Pierre si arrabbiò. — Ma le ho chiesto se aveva qualche malattia ereditaria…
— Il suo problema non era ereditario. È stato il risultato di una lesione. I suoi reni erano rimasti danneggiati in un incidente d’auto circa dieci anni fa e si erano costantemente aggravati.
— Dio — disse Pierre. — Dio santo.
— Giustizia.
— Avi Meyer, OSI, per favore.
— Un attimo solo.
— Meyer.
— Avi, sono Pierre Tardivel.
— Salve, Tardivel. Spiacente per non essermi ancora fatto vivo. Ero fuori città. Dica, ha avuto fortuna con le sue proteste contro la Condor Health? — In precedenza Pierre aveva chiamato Avi per scoprire se la coercizione all’aborto fosse legale per la legge federale; lo era.
— No — disse Pierre. — Ma non è per questo che sto chiamando. Riguarda Burian Klimus.
— Non abbiamo nulla di nuovo — disse Avi con un sospiro.
— Forse no, ma io sì. Ha ragione su dì lui. È Ivan Grozny.
La voce di Avi fu eccitata, ma cauta. — Cosa glielo fa dire?
— Sa dell’attentato alla mia vita? Il tipo che ha cercato di uccidermi era un neonazista, giusto? Chuck Hanratty.
— Uh-huh.
— Be’, Hanratty in precedenza aveva ucciso un tizio di nome Bryan Proctor… e Proctor aveva i reni a pezzi.
— E così?
— E anche Joan Dawson, una diabetica qui al LBNL, è stata assassinata, da un coltello molto simile a quello usato nella mia aggressione; non è stato Hanratty a ucciderla, certamente, era già morto a quel punto. Ma potrebbe benissimo essere stato qualcuno collegato a Hanratty, il che significa qualcuno collegato al Millennial Reich.
— Sì, ma…
— E tre sofferenti di corea di Huntington sono stati uccisi di recente a San Francisco, e Burian Klimus li aveva incontrati tutti e tre.
— Davvero?
— E ho esaminato campioni di tessuti di centodiciassette vittime di omicidi irrisolti qui nella Bay Area, un numero grandemente sproporzionato avevano geni malati.
— Così pensa… merda, cosa pensa che stia facendo Klimus? Ripulire la società dagli esseri difettosi?
— Mein Kampf, capitolo uno, versetto uno — disse Pierre.
— È sicuro di tutto ciò? — disse Avi.
— Assolutamente.
— Farà meglio ad avere ragione — disse Avi.
— Ce l’ho.
— Perché se è solo qualche stronzata da impiegato incazzato, se lei vuol solo far passare dei guai al suo capo, allora sta facendo un gravissimo sbaglio. L’osi fa palle del Dipartimento della Giustizia, e non si fotte la Giustizia.
Il tono di Pierre fu determinato. — Klimus è Ivan il Terribile. Ne sono convinto.
35
Pierre amava sua figlia, su questo non aveva dubbi. Ma, be’, era uno scienziato, e non poteva fare a meno di essere affascinato dal suo speciale retaggio. Sapeva che il suo DNA differiva da quello di un umano moderno solo per meno dell’uno per cento. Diavolo, il DNA di scimpanzé deviava da quello umano moderno solo dell’1,6 per cento (le scimmie e gli umani si erano separati nella scala evolutiva circa sei milioni di anni prima). Le differenze tra Amanda e gli altri bambini che non avevano scavalcato gli ultimi sessantamila anni dell’evoluzione umana erano sicuramente molto sottili. Eppure, qualcosa, qualche minuscolo cambiamento genetico… aveva dato agli umani moderni, per quanto più deboli fisicamente, qualche sorta di vantaggio sui Neanderthal, che aveva portato alla scomparsa di questi ultimi. L’attaccatura dei muscoli pettorali dei Neanderthal era di dimensioni doppie rispetto agli uomini moderni; avrebbero avuto il fisico di Arnold Schwarzenegger senza doverci lavorare sopra. Tuttavia qualcosa aveva fatto pendere la bilancia in favore dell’Homo sapiens sapiens. Pur maledicendo l’orrendo esperimento di Klimus, Pierre poté condividere il fascino di studiare il DNA neanderthaliano.
