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Helen aggrottò la fronte. — Lei è realmente dell’Human Genome Center?

Pierre tirò fuori il portafoglio. Ne tolse un biglietto da visita — ne aveva fatti di nuovi il mese prima, quando il suo istituto aveva cambiato nome da Lawrence Berkeley Laboratory a Lawrence Berkeley National Laboratory e glielo porse. — Ecco.

Helen sorrise. — Mi piacerebbe fare un giro del suo laboratorio, dottor Tardivel.

— Quando vuole.

Lei si avviò verso la scrivania e fece scivolare il biglietto in una scatoletta metallica. Poi raggiunse il suo terminale di computer. — Cosa desidera sapere?

— L’uomo che mi ha aggredito si chiamava Chuck Hanratty. Sto cercando ancora di immaginarmi «perché» abbia scelto me in particolare. È un po’ snervante, quando qualcuno tenta di ammazzarti.

Helen batté sulla tastiera con due dita. Le sue delicate sopracciglia si alzarono. — L’ha fatto secco.

— È caduto sul proprio coltello, in realtà. Dice davvero che l’ho ucciso?

— No, no. Mi scusi. Dice che è rimasto ucciso in una lotta con la vittima designata. Cosa vuole sapere?

— Qualunque altra cosa. Chiunque altro abbia mai assalito, per esempio.

— Le stamperò una copia d’archivio; solo non dica mai a nessuno dove l’ha presa. E… questo è interessante. Dopo la sua morte, alcuni dei nostri hanno frugato nella sua camera in affitto. Quel tipo viveva nel Tenderloin, un bel quartierino. Comunque, fra le cose che hanno trovato c’era un portafoglio contenente carte di credito appartenenti a un uomo di nome Bryan, con la Y, Proctor. I nostri archivi hanno detto che Proctor era stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco qui a San Francisco da uno sconosciuto introdottosi in casa sua due giorni prima dell’aggressione subita da lei. Dove stava Hanratty hanno trovato anche una pistola. Gli esperti balistici hanno confermato che è stata l’arma omicida del caso Proctor.

— Questo Proctor aveva una famiglia? Helen toccò qualche altro tasto. — Una moglie.

— C’è qualche modo in cui potrei parlarle?

Helen si strinse nelle spalle. — Questo sta a lei dirlo.

19

— Pierre Tardivel?

Pierre era chino sul bancone del suo laboratorio. Alzò lo sguardo. — Sì?

Un tipo basso con una faccia da bulldog e un’ispida barba grigio-azzurra entrò nella stanza. — Il mio nome è Avi Meyer. — Aprì di scatto la tessera d’ordinanza, facendo balenare la sua foto. — Sono un agente federale, Dipartimento di Giustizia. Desidero scambiare qualche parola con lei.

Pierre si raddrizzò. — Ah… certo. Certo. Prenda una sedia. — Pierre indicò uno sgabello del laboratorio.

Avi continuò a restare in piedi. — Lei non è americano.

— No, vengo…

— Dal Canada, giusto?

— Sì, sono nato…

— In Québec.

— Québec, sì. Montreal. Cos’è tutta questa…

— Cosa l’ha portata negli States?

Pierre pensò di rispondere «l’Air Canada» ma decise di no. — Sono un ricercatore post-dottorato.

— Lei è un genetista?

— Sì. Be’, il mio Ph.D. è in biologia molecolare, ma…

— Qual è il suo rapporto con gli altri genetisti qui?

— Non sono sicuro di cosa lei intenda. Sono miei colleghi, alcuni miei amici…

— Il professor Sinclair… qual è il suo rapporto con lui?

— Con Toby? È abbastanza in gamba, ma lo conosco appena.

— Che mi dice di Donna Yamasaki?

Pierre alzò le sopracciglia. — È simpatica, ma il suo nome…

— La conosceva prima di arrivare a Berkeley?

— Niente affatto.

— Lei lavora alle dipendenze dì Burian Klimus.

