La maggior parte dei libri delia biblioteca erano, ovviamente, biografie.
Tuttavia avevano una caratteristica insolita. Essi si auto-scrivevano. La gente che era già morta, come era ovvio, aveva riempito il proprio libro dall’inizio alla fine e quelli che non erano ancora nati si dovevano accontentare di pagine vuote. Quelli che invece si trovavano in mezzo… Morty prese alcune annotazioni, segnò dei punti, contò le linee in eccesso, e stabilì che alcuni libri aggiungevano paragrafi alla velocità di quattro o cinque ogni giorno. Non riconobbe la scrittura.
Alla fine prese il coraggio a quattro mani.
«UN CHE COSA?» chiese la Morte, stupita, seduta dietro alla scrivania a volute, rigirandosi in continuazione fra le mani il tagliacarte a forma di falce.
«Un pomeriggio libero» ripeté Morty. La stanza sembrò essere diventata all’improvviso oppressivamente grande, e lui estremamente esposto al centro del tappeto che aveva più o meno la dimensione di un campo.
«MA PERCHÉ?» chiese la Morte. «NON PUÒ CERTO ESSERE PER ASSISTERE AL FUNERALE DI TUA NONNA» aggiunse. «IO LO SAPREI.»
«Io vorrei soltanto, be’, insomma, uscire fuori e incontrare delle persone» disse Morty cercando di evitare quello sguardo azzurrognolo immobile.
«MA TU INCONTRI PERSONE OGNI GIORNO» replicò la Morte.
«Sì, lo so, soltanto che, insomma, non per molto tempo» disse Morty. «Voglio dire, sarebbe carino incontrare qualcuno con una prospettiva di vita più lunga di cinque minuti, signora» aggiunse.
La Morte tamburellò le dita sulla scrivania, producendo un suono simile a quello di un topo che balla il tip-tap e gettò a Morty un altro sguardo lungo qualche secondo. Notò che il ragazzo sembrava meno male in arnese di quanto non si ricordasse, che stesse un po’ più dritto con la schiena e che, senza troppe cerimonie, fosse in grado di usare un termine del tipo "prospettiva di vita". Dipendeva tutto da quella biblioteca.
«D’ACCORDO» disse di malavoglia. «TUTTAVIA MI SEMBRA CHE TU ABBIA QUI TUTTO QUELLO DI CUI HAI BISOGNO. IL LAVORO NON È TROPPO ONEROSO, NO?»
«No, signora.»
«HAI ANCHE DEL BUON CIBO A DISPOSIZIONE, UN LETTO CALDO, DEGLI SVAGHI E PERSONE DELLA TUA STESSA ETÀ.»
«Come, signora?» chiese Morty.
«MIA FIGLIA» disse la Morte. «L’HAI GIÀ CONOSCIUTA, MI PARE.»
«Oh, sì, signora.»
«HA UNA PERSONALITÀ DAVVERO AFFETTUOSA QUANDO IMPARI A CONOSCERLA.»
«Sono certo che l’abbia, signora.»
«NONOSTANTE TUTTO, TU DESIDERI…» la Morte lanciò quelle parole con una sfumatura di disgusto… «UN POMERIGGIO LIBERO?»
«Sì, signora. Se non le spiace, signora.»
«BENISSIMO, E SIA. SARAI LIBERO FINO AL TRAMONTO.»
La Morte aprì il grande libro, prese in mano una penna e cominciò a scrivere. Di tanto in tanto allungava una mano e spostava le palline di un abaco.
Dopo un minuto sollevò lo sguardo.
«SEI ANCORA QUI?» chiese. «E DURANTE IL TUO TEMPO LIBERO, COME SE NON BASTASSE» aggiunse in modo acido.
«Ehm» domandò Morty «le persone saranno in grado di vedermi, signora?»
«IMMAGINO DI SÌ, NE SONO ANZI CERTA» rispose la Morte. «C’È QUALCOSA D’ALTRO IN CUI IO TI POTREI ESSERE DI AIUTO PRIMA CHE TU TE NE VADA PER LA TUA USCITA DISSOLUTA?»
«Be’, signora. Ci sarebbe una cosa, signora, io non so come arrivare al mondo dei mortali, signora» disse Morty disperato.
La Morte sospirò in modo greve e aprì un cassetto della scrivania.
«A PIEDI.»
Morty annuì avvilito e si diresse a passo lungo verso la porta dello studio. Mentre la apriva, la Morte tossì.
«RAGAZZO!» gridò e gli gettò qualcosa attraverso la stanza.
