«Morty» disse a voce bassa.
Questo sarebbe stato sufficiente per qualsiasi altro soldato normale, ma questo aveva la stoffa dell’ufficiale.
«Volevo dire: amico o nemico?» farfugliò quello, cercando di evitare lo sguardo di Morty.
«Quale preferisci?» sogghignò lui. Non era ancora precisamente il ghigno dalla sua Padrona, ma era comunque un ghigno piuttosto efficace e non aveva nemmeno una traccia di umorismo.
La guardia si rilassò, sollevata, e si scostò da una parte.
«Passa, amico» disse.
Morty avanzò impettito attraverso la sala verso la scala che conduceva agli appartamenti reali. La sala era cambiata moltissimo dall’ultima volta che l’aveva vista. I ritratti della Principessa Keli si trovavano dappertutto: avevano perfino sostituito gli antichi e laceri stendardi di guerra nelle ombreggiate altezze sottostanti il tetto. Chiunque avesse camminato all’interno del palazzo avrebbe trovato impossibile fare più di qualche passo senza vedere un ritratto. Una parte della mente di Morty si chiese il perché, proprio mentre un’altra parte di essa si preoccupava della luccicante cupola che si stava chiudendo, avanzando ad una velocità stabile sopra la città, tuttavia la parte preponderante della sua mente era un crogiolo incandescente e fumante di rabbia, perplessità e gelosia. "Ysabell aveva ragione" pensò "questo deve essere l’amore."
«Il ragazzo che cammina attraverso le pareti!»
Morty sollevò di scatto la testa. Bentagliato si trovava in piedi in cima alle scale.
Anche il mago era cambiato parecchio, pensò Morty amaramente. Forse però non poi così tanto. Sebbene stesse indossando una tunica bianca e nera ricamata e carica di lustrini, sebbene il suo cappello a punta fosse alto un metro e decorato con più simboli mistici di una mappa dentale e sebbene le sue scarpe di velluto rosso avessero fibbie d’argento e le punte che si attorcigliavano come serpenti, aveva ancora parecchie macchie sul colletto e sembrava stare masticando. Osservò Morty mentre quello saliva su per le scale verso di lui.
«Sei arrabbiato per qualche cosa?» domandò. «Ho cominciato a lavorare al tuo problema, ma poi mi sono trovato invischiato in altre cose. Davvero difficile, passare attraverso le… perché mi stai fissando in questo modo?»
«Che ci fai tu qui?»
«Potrei farti la stessa domanda. Ti va una fragola?»
Morty gettò un’occhiata al cestino di legno che il mago teneva in mano.
«In pieno inverno?»
«A dire il vero sono cavolini di Bruxelles con uno spruzzo di magia.»
«Sanno di fragola?»
Bentagliato sospirò. «No, sanno di cavolini di Bruxelles. L’incantesimo non funziona alla perfezione. Pensavo che avrebbero potuto tirare su il morale della principessa, ma me li ha tirati dietro. È un peccato sciuparli. Serviti pure.»
Morty lo guardò a bocca spalancata.
«Te li ha tirati dietro?»
«Con grande precisione, purtroppo. Gran bel caratterino la giovane signora.»
"Ciao" disse una voce all’interno della mente di Morty "sono di nuovo te e ti faccio notare che le possibilità che la principessa abbia anche soltanto distrattamente pensato a fare sai-quel-che-intendo con questo tipo sono, nella migliore delle ipotesi, remote."
"Vattene" pensò Morty. Il suo subconscio gli stava creando dei problemi. Sembrava avere accesso diretto a parti del suo corpo che, al momento, desiderava ignorare.
«Perché sei qui?» chiese a voce alta. «Ha forse qualcosa a che vedere con tutti questi ritratti?»
«È stata una bella idea, vero?» disse raggiante Bentagliato. «Ne sono anche io alquanto fiero.»
«Scusami» disse debolmente Morty. «Ho avuto una giornata pesante. Penso che mi andrebbe di sedermi da qualche parte.»
«C’è la Sala del Trono» disse Bentagliato. «Non c’è mai nessuno lì a quest’ora della notte. Dormono tutti.»
Morty annuì e poi guardò con atteggiamento sospettoso il giovane mago.
«E allora tu che ci fai in piedi?» chiese.
«Ehm» disse Bentagliato «ehm, io ho soltanto pensato di fare un giretto per vedere se c’era qualcosa in dispensa.»
