Pierre annuì e fece cenno a Molly di sedersi. Lei prese la sedia rivestita in cuoio accanto a quella di Bullen, poi mosse la sedia leggermente, portandosi nella sua zona; il suo ginocchio destro stava ora praticamente toccando quello di lui. Pierre fece il giro del lungo tavolo fino al lato opposto, usando gli schienali delle sedie come sostegni. Si tolse il giubbotto sportivo, sotto portava una camicia azzurro pallido dalle maniche corte, e si sedette di fronte a entrambi. — Penso che non sia azzardato dire — disse Pierre — che quel che abbiamo scoperto scioccherà l’intera industria delle assicurazioni.
Bullen annuì, affascinato. — Vada avanti, signore. Sono tutto orecchie. — Un quaderno rilegato in cuoio era posato sul tavolo. Bullen lo tirò a sé, lo aprì, e prese una stilografica nera e oro dal taschino della giacca.
— Quel che abbiamo scoperto — disse Pierre — è, be’, direi la natura di un’anomalia statistica. — Fece una pausa guardando Bullen con aria seriosa.
L’uomo annuì. — Le statistiche sono la linfa vitale delle assicurazioni, come il sangue per il corpo, dottor Tardivel.
— Ben detto — commentò Pierre — perché il sangue gioca un ruolo molto importante in tutto questo. — Guardò Molly e alzò le sopracciglia in modo quasi impercettibile, trasmettendole la domanda se stesse riuscendo a leggere nella mente di Bullen. Lei annuì lievemente. Pierre andò avanti. — Quel che abbiamo scoperto, signor Bullen, è che la sua compagnia ha un tasso molto basso di richieste elevate di danno.
Qualche ruga verticale si unì a quelle orizzontali sulla fronte abbronzata di Bullen mentre le sue sopracciglia si accostavano. — Siamo stati molto fortunati, ultimamente.
— Non è forse qualcosa di più che semplice fortuna, signor Bullen?
Bullen stava visibilmente cominciando a seccarsi. — La buona amministrazione è il nostro vanto. Suppongo che lei non abbia letto Milton Friedman, ma…
— Al contrario, l’ho fatto — disse Pierre. Fu compiaciuto di vedere le sopracciglia di Bullen alzarsi, Friedman aveva vinto il Nobel nel 1976 per l’economia. — So che si pose la questione: «I dirigenti d’azienda, ammesso che restino nel rispetto della legge, hanno altre responsabilità nelle loro attività affaristiche, oltre a quella di fare per i propri azionisti quanto più denaro possibile?».
Bullen annuì. — E la risposta di Friedman fu… No, non ne hanno.
— Ma restare nel rispetto della legge è il punto cruciale, no? Ma è molto difficile.
— Pensavo che avesse qualcosa da dirmi sul Progetto Genoma Umano — disse Bullen, arrossendo in faccia. Rimise di nuovo il cappuccio sulla sua penna.
Il cuore di Pierre stava battendo così forte da fargli sospettare che Bullen e Molly potessero entrambi udirlo. Si sentì improvvisamente confuso. Gli era accaduto sempre più volte ultimamente, ma l’aveva negato a se stesso. Che la corea di Huntington l’avesse già privato di molta della sua abilità fisica poteva accettarlo, ma che fosse destinata anche a debilitarlo mentalmente era qualcosa che si era rifiutato di considerare. Chiuse gli occhi un momento e inspirò profondamente, tentando di ricordarsi cos’avrebbe dovuto dire in seguito. — Signor Bullen, credo che la sua compagnia stia illegalmente prelevando campioni genetici da chi stipula polizze.
Gli occhi di Molly si spalancarono. Non appena pronunciate quelle parole, Pierre si rese conto di aver detto esattamente la cosa che avevano deciso di non dire. Tutto quel che intendevano era portare cautamente la conversazione intorno a quell’argomento, lasciando che Molly ascoltasse i suoi pensieri. Ma ora…
Bullen guardò prima Pierre, poi Molly che gli sedeva accanto, poi di nuovo Pierre. — Non so di che cosa stia parlando — disse lentamente.
