Выбрать главу

Dalla rampa di scale apparve un altro agente dell’osi, ma a questo non mancava il fiato. Si affrettò verso Avi e Pierre. — Abbiamo rimesso in funzione uno degli ascensori — disse. — Erano tutti bloccati al quarantesimo piano, ma siamo stati in grado di riattivarne uno dopo aver forzato la porta.

— Cos’è successo? — chiese Avi.

L’agente lanciò un rapido sguardo a Pierre, poi tornò a guardare Avi. — Sembra che una sbarra sia stata fatta cadere da quassù fra le pale dell’elicottero. L’ha fatto sfracellare.

Avi annuì e poi fece segno all’agente di andarsene. Quando furono soli, si abbassò ad afferrare le spalle di Pierre con le braccia. — L’ha fatta cadere lei?

Pierre non disse nulla.

Avi sospirò. — Dannazione, Tardivel… Danielson non era nemmeno stato ancora accusato.

Pierre si strinse lievemente nelle spalle. — «La giustizia» — disse, ansimando mentre citava un altro premio Nobel, in quel preciso momento, non riuscì a ricordare quale — «è sempre rimandata e infine fatta solo per sbaglio». — Tolse la mano destra dal ginocchio e la tenne alta in aria. Sebbene lì fossero riparati dal vento dal basso muretto, il suo braccio si mosse avanti e indietro come se agitato da una brezza che solo Pierre poteva sentire. — Dia la colpa — disse — alla mia corea di Huntington. Gli occhi di Avi si restrinsero e poi lui annuì, si voltò, e appoggiò la schiena contro il muro, esausto non solo per la scalata ma anche per gli anni passati a rincorrere tipi di nome Ivan e Adolph e Heinrich. Chiuse le palpebre ed espirò lentamente, in attesa che i medici arrivassero.

42

Non appena iniziarono le ore di visita, Molly entrò nella stanza di Pierre al San Francisco General Hospital. Pierre alzò gli occhi su di lei dal letto. Il lato sinistro del suo volto era bendato, e le sue gambe erano in trazione.

— Ciao, tesoro — disse Molly.

— Ciao, amore — disse Pierre. Indicò con un gesto tutti gli aggeggi che aveva intorno. — Dopo che ieri te ne sei andata, qualcuno ha detto che in totale il mio conto per l’ospedale sarà intorno ai duecentomila dollari. — Riuscì a sorridere. — Sono contentissimo che Tiffany mi avesse parlato del Piano Oro.

— Ti ho portato un giornale — disse Molly, tirando fuori una copia del «San Francisco Chronicle» dalla borsa di tela che portava.

— Grazie, ma non mi sento molto di leggere.

Molly disse: — Allora lascia che te lo legga io. C’è un articolo di prima pagina di quel tale che abbiamo incontrato, Barnaby Lincoln.

— Davvero?

— Uh-huh. — Lei si schiarì la gola.

Funzionari del Consiglio d’Amministrazione dell’Assicurazione dello Stato della California, scortati da otto agenti di polizia, hanno oggi assunto il controllo della Condor Health Insurance, Inc., di San Francisco, sulla scia delle stupefacenti rivelazioni fatte la settimana scorsa. «La Condor ha cessato l’attività, oggi come oggi» ha detto Clark Finchurst, Commissario dell’Assicurazione dello Stato. «Il fondo di emergenza dell’industria, creato per affrontare casi simili, si occuperà dei danni correnti finché le polizze della Condor non potranno essere gestite da un’altra compagnia.»

— Perfetto! — disse Pierre.

— Dice che ci sarà un’inchiesta approfondita. Craig Bullen sta cooperando con le autorità.

— Buon per lui.

— Oh, e ti ho portato quello stampato che volevi. — Prese dalla borsa un mazzo spesso cinque centimetri di carta pieghevole da computer e glielo mise sul tavolino accanto al letto.

— Grazie — disse Pierre.

Molly si mise a sedere sul bordo del letto e prese una delle mani danzanti di Pierre fra le sue. — Ti amo — disse.

— E anch’io ti amo — disse Pierre, stringendole la mano. — Ti amo più di quanto possano dire le parole.

Pierre giacque nel suo letto d’ospedale quella notte. I suoi sei minuti di tempo d’elaborazione sul supercomputer Cray del LBNL erano finalmente divenuti disponibili, e la simulazione che lui e Shari avevano codificato era stata infine collaudata. Pierre iniziò a leggere a fatica le 384 pagine di stampato.

