«Ci sono ossa e teschio attorno alla porta?» chiese Morty, scostando indietro la sedia.
«È un motivo presente quasi su tutte» sospirò Albert. «È soltanto un suo ghiribizzo. Non significano nulla.»
Lasciando la propria colazione a freddare, Morty si affrettò su per gli scalini, lungo il corridoio e si fermò di fronte alla prima porta. Sollevò una mano per bussare.
«ENTRA.»
La maniglia si abbassò per conto suo. La porta si aprì verso l’interno.
La Morte era seduta dietro a una scrivania e fissava con grande concentrazione un librone dalla copertina di cuoio che era quasi più grosso della stessa scrivania. Sollevò lo sguardo quando Morty entrò, tenendo un dito calcareo fermo su un punto e fece un sogghigno. Non aveva grande alternativa.
«AH» disse. Quindi si fermò. Si grattò poi il mento producendo un rumore simile a quello di un’unghia che scorre sui denti di un pettine.
«CHI SEI TU, RAGAZZO?»
«Morty, signora. Il suo apprendista. Si ricorda?»
La Morte lo fissò per qualche tempo. Poi i suoi occhi dalle scintille blu si riportarono sul libro.
«OH, GIÀ» disse «MORTY. BENE, RAGAZZO, DESIDERI SINCERAMENTE IMPARARE GLI ESTREMI SEGRETI DEL TEMPO E DELLO SPAZIO?»
«Sì, signora. Penso di sì, signora.»
«BENE. LE SCUDERIE SI TROVANO SUL RETRO. LA PALA È APPESA GIUSTO ALL’INTERNO DELLA PORTA.»
Abbassò lo sguardo. Rialzò lo sguardo. Morty non si era mosso.
«È FORSE POSSIBILE CHE TU NON SIA RIUSCITO A COMPRENDERMI?»
«Non completamente, signora» disse Morty.
«STERCO, RAGAZZO. STERCO. ALBERT TIENE UN CUMULO DI LETAME IN GIARDINO. RITENGO CHE CI SIA UNA CARRIOLA DA QUALCHE PARTE NELLA TENUTA. PORTACELO CON QUELLA.»
Morty annuì mestamente. «Sì, signora. Ho capito, signora. Signora?»
«SÌ?»
«Signora, non riesco a capire che cosa abbia a che fare questo con i segreti del tempo e dello spazio.»
La morte non sollevò lo sguardo dal libro.
«QUESTO» disse «È IL MOTIVO PER CUI TI TROVI QUI: PER IMPARARE.»
È un dato di fatto che sebbene la Morte del Mondo Disco è, secondo le sue stesse parole, una PERSONIFICAZIONE ANTROPOMORFICA, aveva ormai da molto tempo smesso di usare i tradizionali scheletri di cavallo, a causa della seccatura di doversi fermare in continuazione per rimettere insieme i pezzi. Adesso i suoi cavalli erano tutte bestie in carne ed ossa e della razza più pregiata.
Morty scoprì che erano, inoltre, anche molto ben nutriti.
Alcuni lavori offrono incrementi. Questo offriva… be’, decisamente il contrario, ma almeno si svolgeva al caldo ed era piuttosto facile da imparare. Dopo un po’ il ragazzo riuscì ad entrare nel ritmo giusto e cominciò a fare fra sé e sé il gioco relativo alla misurazione delle piccole quantità in cui ognuno si cimenta in queste circostanze. "Vediamo un po’" pensò "ho fatto quasi un quarto, diciamo un terzo, e così quando avrò terminato quell’angolo vicino al fienile sarò già a più della metà, diciamo cinque ottavi, che significa altri tre carichi di carriola…" Tutto questo non dimostra nulla, a parte che lo sconvolgente splendore dell’universo è molto più semplice da fronteggiare se riesci a pensarlo come una serie di pezzettini.
Il cavallo lo guardava dalla sua stalla e cercava occasionalmente di mangiargli i capelli con atteggiamento amichevole.
Dopo qualche tempo, Morty si rese conto che c’era anche qualcun altro che lo stava osservando. La ragazza, Ysabell, era appoggiata sulla mezza porta e si teneva il mento fra le mani.
«Sei un servo?» gli chiese.
Morty si raddrizzò.
«No» disse «sono un apprendista.»
«Che cosa sciocca. Albert dice che tu non puoi essere un apprendista.»
