Morty si schiarì la gola.
«Chi stavi aspettando, precisamente?» chiese.v
«La Morte» disse la strega con semplicità. «È parte dell’accordo, sai. Uno può sapere il momento della propria morte in anticipo e gli viene garantita una… attenzione personale.»
«Sono io» disse Morty.
«Sono, cosa?»
«L’attenzione personale. Lei ha mandato me. Io lavoro per lei. Nessun altro avrebbe avuto me.» Morty smise di parlare. Stava andando tutto storto. Sarebbe stato rispedito a casa in disgrazia. Era la prima briciola di responsabilità che gli veniva affidata, e lui aveva rovinato tutto. Poteva già sentire la gente che gli rideva dietro.
Il lamento gli iniziò giù nelle profondità del suo imbarazzo e scoppiò come una sirena antinebbia. «Il fatto è che questo è il mio primo vero lavoro e io sto sbagliando tutto!»
La falce cadde a terra provocando un gran fracasso, fettando via una gamba del tavolino e dividendo in due parti una lastra del pavimento.
Goodie lo osservò per qualche istante, tenendo la testa piegata da una parte. Poi disse: «Ho capito. Come ti chiami, giovanotto?»
«Morty» disse lui tirando su col naso. «È il diminutivo di Mortimer.»
«Benissimo, Morty, ritengo che tu abbia una clessidra da qualche parte sulla tua persona.»
Morty annuì debolmente. Allungò una mano alla cintura e tirò fuori la clessidra. La strega la osservò con espressione critica.
«Ancora un minuto, più o meno» disse. «Non abbiamo molto tempo da perdere. Lasciami soltanto un momento per chiudere a chiave.»
«Ma tu non capisci!» piagnucolò Morty. «Ho fatto un gran casino! Non avevo mai fatto una cosa del genere prima di adesso!»
Lei gli diede un colpetto su una mano. «Nemmeno io» rispose lei. «Possiamo imparare insieme. Adesso, raccogli la falce e cerca di non fare il bambino, che sei un bravo ragazzo!»
Nonostante le proteste di lui la donna lo spinse fuori, nella neve, e lo seguì, chiudendo la porta e facendo scattare la serratura con una pesante chiave di ferro che appese poi ad un chiodo che si trovava accanto alla porta.
Il gelo aveva stretto la sua morsa sulla foresta, serrandola tanto che le radici si misero a scricchiolare. La luna stava calando, ma il cielo era ancora pieno di stelle bianche che facevano sembrare l’inverno anche più freddo. Goodie Hamstring rabbrividì.
«C’è un veccho tronco laggiù» disse in tono amichevole. «Vi si gode una vista piuttosto bella sulla vallata. Ovviamente in estate. Mi piacerebbe mettermi seduta.»
Morty la aiutò a superare i cumuli di neve e ne spazzò via il più possibile dal tronco di legno. Si sedettero con la clessidra fra di loro. Qualunque potesse essere la vista in estate, essa consisteva ora soltanto in rocce nude contro un cielo dal quale stavano ora scendendo piccoli fiocchi di neve.
«Non ci posso credere» disse Morty. «Mi sembra quasi che tu desideri morire.»
«Ci sono alcune cose che mi mancheranno» rispose lei. «Ma diventano sempre meno, sai. Mi sto riferendo alla vita. Non puoi più fare affidamento sul tuo corpo e allora è tempo per trasferirsi. Conto sul fatto che sia arrivato il momento per provare qualche cosa di diverso. Lei ti ha detto che la gente che si occupa di magia può vederla sempre?»
«No» disse Morty in modo vago.
«Ebbene, possiamo.»
«A lei non piacciono molto le streghe e i maghi» disse Morty senza essere stato interpellato.
«A nessuno piacciono gli smargiassi» affermò lei con una sfumatura di soddisfazione. «Le creiamo dei problemi, vedi. I preti invece no, è per questo che le piacciono.»
«Non me lo ha mai detto» disse Morty.
«Eh, già. Quelli non fanno altro che dire alle persone quanto si stia meglio quando si è morti. Noi invece diciamo che possono stare piuttosto bene anche qui se si impegnano un po’.»
Morty esitò. Voleva dirle: "Hai torto, lei non è affatto così, non gliene importa nulla se la gente è buona o cattiva, basta che sia puntuale." "È gentile coi gatti" aggiunse fra sé.
