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Conclusi con l’implorazione che costituiva la chiave di volta dell’intero piano.

«Marie, devi tornare lassù e riferire tutto. Qualunque cosa abbia detto Bert per convincerti a restare, il Consiglio deve essere informato. Bert ed io ritorneremo lassù, quando potremo, e tu non devi più pensare a Joey.»

«Bert? E perché dovrebbe desiderare di tornare lassù? So benissimo che resterà. Lo ha ammesso. Ha scoperto che può fare quello che vuole, senza dover tener conto degli altri. Ha cercato di convincermi a fare lo stesso, quella bestia fetente. Il fatto che lui rimanga qui è la sola cosa che mi induca ad ascoltare il tuo consiglio di andarmene.»

«Non credo che sia tutto vero ciò che dici di lui,» scrissi. «Anche a me ha detto che rimane, ma mi ha fatto capire che non starà qui per sempre. Ho l’impressione che lo abbia fatto per scoprire il più possibile, con l’intenzione di tornare indietro quando e se potrà, proprio come me.»

«Di te posso crederlo.» Marie tacque di nuovo e rifletté per parecchi minuti, mentre io ascoltavo il battito del mio cuore. Erano le parole più incoraggianti che lei mi avesse mai rivolte, e la coscienza mi rimordeva più che mai, per la menzogna che le avevo detto. Dovetti ripetermi parecchie altre volte che lo avevo fatto per il suo bene.

Ma Marie non pensava a se stessa. Lo dimostrò chiaramente, dopo qualche minuto. Quando finalmente riprese a parlare, apparve chiaro che aveva fatto rapidamente un suo piano.

«D’accordo,» disse. «Andrò, anche se credo ancora che non mi lasceranno andare lontano. Succederà un incidente. Comunque ho un’idea, che potrebbe chiarire con certezza chi di noi ha ragione.»

La guardai con aria interrogativa, ma non scrissi nulla.

«Tu sembri convinto che costoro intendano lasciarmi tornare a riferire tutto al Consiglio, e che il cambiamento operato in te e in Bert possa venire invertito, così da permettervi di tornare alla superficie e di respirare di nuovo l’aria, quando volete. Giusto?» Io annuii. «Sta bene. Io non ci credo. Per scoprirlo, vai a cercare Bert e digli che tornerò lassù se lui verrà con me, a bordo di questo sommergibile. Lui potrà ritornare qui, dopo, se vuole, ma crederò a quel che dice se lo vedrò respirare di nuovo l’aria, e mi sentirò molto più sicura se sarà a bordo con me, quando me ne andrò di qui. Adesso dimmi perché pensi che si tratti di un’idea sciocca, di uno spreco di tempo e di fatica, e via di seguito.»

Non avevo bisogno della normale trasmissione dei suoni per capire che il suo tono era sarcastico; non lo sentivo, ma lo intuivo. E non si fidava completamente neppure di me. Almeno potevo levarmi la soddisfazione di sbalordirla con la mia risposta.

«Mi sembra un’ottima idea,» scrissi. «Cercherò Bert e glielo dirò. Suppongo che non accetteresti me come sostituto, se lui preferisse restare qui ancora un po’.»

La sua espressione cambiò leggermente, ma non capii bene che cosa significasse.

«No, purtroppo,» disse Marie. «Dimostrerebbe che il ritorno è possibile, ma non credo che andresti bene come ostaggio.» Era già una consolazione, comunque. «Faremo a modo mio, finché è possibile. Vai in cerca di Bert e vedi cosa ne dice.»

Mi allontanai a nuoto, obbediente. Bert mi aspettava nella camera d’entrata, questa volta; era intento a migliorare la sua conoscenza del linguaggio dei segni, con la collaborazione della solita ragazza e dei suoi amici… due di loro, almeno. Non avrei saputo dire qual era quello che se n’era andato.

Avevo ridotto l’intera faccenda ad un’unica frase, sulla tavoletta, e gliela mostrai nel momento in cui gli arrivai vicino.

«Marie dice che andrà se tu ti trasformi di nuovo e l’accompagni.»

Bert fissò il messaggio per mezzo minuto buono, senza neppure accennare a togliermelo dalle mani. Poi prese di scatto la tavoletta e, senza cancellare la frase, si avviò a nuoto verso il sommergibile. Lo seguimmo tutti quanti. Bert sfrecciò verso l’oblò, dove si scorgeva ancora il viso di Marie, e alzò la tavoletta con le mie parole. Lei la guardò. Indicò me, poi di nuovo la tavoletta e assunse un’espressione che chiunque avrebbe potuto leggere, indipendentemente dalla base culturale. Rispose a voce alta.

