Finalmente, non ne poté più. Erano solo le 20 e 40, spaventosamente presto per concludere un appuntamento iniziato alle 19 e 30, ma doveva tirarsi fuori di lì.
— Scusami — disse Molly. — Ho… credo che quella pasta col pesto mi abbia fatto qualcosa. Non mi sento molto bene. Penso che dovrei andare a casa.
Rudy apparve preoccupato. — Mi spiace — disse. Fece segno al cameriere. — Ecco, ce ne andiamo subito; ti porterò io.
— No — disse Molly. — No, grazie. Farò… farò una camminata. Sono sicura che una passeggiatina mi aiuterà la digestione.
— Verrò con te.
— No, davvero. Starò subito bene. Sei gentile a offrirti, comunque. — Tolse il portafoglio dalla borsetta. — Con tassa e mancia, la mia parte dovrebbe essere circa quindici dollari — disse, mettendo l’importo sulla tovaglia.
Rudy parve contrariato, ma almeno la sua preoccupazione per la salute di Molly fu abbastanza sincera da bandire quel linguaggio triviale dalla sua mente. — Mi spiace — disse di nuovo.
Molly si costrinse a sorridere. — Anche a me — disse.
— Ti chiamerò — disse Rudy.
Molly annuì e si affrettò a uscire dal ristorante.
L’aria della sera era calda e piacevole. Cominciò a camminare senza realmente pensare dove fosse diretta. Tutto quel che sapeva era che non voleva tornare al suo appartamento. Non un venerdì sera; era troppo solitario, troppo vuoto.
Si trovava sull’University Avenue, che, non c’era da sorprendersene, finì per portarla al campus. Superò molte coppiette (alcune regolari, altre gay) che andavano nell’altro senso, e captò pensieri chiaramente sessuali da quelle che inevitabilmente entravano nella sua zona, ma non le importò, dato che quei pensieri non riguardavano lei. Giunse alla Doe Library e decise di entrare. La pasta col pesto, in effetti, le stava facendo borbottare un po’ gli intestini, così un’escursione in bagno poteva essere opportuna.
Dopo aver finito, salì al piano principale. La biblioteca era quasi del tutto vuota. Chi se la sentiva di studiare un venerdì sera, dopotutto, specialmente agli inizi dell’anno accademico?
— ’Sera, professoressa Bond — disse un bibliotecario che sedeva al banco delle informazioni. Era un uomo alto e magro di mezza età.
— Ciao, Pablo. Non molta gente oggi.
Pablo annuì e sorrise. — Vero. Ma abbiamo sempre i frequentatori abituali. Il guardiano notturno è qui, come al solito. — Puntò il pollice verso un tavolo di quercia a una certa distanza. Un bell’uomo sulla trentina con un viso rotondo e capelli color cioccolata sedeva curvo su un libro.
— Guardiano notturno? — disse Molly.
— Il dottor Tardivel — disse Pablo — della LBL. Ha cominciato a venire qui quasi tutte le sere ultimamente. Continua a mandarmi a prendere i raccoglitori di vari giornali.
Molly guardò quel giovanotto di nuovo. Non ne conosceva il nome e non rammentava di averlo mai visto in giro per il campus. Lasciò Pablo e si diresse nella sala di lettura principale. Le copie di molti periodici recenti erano custodite in uno scaffale di legno che incidentalmente era vicino al tavolo che stava usando quel Tardivel. Molly avanzò verso lo scaffale e cominciò a cercare un numero di «Developmental Psychology» o «Cognition» per ammazzare un’ora o due. Si accovacciò a esaminare attentamente le pile di giornali sullo scaffale inferiore, e così facendo i pantaloni le tirarono.
Un pensiero sfiorò la sua coscienza, come una piuma che le si posasse sulla pelle nuda, ma era inintelligibile.
I giornali non erano in ordine cronologico. Cominciò a riaggiustare la pila, in modo da collocare in cima i numeri più recenti.
Un altro pensiero ondeggiò nel suo cervello. E improvvisamente comprese il motivo per cui aveva difficoltà a leggerlo. Il pensiero era in francese; Molly riconobbe il suono mentale di quella lingua.
