Poteva aver fatto un pasticcio? Poteva aver sbagliato a leggere la sequenza di nucleotidi nel campione originale di DNA di Molly che le aveva estratto dal sangue tutti quei mesi prima? Frugò nel suo archivio fino a trovare l’autoradiografia originale. Nessun errore: la timina intrusa «c’era».
Si accinse al lungo processo di ricavare un’altra autoradiografia da un altro pezzo del DNA originale di Molly. Sì, la timina appariva anche lì… la mutazione era presente, trasformando il normale CAT CAG GGT GTC CAT in TCA TCA GGG TGT CCA.
La PCR era un semplice procedimento chimico. Non doveva importargliene se la timina c’era davvero o no. Avrebbe dovuto solo duplicare fedelmente la stringa.
Ma non l’aveva fatto. Essa, o qualcosa nel processo di riproduzione del DNA, aveva «corretto» la stringa, riportandola come ci si aspettava che fosse.
Pierre scosse il capo, meravigliato.
— Buongiorno, dottor Klimus — disse Pierre entrando nell’ufficio dell’HGC per raccogliere la posta.
— Tardivel — disse Klimus. — Come sta la bambina?
— Benone, signore. Proprio benone.
— Ha ancora tutto quel pelo?
— Oh, sì. — Pierre sorrise. — In effetti, ha pelo perfino sulla schiena… perfino io non ho il dorso villoso. Ma il pediatra dice che non è insolito, e dovrebbe scomparire quando i suoi ormoni diventeranno meglio equilibrati.
— È una bimba sveglia?
— Sembra di sì.
— Ben adattata?
— In realtà, per una già di un mese è piuttosto tranquilla, il che è bello, in un certo senso. Almeno riusciamo a farci un po’ di sonno.
— Mi piacerebbe passare da casa tua nel fine settimana. Vedere la bimba.
Era una richiesta presuntuosa, pensò Pierre. Ma del resto… dannazione, era lui il padre biologico. Pierre sentì torcersi lo stomaco. Si maledisse per aver pensato che una faccenda tanto complessa non sarebbe finita per essere fonte di problemi. Tuttavia, Klimus era pur sempre il superiore di Pierre, con grande potere su di lui.
— Uhm, certo — disse Pierre. Sperò che Klimus percepisse il suo scarso entusiasmo e decidesse di lasciar cadere la questione. Prese la posta dalla casella.
— A dire il vero — disse il vecchio — forse passerò a cena domenica. Alle sei? Passiamo una bella serata.
A Pierre sprofondò il cuore. Pensò a qualcosa che Einstein aveva detto una volta: «Talvolta bisogna pagare di più le cose che si ottengono per nulla». — Come no — disse Pierre di nuovo, rassegnandovisi. — Certamente.
Il vecchio annuì cortesemente, poi tornò a frugare fra la sua posta. Pierre restò immobile per qualche momento, poi, rendendosi conto di essere stato congedato, prese la propria posta e si diresse lungo il corridoio verso il suo laboratorio.
27
Burian Klimus era seduto nel soggiorno di Molly e Pierre. Amanda non sembrava mostrare alcuna simpatia per lui, ma, d’altra parte, lui non aveva dato alcun segno di volerla tenere in braccio o di parlottarle. Ciò seccò Pierre. Era stato il vecchio a voler vedere la bambina, dopotutto. Ma invece di giocare con lei, continuava a fare domande su come mangiava e dormiva, mentre, fra lo sbalordimento di Pierre, scribacchiava note in cirillico su un blocco d’appunti tascabile.
Finalmente, fu il momento della cena. Molly preparò pollo alla Kiev (Klimus era ucraino, dopotutto), patate al gratin, e cavolini di Bruxelles. Pierre aprì una bottiglia per accompagnare il tutto, e si diressero a tavola, lasciando Amanda, che Molly aveva già allattato al seno prima, contenta di pisolare nella culla.
Pierre tentò di conversare su ogni sorta di argomenti, ma Klimus non parve interessato. Così, finalmente, si decise a chiedere al vecchio su che cosa stesse lavorando.
— Be’ — disse Klimus, dopo aver bevuto un altro sorso di vino — sapete che sto passando un sacco di tempo all’Institute of Human Origins. — Anche l’IHO era a Berkeley; il suo direttore era Donald Johanson, scopritore della famosa Australopithecus afarensis nota come Lucy. — Spero di fare progressi col DNA di Hapless Hannah per risolvere il dibattito sulle origini fuori dall’Africa. Ne sai qualcosa tu, Molly?
