Gettò un’altra occhiata alla prima clessidra e incitò Binky con le gambe. Il cavallo annusò l’aria fredda e cominciò a trottare.
Dietro di loro, Bentagliato uscì fuori a precipizio dalla porta, accelerando lungo la strada ricoperta di ghiaccio con i vestiti che gli svolazzavano alle spalle.
Adesso il cavallo procedeva al piccolo galoppo, allungando la distanza fra i suoi zoccoli e l’acciottolato. Con una frustata della coda spazzolò i tetti delle case e si mise a fluttuare nel cielo gelido.
Bentagliato lo ignorò. Aveva cose ben più urgenti in testa. Fece un balzo al volo e atterrò lungo disteso nell’acqua quasi congelata dell’abbeveratoio, giacendo contento fra le schegge di ghiaccio che salivano a galla. Dopo qualche momento l’acqua cominciò a emettere vapore.
Morty si tenne basso sulla sella per la pura allegria che gli provocava la velocità. La campagna dormiente rombava priva di suono sotto di lui. Binky procedeva a un galoppo leggero, coi possenti muscoli che gli si contraevano sotto la pelle, con la stessa facilità con cui gli alligatori escono dai banchi di sabbia, mentre la sua criniera frustava il volto di Morty. La notte turbinava via passando sulla lama in accelerazione della falce, divisa in due metà che si arricciavano.
Si affrettavano, sotto il chiaro di luna silenti quanto ombre, visibili soltanto ai gatti e alle persone che si occupavano delle cose di cui gli uomini non sono tenuti a sapere nulla.
Morty non riuscì a ricordarsene in seguito, ma molto probabilmente si mise a ridere.
Dopo poco le pianure coperte di brina cedettero il posto ai terreni disuguali attorno alle montagne e poi i ranghi avanzanti delle stesse montagne Ramptop sfrecciarono attraverso il mondo verso di loro. Binky abbassò la testa e allungò il passo puntando verso un passaggio fra due montagne aguzze quanto i denti dei folletti maligni nella luce argentata. Da qualche parte un lupo di mise a ululare.
Morty gettò un’altra occhiata alla clessidra. La sua parte esterna aveva incisioni raffiguranti foglie di quercia e radici di mandragola e la sabbia che vi si trovava all’interno, anche al chiarore della luna, era di color oro pallido. Girando la clessidra a destra e a sinistra, riuscì appena appena a leggere il nome "Hammeline Hamstring" inciso con linee estremamente delicate.
Binky rallentò fino al trotto. Morty abbassò lo sguardo sulla cima di una foresta, caratterizzata da una spolveratina di neve che era o molto precoce o molto, molto tardiva: sarebbe potuta essere sia l’una sia l’altra cosa, visto che le montagne Ramtop ammassavano i propri fenomeni atmosferici e li ridistribuivano senza alcun riferimento preciso alle stagioni dell’anno.
Si aprì un varco sotto dì loro. Binky rallentò nuovamente, scese seguendo una rotta a spirale e si abbassò su una radura, bianca per la neve che si era ammucchiata. Era circolare, e vi era una casetta sistemata esattamente al centro. Se il terreno tutto attorno non fosse stato coperto di neve, Morty avrebbe potuto notare che non c’erano ceppi visibili: gli alberi non erano stati tagliati in quella radura, erano stati semplicemente scoraggiati dal crescere lì. Oppure se ne erano andati di propria spontanea volontà.
La luce di una candela filtrava da una delle finestre al piano di sotto, proiettando una pallida chiazza arancione sulla neve.
Binky atterrò con grande delicatezza e trottò attraverso la superficie gelata senza affondarvi. Non lasciò, ovviamente, impronte.
Morty scese da cavallo e si incamminò verso la porta, bofonchiando qualcosa fra sé e menando colpi con la falce in maniera sperimentale.
Il tetto della casupola era stato costruito con larghi spioventi, in modo da lasciar scivolare la neve e tenere al coperto la scorta di legna. Nessun abitante delle montagne Ramtop si sarebbe nemmeno sognato di cominciare un inverno senza avere scorte di legna ammassate sui tre lati della casa. Tuttavia qui non si trovava nemmeno un ciocco di legna, anche se la primavera era ancora parecchio distante.
