«Caspita, scusa» disse «dove sono andate a finire le mie buone maniere? Che cosa penserai di me? Ecco qui. Prendi pure un’acciuga. Prego.»
«Ma mi sei stato a sentire?» disse bruscamente Keli.
«Tu ti senti invisibile? Per tuo conto, intendo dire?» chiese in maniera confusa Bentagliato.
«Ovviamente no. Mi sento soltanto furibonda. Così vorrei che tu mi predicessi il futuro.»
«Be’, non so che dirti, tutto questo mi sembra una cosa più medica e…»
«Posso pagare.»
«È illegale, sai» disse Bentagliato, afflitto. «Il vecchio re ha proibito espressamente la predizione del futuro a Sto Lat. Non gli piacevano molto i maghi.»
«Posso pagare moltissimo.»
«La signora Nugent mi diceva che pare che la nuova ragazza sia anche peggiore. Ha detto che è un tipetto altezzoso. Non certo di quelli che guardano con benevolenza i praticanti delle arti magiche, temo.»
Keli sorrise. I membri della corte che avevavano visto in precedenza quel sorriso si sarebbero affrettati a portar via Bentagliato al massimo della velocità depositandolo in un posto sicuro, ad esempio in un altro continente, ma lui rimase invece lì, seduto, cercando di staccarsi pezzettini di funghi dalla tunica.
«Mi risulta che abbia un carattere pessimo» disse Keli. «Non resterei affatto sorpresa se ti buttasse fuori dalla città in ogni caso.»
«Oh, Signore» disse Bentagliato. «La pensi davvero così?»
«Ascolta» disse Keli «non dovrai predirmi il futuro, mi basta il presente. Perfino lei non potrebbe trovare nulla da obbiettare. Le dirò io una parolina, se ci tieni» aggiunse con atteggiamento magnanimo.
Bentagliato si illuminò. «Oh, tu la conosci?» chiese.
«Sì. A volte però, mi sembra di non conoscerla bene.»
Bentagliato sospirò e sprofondò nei resti della tavola, provocando la caduta di una pila di piatti vecchi e di avanzi, da lungo tempo mummificati, di parecchi pasti. Alla fine dissotterrò un grosso portafoglio di cuoio, con una fetta di formaggio appiccicata sopra.
«Bene» disse dubbioso «queste carte sono Carocchi. Saggezza distillata degli Antichi e via dicendo. Oppure ci sono i Ching Aling della gente del Centro. C’è tutto il contenuto in questa piccola serie. Non leggo le foglie di tè.»
«Proverò quei cosi Ching.»
«Allora getta in aria questi rametti di Achillea.»
Lei obbedì. Guardarono entrambi lo schema risultante.
«Uhmm» disse Bentagliato dopo qualche tempo. «Allora, là ce n’è uno nel camino, uno è nel barattolo del cacao, uno è finito in strada, peccato per la finestra, uno è sulla tavola e uno, no due sono sotto la credenza. Ritengo che la signora Nugent sarà in grado di trovare i restanti.»
«Non mi hai detto quanto dovevo gettarli forte. Devo provare un’altra volta?»
«No-oooo, meglio di no.» Bentagliato sfogliò le pagine di un librone ingiallito che era servito fino a quel momento come supporto per una gamba del tavolo. «Il disegno sembra avere senso. Sì, eccoci qui, Ottogramma 8.887: Illegalità, l’Oca Atonale. Con cui incrociamo questo riferimento… aspetta… aspetta… sì. Ci sono.»
«Ebbene?»
«Senza verticalità, saggiamente l’imperatore carminio si presenta all’ora del tè: di sera il mollusco è silenzioso in mezzo alle gemme di mandorlo.»
«Davvero?» disse Keli piena di rispetto. «Che cosa significa?»
«A meno che tu non sia un mollusco, probabilmente non molto» disse Bentagliato. «Penso che abbia perso qualcosa nella traduzione.»
«Sei certo di sapere come interpretarlo?»
«Proviamo con le carte» disse di tutta fretta Bentagliato, esponendole a ventaglio. «Prendi una carta. Una qualsiasi.»
«È la Morte» disse Keli.
