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Morty esitò. Lui aveva effettivamente pensato con grande attenzione, mentre contava le carriole. Si era domandato se non glielo avesse chiesto perché imparasse a coordinare meglio l’occhio e la mano, oppure se non lo avesse fatto per insegnargli l’obbedienza, oppure ancora per fargli comprendere l’importanza, su scala umana, dei compiti più semplici, oppure per farlo render conto del fatto che anche i grandi uomini dovevano iniziare dal basso. Nessuna di queste spiegazioni gli sembrava completamente giusta.

«Io penso…» cominciò a dire.

«SÌ?»

«Be’, penso che me lo abbia fatto fare perché aveva lo sterco di cavallo fino al ginocchio, se devo dir la verità.»

La Morte lo guardò a lungo. Morty spostò il peso da un piede all’altro, a disagio.

«ASSOLUTAMENTE GIUSTO» disse seccamente la Morte. «CHIAREZZA DI PENSIERO. APPROCCIO REALISTICO. MOLTO IMPORTANTE IN UN LAVORO COME IL NOSTRO.»

«Sì, signora. Signora?»

«UHMM?»

La Morte stava combattendo con l’indice geografico.

«Le persone muoiono in continuazione, no? A milioni. Lei deve essere molto occupata. Ma…»

La Morte gettò a Morty uno sguardo con il quale lui stava prendendo dimestichezza. Cominciava come vacua sorpresa, baluginava brevemente di seccatura, faceva una visitina per un drink alla comprensione e si stabilizzava alla fine in una vaga sopportazione.

«MA?»

«Io avevo pensato che lei sarebbe stata, insomma, un po’ più in giro. Capisce. A camminare per le strade. L’almanacco di mia nonna aveva un disegno che la raffigurava con una falce e roba del genere.»

«HO CAPITO. HO PAURA CHE SIA DIFFICILE DA SPIEGARE FINCHE NON SAPRAI QUALCOSA SUL PUNTO DELLA INCARNAZIONE E SULLA CONVERSIONE DEI NODI. NON MI ASPETTO CHE TU NE SAPPIA NULLA, NON È COSÌ?»

«No, penso di no.»

«DI SOLITO SONO TENUTA SOLTANTO A FARE UNA COMPARSA VERA E PROPRIA SOLTANTO IN OCCASIONI SPECIALI.»

«Come un re, immagino» disse Morty. «Voglio dire, un re regna anche quando sta facendo qualcos’altro oppure quando dorme. È così non è vero, signora?»

«PIÙ O MENO» rispose la Morte arrotolando le mappe. «E ADESSO, RAGAZZO, SE HAI FINITO CON LE STALLE PUOI ANDARE A VEDERE SE ALBERT HA QUALCHE LAVORETTO DA FARTI FARE. SE VUOI, PUOI VENIRE CON ME PER IL GIRO DI QUESTA NOTTE.»

Morty annuì. La Morte tornò al suo grosso librone di cuoio, prese una penna, la fissò per un istante, e poi sollevò nuovamente lo sguardo su Morty tenendo il cranio piegato da una parte.

«HAI GIÀ INCONTRATO MIA FIGLIA?» domandò.

«Ehm. Sì, signora» rispose Morty tenendo già la mano sulla maniglia della porta.

«È UNA RAGAZZA DAVVERO GRADEVOLE» disse la Morte «MA PENSO CHE LE PIACCIA AVERE ATTORNO QUALCUNO DELLA SUA ETÀ CON CUI SCAMBIARE QUALCHE PAROLA.»

«Signora?»

«E, OVVIAMENTE, UN GIORNO TUTTO QUESTO APPARTERRÀ A LEI.»

Qualcosa come una piccola supernova azzurrognola balenò per un istante nel profondo delle sue orbite. Morty immaginò che, con un certo imbarazzo e una completa mancanza di esperienza, la Morte stesse cercando di fare l’occhietto.

In un paesaggio che non aveva nulla a che spartire con tempo e spazio, che non appariva su alcuna mappa, che esisteva solo in quelle infinite distanze del cosmo multiplo conosciuto ai pochi astrofisici che si son fatti una bella dose di LSD, Morty passò il pomeriggio ad aiutare Albert a raccogliere broccoli. Erano neri, dipinti di rosso.

«Lei ci prova, vedi» disse Albert, sventolando e brandendo il chiavicchio. «È soltanto che quando si tratta di colori, non ha un gran che di immaginazione.»

«Non sono certo di riuscire a capire» disse Morty. «Tu hai detto che è stata lei a fare tutto ciò?»

Al di là della recinzione del giardino, il terreno scivolava verso una profonda vallata e poi si rialzava in una brughiera scura che arrivava fino a distanti montagne, aguzze quanto denti di gatto.