C’era, invece, una fascina di fieno in una reticella presso la porta. Aveva una nota attaccata di fianco, scritta in grandi maiuscole leggermente tremolanti: PER IL CAVALLO.
La cosa avrebbe preoccupato Morty, se lui glielo avesse permesso. Qualcuno lo stava aspettando. Il ragazzo aveva tuttavia imparato recentemente che era molto meglio, piuttosto che affogare nell’incertezza, cercare di veleggiare sulla sua cresta. In ogni caso, Binky non si sentì preso da scrupoli di tipo morale e si mise direttamente a mangiare.
Questo lasciava però immutato il problema se bussare o no. Morty non sapeva perché, ma non gli sembrava una cosa appropriata. Se non avesse risposto nessuno, oppure se qualcuno gli avesse gridato di andarsene?
Sollevò quindi il catenaccio e spinse la porta. Essa si aprì verso l’interno con una certa facilità, senza scricchiolare.
C’era una cucina dal basso soffitto, con le travi a una altezza adatta perché Morty ci sbattesse la testa. La luce di una singola candela riluceva sulle terrecotte che si trovavano su un lungo ripiano e sul pavimento in pietra che era stato lucidato fino a raggiungere una brillantezza iridescente. Il fuoco nel cantuccio del focolare simile ad una caverna non aggiungeva molta luce, in quanto non c’era dentro più di un mucchietto di cenere bianca sotto i resti di un ciocco di legno. Morty sapeva, senza che nessuno glielo avesse detto, che si trattava dell’ultimo pezzo.
Una donna anziana era seduta al tavolo della cucina e scriveva a gran velocità con il naso ricurvo tenuto soltanto a pochi centimetri dalla carta. C’era un gatto grigio accoccolato sul tavolo accanto a lei che ammiccò a Morty con grande calma.
La falce fendette in due una trave. La donna sollevò lo sguardo.
«Sarò da te fra un minuto» disse. Guardò accigliata la carta. «Non ho inserito il pezzo riguardante il fatto che sono ancora sana di mente e di corpo, e comunque è soltanto una stupidata: nessuno sano di corpo e di mente morirebbe. Gradisci qualcosa da bere?»
«Prego?» disse Morty. Si ricompose, quindi, e ripeté: «PREGO?»
«Se vuoi bere qualcosa, tutto qui. C’è del porto di lampone. Sulla credenza. Puoi anche finire la bottiglia.»
Morty gettò alla credenza un’occhiata sospettosa. Aveva l’impressione di avere perduto l’iniziativa. Tirò fuori la clessidra e la fissò. C’era ancora qualche granello di sabbia.
«Mancano ancora pochi minuti» disse la strega, senza sollevare lo sguardo.
«Come, cioè, COME FAI A SAPERLO?»
Lei lo ignorò e asciugò l’inchiostro di fronte alla candela, sigillò la busta con una goccia di cera e la infilò sotto il candeliere. Quindi prese in braccio il gatto.
«La nonna Beedle verrà immediatamente domani mattina a ripulire e tu andrai con lei, capito? E controlla che dia a Gammer Nutley il lavandino di marmo rosa, ci ha messo gli occhi sopra da anni ed anni.»
Il gatto sbadigliò con l’aria di chi la sa lunga.
«Non ho, cioè NON HO TUTTA LA NOTTE A DISPOSIZIONE, SAI» disse Morty in tono di rimprovero.
«Tu sì, io no, e non c’è alcun bisogno di gridare» disse la strega. Scivolò giù dal suo sgabello e allora Morty notò quanto fosse incurvata, come un arco. Con qualche difficoltà la donna tolse un alto cappello a punta da un chiodo sulla parete, se lo fissò sui capelli bianchi con una batteria di spilloni per cappelli e afferrò le sue grucce per camminare.
Avanzò barcollando verso Morty, sollevò lo sguardo per fissarlo in volto con occhi piccoli e brillanti quanto ribes neri.
«Avrò bisogno dello scialle? Pensi che avrò bisogno dello scialle? No, suppongo di no. Immagino che sia piuttosto caldo nel posto in cui sto andando.» Osservò Morty più da vicino e corrugò la fronte.
«Sei decisamente più giovane di quanto non mi aspettassi» disse. Morty non commentò. Poi Goodie Hamstring aggiunse, pacatamente: «Sai, non penso proprio che tu sia quello che stavo aspettando io.»