Morty si fece coraggio e camminò all’interno della barriera, che non era affatto una barriera. Essa gli fece provare una specie di solletico.
Un istante dopo ne venne fuori anche Binky dietro di lui, con gli occhi che gli roteavano per la disperazione mentre filamenti di interfaccia gli penzolavano dagli zoccoli. Si impennò, scuotendo la criniera come un cane per sbarazzarsi delle fibre di foschia che gli erano rimaste addosso e guardò Morty con espressione implorante.
Morty lo afferrò per le briglie, gli diede qualche leggera pacca sul muso e armeggiò in tasca estraendone poi una zolletta di zucchero alquanto sudicia. Si era reso conto di trovarsi davanti a qualcosa di importante, ma non era ancora del tutto certo di cosa di trattasse.
C’era una strada che correva in mezzo ad un viale di salici malinconici e lugubri. Morty risalì in sella e indirizzò Binky attraverso il campo nell’oscurità gocciolante sotto i rami.
In lontananza riusciva a distinguere le luci di Sto Helit, che non era davvero nulla di più di un paesello, e un debole bagliore al limite del visibile che doveva essere Sto Lat. Lui lo fissò con una certa malinconia.
La barriera lo preoccupava. La poteva vedere strisciare attraverso il campo al di là degli alberi.
Morty era quasi sul punto di incitare Binky a rituffarsi nel cielo quando vide una luce proprio davanti a sé, calda e invitante. Stava filtrando dalle finestre di un largo edificio situato un po’ all’interno rispetto alla strada. Si trattava probabilmente di una luce che emetteva allegria in ogni caso, ma in quell’ambiente e paragonata all’umore di Morty era praticamente entusiasmante.
Mentre il ragazzo cavalcava verso quella luce vide delle ombre che si muovevano contro di essa e riuscì a captare alcuni brandelli di canzoni. Si trattava di una taverna e al suo interno c’erano delle persone che si stavano divertendo, o che comunque godevano di qualcosa che passava per divertimento se si era contadini e si trascorreva la maggior parte del proprio tempo a stretto contatto coi cavoli. Confrontata coi cavoli, qualsiasi cosa può essere considerata divertente.
C’erano degli uomini lì dentro che facevano cose umane poco complesse, del tipo ubriacarsi e dimenticare le parole delle canzoni.
Morty non aveva mai sentito la nostalgia di casa, forse anche perché la sua mente era stata troppo occupata con altre questioni. Adesso però la provava, per la prima volta… una specie di malinconia, non tanto rispetto a un posto, quanto rispetto ad uno stato mentale, rispetto ad essere semplicemente un comune essere umano che si deve preoccupare di problemi assolutamente semplici come il denaro, la malattia e il prossimo…
"Mi farò un goccetto" pensò "e forse mi sentirò meglio."
C’era una scuderia, con la sezione frontale aperta, su uno dei lati dell’edificio principale e lui condusse Binky in quella calda oscurità dall’odore di stallatico in cui erano già sistemati altri cavalli. Mentre Morty slegava il sacchetto del foraggio si chiedeva se il cavallo della Morte provasse, rispetto agli altri cavalli che conducevano uno stile di vita ben poco soprannaturale, le stesse sensazioni che provava lui. Binky aveva un aspetto certamente imponente, se paragonato agli altri che lo guardavano con grande cautela. Era un cavallo vero… le vesciche che Morty aveva sulle mani, che gli erano state procurate dal manico della pala, ne erano una chiara testimonianza… e paragonato agli altri sembrava anche più reale che mai. Più solido. Più cavallino. Qualcosa di leggermente di più che non soltanto vivo.
In effetti, Morty era sul punto di fare una importante scoperta e fu una vera sfortuna che fosse distratto dalla vista dell’insegna della taverna, mentre camminava attraverso il cortile verso il basso portone della stessa. L’artista che l’aveva disegnata non era stato particolarmente dotato, ma non c’era possibilità di confondere la linea delle mascelle di Keli o la massa della sua fiera chioma nel ritratto de "Il Capo della Regina".
Sospirò e spinse la porta, aprendola.
Come un sol uomo, la compagnia lì riunita smise immediatamente di parlare e lo fissò con l’onesto sguardo rurale che lascia immaginare che, per due soldi, tutti i suoi membri ti fracasserebbero una pala in testa e seppellirebbero il tuo corpo sotto un mucchio di letame in una notte di luna piena.