Morty l’afferrò al volo mentre la porta si spalancava.
L’arco della porta scomparve. Lo spesso tappeto che aveva sotto ai piedi si trasformò in acciottolato fangoso. La vivida luce del sole gli si riversò addosso come fosse mercurio.
«Morty» esclamò Morty, all’intero universo.
«Come?» disse un venditore ambulante che gli stava accanto. Morty si guardò attorno. Si trovava in una affollata piazza di mercato, stipata di gente e animali. Veniva venduto ogni genere di cosa che andava dagli aghi (passando attraverso qualche profeta girovago) a visioni di salvezza. Era impossibile intrattenere una conversazione usando parole che fossero più deboli di grida.
Morty bussò sulla spalla dell’ambulante.
«Riesci a vedermi?» chiese.
Il venditore gli indirizzò di sbieco uno sguardo critico.
«Direi proprio di sì» rispose «almeno vedo qualcuno che ti asssomiglia parecchio.»
«Grazie» disse Morty, immensamente sollevato.
«Non c’è di che. Vedo moltissime persone ogni giorno, non è stato un compito pesante. Vuoi comprare dei lacci da stivali?»
«Direi di no» disse Morty. «Che posto è questo?»
«Non lo sai?»
Un paio di persone che si trovavano alla bancarella accanto guardarono Morty con aria pensierosa. La sua mente vorticò alla massima potenza.
«Il mio maestro viaggia moltissimo» disse, sinceramente. «Siamo arrivati la notte scorsa e io mi sono addormentato sul carro. Adesso ho il mio pomeriggio libero.»
«Ah!» disse il venditore ambulante. Si chinò in avanti in atteggiamento cospiratorio. «Stai cercando un po’ di divertimento, eh? Potrei procurarti io qualcosa.»
«Mi divertirei già abbastanza a sapere dove mi trovo» rispose Morty.
L’uomo fu colto di sorpresa.
«Questa è Ankh-Morpork» disse. «Tutti dovrebbero essere in grado di riconoscerla. Almeno dall’odore.»
Morty annusò. C’era un certo non so che nell’aria della città. Sembrava quasi che l’aria stessa fosse vitale. Non potevi certo fare a meno di notare, ad ogni respiro che traevi, che migliaia di altre persone ti erano vicinissime e che quasi tutte erano dotate di ascelle.
L’ambulante fissò Morty con atteggiamento critico, notando il volto pallido, i vestiti di ottimo taglio e lo strano portamento che forniva alla vista una specie di effetto a molla.
«Stammi a sentire, sarò franco» disse. «Ti potrei indicare la direzione di un grande bordello.»
«Ho già mangiato» rispose Morty in modo vago. «Però mi potresti dire se siamo nelle vicinanze di un posto che… penso si chiami Sto Lat.»
«Circa venti miglia verso il Centro, ma lì non troverai nulla per un giovanotto della tua fibra» aggiunse velocemente il commerciante. «Lo so, sei fuori per conto tuo, vuoi fare nuove esperienze, vuoi eccitazioni, rapporti amorosi…»
Nel frattempo Morty aveva aperto la borsa che gli aveva lanciato la Morte. Era piena di piccole monete d’oro, più o meno della dimensione di uno zecchino.
Gli si formò nuovamente nel cervello l’immagine di un pallido e giovane volto sotto una cascata di capelli rossi che aveva, non si sa come, saputo che lui si trovava lì. I sentimenti non ancora messi a fuoco che gli avevano ossessionato la mente durante gli ultimi pochi giorni, si erano chiariti tutto d’un colpo.
«Io voglio» disse fermamente «un cavallo molto veloce.»
Cinque minuti dopo, Morty si era perso.
Questa parte di Ankh-Morpork era conosciuta come Le Tenebre, una zona interna della città gravemente bisognosa dell’aiuto delle autorità oppure, a piacere, di un lanciafiamme. Non poteva essere definita squallida in quanto questo avrebbe significato estendere la parola fino al punto di rottura. Era ben al di là dello squallore e proseguiva sull’altro lato dove, per una specie di inversione einsteiniana, essa acquistava una sgradevolezza amplificata che ostentava come un monumento architettonico. Era rumorosa, sudicia e puzzava come il pavimento di una stalla.
Non aveva tanto l’aspetto di un quartiere quanto di un ecosistema, come una grande barriera corallina sviluppata sulla terraferma. C’erano gli umani, vero, equivalenti umanoidi di aragoste, calamari, gamberetti e così via. E squali.