Morty si concentrò sul sollevare una palata piena sopra la carriola. "Ancora due palate, diciamo tre se ben pressate, e significa che con altre quattro carriole, insomma, diciamo cinque, sono già arrivato a metà di…"
«Lui dice» riprese Ysabell a voce più alta «che gli apprendisti diventano poi maestri e che non ci può essere più di una Morte. E così tu sei soltanto un servo e devi fare quello che io ti ordino.»
"…e poi con altre otto carriole significa che sono arrivato fino alla porta, che vuol dire circa due terzi dell’intero lavoro, e cioè…"
«Hai sentito quello che ti ho detto, ragazzo?»
Morty annuì. "E poi con altre quattordici carriole, solo che è meglio calcolarne quindici perché non ho spazzato via proprio bene nell’angolo, e…"
«Hai perduto la lingua?»
«Morty» disse Morty con delicatezza.
Lei lo guardò furibonda. «Cosa?»
«Mi chiamo Morty» disse Morty. «Oppure Mortimer. La maggior parte della gente mi chiama Morty. Volevi parlarmi di qualche cosa?»
La ragazza rimase priva di parole per qualche istante, facendo rimbalzare lo sguardo dal volto di lui alla pala e viceversa.
«Soltanto che mi è stato detto di andare avanti col lavoro» disse Morty.
Lei esplose.
«Perché sei qui? Perché mia madre ti ha portato qui?»
«Mi ha assunto alla fiera» rispose Morty. «Tutti i ragazzi sono stati assunti. E anche io.»
«E tu volevi essere assunto?» chiese bruscamente lei. «Lei è la Morte, sai. La truce Mietitrice. Lei è molto importante. Non è una cosa che tu puoi diventare, è qualcosa che sei.»
Morty fece un vago cenno in direzione della carriola.
«Mi aspetto che le cose si risolvano per il meglio» disse lui. «Mio padre dice che di solito succede così.»
Prese la pala, si voltò e fece un sorrisetto al fondoschiena del cavallo quando udì Ysabell sbuffare e andarsene via.
Morty lavorò incessantemente attraverso i sedicesimi, gli ottavi, i quarti e i terzi, scorrazzando con la carriola in giardino fino al cumulo di letame vicino all’albero di mele.
Il giardino della Morte era grande, pulito e davvero ben tenuto. Era anche molto, molto nero. L’erba era nera. I fiori erano neri. Nere mele spuntavano tra le nere foglie di un nero albero di mele. Perfino l’aria sembrava color inchiostro.
Dopo un po’ Morty pensò di riuscire a distinguere… no, non era nemmeno possibile immaginare di riuscire a distinguere… diversi colori neri.
Cioè non soltanto toni molto scuri di verde, rosso o che altro, ma vere e proprie sfumature di nero. Un intero spettro di colori, tutti diversi e tutti… insomma, neri. Rovesciò l’ultimo carico, mise via la carriola e tornò in casa.
«ENTRA.»
La Morte stava in piedi dietro ad un leggìo, studiando attentamente una mappa. Guardò Morty come se lui non fosse completamente lì.
«NON HAI MAI SENTITO PARLARE DELLA BAIA DI MANTE, VERO?» domandò.
«No, signora» rispose Morty.
«FAMOSO NAUFRAGIO, LÌ.»
«C’è stato?»
«CI SARÀ» disse la Morte «SE RIUSCIRÒ A TROVARE QUEL MALEDETTISSIMO POSTO.»
Morty girò dietro al leggìo e sbirciò sulla mappa.
«Lei farà naufragare la nave?» chiese.
La Morte lo guardò, inorridita.
«CERTO CHE NO. CI SARÀ UNA COMBINAZIONE DI FATTORI QUALI LA CATTIVA ARTE DI NAVIGAZIONE, LE ACQUE BASSE E IL VENTO CONTRARIO.»
«Ma è terribile» disse Morty. «Affogheranno in molti?»
«QUESTO DIPENDE DAL FATO» rispose la Morte, voltandosi verso la libreria che aveva alle spalle e tirando fuori un pesante dizionario geografico. «NON C’È NULLA CHE IO POSSA FARCI, CHE COS’È QUESTO ODORE?»
«Io» disse semplicemente Morty.
«AH. LE STALLE.» La Morte fece una pausa, tenendo la mano sulla costola del libro. «E PERCHÉ MAI PENSI CHE IO TI ABBIA DIRETTO ALLE STALLE? RIFLETTI ATTENTAMENTE, ORA.»