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«Sono molto romantici» riprese. «Ci sono delle storie veramente deliziose. C’era quella della ragazza che bevve del veleno quando il suo ragazzo morì e ce ne era una che invece si buttò da una rupe visto che il padre insisteva nel volerle far sposare un vecchio e un’altra che si affogò piuttosto di sottomettersi a…»

Morty la ascoltava allibito. A giudicare dall’attenta scelta di Ysabell riguardo alle letture era veramente notevole per qualsiasi donna del Disco riuscire a sopravvivere all’adolescenza abbastanza a lungo da logorare un paio di calze.

«…e poi lei pensò che lui fosse morto e si uccise e quando lui si svegliò si uccise a sua volta, e poi c’era quella ragazza…»

Il buon senso suggeriva che almeno qualche donna raggiungesse la terza decade senza suicidarsi per amore, ma il buon senso non sembrava avere nemmeno una particina da comparsa in questo genere di tragedie.[5] Morty si era già accorto che l’amore faceva sentire caldo e freddo, spietato e debole, ma non si era ancora reso conto del fatto che potesse anche far diventare stupidi.

«…guadava a nuoto il fiume ogni notte, ma una notte ci fu una tempesta e quando lui non arrivò lei…»

Morty aveva la netta sensazione che alcune giovani coppie si conoscessero, diciamo, a un ballo del paese, che si trovassero simpatici a vicenda, che uscissero insieme per un anno o due, che qualche volte litigassero, che si riappacificassero, che si sposassero e non si suicidassero affatto.

Lui si accorse che la litania degli amori avversati dalle stelle si stava affievolendo.

«Oh» osservò lui, timidamente. «Non è mai successo che qualcuno, come dire… che sia durato un po’ di più?»

«Amare è soffrire» disse Ysabell. «Ci deve essere moltissima oscura passione.»

«Deve proprio?»

«Assolutamente. E anche angoscia.»

Ysabell sembrò ricordare qualcosa.

«Non hai parlato di un qualcosa che stava crollando a brandelli?» chiese lei con la voce tirata di uno che sta tentando di contenersi.

Morty rifletté un istante. «No» disse.

«Temo di non averti prestato molta attenzione.»

«Non è assolutamente importante.»

Ritornarono fino a casa in silenzio.

Quando Morty rientrò nello studio scoprì che la Morte se ne era andata, lasciando quattro clessidre sulla scrivania. Il grande librone di cuoio era appoggiato su un leggio, accuratamente sigillato.

Sotto le clessidre c’era infilato un appunto.

Morty aveva immaginato che la calligrafia della Morte sarebbe stata o gotica o angolare, stile pietra sepolcrale, invece lei aveva effettuato uno studio classico sulla grafologia prima di scegliere uno stile e aveva adottato una grafia che indicava una personalità equilibrata e ben regolata.

C’era scritto:

Sono andata a pescare. Presentansi una esecuzione in Pseudopolis, una morte naturale a Krull, una caduta letale nelle Montagne del Carrick e una febbre malarica in Ell-Kinte. Hai libero il resto della giornata.

Morty pensava che la storia stesse vagando colpendo a casaccio come un cavo d’acciaio privo di tensione che vibra avanti e indietro attraverso la realtà sferzandola con immensi colpi distruttivi.

La storia non è così. La storia si dipana delicatamente, come un maglione usato. È stata rappezzata e rammendata parecchie volte, rilavorata per adeguarsi a persone diverse, nascosta in una scatola sotto il lavello della censura per essere stagliuzzata e per formare gli stracci da spolvero della propaganda: tuttavia riesce sempre… alla fine… a ritornare alla sua antica e familiare forma. La storia ha l’abitudite di cambiare la gente che pensa di stare cambiando lei. La storia ha sempre qualche asso nella manica sfrangiata. È in giro da un sacco di tempo.

Questo era ciò che stava realmente accadendo.

Il colpo mal assestato della falce di Morty aveva tagliato la storia in due realtà separate. Nella città di Sto Lat la Principessa Keli regnava ancora, con una certa difficoltà e con l’aiuto a tempo pieno del Riconoscitore Reale, che era stato inserito sul ruolino dei pagamenti di corte ed era incaricato del compito di ricordare agli altri che lei esisteva. Nel territorio circostante, tuttavia… oltre la pianura, nelle montagne Ramtop, in tutto l’Oceano Circolare e fino al Rim… la realtà tradizionale continuava a seguire il proprio corso e la riteneva definitivamente morta, il duca era re e il mondo stava procedendo lentamente seguendo i piani prestabiliti, qualsiasi essi fossero.