— Sì. Cioè, c’è qualche gradino fra lui e me, ma, certo, è la persona che comanda qui.

— Quando l’ha incontrato per la prima volta?

— Circa tre giorni dopo aver cominciato qui.

— Non lo conosceva in anticipo?

— Be’, la sua reputazione, ovviamente, ma…

— Non è imparentato con lui, vero?

— Con Klimus? È cecoslovacco, no? Io non…

— Ucraino, in realtà. Non ha avuto alcun contatto con lui prima di giungere a Berkeley?

— Nessuno.

— Appartiene a qualcuno degli stessi gruppi degli altri genetisti qui?

— La maggioranza di noi aderiscono ad alcune delle stesse associazioni professionali. American Association for the Advancement of Science, roba del genere, ma…

— No. Al di fuori della sua professione.

— Non appartengo a nessun gruppo al di fuori.

— Nessuno? Pierre scosse il capo.

— Lei è stato assalito poco tempo fa.

— È questo lo scopo di tutto ’sto interrogatorio? Perché…

— Conosceva…

— …ho fatto alla polizia un rapporto completo. È stata autodifesa.

— …l’uomo che l’ha aggredita?

— Conoscerlo? Personalmente, intende? No, non l’avevo mai visto prima in vita mia.

— Allora perché ha aggredito proprio lei? Lei, fra tutti?

— È quello che vorrei sapere anch’io.

— Quindi non pensa che fosse solo un’aggressione casuale?

— La polizia certo crede così, ma…

— Ma cosa?

— Niente, in realtà. È solo…

— Ha motivo di pensare che non «fosse» un’aggressione casuale?

— No, no, non realmente. Solo… no.

— E non aveva mai visto prima l’aggressore intorno a questo laboratorio?

— Non l’avevo mai visto prima in nessun posto.

— Mai visto con, diciamo, il professor Klimus?

— No.

— Mai visto con la dottoressa Yamasaki? Il dottor Sinclair?

— No. Senta, cos’è questa storia?

— L’uomo che l’ha aggredita apparteneva a un’organizzazione neonazista.

— Il Millennial Reich, sì.

— Conosce quel gruppo? — disse Avi, serrando le palpebre.

— No, no, no. Ma l’ha menzionato uno degli agenti di polizia.

— Lei ha qualche connessione col Millennial Reich?

— Cosa? No, certo che no.

— A chi vanno le sue simpatie politiche, signor Tardivel?

— NDP. Ma che differ…

— Che diavolo è l’NDP?

— Un partito socialista democratico canadese. Che possibile differenza…

— Socialista? Come in «Nazional» Socialista?

— No, no. L’NDP è…

— Che ne pensa, diciamo, dell’immigrazione?

— Io «sono» un immigrante. Sono giunto qui meno di un anno fa.

— Sì, e ha già ammazzato un cittadino americano.

— È stata autodifesa, dannazione. Chieda alla polizia.

— Ho visto il rapporto — disse Avi. — Perché un neonazista vorrebbe aggredirla, signor Tardivel?

— Non ne ho idea.

— Lei ha qualche legame con organizzazioni neonaziste?

— Certamente no.

— Ci sono un sacco di antisemiti fra i francesi di Montreal.

Pierre sospirò. — Ha letto troppi libri di Mordecai Richler; non sono antisemita.

— Che mi dice degli altri genetisti qui?

— Che razza di domanda è questa?

— Qualcuno dei genetisti qui al Lawrence Berkeley, o giù all’università, ha legami con organizzazioni naziste, che lei sappia?

— Certo che no. Cioè, be’…

— Sì?

— No, niente.

— Signor Tardivel, mostrandosi così evasivo sta mettendo alla prova la mia pazienza. Lei non è ancora un cittadino americano; potrei farla rispedire in Canada. — Cristo, io… guardi, l’unico individuo che potrebbe avvicinarsi al tipo del nazista è…