Trovò la copia del mese prima di DP, si raddrizzò, e scrutò la sala in cerca di un posto per sedersi. C’erano sedie vuote in abbondanza, ovviamente, ma, be’…
Francese. Quel giovane pensava in francese.
Ed era anche un tipo sexy.
Molly si mise a sedere accanto a lui e aprì la rivista. Lui alzò lo sguardo, con in volto un’espressione leggermente sorpresa. Lei gli sorrise e poi, senza realmente pensarci, disse: — Bella serata.
Lui ricambiò il sorriso. — Già, davvero.
A Molly batté forte il cuore. Stava ancora pensando in francese. Aveva già conosciuto degli stranieri prima, ma tutti quanti erano passati a pensare in inglese quando parlavano la sua lingua. — Oooh, che accento adorabile!
— disse Molly. — Lei è francese?
— Franco-canadese — disse Pierre. — Di Montreal.
— È studente? — chiese Molly, sapendo benissimo da quel che aveva detto Pablo che non lo era.
— No, no — disse lui. — Sono ricercatore al LBL.
— Ah, quindi deve conoscere Burian Klimus. — Molly finse di rabbrividire. — È un tipo gelido.
Pierre rise. — Proprio così.
— Sono Molly Bond — disse lei. — Sono professore associato al dipartimento di psicologia.
— Enchanté — disse Pierre. — Sono Pierre Tardivel.
— Una pausa. — Psicologia, eh? Mi ha sempre interessato.
— Wow — disse Molly a bassa voce.
— Wow?
— Lo fate davvero. I canadesi, cioè. Dite davvero «eh».
Pierre sembrò arrossire un po’. — Diciamo anche «Lei è il benvenuto».
— Che?
— Da queste parti, se si dice «Grazie» a qualcuno, tutti sembrano replicare «Uh-huh». Noi diciamo «Lei è il benvenuto».
Molly rise. — Touché — disse. E poi si portò la mano alla bocca. — Ehi… credo di sapere un po’ di francese, dopotutto.
Pierre sorrise. Fu proprio un bel sorriso simpatico.
— Così — disse Molly, guardando gli scaffali di libri stantii intorno a sé — lei viene qui spesso?
Pierre annuì. C’erano un sacco di pensieri sulla superficie della sua mente, ma con gran piacere Molly non poté distinguere il senso di alcuno di essi. E il francese, il francese era una lingua così bella, era quasi come una dolce musica di sottofondo piuttosto che il rumore irritante dei pensieri articolati di tanta gente.
Prima che potesse davvero rifletterci sopra, le parole le sfuggirono. — Le andrebbe una tazza di caffè? — disse. E poi, come se quel suggerimento necessitasse di qualche giustificazione, aggiunse: — C’è un posto dove fanno ottimi cappuccini, sulla Bancroft.
Pierre aveva una strana espressione sulla faccia, un misto di incredulità e lieta sorpresa per quell’inaspettata fortuna. — Sarebbe bello — disse.
Sì, pensò Molly. Lo sarebbe proprio.
Parlarono per ore, e l’accompagnamento dei pensieri francesi di Pierre in sottofondo non fu mai invadente. Poteva essere un gran porco come la maggioranza degli altri uomini, ma Molly ne dubitava. Pierre sembrava sinceramente interessato a quel che aveva da dire, e ascoltava con attenzione. E aveva un meraviglioso senso dell’umorismo; Molly non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva apprezzato tanto la compagnia di qualcun altro.
Molly aveva sentito dire che i francesi, sia canadesi che europei, avevano un atteggiamento diverso riguardo le donne da quello degli uomini americani. Erano più rilassati al riguardo, meno portati a essere fuori dalle righe tutto il tempo, meno inclini a cercare senza posa di mettersi in mostra. Molly ci aveva creduto solo a metà. Albergava in lei il sospetto che il loro atteggiamento in apparenza indifferente verso la nudità femminile fosse parte di una vasta cospirazione: «Resta impassibile, e ti faranno ballare le tette proprio davanti!» Ma Pierre pareva realmente interessato alla sua mente e al suo lavoro, e questo fu per Molly maggior motivo di eccitazione di qualunque sfoggio di machismo.