Molly fece un’espressione comprensiva. — Mi spiace.
— E quella stupida lettera che la Condor mi ha mandato… con quel tono di condiscendente superiorità, da qualche stronzo del reparto pubbliche relazioni. Una vera idiozia.
Molly bevve un sorso di caffè. — Be’, c’è un modo per ottenere un po’ più d’attenzione. Diventa azionista della Condor. Di solito le compagnie sono più ricettive alle lamentele dei loro azionisti.
— Ma io non voglio sostenere una compagnia come quella.
— Be’, non devi mica investirci un capitale.
— Vuoi dire comprare una sola azione?
Molly rise. — Vedo che non ti interessi molto di finanza. Di norma le azioni si comprano e vendono in multipli di cento.
— Oh.
— Ne desumo che tu non abbia un agente di borsa, giusto?
Pierre scosse il capo.
— Puoi chiamare la mia: Laurie Lee alla Davis Adair. È in gamba a spiegare le cose.
Pierre la guardò sbigottito. — Pensi davvero che dovrei farlo?
— Certo. Aumenterà le tue possibilità.
— Quanto costerebbero un centinaio di azioni?
— Questa è una buona domanda — disse Molly. Si diresse giù in cantina, e Pierre la seguì, tenendosi attentamente alla balaustra per aiutarsi a mantenere l’equilibrio sulla corta rampa di scale. Poggiato su una scrivania c’era un computer Dell Pentium. Molly lo accese, si collegò a CompuServe, chiese le ultime del mercato azionario, e indicò lo schermo. — Le Condor hanno chiuso oggi a 11 e 3/8 per azione.
— Così cento azioni costerebbero… cosa?… millecentoe… e…
— Millecentotrentasette dollari e cinquanta centesimi, più la commissione.
— È un bel po’ di denaro — disse Pierre.
Molly annuì. — Suppongo, ma sarà tutto liquido. Saresti in grado di recuperare quasi tutto, se più tardi decidessi di rivendere. In effetti… — Batté su qualche altro tasto. — Guarda qui — disse, indicando un grafico che apparve sullo schermo. — Sono state in salita costante. L’anno scorso, in questo periodo, erano solo a 8 e 7/8.
Pierre fece una faccia impressionata.
— Quindi potremmo perfino finire per fare dei soldi quando al termine venderai il pacchetto. Ma, almeno nel frattempo, la Condor dovrà ascoltarti seriamente.
Pierre annuì lentamente, rimuginandoci sopra. — Okay — disse infine. — Facciamolo. Come devo procedere?
Molly allungò la mano verso il telefono. — Primo, chiamiamo il mio broker.
Pierre indicò l’orologio. — Di sicuro non ci sarà a quest’ora tarda.
Molly sorrise con condiscendenza. — Possono essere le otto di sera qui, ma è mezzogiorno a Tokyo. Laurie ha un sacco di clienti che giocano sul Nikkei. Potrebbe benissimo esserci ancora. — Molly toccò un tasto per richiamare un numero memorizzato. Aveva già menzionato di aver fatto investimenti in passato, ma Pierre non si era mai reso del tutto conto di quanto fosse addentro in quel settore. — Salve — disse nella cornetta. — Laurie Lee, prego. — Una pausa. — Ciao, Laurie. Sono Molly Bond. Bene, grazie. No, non per me… per mio marito. Gli ho detto che eri la migliore nel campo. — Risata. — Comunque, potresti occuparti di lui, per favore? Grazie. Si chiama Pierre Tardivel; eccolo qui.
Porse la cornetta a Pierre. Lui esitò per un momento, poi la portò all’orecchio. — Salve, signora Lee.
La sua voce era acuta, ma non irritante. — Salve. Cosa posso fare per lei?
— Be’, mi piacerebbe poter comprare delle azioni.
— Molto bene, molto bene. Mi dia solo qualche dettaglio personale…
Chiese informazioni sui suoi datori di lavoro, e poi il suo numero di Previdenza Sociale.
— Okay — disse Laurie. — Tutto a posto. Voleva che le acquistassi qualcosa subito?
Pierre deglutì. — Sì. Un centinaio di azioni della Condor Health Insurance, per favore.