«È così, Bert.» Lui cancellò la pagina, guardandola con aria perplessa.

«Perché?» scrisse.

«Lo spiegherò più tardi. Verrai?»

La sua risposta sbalordì Marie. Non so bene che effetto fece a me.

«Sicuro. Forse dovrò ritornare quaggiù, dopo… c’è del lavoro utile da svolgere quaggiù. Ma comunque è meglio che venga con te. Ho da riferire molte cose che nessuno di noi due ha avuto il tempo di dirti.» Lo giudicai un modo molto delicato per sorvolare sul rifiuto di ascoltarlo che Marie gli aveva opposto per tutte quelle settimane. «Potrei farlo in modo più completo.» Si soffermò per riflettere, più a lungo di quanto occorse a Marie per leggere quelle frasi. Poi Bert proseguì: «Rimorchieremo il tuo sommergibile fino alla sala operatoria… sarà più facile che se fossi tu a pilotarlo. E lo collegheremo al portello. Io entrerò e mi farò depressurizzare. Non obietteranno troppo. Poi potrò entrare nel tuo portello stagno, e torneremo insieme alla superficie.» Si rivolse a me ed aggiunse: «D’accordo?»

Non ero sicuro di essere d’accordo. Senza Bert non sarei riuscito a fare qualcosa di utile, a quanto potevo vedere. Senza dubbio la ragazza che ci stava ancora osservando, ed i suoi amici, erano disposti ad impedirmi di morire di fame fino a quando avessi imparato a destreggiarmi. Potevano addirittura guidarmi da Joey, perché potessi lavorare con lui, se quella doveva essere la mia occupazione principale; ma non capivo in che modo avrei potuto rendermi utile al Consiglio, così. Spero sia chiaro che non avevo mai pensato di stabilirmi laggiù in permanenza, come sembrava avesse decido di fare Joey. In questo non avevo mentito a Marie.

Era inutile chiedere di tornare insieme a loro. Il sommergibile non era abbastanza spazioso. Era un monoposto, e sarebbe stato già abbastanza difficile farci stare Bert.

Poi ricordai che da qualche parte doveva esserci ancora il sommergibile di Bert. Afferrai la tavoletta.

«Perché non torniamo tutti?» scrissi. «Il tuo mezzo deve essere ancora qui. Se Marie ci tiene tanto a prenderti a bordo, io potrei usare il tuo. Poi potrai tornare di nuovo quaggiù, o potremo tornarci tutti e due, se è necessario.»

Mi pareva un’ottima idea, e persino Marie aveva l’aria di approvarla, ma Bert fece un paio di obiezioni. Dovetti ammettere che aveva ragione.

«La sala operatoria può sbrigare solo una persona alla volta. Quando io sarò a posto, ci saranno difficoltà di comunicazione durante la tua depressurizzazione.»

«Potresti spiegare prima l’intero programma. E del resto, potrei andare io per primo.»

«Non sono sicuro di potermi spiegare chiaramente. Non sono un esperto del linguaggio dei segni.»

«Ma perché non posso andare prima io, mentre tu indichi quale sommergibile va collegato, e così via, fino a quando viene il tuo turno?»

«Si potrebbe fare così, immagino. Comunque faremmo bene a controllare il mio sommergibile. È qui da parecchio tempo ed è stato usato per il normale lavoro. Il sistema di galleggiamento, senza dubbio, ha bisogno di un’ispezione. Non sono sicuro che me la sentirei di arrischiarlo contro la differenza di pressione, comunque vedremo. Dovremo controllare, per prima cosa.»

Marie aveva letto la nostra conversazione; annuì in segno d’approvazione, e perciò il nostro gregge andò ad esaminare il sommergibile.

Bert non si era sbagliato. Il liquido di galleggiamento era andato completamente. Non era stato usato da mesi, poiché lì non c’era la possibilità di produrre l’idrocarburo adatto ai serbatoi di galleggiamento. Le macchine locali usavano lo stesso tipo di solido a bassa densità che veniva impiegato nelle mute: sarebbero state necessarie notevoli modifiche strutturali, per immetterlo nel sommergibile. Nessuno aveva ritenuto che valesse la pena di farlo.