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Pierre le sorrise. — Be’, la rotta che abbiamo tracciato noi ci riporta al mio appartamento… e si sta facendo tardi.

Lei ricambiò il sorriso. — Non troppo tardi per conoscermi in senso biblico, spero.

Pierre si alzò, offrì la mano a Molly, e aiutò ad alzarsi anche lei. — Già, davvero.

16

Fu una piccola cerimonia tranquilla. In origine Pierre aveva pensato di sposarsi nella cappella dell’Università, ma risultò che non svolgeva servizi del genere, correttezza politica californiana. Invece, finirono per celebrarla nel soggiorno di una collega di Molly, la professoressa Ingrid Lagerkvist, col cappellano della Chiesa Unitaria che conduceva la funzione.

Ingrid, una rossa di trentaquattro anni con gli occhi dell’azzurro più pallido che Pierre avesse mai visto, fungeva da damigella d’onore di Molly. Di norma Ingrid era abbastanza snella, ma adesso era incinta di cinque mesi. Pierre, che era in California da meno di un anno, aveva scelto come suo testimone il marito di Ingrid, Sven, un pezzo d’uomo simile a un orso con lunghi capelli castani, un’enorme barba rossastra, e occhiali alla Ben Franklin. Erano presenti anche la madre di Pierre, Elisabeth, che era volata laggiù da Montreal; l’effervescente Joan Dawson e l’austero Burian Klimus, provenienti dagli uffici dell’Human Genome Center, Shari Cohen mantenne un’espressione triste per tutto il corso della cerimonia; forse, si disse Pierre, era stato un errore chiederle di presenziare a un matrimonio appena tre mesi dopo aver rotto il fidanzamento. Erano assenti tutti i membri della famiglia di Molly; lei non aveva detto nemmeno a sua madre che stava per sposarsi.

Molly e Pierre avevano discusso un po’ su quali voti dovessero scambiarsi. Pierre rifiutava di far giurare a Molly di restargli fedele «in salute e in malattia», ribadendo che doveva sentirsi libera di andarsene se lui fosse caduto ammalato. E così…

— Vuoi tu, Pierre Jacques — chiese l’Unitario dai capelli bianchi, che indossava un abito secolare in tre pezzi con un garofano rosso sul risvolto della giacca — prendere in moglie Mary Louise, accudirla e onorarla, amarla e proteggerla, rispettarla e aiutarla a sviluppare tutte le sue potenzialità finché la porterai nel cuore?

— Lo voglio — disse Pierre, e poi, sorridendo a sua madre, aggiunse: — Oui.

— E vuoi tu, Molly Louise, prendere Pierre Jacques come marito, accudirlo e onorarlo, amarlo e proteggerlo, rispettarlo e aiutarlo a sviluppare tutte le sue potenzialità finché lo porterai nel cuore?

— Lo voglio — disse lei, fissando Pierre negli occhi.

— Per l’autorità di cui sono investito dallo stato della California, ho il grande orgoglio e piacere di proclamarvi una coppia sposata. Pierre e Molly, potete…

Ma lo stavano già facendo. E fu anche un bacio lungo e appassionato.

La loro luna di miele, cinque giorni nella Columbia Britannica, era stata meravigliosa. Ma presto furono di nuovo al lavoro, e Pierre continuò come al solito a passare lunghe ore in laboratorio. Avevano abbandonato i loro appartamenti separati, e si erano comprati una casa di sei stanze in Spruce Street con muri di stucco bianco, accanto a un bungalow fatto in stucco rosa. Gli ultimi soldi di ciò che restava a Pierre dell’assicurazione sulla vita di Alain Tardivel coprirono la caparra. Pierre fu deliziato di avere un giardino, e in quel clima le piante crescevano che era uno spettacolo, per quanto le lumache giganti gli facessero venire i brividi.

Quella calda sera di giugno, Pierre era in sala da pranzo seduto al tavolo su cui erano sparpagliati piccoli contenitori di specialità cinesi. Tempo prima Tiffany Feng gli aveva inviato una copia dettagliata della sua polizza Piano Oro, ma fra il matrimonio, la nuova casa e il suo lavoro, stava cominciando solo allora a darle un’occhiata. Molly, già sazia, era seduta su un divano nell’adiacente soggiorno, spulciando «Newsweek».