Però pensò fosse meglio non farlo. Gli venne in mente che le persone hanno bisogno di credere alle cose.
Il lupo ululò di nuovo, così vicino che Morty si guardò attorno con una certa apprensione. Un altro, dall’altra parte della vallata, gli rispose. Il coro venne alimentato da alcuni altri membri che si fecero sentire dal profondo della foresta. Morty non aveva mai sentito nulla di altrettanto dolente.
Gettò un’occhiata in tralice alla figura immobile di Goodie Hamstring e poi, con panico crescente, alla clessidra. Balzò in piedi, afferrò la falce e la fece passare attraverso di lei brandendola a due mani.
La strega si alzò, lasciandosi alle spalle il proprio corpo.
«Ben fatto» disse lei. «Pensavo che tu mi avresti mancato, per un minuto.»
Morty si appoggiò contro un albero, ansimando profondamente e guardando Goodie camminare attorno al ceppo per osservare se stessa.
«Uhmm» disse lei con atteggiamento critico. «Il tempo ha parecchie cose di cui rispondere.» Sollevò una mano e si mise a ridere vedendoci le stelle attraverso.
Quindi si trasformò. Morty l’aveva visto succedere in precedenza, quando l’anima si rendeva conto di non essere più legata al campo morfico del corpo, ma mai con tale sicurezza. I capelli della donna si slegarono dalla stretta crocchia cambiando colore ed allungandosi. Il suo corpo si raddrizzò. Le rughe si spianarono e scomparvero. Il suo vestito grigio di lana si mosse come la superfìcie del mare e finì col sottolineare delle forme completamente differenti e conturbanti.
Lei abbassò lo sguardo, emise una risatina soffocata e mutò il vestito in qualcosa di aderente e dal color verde foglia.
«Che ne pensi, Morty?» chiese. La sua voce era stata rotta e tremolante, prima. Adesso ricordava il muschio, lo sciroppo di melassa e altre cose che mandarono il pomo d’adamo di Morty su e giù come una pallina di gomma appesa ad un elastico.
«…» fu tutto quel che riuscì a dire e strinse forte la falce fra le mani finché le nocche non gli divennero esangui.
Lei gli si avvicinò come un serpente che procede in quarta.
«Non ho sentito» disse, come se stesse facendo le fusa.
«M-m-m-molto graziosa» disse lui. «È così che… che eri?»
«È come sono sempre stata.»
«Oh» disse Morty fissandosi i piedi. «Io adesso dovrei portarti via» aggiunse.
«Lo so» rispose lei «ma io rimarrò qui!»
«Non puoi farlo! Voglio dire…» lui cercò disperatamente le parole adatte… «vedi, se resterai qui ti disperderai diventando sempre più sottile, finché…»
«Penso che mi piacerà» disse lei fermamente. Si chinò in avanti e gli dette un bacio privo di sostanza quanto un sospiro di effimera, dissolvendosi mentre così faceva, finché non rimase soltanto il bacio, proprio come successe al gatto Cheshire, soltanto in modo ben più erotico.
«Riguardati, Morty» disse la voce di lei nel suo cervello. «Potresti anche voler mantenere il tuo lavoro, ma sarai mai in grado di lasciarlo?»
Morty rimase in piedi lì, come un idiota, tenendosi la guancia. Gli alberi attorno alla radura tremarono per un istante, si udì il suono di una risata nella brezza e poi il silenzio si ricompose, glaciale.
Il dovere lo richiamò attraverso le foschie rosa della sua mente. Afferrò la seconda clessidra e la guardò con attenzione. La sabbia era quasi completamente esaurita.
Lo stesso vetro era decorato con petali di loto. Quando Morty lo colpì leggermente col dito esso emise una specie di "ommm".
Morty corse attraverso la neve scricchiolante verso Binky e montò in sella con un balzo. Il cavallo sollevò la testa, indietreggiò e si lanciò verso le stelle.
Giganti correnti silenziose di fiamme verdi e azzurre pendevano dal tetto del mondo. Veli di bagliore color ottarino danzavano lentamente e maestosamente sopra il Disco mentre il fuoco dell’Aurora Corioli, l’immensa discarica di magia del campo permanente del Disco, atterrava sulle verdi montagne ghiacciate del Centro.