I pescatori contano sul fatto che una buona mosca secca possa mimare con estrema bravura l’animale vero. Ci sono le mosche adatte per la mattinata. Ci sono poi mosche diverse per quando cala il tramonto. E così via.
Tuttavia la cosa che si trovava fra le trionfanti falangi della Morte era una mosca degli albori del tempo. Era la mosca del crogiolo primordiale. Si era riprodotta su sterco di mammut. Non era il tipo di mosca che sbatte contro i vetri delle finestre, era una di quelle che perfora le pareti. Era un insetto che sarebbe potuto strisciar fuori da sotto la retina dell’acchiappamosche più pesante, grondante veleno e in cerca di vendetta. Strane ali e pezzi penzolanti sporgevano da tutte le parti. Sembrava avere una massa di denti.
«Come si chiama?» chiese Morty.
«IO LA CHIAMERÒ’… ORGOGLIO DI MORTE.» La Morte dette alla cosa un’ultima occhiata di ammirazione e se la infilò nel cappuccio della tunica. «MI SENTO PROPENSA A VEDERE UN PO’ DI VITA QUESTA SERA» disse. «PUOI ESSERE DI SERVIZIO TU, ADESSO CHE HAI COMPRESO COME SI FA. ALMENO SEMBRA.»
«Sì, signora» disse Morty con aria afflitta. Vide la sua vita allungarsi davanti a sé come un odioso tunnel nero privo di una luce al termine.
La Morte tamburellò con le dita sulla scrivania e bofonchiò qualcosa fra sé.
«AH, GIÀ» disse. «ALBERT MI HA COMUNICATO CHE QUALCUNO È ANDATO A ROVISTARE NELLA BIBLIOTECA.»
«Scusi, signora?»
«TIRANDO FUORI LIBRI E LASCIANDOLI IN GIRO. LIBRI RIGUARDANTI GIOVANI FANCIULLE. LUI SEMBRA PENSARE CHE SIA UNA COSA DIVERTENTE.»
Come è già stato rivelato, i Santi Ascoltatori hanno un udito talmente ben sviluppato che possono venire assordati da un bel tramonto. Soltanto per qualche secondo a Morty sembrò che la pelle del suo collo stesse sviluppando degli strani poteri simili, in quanto riuscì a vedere Ysabell rimanere di sasso mentre eseguiva un punto. Udì anche il breve respiro trattenuto che aveva sentito in precedenza, dietro gli scaffali. Si ricordò del fazzoletto di pizzo.
Disse. «Sì, signora. Non accadrà più, signora.»
La pelle sulla parte posteriore del suo collo cominciò a prudergli furiosamente.
«FANTASTICO. ADESSO, VOI DUE POTETE ANCHE ANDARE VIA. FATEVI PREPARARE UN PIC-NIC DA ALBERT O QUALCOSA DEL GENERE. ANDATE A PRENDERVI UN PO’ D’ARIA BUONA. HO NOTATO IL MODO IN CUI VI EVITATE L’UN L’ALTRO.» Diede a Morty una gomitatina cospiratrice… era come essere pungolato da un bastone… e aggiunse: «ALBERT MI HA DETTO CHE COSA SIGNIFICA.»
«Davvero?» chiese Morty malinconicamente. Aveva avuto torto: c’era una luce alla fine del tunnel e si trattava di quella di un lanciafiamme.
La Morte gli fece un’altra di quelle sue strizzatine d’occhio stile supernova.
Morty non la ricambiò. Si girò e arrancò verso la porta, ad una velocità e con un portamento che faceva sembrare la Grande A’Tuin un capretto balzellante.
Era già a metà del corridoio quando sentì l’attutito fruscio di passi alle sue spalle e una mano lo prese per un braccio.
«Morty?»
Lui si voltò e guardò Ysabell attraverso una nebbia di depressione.
«Perché hai lasciato che pensasse che fossi stato tu nella biblioteca?»
«Non lo so.»
«È stato… molto… gentile da parte tua» disse lei con titubanza.
«Davvero? Non riesco a capire che cosa mi sia successo.» Sentì qualcosa in tasca e tirò fuori il fazzoletto. «Questo ti appartiene, immagino.»
«Grazie.» Lei si soffiò il naso molto rumorosamente. Morty era già quasi arrivato in fondo al corridoio, con le spalle incurvate come le ali di un avvoltoio. Lei gli corse dietro.
