Morty annusò la sua bevanda e poi ne assaggiò un goccettino. Aveva un vago sapore di mele, qualcosa delle mattinate d’autunno e moltissimo del fondo di una legnaia. Tuttavia, non volendo apparire irrispettoso, ne bevve un sorso.
La gente lo guardò, contando sotto voce.
Morty ritenne che ci si aspettasse qualche cosa da lui.
«Buono» disse «molto rinfrescante.» Bevve un altro goccetto. «Ha un tantino di retrogusto» aggiunse «ma vale la pena di provarlo, ne sono certo.»
Si udirono un paio di mormorii di scontento provenire dal fondo del gruppo.
«Ha annacquato lo scumble, ecco come stanno le cose!»
«No, sai benissimo che cosa succede se fai entrare anche una sola goccia d’acqua in contatto con lo scumble.»
L’oste cercò di ignorare i commenti. «Vi piace?» chiese a Morty, più o meno con lo stesso tono di voce usato quando dissero a San Giorgio "Hai ucciso un che cosa?"
«È abbastanza pungente» disse Morty. «E ha qualche cosa delle noci.»
«Scusatemi» disse l’oste e prese gentilmente il boccale dalle mani di Morty. Gli dette un’annusatina e poi si asciugò gli occhi.
«Aaahhhggg» disse. «È proprio la roba giusta.»
Guardò il ragazzo con un’aria che rasentava l’ammirazione. Non tanto per il fatto in sé che avesse bevuto un terzo di pinta di scumble, quanto perché era ancora in posizione verticale e, apparentemente, vivo. Gli restituì il boccale: era come se a Morty fosse stato consegnato un trofeo dopo una incredibile contesa. Quando il ragazzo ne ingollò un altro sorso, parecchi degli osservatori sussultarono. L’oste si chiese di che cosa fossero fatti i denti di Morty e stabilì che si dovese trattare dello stesso materiale del quale era fatto il suo stomaco.
«Non è, per caso, che siete un mago?» gli chiese, tanto per informarsi.
«Mi dispiace, no. Dovrei esserlo?»
"Non lo pensavo nemmeno" meditò fra sé l’oste "questo qui non cammina come un mago e poi non sta fumando nulla." Fissò nuovamente la caraffa di scumble.
C’era qualcosa di storto in tutto questo. C’era qualcosa di storto nel ragazzo. Non sembrava a posto. Appariva…
…più solido di quanto non dovesse essere.
Questa era, ovviamente, una cosa ridicola. Il bancone era solido, il pavimento era solido, i clienti erano solidi più di quanto non si potesse desiderare. E tuttavia, Morty, in piedi lì, con atteggiamento alquanto imbarazzato, a bere con indifferenza un liquido con il quale si sarebbero potute lavare le stoviglie, sembrava emettere un genere di solidità particolarmente potente, una dimensione eccessiva di realtà. I suoi capelli erano più capelli, i suoi vestiti più vestiti, i suoi stivali erano l’archetipo della stivalità. Faceva male la testa soltanto a guardarlo.
Comunque, Morty dimostrò, a quel punto, che dopo tutto era un essere umano. Il boccale gli cadde dalle dita contratte e rotolò sulle pietre del pavimento, e, una volta arrivativi, i resti dello scumble cominciarono a corrodersi una strada attraverso di esse. Indicò con un dito la parete opposta con la bocca che gli si spalancava e richiudeva senza proferir parola.
I clienti affezionati riportarono la loro attenzione alle chiacchiere e ai giochi di asso pigliatutto, rassicurati, ormai, che le cose erano come dovevano essere: adesso Morty si stava comportando in maniera perfettamente normale. L’oste, sollevato per il fatto che la sua bevanda era stata vendicata, si sporse sopra il bancone e dette al ragazzo qualche amichevole pacca sulla spalla.
«È tutto a posto» disse. «Spesso alla gente fa questo effetto, avrete soltanto un forte mal di testa per qualche settimana, non vi preoccupate di questo, una goccia di scumble vi rimetterà in carreggiata.»