Quando ebbe finito, azionò il controllo manuale che abbassava lo schienale motorizzato del letto. Restò a fissare il soffitto.

Aveva senso. Quadrava tutto.

L’esistenza di codoni sinonimi permetteva realmente che informazioni supplementari venissero sovrapposte al codice genetico standard formato da A, C, G e T. Sì, AAA e AAG formavano entrambi la lisina, ma la forma AAA stava inoltre per «zero» in quella che Shari aveva già denominato, in una nota scribacchiata a margine, «la funzione di guardiano» che correggeva o invocava la mutazione delle trasposizioni dell’ordine strutturale del DNA. Nello stesso tempo, la versione AAG stava per «uno».

Ma questa era solo la punta dell’iceberg. C’erano quattro codoni validi per la formazione della prolina: CCA, CCC, CCG, e CCT. In questi, la lettera finale indicava lo spostamento di un cursore di divisione, che, muovendosi di un ordine di grandezza in base sedici, marcava la posizione dove un nucleotide sarebbe stato aggiunto o cancellato dal DNA, causando una trasposizione strutturale. La forma CCT spostava il cursore di sedici nucleotidi; la forma ccc lo muoveva di 162, o 256 nucleotidi; la forma CCA di 163, o 4.096 nucleotidi; e la forma CCG lo spostava di 164, o 65.536 nucleotidi.

Altri sinonimi svolgevano compiti differenti: CAA e CAG formavano entrambi la glutammina, ma servivano anche a fissare la direzione del movimento del cursore di divisione, CAG lo faceva muovere verso «sinistra» (nella direzione principale dei tre atomi primari di carbonio ai cinque in ciascun desossiribosio), e CAA lo metteva in moto verso «destra». Al tempo stesso, TTT, che formava la fenilalanina, codificava l’inserzione di un nucleotide, mentre il suo sinonimo TTC era l’istruzione perché un nucleotide venisse cancellato. E i quattro codoni che formavano la treonina, ACA, ACC, ACG e ACT, indicavano con la loro lettera finale quale nucleotide sarebbe stato inserito nel cursore di divisione.

Il codice basato sui sinonimi muoveva il cursore, ma il momento in cui si sarebbe attivata la trasposizione della struttura era governato da alcune delle infinite sequenze ripetitive nel «DNA intronico». Su scala più piccola, individuale, era già stato dimostrato che il numero di ripetizioni del CAG fissava l’età in cui la corea di Huntington si sarebbe manifestata per la prima volta, e, come Pierre aveva spiegato a Molly, le ripetizioni cambiavano da una generazione all’altra in un fenomeno chiamato «anticipazione» nome ironicamente profetico dato quel che mostrava il modello di Pierre e Shari.

In effetti, la simulazione al computer suggeriva promettenti linee di ricerca sulla manipolazione degli orologi genetici, ricerca che al termine avrebbe potuto curare la corea di Huntington e le relative sofferenze. Certamente non era probabile nessun grande progresso improvviso, ma, all’incirca nel giro di un decennio, controllare gli orologi genetici aberranti avrebbe dovuto essere possibile. Era diventato un circolo chiuso: scegliendo deliberatamente di non seguire ricerche sulla corea di Huntington, Pierre poteva avere, in realtà, fatto la scoperta che avrebbe infine condotto a una cura per la malattia.

Se quel che suggeriva la sua ricerca fosse stato tutto qui, avrebbe potuto godere di un certo compiacimento intellettuale, pur rimanendo profondamente triste, oppresso da quella crudele ironia: dopotutto, nient’altro che una cura immediata sarebbe arrivata in tempo ad aiutare Pierre Jacques Tardivel.

Ma Pierre non provava tristezza. Al contrario, era eccitato, perché il significato degli orologi genetici andava oltre i suoi problemi personali, oltre i problemi, per quanto reali, per quanto dolorosi, di quella persona su diecimila che aveva la sua stessa affezione. Gli orologi indicavano una verità, una rivelazione fondamentale, che riguardava ognuno dei cinque miliardi di esseri umani ora viventi, ognuno dei miliardi che erano venuti prima, e ognuno di tutti gli innumerevoli trilioni che ancora dovevano nascere.