Rabbrividì.[6]
È il momento di fare osservare che anche Bentagliato si trova a notare il fatto che Morty, perfino un Morty stanco per la cavalcata e la mancanza di sonno, sembra, per così dire, brillare dall’interno ed essere, nonostante tutto, in qualche strano modo che non ha niente a che vedere con la dimensione, più vivo del solito. Questo accade in quanto Bentagliato è, per allenamento, un osservatore migliore rispetto alle altre persone e sa che, nelle questioni riguardanti l’occulto, la risposta più ovvia è quasi sempre quella sbagliata.
Morty riesce a passare, se è sovrappensiero, attraverso le pareti e a bere tranquillamente un ammazzabudella liscio non tanto perché si stia trasformando in un fantasma, ma in quanto sta diventando pericolosamente reale.
In effetti, quando il ragazzo inciampa mentre essi camminano lungo il corridoio e riesce a passare attraverso un pilastro di marmo senza nemmeno accorgersene, è ovvio che il mondo sta diventando un posto alquanto privo di sostanza dal suo punto di vista.
«Sei appena passato attraverso un pilastro di marmo» osservò Bentagliato. «Come hai fatto?»
«Davvero?» Morty si guardò attorno. Il pilastro aveva un aspetto abbastanza solido. Cercò di infilarci un braccio e si ammaccò un gomito.
«Avrei potuto giurare che tu l’avessi fatto» disse Bentagliato. «I maghi notano sempre questo genere di cose, sai.» Si infilò una mano in tasca.
«Allora hai anche notato la cupola di foschia che si trova attorno al paese?» disse Morty.
Bentagliato guaì. Il barattolo che aveva in mano gli cadde e si frantumò sulle piastrelle: si sentì un odore di condimento da insalata leggermente rancido.
«Di già?»
«Non so nulla di un "di già"» disse Morty «però c’è una specie di parete scricchiolante che scivola sul terreno e nessuno sembra preoccuparsene e…»
«A che velocità si muove?»
«…cambia le cose!»
«L’hai vista? A che distanza si trova? A che velocità si muove?»
«È chiaro che io l’abbia vista. Ci ho cavalcato attraverso due volte è stato come…»
«Ma tu non sei un mago e quindi…»
«A proposito che ci fai tu qui…»
Bentagliato trasse un profondo respiro. «Tutti zitti!» gridò.
Ci fu silenzio. Quindi il mago afferrò Morty per un braccio. «Vieni con me» disse, spingendolo lungo il corridoio. «Non so chi tu sia esattamente e spero di avere abbastanza tempo per poterlo scoprire un giorno o l’altro, ma sta per succedere qualcosa di veramente terribile e io penso che tu sia, in qualche modo, coinvolto.»
«Qualcosa di terribile? Quando?»
«Dipende dalla distanza dell’interfaccia e dalla sua velocità di avanzamento» disse Bentagliato, trascinando Morty lungo un passaggio laterale. Quando si trovarono davanti a una piccola porta di quercia lui gli lasciò andare il braccio e si infilò nuovamente la mano in tasca, tirandone fuori un pezzetto di formaggio rinsecchito e un pomodoro sgradevolmente molliccio.
«Tieni un po’. Grazie.» Ricominciò ad armeggiare nella tasca, ne estrasse una chiave e aprì la porta.
«Ucciderà la principessa, non è vero?» chiese Morty.
«Sì» disse Bentagliato «o meglio no.» Si fermò con la mano sulla maniglia. «È stata una intuizione abbastanza perspicace da parte tua. Come facevi a saperlo?»
«Io…» Morty esitò.
«La principessa mi ha raccontato un storia molto strana» disse Bentagliato.
«Mi immagino di sì» disse Morty. «Se era incredibile, è comunque vera.»
«Tu sei lui, non è vero? L’assistente della Morte?»
«Sì. Tuttavia al momento non sono in servizio.»
6
Vi aveva trovato un mezzo barattolo di maionese stantia, un pezzo di formaggio vecchissimo e un pomodoro la cui parte inferiore era piena di muffa. Dato che durante il giorno la dispensa del palazzo di Sto Lat conteneva normalmente quindici cervi interi, cento coppie di fagiani, cinquanta barilotti di burro, duecento ceste di conigli, settantacinque mezzi manzi, due miglia di salsiccee assortite, svariata selvaggina, ottanta dozzine di uova, parecchi storioni del Mare Circolare, un mastello di caviale e una zampa d’elefante ripiena di olive, Bentagliato aveva notato ancora una volta che l’universale manifestazione di cruda magia naturale che percorreva l’universo intero è questa: che qualsiasi dispensa domestica in cui si faccia un’incursione nel bel mezzo della notte, contiene sempre, indipendentemente da quale fosse il suo inventario durante il giorno, un mezzo barattolo di maionese stantia, un pezzo di formaggio vecchissimo e un pomodoro carico di muffa bianca.