAI A FARLO PER CONTO TUO, IO NON AVRÒ PIÙ NULLA DA INSEGNARTI.»

Il re, che era ormai decisamente più disinvolto, disse: «È impressionante, ve lo garantisco. A proposito, mi sembra di stare svanendo.»

«È IL CAMPO MORFOGENETICO CHE SI ATTENUA» disse la Morte.

La voce del re non era più forte di un sussurro. «E allora è così?»

«SUCCEDE A TUTTI. CERCATE DI GODERVELA.»

«Come?» Ora la voce non era nulla più se non un soffio nell’aria.

«SIATE SEMPLICEMENTE VOI STESSO.»

In quel momento il re collassò, diventando sempre più piccolo nell’aria mentre il campo, alla fine, crollava in un piccolissimo puntino brillante. Successe tutto tanto in fretta che Morty rischiò quasi di perdersi la scena. Da fantasma a granello di polvere in un mezzo secondo, con un debole sospiro.

La Morte afferrò con delicatezza quella cosa luccicante e la ripose da qualche parte all’interno della sua tunica.

«Che cosa gli è successo?» chiese Morty.

«LO SA SOLTANTO LUI» rispose la Morte. «VIENI.»

«Mia nonna dice che è come addormentarsi» aggiunse Morty con un’ombra di speranza.

«IO NON NE HO LA MINIMA IDEA. NON HO MAI FATTO NESSUNA DELLE DUE COSE.»

Morty gettò un’ultima occhiata lungo il corridoio. Le grandi porte si erano spalancate e i cortigiani stavano uscendo fuori. Due donne anziane si sforzavano di offrire conforto alla principessa, ma lei stava camminando impettita davanti a loro così che le due poverette le si precipitavano dietro come una coppia di ingombranti palloni. Scomparvero in un altro corridoio.

«È GIÀ UNA REGINA» disse la Morte con tono di approvazione. Alla Morte piaceva la classe.

Prima che parlasse ancora una volta si trovarono di nuovo sul tetto.

«TU HAI CERCATO DI AVVERTIRLO» disse, togliendo il sacco del foraggio dal collo di Binky.

«Sì, signora, mi dispiace.»

«NON PUOI INTERFERIRE CON IL FATO. CHI SEI TU PER GIUDICARE CHI DOVREBBE VIVERE E CHI MORIRE?»

La Morte osservò con grande attenzione l’espressione di Morty.

«SOLAMENTE AGLI DEI È PERMESSA UNA COSA SIMILE» aggiunse. «CERCARE DI MUTARE IL FATO ANCHE DI UN SINGOLO INDIVIDUO POTREBBE DISTRUGGERE L’INTERO MONDO. HAI CAPITO?»

Morty annuì con espressione avvilita.

«Mi rimanderà a casa?» chiese.

La Morte allungò una mano e lo fece salire con un balzo sulla parte posteriore della sella.

«PERCHÉ HAI MOSTRATO COMPASSIONE? NO. AVREI POTUTO FARLO SE TU AVESSI MOSTRATO COMPIACIMENTO. TUTTAVIA DEVI IMPARARE LA COMPASSIONE ADEGUATA AL TUO MESTIERE.»

«Di che tipo è?»

«HA UNA SFUMATURA MOLTO AFFILATA.»

I giorni passavano, sebbene Morty non fosse certo di quanti fossero, fi malinconico sole del mondo della Morte girava regolarmente attraverso il cielo, ma le visite allo spazio mortale sembravano non avvenire secondo un qualche particolare schema. La Morte, inoltre, non visitava soltanto re o importanti battaglie: la maggior parte delle visite personali erano fatte a gente comune.

I pasti venivano serviti da Albert che sorrideva moltissimo fra sé e sé e non raccontava un gran che. Ysabell si tratteneva per gran parte del tempo in camera sua oppure cavalcava il proprio pony nelle nere brughiere oltre la casa. La vista della ragazza con i capelli svolazzanti al vento sarebbe potuta essere più suggestiva se lei fosse stata una migliore amazzone, o se il pony fosse stato un pochino più grosso, o anche se i suoi capelli fossero stati del tipo che svolazza in maniera naturale. Alcuni capelli lo fanno, altri no. I suoi non lo facevano.

Quando non era impegnato in quello che la Morte chiamava IL DOVERE, Morty aiutava Albert, si trovava qualche lavoretto da fare in giardino o nella scuderia, oppure curiosava nell’immensa biblioteca della Morte, leggendo con la velocità e la voracità tipiche di quelli che hanno scoperto la magia del mondo scritto per la prima volta.