È un dato di fatto che il migliore rimedio per i postumi di sbronza da scumble consista nell’ingoiare un pelo del cane che ti ha morso (nel bere insomma un bicchierino della stessa roba che ti ha messo KO), anche se in questo caso sarebbe stato più corretto chiamarlo un dente dello squalo o magari un cingolo del bulldozer.
Morty continuò soltanto ad indicare la parete e a dire con voce tremante: «Non riuscite a vederla? Sta passando attraverso la parete! Sta passando proprio attraverso la parete!»
«C’è un sacco di roba che può passare attraverso i muri dopo la prima volta che si è bevuto lo scumble. Di solito si tratta di affari verdi e pelosi.»
«È la foschia! Non la sentite sfrigolare?»
«Una foschia sfrigolante?» L’oste fissò la parete, che era alquanto spoglia e niente affatto misteriosa eccetto che per un paio di ragnatele. L’urgenza nella voce di Morty, però, lo sconvolse. Avrebbe preferito i soliti mostri squamati. Si sapeva sempre in che acque ci si trovava con quelli.
«Sta attraversando tutta la stanza! Non riuscite a vederla?»
I clienti si guardarono l’un l’altro. Morty li stava facendo sentire a disagio. Uno o due di essi ammisero successivamente di avere avvertito qualche cosa, una specie di solletico ghiacciato, ma che poteva anche essersi trattato di indigestione.
Morty indietreggiò e si aggrappò al bancone. Rabbrividì.
«State a sentire» disse l’oste «uno scherzo è uno scherzo, ma…»
«Voi avevate addosso una camicia verde, prima!»
L’oste abbassò lo sguardo sulla propria persona. Nella voce del ragazzo c’era una sfumatura di terrore.
«Prima di cosa?» balbettò quello. Con suo grande stupore e prima che la mano riuscisse a completare il suo viaggio surrettizio verso il bastone di pruno, Morty balzò al di là del bancone e lo afferrò per il grembiule.
«Voi avete una camicia verde, no?» domandò. «L’ho vista, aveva dei bottoncini gialli!»
«Be’, sì, io ho due camicie.» L’oste cercò di darsi un contegno. «Sono un uomo che ha dei mezzi» aggiunse. «Soltanto che oggi non la indosso.» Non aveva alcuna intenzione di scoprire come facesse Morty a sapere dei bottoncini.
Morty lo lasciò andare e turbinò su se stesso.
«Stanno tutti seduti in posti diversi! Dove si trova l’uomo che stava accanto al camino? È tutto cambiato!»
Corse fuori passando per la porta e si udì un grido soffocato provenire dall’esterno. Sfrecciò nuovamente dentro, con occhi sbarrati, e affrontò la folla terrorizzata.
«Chi ha cambiato l’insegna? Qualcuno ha cambiato l’insegna!»
L’oste si passò nervosamente la lingua sulle labbra.
«Volete dire dopo che è morto il vecchio re?» chiese.
Lo sguardo di Morty lo pietrificò, gli occhi del ragazzo erano due pozze nere di terrore.
«È il nome, quello che voglio sapere!»
«Noi abbiamo… c’è sempre stato lo stesso nome» disse l’uomo, guardando disperatamente i clienti in cerca di sostegno. «Non è così, ragazzi? "Il Capo del Duca".»
Si udì un mormorato coro di assenso.
Morty guardò tutti quanti, visibilmente scosso. Quindi si voltò e corse fuori un’altra volta.
Le persone in ascolto udirono un rumore di zoccoli di cavallo nel cortile che divenne sempre più debole e poi scomparve interamente, come se il cavallo avesse lasciato la faccia della terra.
Non si sentiva alcun suono all’interno della taverna. Gli uomini cercavano di evitare lo sguardo l’uno dell’altro. Nessuno voleva essere il primo ad ammettere di avere visto quello che riteneva di avere appena visto.