Lei scosse il capo. Lui le spiegò del progresso fatto estraendo DNA intatto dalle ossa di neanderthal israeliane, poi fece una pausa per fortificarsi con un altro sorso di vino. Pierre si alzò per aprire una seconda bottiglia.
— Be’ — disse Klimus — ci sono due modelli in competizione per spiegare le origini degli umani moderni. Una è chiamata l’ipotesi fuori-dall’-Africa; l’altra è l’ipotesi multiregionale. Entrambe concordano che l’Homo Erectus iniziò a diffondersi dall’Africa in Eurasia uno virgola otto milioni di anni fa… l’uomo di Giava, l’uomo di Pechino, l’uomo di Heidelberg, sono tutti esemplari di erectus.
«Ma l’ipotesi fuori-dall’-Africa dice che l’uomo moderno, Homo sapiens, che può o non può includere í neanderthal come sottogruppo, si evolse in Africa orientale, ma non si espanse oltre quei confini fino a una seconda migrazione dall’Africa appena cento o duecentomila anni or sono. I fautori della fuori-dall’Africa dicono che quando questa seconda ondata si imbatté in vari gruppi di erectus in Asia e in Europa, li sconfisse, lasciando l’Homo sapiens come l’unica specie sopravvissuta dell’umanità.»
Si interruppe per un tempo sufficiente a lasciare che Pierre gli versasse un altro bicchiere di vino. — L’ipotesi multiregionale è del tutto diversa. Asserisce che quelle popolazioni di erectus continuarono a evolversi, e che «ognuna» finì per generare in modo indipendente l’uomo moderno. Ciò spiegherebbe perché l’Homo sapiens sembra apparire nella documentazione dei fossili simultaneamente in tutta quanta l’Eurasia.
— Ma di sicuro — disse Molly, affascinata suo malgrado — se si hanno delle popolazioni isolate, si finisce con l’evoluzione di specie differenti in ogni area, come sulle isole Galapagos. — Si alzò per andare a lavare i piatti.
Klimus le porse il suo. — I multiregionalisti affermano che ci furono un sacco di incroci fra le varie popolazioni, permettendogli di evolversi all’unisono.
— Incroci dalla Francia fino all’Indonesia? — disse Molly, sparendo in cucina per un momento. — E io che pensavo che mia sorella si desse da fare.
Pierre rise, ma quando Molly tornò stava scuotendo la testa. — Non saprei — disse. — Questa storia multiregionale sembra più un esercizio di correttezza politica che buona scienza, un tentativo di evitare la domanda di Felix Sousa di quale-razza-venne-prima e dire: «Ehi, ci siamo evoluti tutti assieme».
Klimus annuì. — Normalmente, sarei d’accordo con te, ma a Giava e in Cina ci sono eccellenti sequenze di teschi che vanno dall’Homo erectus all’uomo di Neanderthal fino a uomini del tutto moderni. Sembra in effetti che in questi luoghi, e probabilmente anche altrove, si sia svolta un’evoluzione indipendente verso l’Homo sapiens.
— Ma questo è evoluzionisticamente assurdo — disse Molly. — Il modello classico dell’evoluzione dice che, tramite la mutazione, un individuo all’interno di una popolazione guadagna spontaneamente un vantaggio nella lotta per la sopravvivenza, e così la sua progenie, a causa di quel vantaggio, batte nella competizione chiunque altro, finendo per creare una nuova specie.
Pierre si alzò per aiutare Molly a servire il dessert: una mousse di cioccolato che aveva fatto lei. — Ma c’è sempre un problema in questo — disse lui. — Pensateci: vuol dire che a distanza di poche generazioni, l’intera popolazione sarà discesa da quell’unico mutante fortunato. In questo modo si finisce con un patrimonio genetico molto piccolo, e ciò tende a concentrare malattie genetiche recessive. — Offrì una scodella di vetro a Klimus, poi tornò a sedersi. — È come la regina Vittoria, che portava il gene dell’emofilia. I suoi discendenti si incrociarono con le case reali d’Europa, devastandole. Supporre che intere popolazioni vengano ricondotte a un singolo antenato, ogni volta che si verifica un importante vantaggio dovuto a una mutazione… renderebbe la vita estremamente precaria. Se quel fortunato mutante non restasse ucciso in un incidente, la sua progenie potrebbe estinguersi comunque attraverso le malattie genetiche. — Assaggiò la mousse, poi annuì, gradevolmente impressionato. — Ora, se l’evoluzione «potesse» in qualche modo svolgersi simultaneamente fra popolazioni largamente disperse, come suggeriscono i multiregionalisti, be’, suppongo che questo problema verrebbe evitato; ma non riesco a pensare a nessun meccanismo che permetterebbe un’evoluzione di questo genere, sebbene…