«Già» disse Albert. «Attento a quel che fai con quell’annaffiatoio.»

«Che cosa c’era prima, qui?»

«Non lo so» disse Albert, iniziando un filare nuovo. «Firmamento, suppongo. È l’appellativo che viene dato al nulla assoluto. Non è un gran bella opera d’arte, per la verità. Voglio dire, il giardino va bene, ma le montagne sono assolutamente scadenti. Sono completamente sfuocate, quando ci arrivi più vicino. Io ci sono andato a dare un’occhiata una volta.»

Morty guardò di sbieco gli alberi che aveva accanto. Sembravano del tutto solidi.

«È perché mai l’avrebbe fatto?» chiese.

Albert sbuffò. «Sai quello che succede ai ragazzi che fanno troppe domande?»

Morty rifletté per un istante.

«No» disse alla fine «che succede?»

Ci fu silenzio.

Quindi Albert si raddrizzò e disse. «Che io sia dannato se lo so. Probabilmente ottengono delle risposte e gli sta anche bene.»

«Ha detto che questa sera potevo andare con lei» disse Morty.

«Allora sei un ragazzo fortunato, no?» commentò Albert in tono vago, indirizzandosi nuovamente verso casa.

«Ehi, ha fatto davvero lei tutto questo?» chiese Morty, seguendolo passo passo.

«Sì.»

«Perché?»

«Suppongo che desiderasse un posto in cui sentirsi a casa.»

«E tu sei morto, Albert?»

«Io? Sembro forse morto?» il vecchio sbuffò quando Morty cominciò a scrutarlo con una lenta e critica occhiata «e adesso puoi anche farla finita. Io sono vivo quanto te. Forse anche di più.»

«Scusami.»

«Lascia stare.» Albert aprì la porta sul retro e si voltò per guardare Morty nel modo più gentile che riuscisse a realizzare.

«È meglio non porre troppe domande» aggiunse «la gente si sente imbarazzata. Adesso che ne dici di un bel pasticcio di avanzi fritti?»

Il campanello suonò mentre loro stavano giocando a domino. Morty balzò sull’attenti.

«Vorrà che le venga preparato il cavallo» disse Albert. «Seguimi.»

Uscirono entrambi e si diressero verso la scuderia mentre il tramonto incombeva e Morty osservò il vecchio che sellava il cavallo della Morte.

«Si chiama Binky» disse Albert mentre stringeva il sottopancia. «Sta solo a dimostrare che non puoi mai essere certo di nulla.»

Binky cercò di mordergli la sciarpa in modo affettuoso.

Morty ricordò l’incisione in legno dell’almanacco di sua nonna, tra la pagina dedicata ai periodi di semina e la sezione delle fasi lunari, che mostrava la Morte, La Grande Livellatrice che Viene per Tutti gli Uomini. L’aveva guardata per centinaia di volte mentre stava imparando a leggere. Non sarebbe stata solenne nemmeno la metà, se fosse stato universalmente risaputo che il cavallo sputafuoco che montava lo spettro si chiamava Binky.

«Io avrei studiato qualcosa come Zanna oppure Sciabola o Ebano» continuò a dire Albert «ma la padrona vuole concedersi i suoi ghiribizzi, sai. Non vedi l’ora di partire, eh?»

«Penso di sì» rispose Morty con aria incerta. «Non ho mai visto la Morte effettivamente all’opera.»

«Non è successo a molti» disse Albert. «Certamente poi, non due volte.»

Morty trasse un profondo respiro.

«E riguardo a quella sua figlia…» cominciò a dire.

«AH. BUONA SERA, ALBERT, RAGAZZO.»

«Morty» disse automaticamente Morty.

La Morte avanzò impettita nella scuderia, abbassandosi leggermente per evitare di sbattere contro il soffitto. Albert fece un cenno col capo, non in maniera sottomessa, notò Morty, ma semplicemente con atteggiamento informale. Morty aveva conosciuto un paio di servi, nelle rare occasioni in cui era stato portato in paese, e Albert non assomigliava affatto a nessuno dei due. Sembrava agire come se la casa appartenesse in effetti a lui e la proprietaria fosse soltanto un ospite di passaggio, qualcosa che si deve tollerare come l’intonaco che si stacca e i ragni nel gabinetto. La Morte sembrava sopportare pazientemente questo atteggiamento, come se lei e Albert avessero discusso tutto quello di cui c’era bisogno di discutere già molto tempo prima e fossero semplicemente soddisfatti, adesso, di portare avanti i propri lavori creandosi il minimo possibile di incomodo reciproco. A Morty sembrava quasi di stare facendo una passeggiata dopo una terribile tempesta… tutto era molto fresco, nulla particolarmente sgradevole, tuttavia si percepiva una sensazione di immense energie che erano appena state spese.