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— Lei ne sa qualcosa?

— Certo. Sul lavoro ci hanno fatto grandi conferenze al riguardo. — Sorrise. — Comunque, capisco che le interessa parlare delle opzioni assicurative.

Pierre fece cenno a Tiffany di prendere una sedia. — Esatto — disse. — Vengo dal Canada, così non ho mai stipulato un’assicurazione sanitaria prima. Ancora per un po’ soddisferò il requisito di risiedere nel Québec, ma…

Tiffany scosse il capo. — Ho aiutato diversi canadesi nel corso degli anni. I vostri piani sanitari provinciali coprono solo l’importo in dollari che gli stessi servizi costerebbero in Canada, dove i prezzi dei servizi medici sono fissati dal governo. Qui non ci sono controlli sui prezzi. Troverà che la maggior parte delle procedure sono più costose, e il suo piano del Québec non coprirà gli extra. In più, i piani provinciali forniscono le cure mediche, ma non cose tipo stanze d’ospedale private. — Fece una pausa. — Non ha nessuna associazione al piano assicurativo della facoltà?

Pierre scosse il capo. — Non sono membro della facoltà. Sono solo un ricercatore in visita.

Lei appoggiò la valigetta diplomatica sul bancone del laboratorio e l’aprì. — Be’, allora le occorrerà una formula onnicomprensiva. Possiamo offrirle quel che chiamiamo il Piano Oro, che copre il cento per cento di tutti i conti ospedalieri, inclusi i trasferimenti in ambulanza, e qualunque altra cosa di cui possa aver bisogno, come sedie a rotelle o grucce. Inoltre, copre anche tutte le sue necessità mediche di routine, come controlli annuali, ricette, e così via. — Gli porse una brossura stampata a rilievo in oro e piegata in tre.

Pierre la prese e la scorse con gli occhi. I sofferenti di corea di Huntington finivano solitamente le loro vite con una prolungata degenza ospedaliera. Se fosse saltato fuori che aveva la malattia, avrebbe certamente voluto una stanza privata, e… ah, bene. Quella formula copriva anche l’assistenza a domicilio e perfino trattamenti medici sperimentali. — Sembra quel che fa per me — disse Pierre. — A quanto ammontano i premi?

— Sono su una scala progressiva. — Lei estrasse un raccoglitore giallo e nero dalla valigetta. — Posso chiederle quanti anni ha?

— Trentadue.

— Fuma?

— No.

— E attualmente non ha alcuna situazione patologica, come diabete, AIDS, O un soffio al cuore?

— Esatto.

— I suoi genitori sono ancora vivi?

— Mia madre sì.

— Di che cosa è morto suo padre?

— Umm… intende il mio padre biologico, vero? Tiffany sbatté le palpebre. — Sì.

Henry Spade era trapassato quattro anni prima; Pierre era andato a Toronto per il funerale. — Complicazioni della corea di Huntington.

Tiffany chiuse il raccoglitore. — Oh. — Guardò Pierre per un momento. — Questo rende le cose più complicate. «Lei» ha la malattia?

— Non ne ho idea.

— Non ha sintomi?

— Nessuno.

— La corea di Huntington è trasmessa da un gene dominante, giusto? Così lei ha il cinquanta per cento di probabilità di aver ereditato il gene.

— È esatto.

— Ma non ha fatto il test genetico per constatarlo?

— No.

Lei sospirò. — Ciò è molto imbarazzante, signor Tardivel. Non sono io a decidere chi ottiene la polizza e chi no, ma posso dirle che succederà se sottoporremo la sua adesione adesso; sarà respinta in base alla storia familiare.

— Davvero? Credo che avrei dovuto tenere la bocca chiusa.

— Ciò non le sarebbe stato di alcuna utilità a lungo termine. Se avesse mai sottoposto una richiesta di danno relativa alla sua corea di Huntington, avremmo investigato. E se avessimo scoperto che lei conosceva la sua storia familiare al momento di stipulare l’assicurazione, le negheremmo il risarcimento. No, ha fatto la cosa giusta a dirmelo, ma…

— Ma cosa?