— Sono sulla Borsa della California; non sarò in grado di piazzare l’ordine fino a domattina. Ma non appena aprirà la borsa, le prenderò cento C-H-I Classe B. — Pierre udì un clicchettio di tasti. — Sa, è una scelta eccellente, Pierre. Una scelta davvero eccellente. Le manderò conferma dell’acquisto per posta.
Pierre ringraziò e riattaccò, sentendosi un po’ imprenditore.
Tre settimane dopo, Pierre era al lavoro nel laboratorio. Il telefono squillò. — Pronto?
— Ciao, Pierre. Sono Helen Kawabata del San Francisco Police Department.
— Helen, ciao! Mi chiedevo che ne fosse stato di te.
— Spiacente, ma siamo stati tutti presi da quel caso del serial killer. Comunque, ho finalmente messo assieme dei campioni di tessuti per te.
— Grazie! Quanti ne hai ottenuti?
— Centodiciassette…
— Caspita!
— Be’, non sono tutti di San Francisco; il mio laboratorio svolge lavoro forense su contratto anche per alcune delle cittadine circostanti. E alcuni dei campioni sono vecchi di anni.
— Ma sono tutti omicidi irrisolti?
— Esatto.
— È una grande cosa, Helen. Grazie tante! Quando posso venire a prenderli?
— Oh, quando vuoi…
— Arrivo subito.
Pierre prelevò i campioni, li riportò al LBNL, e li affidò a Shari Cohen e cinque altri studenti; ce n’erano sempre un sacco in giro. Attraverso la reazione a catena della polimerase, gli studenti avrebbero prodotto copie di ogni esemplare di DNA, e poi testato il materiale in cerca di trentacinque differenti principali tare genetiche che Pierre aveva specificato.
Quella sera, mentre stava lasciando l’edificio 74, Pierre oltrepassò Klimus in un corridoio. Rispose al secco «Buonanotte» di Klimus con un «Auf Wiedersehen» a bassa voce, ma il vecchio non sembrò udirlo.
30
Mentre aspettava che gli studenti presentassero i loro rapporti sui campioni forniti da Helen Kawabata, Pierre mappò tutte le citosine in quella parte del DNA di Molly che conteneva il codice per il neurotrasmettitore della telepatia. Voleva decifrare l’ipotetico codice rappresentato dalla metilazione della citosina, e non poté pensare a nessun segmento più interessante di DNA su cui lavorare che quella parte del cromosoma tredici di Molly.
E infine ebbe successo.
Era incredibile. Ma se avesse potuto verificarlo, potuto provarlo empiricamente…
Avrebbe cambiato tutto.
Stando al suo modello, la metilazione della citosina forniva un test matematico per verificare se il segmento di DNA fosse stato copiato esattamente. Tollerava errori in certi tratti del filamento di DNA (sebbene questi errori tendessero a rendere il DNA ingarbugliato e inutile, comunque), ma in altri, soprattutto la trasposizione telepatica, non concedeva sbagli, invocando qualche sorta di meccanismo di correzione enzimatico non appena la copiatura veniva iniziata. La metilazione della citosina fungeva quasi da «guardiano». Il codice per sintetizzare lo speciale neurotrasmettitore era lì, integro, ma era disattivato, e quasi ogni tentativo di attivarlo era invertito la prima volta che il DNA veniva copiato.
Pierre restò a guardare fuori dalla finestra del laboratorio, rimuginando tutto quanto.
Se si verificava una trasposizione in una regione protetta, per incidente, per una casuale aggiunta o perdita di materiale dal cromosoma, il meccanismo di metilazione della citosina provvedeva a che ogni futura copia… incluse quelle contenute negli ovuli e negli spermatozoi, fosse corretta, impedendo che l’errore di codifica venisse trasmesso alla generazione successiva. I genitori di Molly non erano stati telepati, né lo era sua sorella, né lo sarebbe stato alcuno dei suoi bambini.
Pierre comprese quel che significava, ma era ancora scioccato. Le implicazioni erano impressionanti: esisteva un meccanismo incorporato per correggere le mutazioni, un modo predeterminato per impedire che certi frammenti pienamente funzionanti del codice genetico diventassero attivi.