Potrebbe anche valere la pena di soffermarsi un attimo sull’aspetto di Morty, in quanto esso è parecchio mutato durante gli ultimi capitoli. Tanto per dirne una, sebbene egli continui ad avere una gran quantità di gomiti e ginocchia sulla sua persona, essi sembrano essere migrati nelle loro residenze normali, inoltre il ragazzo non si muove più come se le sue giunture fossero legate insieme a casaccio con degli elastici. Prima sembrava avere l’aspetto di chi non sa assolutamente nulla: adesso sembra invece che sappia anche troppo. Qualcosa nei suoi occhi fa intuire che lui abbia visto cose che la gente comune non vede mai, o almeno, non vede mai più di una volta.
Qualcos’altro nel resto del giovane suggerisce poi all’osservatore casuale che provocare qualche inconveniente a questo ragazzo potrebbe rivelarsi un’azione saggia quanto dare un calcione a un nido di vespe. In breve, Morty non ha più l’aspetto di qualcosa che un gatto ha ingerito e poi vomitato.
L’oste allentò la presa sul pesante "riappacificatore" di pruno che teneva sotto al bancone e ricompose i suoi lineamenti in qualcosa che poteva assomigliare, anche se non in maniera eccessiva, ad un allegro sorrisetto di benvenuto.
«Buona sera, vossignoria» disse. «Quale cosa vi potrebbe essere gradita in questa notte fredda e brinosa?»
«Cosa?» chiese Morty, strizzando gli occhi per la vivida luce.
«Vuole dire: che vuoi da bere?» disse un omino con la faccia da furetto che stava seduto accanto al focolare e che stava gettando a Morty il classico sguardo che dà un macellaio ad un campo pieno di agnelli.
«Ehm. Non so» disse Morty. «Avete del succo di stella?»
«Mai sentito parlare di una cosa simile, vossignoria.»
Morty si dette un’occhiata attorno, osservando le facce, illuminate dal bagliore del fuoco, che lo stavano guardando. Erano quelle del genere di persone che viene generalmente considerato il sale della terra. In altre parole, erano tipi duri, ben messi e nocivi per la salute altrui, ma Morty era troppo preoccupato per poterlo notare.
«Che cosa beve la gente qui, allora?»
L’oste gettò un’occhiata in tralice ai suoi clienti, un trucco estremamente astuto considerando che essi gli stavano direttamente di fronte.
«Be’, vossignoria, noi beviamo, preferibilmente "scumble".»
«Scumble?» chiese Morty, mancando di notare le risatine soffocate che si alzarono dietro di lui.
«Esattamente, vossignoria. Fatto con le mele. Insomma, prevalentemente con le mele.»
Questa cosa sembrò a Morty sufficientemente salutare. «Oh, benone» disse. «Allora datemi una pinta di scumble.» Infilò una mano in tasca ed estrasse il sacchetto di monete d’oro che gli aveva dato la Morte. Era ancora abbastanza pieno. Nell’improvviso silenzio della taverna, il debole tintinnio delle monete risuonò come i leggendari Gong di ottone di Leshp, che possono essere uditi in mare aperto durante le notti di tempesta quando la corrente sbatte contro di essi nelle torri sommerse a trecento braccia di profondità.
«Vi prego inoltre di servire a questi gentiluomini quello che desiderano» aggiunse.
Era talmente sopraffatto dal coro di ringraziamenti che non fece particolare attenzione al fatto che ai suoi nuovi amici venissero servite le bevande in bicchierini della dimensione di un ditale, mentre soltanto la sua apparve in un grosso boccale di legno.
Si raccontano moltissime storie riguardo allo scumble e a come viene prodotto negli umidi acquitrini secondo antiche ricette passate in maniera alquanto incerta da padre in figlio. Non è vero che ci siano dentro i ratti o le teste di serpente e nemmeno la polvere da sparo. La storia che narra della pecora morta è una completa invenzione. Possiamo anche lasciare da parte tutte le varianti di quella che narra del bottone dei pantaloni. Ma quella che dice che lo scumble non deve entrare in contatto coi metalli è assolutamente vera, in quanto quando l’oste porse il resto a Morty con scarsa attenzione e il mucchietto di monetine di rame andò a finire su un po’ del liquido che si era versato, esse cominciarono immediatamente a fare la schiuma.