Il problema era che entrambe le realtà erano vere.

Una specie di orizzonte dell’evento storico si trovava attualmente più o meno ad una ventina di miglia dalla città e non era ancora eccessivamente evidente. Questo succedeva in quanto… be’, chiamiamola la differenza delle pressioni storiche… non era ancora molto grande. Stava però crescendo. Fuori negli umidi campi di cavoli c’era un luccichio nell’aria e un debole sfrigolare, come di cavallette che friggono.

Le persone non alterano la storia più di quanto gli uccelli alterino il cielo, ci tracciano soltanto dei brevi disegni. Centimetro dopo centimetro, implacabile come un ghiacciaio ma ben più fredda, la reale realtà stava ritornando come una pressa verso Sto Lat.

Morty fu la prima persona ad accorgersi della cosa.

Aveva avuto un pomeriggio molto duro. Il montanaro era stato aggrappato al suo appiglio ghiacciato fino all’ultimo istante e il condannato a morte aveva chiamato Morty "lacché della monarchia". Soltanto la vecchietta di centotré anni, che aveva ricevuto la sua ricompensa circondata dai parenti addolorati, gli aveva sorriso e gli aveva detto che sembrava un po’ pallidino.

Il sole del Disco era prossimo all’orizzonte mentre Binky avanzava, affaticato, al canter attraverso i cieli di Sto Lat e Morty guardava giù notando il confine della realtà. Esso si incurvava al di sotto di lui, una mezzaluna di pallida foschia argentea. Morty non sapeva precisamente cosa fosse ma aveva la sgradevole premonizione che avesse qualcosa a che fare con lui.

Tirò le redini del cavallo e lo fece avanzare dolcemente al trotto verso il terreno, toccando terra qualche metro all’interno della muraglia di aria iridescente. Essa si stava muovendo a una velocità di poco inferiore al passo di marcia, sibilando delicatamente mentre fluttuava come un fantasma attraverso l’incombente umidità dei campi di cavoli e dei canali di irrigazione gelati.

Era una notte fredda, quel classico tipo di notte in cui la nebbia e il ghiaccio lottano per la supremazia e ogni suono sembra attutito. E fiato di Binky produceva fiotti di fumo nell’aria immobile. Il cavallo nitrì in maniera delicata, quasi in tono di scusa, e scalpitò sul terreno.

Morty scivolò giù dalla sella e si avvicinò all’interfaccia. Essa scricchiolò leggermente. Strane ombre vi brillavano attraverso, fluttuando, andando alla deriva e scomparendo.

Dopo una breve ricerca, Morty trovò un bastone e lo infilò nella muraglia. Quello produsse misteriose increspature in essa e lentamente ondeggiò e scomparve alla vista.

Morty sollevò lo sguardo mentre una sagoma scura passava sopra la sua testa. Si trattava di un gufo nero, che pattugliava i canali di irrigazione in cerca di qualcosa di piccolo e squittente.

Colpì la strana muraglia producendo uno schizzo di foschia scintillante, lasciando intravvedere una tremolante sagoma di gufo che si allargò e si diffuse finché non si dissolse nel brulicante caleidoscopio.

A quel punto scomparve. Morty riusciva a vedere attraverso l’interfaccia trasparente e fu più che certo che nessun gufo fosse riapparso dall’altra parte. Soltanto mentre si stava arrovellando su cosa stesse accadendo, notò un altro schizzo che non emise alcun rumore a qualche metro di distanza e l’uccello riapparve alla vista, con assoluta indifferenza, e poi sparì attraverso i campi.

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5

I più grandi innamorati del Disco furono indiscutibilmente Mellius e Gretelina, la cui pura, appassionata e strappalacrime storia d’amore avrebbe bruciato le pagine della Storia se essi non fossero nati, a causa di qualche strano ghiribizzo del Fato, a duecento anni di distanza su continenti diversi. Tuttavia gli dei ebbero pietà di loro e trasformarono lui in un asse da stiro (5bis) e lei in un piccolo palo d’ormeggio di ottone.

(5bis) Se sei un dio, non hai bisogno di particolari giustificazioni.