Che fare? Tentare di svicolare? Ma l’accusa era stata lanciata, e adesso Bullen era chiaramente in guardia. — Ho visto le penne — disse Pierre.
Bullen scrollò le spalle. — Non c’è nulla di illegale in esse.
Incalzarlo? Di sicuro era l’unica cosa da fare. — State raccogliendo campioni di tessuto senza permesso.
Bullen si appoggiò allo schienale della poltrona e allargò le braccia. — Dottor Tardivel, la poltrona su cui è seduto è rivestita in cuoio, e oggi è una bella, calda giornata d’estate, anche con l’aria condizionata. Il suo avambraccio sta probabilmente aderendo al bracciolo della poltrona, no? Quando solleverà il braccio, lo strato più esterno della sua pelle si distaccherà, e lei lascerà sul cuoio molte centinaia di cellule. Posso raccoglierle liberamente. Se lei usasse il mio bagno… — indicò una porta senza segni, fra i pannelli in legno di sandalo — …e lasciasse nella tazza una massa fecale, ci sarebbero migliaia e migliaia di cellule epiteliali del suo intestino a coprire le feci, e potrei raccogliere anche quelle. Se le cadesse un capello col follicolo attaccato, o sputasse del collutorio nel mio lavabo, o si soffiasse il naso, o facesse qualcuna di centinaia dì altre cose, io potrei raccogliere campioni del suo DNA senza che lei lo sapesse. I miei avvocati mi dicono che non c’è assolutamente nulla di illegale a prelevare del materiale che la gente lascia comunque cadere in continuazione.
— Ma voi non state solo raccogliendo cellule — disse Pierre. — State usando le informazioni ottenute per determinare quali assicurati è probabile che presentino costose richieste di danno.
Bullen alzò la mano, col palmo in fuori. — Solo in termini generali, così da poter pianificare responsabilmente. I miei statistici se ne servono per prevedere l’importo in dollari che probabilmente dovremo versare agli assicurati in futuro… e ciò è a beneficio degli assicurati stessi, in realtà. Eravamo totalmente impreparati a tutte le richieste relative all’AIDS, per esempio; c’è stato un momento, nei tardi anni ’80, in cui pensavamo di dover ricorrere al Capitolo Undici.
— Capitolo Undici?
— Bancarotta, dottor Tardivel. A una persona non è molto utile avere una polizza di un assicuratore in bancarotta. In questo modo, siamo in grado di pianificare responsabilmente i danni che dovremo pagare.
— Io non penso che sia tutto qui, signor Bullen. Penso che lo stiate facendo per «evitare» di dover pagare danni comunque. Penso che lo facciate per identificare in anticipo ed eliminare gli assicurati che chiederanno troppi soldi in futuro.
Molly scosse il capo leggermente. Pierre capì che si stava spingendo troppo oltre. «Dannazione, perché non riusciva a pensare chiaramente?»
Bullen inclinò il capo di lato. — Che?
Pierre guardò Molly, poi di nuovo Bullen. Tirò un profondo respiro, ma era ormai troppo tardi per fermarsi. — La sua compagnia sta uccidendo la gente, non è vero, signor Bullen? Organizzate l’omicidio di chiunque scopriate possa chiedervi un grosso danno.
— Dottor Tardivel, se lei è un dottore, credo che dovrebbe andarsene.
— È vero, non è così? — disse Pierre, volendo risolvere la questione una volta per tutte. — Avete ucciso Joan Dawson. Avete ucciso Bryan Proctor. Ucciso Peter Mansbridge. Ucciso Cathy Jurima. E avete tentato di far uccidere anche me… e probabilmente ci avreste provato ancora, se non fosse per non destare troppi sospetti.
Bullen era in piedi adesso. — Rosalee! — gridò. — «Rosalee!»
La massiccia porta si aprì di pochi centimetri, e la stupefacente brunetta infilò la testa dentro. — Signore?
— Chiama la sicurezza! Questi individui sono pazzi. — Bullen stava indietreggiando rapidamente verso la sua scrivania. — Fuori, voi due! Fuori di qui. — Rosalee era al telefono. Bullen aprì il cassetto superiore sinistro della scrivania e ne estrasse un piccolo revolver. — Uscite!