«Voglio dirti…» cominciò lei.
«Cosa?»
«Volevo dirti grazie.»
«Non c’è di che» bofonchiò lui. «Sarebbe soltanto meglio che tu non portassi più via libri. Pare che la cosa li sconvolga o roba del genere.» Emise quello che riteneva essere una risata priva di spirito.
«Ah!»
«Ah! che cosa?»
«Ah! e basta!»
Morty raggiunse il fondo del corridoio. C’era la porta che dava sulla cucina in cui Albert si sarebbe messo a sghignazzare con l’aria di chi la sa lunga e lui decise che non sarebbe riuscito ad affrontarlo. Si fermò.
«Io ho soltanto preso quei libri per avere un po’ di compagnia» disse la ragazza dietro di lui.
Lui cedette.
«Potremmo fare una passeggiata in giardino» propose al colmo della disperazione, e poi fece in modo di rafforzarsi internamente un po’ e aggiunse: «Senza impegno, intendo dire.»
«Vuoi forse intendere che non mi sposerai?» chiese lei.
Morty rimase inorridito. «Sposarti?»
«Non è forse il motivo per cui mia madre ti ha portato qui?» domandò lei. «Non ha alcun bisogno di un apprendista, dopo tutto.»
«Vuoi dire tutte quelle gomitatine, strizzatine d’occhi e commenti riguardo al fatto che "tutto questo figliolo un giorno sarà tuo"?» disse Morty. «Ho cercato di ignorarli. Non voglio sposarmi con nessuno, per adesso» aggiunse, sopprimendo una immagine mentale della principessa. «E poi certamente non con te, senza offesa.»
«Io non ti sposerei nemmeno se fossi l’ultimo uomo del Disco» replicò dolcemente lei.
Morty si sentì ferito per questa affermazione. Una cosa era non desiderare sposare qualcuno, ma ben diverso era se qualcun altro ti diceva che non voleva sposare te.
«Almeno io non ho l’aspetto di uno che ha passato anni ed anni a mangiare ciambelle in un guardaroba» disse lui, mentre passeggiavano sul praticello nero della Morte.
«Almeno io cammino come se le mie gambe avessero soltanto un ginocchio ciascuna» rispose lei.
«I miei occhi non sono due sbrodolose uova in camicia.»
Ysabell annuì. «D’altra parte, le mie orecchie non assomigliano a qualcosa che sporge crescendo da un albero stecchito. Che significa sbrodolose?»
«Hai presente le uova come le fa Albert?»
«Col bianco tutto appiccicoso, gocciolante e pieno di parti viscide?»
«Esattamente.»
«Una parola appropriata» ammise lei pensierosa. «Ma i miei capelli, tengo a precisare, non assomigliano ad uno scopino per il gabinetto.»
«Certamente, i miei invece non assomigliano ad un istrice fradicio.»
«Ti prego di notare che il mio petto non sembra una grata del tostapane in un sacchetto di carta bagnato.»
Morty lanciò in tralice un’occhiata alla parte superiore dell’abito di Ysabell, che conteneva una dose di grasso sufficiente per tirar su due figliate di Rotweiler e si proibì di commentare.
«Le mie sopracciglia non assomigliano ad una coppia di bruchi» azzardò lui.
«Vero. Ma le mie gambe, suppongo, potrebbero almeno bloccare un maiale in un passaggio.»
«Prego…?»
«Non sono storte» spiegò lei.
«Ah!»
Continuarono a passeggiare attraverso le aiuole di gigli momentaneamente a corto di parole. Alla fine Ysabell si mise davanti a Morty e gli allungò una mano. Lui la strinse in grato silenzio.
«Basta così?» disse lei.
«Più o meno.»
«Benissimo. Ovviamente non ci dovremmo sposare, se non altro per quei poveri figli che potrebbero nascere.»
Morty annuì.
Si sedettero su una roccia che si trovava in mezzo ad una siepe ben tosata. La Morte aveva fatto uno stagno in quell’angolo di giardino, alimentato da un gelido zampillo che sembrava essere vomitato dentro di esso da un leone di pietra. Una grassa carpa bianca si celava in profondità oppure affiorava in superficie fra i neri gigli acquatici vellutati.
«Avremmo dovuto portare delle molliche di pane» disse Morty con atteggiamento galante, optando per un argomento che non offrisse alcuno spunto per controversie.