Hamesh si grattò il mento, pensieroso.
«Potrebbe anche diventare il problema di qualcun altro» disse.
L’espressione di Lezek non mutò, ma ci fu un leggero cambiamento attorno ai suoi occhi.
«Che cosa intendi dire?» chiese.
«C’è la fiera a Sheepridge la settimana prossima. Tu lo metti a disposizione come apprendista, capisci, e il suo nuovo maestro avrà il compito di rimetterlo in sesto. Questa è la legge. Fai in modo che venga assunto e la cosa è vincolante.»
Lezek guardò, attraverso il campo, suo figlio che stava ora esaminando una roccia.
«Non vorrei mai che gli succedesse qualcosa, bada bene» disse con fare dubbioso. «Siamo abbastanza contenti di lui, io e sua madre. Ci si abitua alle persone.»
«Sarà per il suo stesso bene, vedrai. Fai di lui un uomo.»
«Ah, certo. C’è di sicuro un bel po’ di materia grezza» sospirò Lezek.
Morty cominciava a sentirsi interessato alla roccia. Essa aveva dentro di sé delle conchiglie a spirale, reliquie dei primi giorni del mondo quando il Creatore aveva tirato fuori le creature dalla pietra, nessuno sapeva perché.
Morty si interessava di moltissime cose. Per esempio del perché i denti degli uomini combinassero così bene uno accanto all’altro. A questo problema si era dedicato davvero parecchio. C’era poi il mistero del perché il sole venisse fuori durante il giorno invece che di notte quando la luce sarebbe tornata utile. Conosceva la spiegazione comune che però non riusciva a soddisfarlo.
In breve, Morty era una di quelle persone che risultano ben più pericolose di un sacco stracolmo di serpenti a sonagli. Era determinato a scoprire la logica che stava dietro all’universo.
E la cosa sarebbe stata difficile, in quanto non ne esisteva alcuna. Il Creatore aveva avuto una miriade di idee decisamente degne di nota quando aveva messo insieme il mondo, ma il concetto di renderlo comprensibile non aveva fatto parte di quelle.
Gli eroi tragici si lamentano sempre quando gli dei si interessano a loro, ma è la gente che gli dei ignorano che si accolla i compiti davvero improbi.
Suo padre gli stava gridando dietro qualcosa, come sempre. Morty scagliò la roccia verso un piccione, che era quasi troppo pieno per caracollare via dalla sua strada, e ritornò a casa passando attraverso i campi.
Questo fu il motivo per cui Morty e suo padre scesero giù attraverso le montagne verso Sheepridge alla Vigilia della Notte della Posta del Cinghiale con le misere cose che appartenevano al ragazzo contenute in un sacco legato sul dorso di un mulo. Il paese non consisteva in molto di più dei quattro lati di una piazza lastricata, su cui erano allineati i negozi che fornivano tutti i beni di consumo industriali alla comunità contadina.
Cinque minuti dopo, Morty uscì dalla bottega di un sarto indossando una specie di grembiule marrone dalla funzione imprecisata che gli stava malissimo, e che era stato, senza alcun dubbio, restituito da un precedente proprietario e gli lasciava un notevole spazio a disposizione per la crescita, sempre che si supponesse che lui sarebbe cresciuto fino a diventare un elefante a diciannove zampe.
Suo padre lo osservò con sguardo critico.
«Davvero grazioso» disse «per quel che costa.»
«Pizzica» replicò Morty. «Penso che ci siano delle altre cose qui dentro con me.»
«Almeno un migliaio di ragazzi nel mondo sarebbero veramente grati per un bel, caldo…» Lezek fece una pausa e poi rinunciò… «vestito come questo, figlio mio.»
«Non potrei dividerlo con loro?» chiese Morty tutto speranzoso.
«Devi avere un bell’aspetto» disse Lezek in tono severo. «Devi riuscire a fare una buona impressione, emergere dalla folla.»
Su questo non esisteva alcun dubbio. Ci sarebbe riuscito. Si diressero verso la calca che si stava ammassando sulla piazza, ognuno dei due intento ai propri pensieri. Solitamente a Morty piaceva visitare il paese con la sua atmosfera cosmopolita e gli strani dialetti dei villaggi distanti cinque e perfino dieci miglia: questa volta, tuttavia, si sentiva sgradevolmente in apprensione, come se potesse ricordare qualcosa che non era ancora successo.