— Be’, come dicevo, questo è imbarazzante. — Aprì di nuovo il raccoglitore, andando a una delle sezioni in fondo, segnata con una linguetta. — Di solito non mostro questa tabella ai clienti, ma… be’, lo spiega abbastanza chiaramente. Come può vedere, abbiamo tre livelli fondamentali di premi per ogni gruppo di età/sesso. Ci riferiamo a essi come livelli A, M e B… per alto, medio e basso. Se lei ha una storia familiare che mostra una predisposizione a, diciamo, avere un attacco cardiaco verso i quarant’anni, o qualcosa del genere, noi le emetteremmo ancora una polizza, ma con un premio di livello A, il livello più alto. Se, viceversa, lei ha una storia familiare favorevole, le offriremmo il livello M. Ora, M è ancora piuttosto elevato…

— Direi! — fece Pierre, guardando la cifra nella colonna etichettata MASCHI, ANNI 30-34.

— Giusto, lo è. Ma questo perché non ci è concesso di richiedere test genetici agli assicurandi. A causa di ciò, dobbiamo presumere che lei possa effettivamente avere una seria tara genetica. Ora, quel che dovrei dire dopo averle mostrato questa cifra è: «Be’, sa, non posso chiederle di fare un test genetico, ma se ‘scegliesse’ di farlo, e i risultati fossero favorevoli, allora sarei in grado di offrirle questo premio qui… il premio B».

— Che è solo la metà del premio M.

— Esattamente. È un incentivo a fare il test, vede? Noi non la «costringiamo», ma se decide di farlo volontariamente, potrà risparmiare un sacco di soldi.

— Non sembra affatto giusto.

Tiffany scrollò le spalle. — Un sacco di compagnie assicurative fanno in questo modo adesso.

— Ma sta dicendo che non posso ottenere «nessuna» assicurazione sanitaria a causa della mia storia familiare?

— Esatto. La corea di Huntington è troppo costosa, e il suo livello di rischio, al cinquanta per cento, è troppo alto, per poterla coprire. Ma se lei facesse un test che dimostri che non ha il gene…

— Ma io non voglio fare il test.

— Be’, questo complica la faccenda ancora di più. — Sospirò, cercando di pensare al modo migliore di spiegarsi. — Il mese scorso, il governatore Wilson ha firmato una nuova legge, accogliendo una proposta del Senato. Entrerà in vigore il primo gennaio… fra dieci settimane. La nuova legge dice che gli assicuratori sanitari della California non potranno più servirsi di test genetici per discriminare persone che hanno il gene di una malattia ma non ne rivelano alcun sintomo. In altre parole, non saremo più in grado di considerare il semplice fatto di «avere» il gene dell’Huntington o dell’Alzheimer come una preesistente condizione di malattia in persone altrimenti sane.

— Be’, «non è» una condizione preesistente.

— A essere gentili, signor Tardivel, è una questione di interpretazione. La nuova legge californiana è la prima del genere in questa nazione; in ogni altro stato, avere cattivi geni «equivale» a una condizione preesistente, anche se uno è asintomatico. Anche quei pochi stati che hanno leggi anti-discriminazione genetica, Florida, Ohio, Iowa e un paio d’altri, anche quelli fanno eccezioni per le compagnie assicurative, permettendogli di decidere chi assicurare e quali premi addebitare.

Pierre si accigliò. — Ma quello che mi sta dicendo è… visto che siamo in California, se aspetto fino al primo gennaio, non potrete più respingermi in base alla mia storia familiare?

— No, saremo ancora in grado di farlo: abbiamo valide informazioni che lei è un candidato ad alto rischio, e non siamo obbligati a dare polizze a candidati ad alto rischio.

— Allora dov’è la differenza?

— La differenza è che l’informazione genetica soppianta i dati sulla storia familiare. Vede, se abbiamo concrete informazioni genetiche, esse hanno precedenza su tutto ciò che potremmo dedurre dalle vicende cliniche dei suoi genitori o fratelli. Se farà il test genetico, allora, sotto la nuova legge dello stato, «dovremo» darle una polizza qualunque risultati dia riguardo la corea di Huntington. Anche se il test prova che lei «ha» il gene della malattia, dovremo ugualmente assicurarla, a condizione che lei aderisca prima di mostrare dei sintomi; non potremo respingerla o farle pagare un premio più alto, qualunque sia l’informazione genetica ottenuta.