Usando enzimi di restrizione per spezzare il DNA di Amanda in frammenti maneggevoli, cominciò a cercare differenze, e restò sorpreso di trovarne alcune inaspettate. Non erano nel DNA che sintetizzava le proteine, ma piuttosto in certi lunghi filamenti di introni.
Incuriosito, Pierre decise di visitare lo zoo di San Francisco. Di sicuro avrebbe potuto persuadere il curatore a fornirgli qualche campione di tessuti di primati…
Pierre e Molly stavano assistendo a un’altra riunione del gruppo di malati di corea di Huntington a San Francisco; a quello stadio, lui aveva davvero bisogno di supporto.
L’oratrice di turno era la rappresentante di una ditta che produceva sedie a rotelle, poltrone mobili da applicare alle scale, e altri aiuti per chi aveva problemi di motilità. Pierre non aveva immaginato che ci fossero a disposizione tanti aggeggi ad alta tecnologia.
Dopo la riunione, parlò di nuovo con quel tipo dai capelli bianchi, Carl Berringer. — Oratrice interessante — disse Pierre.
L’intera parte superiore del corpo di Carl stava sussultando. — C’eravamo già incontrati prima, non è vero?
— Uhmm, sì. Pierre Tardivel, di Montreal, in origine. Ero venuto a una riunione circa quindici mesi fa.
— Mi perdoni. La mia memoria non è più quella di un tempo.
Pierre annuì. Non aveva ancora incontrato molte difficoltà mentali, ma sapeva che erano un sintomo comune della corea di Huntington.
— Non so se sia una benedizione… o una maledizione, un’oratrice come quella — disse Berringer, accennando col capo in direzione della donna. Parecchi dei nostri membri non hanno alcuna copertura, e non potranno mai permettersi nessuno di questi congegni.
Sebbene la legge della California entrata in vigore due anni prima lasciasse che i sofferenti di corea di Huntington ottenessero l’assicurazione finché ancora non manifestavano chiari sintomi, quelli che portavano già i segni della malattia erano generalmente non assicurabili. — Glielo voglio proprio dire — aggiunse Carl — quel sistema che avete su in Canada è la sola cosa che ha senso nell’era della genetica, copertura universale, far condividere i rischi all’intera popolazione. — Fece una pausa. — Ha ottenuto l’assicurazione?
— Già.
— Fortunato ragazzo — disse Berringer. — Io adesso sono sotto il piano della ditta di mia moglie, ma ho dovuto lasciare il lavoro per ottenerlo; copre solo i coniugi a carico.
Pierre annuì tristemente. — Mi spiace.
— Probabilmente non ne valeva la pena — disse Carl.
— È con la Bay Area Health. Li chiamiamo B-A-H… pfui. Risarcimenti ridicolmente bassi per malattie catastrofiche. — Una pausa. — Lei con chi è?
— La Condor.
— Oh, già. Mi hanno scartato.
— In realtà possiedo qualche azione della Condor — disse Pierre. — Stavo pensando di andare all’assemblea degli azionisti quest’anno, fare un po’ di casino sulla loro politica. C’è qualcun altro qui con loro?
Berringer si tenne fermo aggrappandosi a un appiglio. Si guardò in giro nella stanza. — Be’, vediamo. Peter Mansbridge era stato con loro.
Quel nome si era impresso nella mente di Pierre la prima volta che Berringer gliel’aveva detto, perché per coincidenza era lo stesso del conduttore di «The National», il notiziario serale della CBC. — Peter Mansbridge?
— disse Pierre. — Non era il tipo cui diceva che hanno sparato?
Berringer annuì. — Una vera vergogna, quella. Il tipo più simpatico che si possa incontrare.
— Qualcun altro?
Berringer mosse in su la mano sinistra per grattarsi una tempia. La sua mano fece il percorso come un uccello svolazzante. — Di solito sapevo tutto. — Scosse la testa tristemente. — Tempo fa, avevo una memoria da elefante.
— Non si preoccupi — disse Pierre. — Non è importante.