— Ehi, senti questa! — disse Pierre, parlando abbastanza forte da farsi udire nella stanza accanto. — Sotto «Benefici standard» dice: «Nel caso in cui l’amniocentesi o altri esami prenatali forniscano indicazioni che un bambino richiederà intensivi trattamenti medici neonatali, o in stadi successivi della vita, la Condor Insurance, Inc., pagherà tutti i costi della interruzione di gravidanza presso un ospedale o una clinica per aborti con licenza governativa».

Molly alzò lo sguardo. — È un comune beneficio standard; c’è anche nella polizza di gruppo dello staff universitario.

— Non sembra giusto, comunque.

— Perché no?

Pierre si accigliò. — È solo che… non lo so… sembra una forma di selezione eugenica forzata. Se il bambino non è perfetto, lo si può abortire gratis. Ma ascolta un’altra clausola, è questa che mi urta veramente: «Benché le nostre garanzie comportino di solito anche le coperture sanitarie per i neonati, se l’amniocentesi, esami genetici, o altri test prenatali forniranno indicazioni che un nascituro manifesterà sintomi di una tara genetica, e la madre non si avvantaggerà del beneficio di cui alla sezione 22, paragrafo 6» — è dove parla dell’aborto-gratis-dei-bimbi-difettosi — «la copertura sanitaria neonatale sarà ritirata». Vedi che significa? Se «non» cogli l’offerta di un aborto gratis una volta diventato chiaro che avrai un bambino men-che-perfetto, e invece vai avanti e dai il bimbo alla luce, la tua copertura assicurativa per i suoi bisogni è cancellata. La compagnia d’assicurazioni fornisce un enorme incentivo economico a interrompere tutte le gravidanze non a regola d’arte.

— Suppongo — disse Molly lentamente. Si era alzata e adesso era in piedi sulla soglia della sala da pranzo, appoggiata al muro. — Eppure, non ho letto di un caso esattamente opposto? Una coppia, entrambi geneticamente sordi, ha scelto di abortire il figlio perché i test prenatali mostravano che «non» sarebbe diventato sordo a sua volta, e così ritenevano che non sarebbero stati in grado di comunicare con lui. Questo genere di cose funziona in entrambi i sensi.

— Quel caso era diverso — disse Pierre. — Non sono sicuro di concordare con la moralità di tutto ciò — abortire un figlio normale semplicemente perché era normale — ma almeno sono stati i genitori a decidere di propria volontà, senza coercizioni dall’esterno. Ma questo… — Scosse il capo. Bisogna terminare la gravidanza, o si perde l’assicurazione; bisogna fare il test, o si perde l’assicurazione. — Scosse di nuovo il capo. — È una stronzata.

Sollevò il contenitore di chop suey, ci guardò dentro, ma la rimise giù senza toccarlo. Gli era passato l’appetito.

17

Toccava a Molly preparare la cena. Di solito Pierre tentava di aiutarla, ma presto aveva imparato che era più facile per lei se si fosse limitato a starsene fuori dai piedi. Stava facendo gli spaghetti quella sera, circa dieci minuti di lavoro quando ci pensava Pierre, dato che si accontentava di ragù pronto, come condimento, e di formaggio Kraft. Ma per Molly fu una cosa impegnativa: preparò lei stessa il sugo di pomodoro e grattugiò del parmigiano fresco. Pierre era seduto in soggiorno, intento a fare zapping sui vari canali del televisore. Quando Molly avvisò che la cena era pronta, si diresse nella zona pranzo. Pierre scostò la sedia del tavolo senza guardare e fece per accomodarvisi, ma quasi immediatamente si rimise dritto.

C’era un’ape giocattolo in peluche posata sulla sedia, con grandi occhi alla Topolino e un lanoso rivestimento giallo e nero. Pierre la raccolse. — Cos’è questa? — disse.

Molly uscì dalla cucina, portando due piatti di spaghetti fumanti. Li posò sul tavolo prima di parlare. — Be’ — disse, accennando all’ape — penso che sia il momento di far impollinare i miei fiori.