La fiera sembrava funzionare in questo modo: gli uomini che cercavano lavoro stavano in piedi, in ranghi irregolari, al centro della piazza. Molti di essi esibivano piccoli simboli sui cappelli per mostrare a tutti il tipo di lavoro in cui avevano esperienza… i pastori portavano un fiocco di lana, i carrettieri una matassina di crine di cavallo, i decoratori d’interni una striscia di vistosa stoffa da tappezzeria e così via.
I ragazzi che cercavano un posto come apprendista si erano radunati nella parte della piazza rivolta verso il Centro.
«Devi soltanto andare lì e restare fermo: qualcuno verrà e ti offrirà un posto da apprendista» disse Lezek con la voce venata di incertezza. «Sempre che a qualcuno piaccia il tuo aspetto, insomma.»
«E come fanno a stabilirlo?» chiese Morty.
«Be’» disse Lazek e si fermò. Hamesh non glielo aveva affatto spiegato. Fece appello a tutta la sua limitata conoscenza del mercato, che si restringeva alle vendite di capi di bestiame e buttò lì: «Suppongo che ti contino i denti, o roba del genere. Si assicurano che tu non ansimi e che i tuoi piedi siano a posto. Io non direi nulla sul fatto di sapere leggere, questa cosa tende a sconvolgere la gente.»
«E poi che succede?» chiese Morty.
«Poi tu parti e impari un mestiere» disse Lezek.
«Che mestiere in particolare?»
«Be’… la falegnameria è una buona prospettiva» azzardò Lezek. «Oppure il ladrocinio. Qualcuno deve pur farlo.»
Morty si guardò i piedi. Era un figliolo ossequioso, quando se ne ricordava e, se diventare un apprendista era quello che ci si aspettava da lui, allora era assolutamente determinato a diventare uno bravo. Tuttavia, la falegnameria non suonava particolarmente promettente… il legno aveva una caparbia vitalità autonoma e una tendenza a scheggiarsi. I ladri ufficiali, poi, erano molto rari nelle montagne Ramtop visto che la gente non era sufficientemente ricca per poterseli permettere.
«D’accordo» rispose alla fine «andrò a provare. Ma che succederà se non troverò un posto come apprendista?»
Lezek si grattò la testa.
«Non lo so» disse. «Voglio soltanto che tu aspetti fino alla fine della fiera. A mezzanotte. Immagino.»
Si stava ormai approssimando la mezzanotte.
Un leggero strato di ghiaccio cominciò a incresparsi sull’acciottolato. Nella decorativa torre dell’orologio che sovrastava la piazza, un paio di piccoli automi delicatamente scolpiti frullarono fuori da sportelli che si trovavano sul quadrante dell’orologio e batterono il quarto d’ora.
Mancavano quindici minuti a mezzanotte. Morty rabbrividì, ma le vampate cremisi della vergogna e dell’ostinazione gli bruciavano dentro, più ardenti dei declivi dell’Inferno. Si soffiò sulle dita tanto per fare qualcosa e fissò in alto il cielo ghiacciato, cercando di evitare gli sguardi dei pochi ritardatari che erano rimasti ancora alla fiera.
La maggior parte dei proprietari di bancarelle avevano fatto fagotto e se ne erano andati. Perfino l’uomo che vendeva polpette calde aveva smesso di pubblicizzare la sua merce gridando e, privo di ogni riguardo per la sua sicurezza personale, ne stava mangiando una.
L’ultima giovane promessa che si trovava vicino a Morty era svanita ore prima. Si trattava di un giovanotto con gli occhi storti che aveva un naso aquilino perennemente gocciolante, e l’unico accattone patentato di Sheepridge aveva dichiarato che fosse materiale ideale. Il ragazzo che stava dall’altra parte di Morty aveva finito con l’essere preso come giocattolaio. Uno alla volta, erano andati via tutti… i muratori, i maniscalchi, gli assassini, i commercianti di tessuti pregiati, i bottai, i truffatori e i contadini. Nel giro di pochi minuti sarebbe arrivato l’anno nuovo e un centinaio di ragazzi avrebbe iniziato, con grandi speranze, la propria carriera: nuove e valide vite di utile servizio si dipanavano di fronte a loro.