«Ah. Bene. Ovviamente la carta della Morte non significa esattamente morte in tutte le circostanze» si affrettò a dire Bentagliato.
«Vuoi dire che non significa morte nelle circostanze in cui il soggetto è sovreccitato e tu sei troppo imbarazzato per potere dire la verità, eh?»
«Ascolta, prendi un’altra carta.»
«Anche questa è la Morte» disse Keli.
«Hai rimesso nel mazzo la prima?»
«No. Devo prendere un’altra carta?»
«Sì, puoi farlo.»
«Be’, questa sì che è una coincidenza!»
«Morte numero tre?»
«Esattamente. È un mazzo speciale per trucchetti di scongiuro?» Keli cercò di rimanere composta, ma perfino lei poté distinguere una leggera punta di isteria nella sua voce.
Bentagliato la guardò corrugando la fronte e ripose con attenzione le carte del sacchetto, le mischiò e le espose sulla tavola. C’era soltanto una Morte.
«Oh, signore» disse lui «penso che potrebbe essere una cosa grave. Posso esaminare il palmo della tua mano, per favore?»
Lo osservò per parecchio tempo. Dopo un po’ andò verso la credenza, prese una lente da gioielliere dal cassetto, la ripulì dal porridge con la manica della tunica e passò qualche altro minuto ad esaminare la mano di lei nel più piccolo dettaglio. Alla fine si appoggiò indietro sulla seggiola, tolse la lente e la fissò.
«Tu sei morta» disse.
Keli aspettò un attimo. Non riusciva a pensare ad una risposte adeguata. "Non lo sono" mancava leggermente di stile, mentre "È una cosa grave?" sembrava, per così dire, troppo frivolo.
«Avevo forse già detto che pensavo potesse essere una cosa grave?» chiese Bentagliato.
«Mi sembra di sì» rispose attentamente Keli, trattenendo la voce in modo che sembrasse assolutamente calma.
«Avevo ragione.»
«Oh.»
«Potrebbe essere letale.»
«Quanto più letale» chiese Keli «di essere morta?»
«Non intendevo dire riguardo a te!»
«Oh.»
«Sembra che sia andato storto qualcosa di veramente fondamentale, capisci? Tu sei morta in tutti i sensi eccetto, ehm, in quello reale. Voglio dire, le carte pensano che tu sia morta. La tua linea della vita pensa che tu sia morta. Tutti e tutto pensano che tu sia morta.»
«Io no» disse Keli, ma la sua voce non era eccessivamente sicura di sé.
«Temo che la tua opinione non conti molto.»
«Ma la gente mi può vedere e sentire!»
«La prima cosa che impari quando ti iscrivi alla Università Invisibile, temo, è che la gente non degna di eccessiva attenzione questo genere di cose. Quello che è importante è ciò che la loro mente dice loro.»
«Vuoi dire che le persone non mi vedono perché le loro menti dicono loro di non farlo?»
«Temo di sì. Si chiama predestinazione o qualcosa del genere» Bentagliato la guardò afflitto. «Io sono un mago. Noi sappiamo bene queste cose.»
«In realtà non si tratta proprio della prima cosa che si impara quando ci si iscrive» aggiunse. «Voglio dire, si impara dove stanno i gabinetti e tutto quel genere di cose prima di questa. Ma dopo tutte le altre, questa è la prima cosa.»
«Eppure tu mi puoi vedere.»
«Ah, be’. I maghi sono allenati in maniera speciale a vedere le cose che ci sono e a non vedere quelle che non ci sono. Ti fanno fare esercizi appositi…»
Keli tamburellò con le dita sulla tavola, o almeno cercò di farlo. Le risultò difficile. Lei fissò lo sguardo verso il basso con un vago senso di terrore.
Bersagliato si precipitò in avanti per ripulire la tavola con la manica.
«Mi spiace» balbettò «ieri sera per cena mi sono fatto dei tramezzini con la melassa.»
«Che posso fare?»
«Nulla.»
«Nulla?»
«Be’… potresti diventare una ladra di successo… scusa. È stata mancanza di tatto da parte mia.»
«Lo penso anche io.»