— Sì, ma come?
Pelio sbirciò alle sue spalle per guardare un’imbarcazione nella polla di transito. — Prenderemo quella nave per grandi velocità disse con il tono brusco di chi non ha nulla da perdere. Il Re delle Nevi cercò di divincolarsi e lui rafforzò la stretta. — Andremo direttamente nella Contea di Tsarang. E Tru’ud sarà nostro ostaggio!
Era un piano folle, pensò Leg-Wot. Si trovavano molte migliaia di chilometri all’interno del Regno delle Nevi, e un intero esercito avrebbe potuto bloccare loro la strada in ogni punto. Poi si guardò intorno nell’immensa sala. Tutti, servi, soldati e ministri, fissavano terrorizzati la lama del machete puntata contro la gola di Tru’ud. Forse quella dittatura non era affatto moderna come pensava Bjault. Si sarebbe detto che ognuno fosse pronto ad accettare qualunque sacrificio in cambio della salvezza del re. E poi, come suo padre le aveva detto spesso, era meglio agire sulla base di un piano scadente che aspettarne uno migliore dal cielo.
Yoninne si girò verso Bre’en. — A noi due, adesso. Vogliamo un passaggio verso nord. Mettete quella — indicò la scialuppa — a bordo della barca scelta dal principe e dateci un pilota in grado di navigare fino alla Contea di Tsarang.
Bre’en allargò le braccia. Di tutti i presenti, sembrava l’unico ad aver mantenuto un po’ di sangue freddo. — Non è facile trovare qualcuno adatto. A parte me, non conosco nessuno qui al palazzo in grado di condurvi fino al confine di quella contea. Potete sempre cambiare i piloti durante il viaggio, si capisce… O magari vi conviene ripensarci. Continuiamo a non nutrire nessuna ostilità nei vostri confronti.
Leg-Wot sentì puzza di bruciato. Cambiare pilota in viaggio significava andare a caccia di guai e l’alternativa, cioè prendere il diplomatico a bordo, era quasi altrettanto pericolosa. Quell’uomo era viscido come un serpente.
— Perché proprio voi, tra tutti, dovreste essere in grado di guidarci? — domandò.
Il rappresentante del Popolo delle Nevi aveva assunto un’aria quasi rilassata. Ignorò il maser apparentemente micidiale puntato contro la sua pancia. — Da giovane ho prestato servizio nell’esercito di Sua Maestà. Lavoravo con il Popolo del Deserto, tra qui e la Contea di Tstarang. Ho cercato di imparare ogni strada, in modo da non dover dipendere dalla possibilità di avere sempre il pilota giusto per ogni spostamento. È chiaro che la maggior parte degli ufficiali non si prenderebbe mai tanto disturbo, ma io…
— Basta, voi due — tagliò corto Pelio. — Ci guiderete fino alla Contea di Tsarang, Bre’en. Ma se avete mentito a proposito delle vostre capacità… — Rafforzò la stretta al collo di Tru’ud, rischiando quasi di strozzarlo.
Ajao parve sul punto di sollevare qualche obiezione, ma Pelio lo zittì con un’occhiata. Da quel momento in poi sarebbe stato un grosso problema rivolgere al principe anche il suggerimento più ragionevole.
— Samadhom, qui! — L’orso, che fino a quel momento era rimasto a guardare dalla scialuppa, atterrò pesantemente sul tappeto di pelli e si accostò senza fretta ai piedi del padrone.
Bre’en lo seguì con lo sguardo e scrollò la testa, ammirato.
— Che animale straordinario! — esclamò in tono disteso. — Vi protegge tutti e tre insieme. Noi non abbiamo orsi da guardia così dotati di Talento. — Yoninne fissò le facce pallide tutt’intorno. A parte gli schiavi witling, chiunque in quella sala era in grado di uccidere lei, Pelio e Ajao in una frazione di secondo… se non ci fosse stato Samadhom. E senza quella lama puntata alla gola di Tru’ud, loro sarebbero morti in un tempo anche minore. Bre’en sembrò leggerle nel pensiero. — Senza tanta fortuna dalla vostra parte non sareste più vivi — commentò. — Ma la fortuna può anche cambiare. Perché non provate a pensare…
— Ho detto basta — ripeté Pelio, e Bre’en tacque. — Portate la sfera dei maghi su quella nave laggiù. Presto!
Il re emise qualche rantolo apoplettico e nella sua rabbia ammise quello che i tre witling avevano già indovinato. — Voi tre… non ne uscirete mai vivi. — Le parole erano storpiate, un po’ per l’ira e un po’ per la scarsa familiarità con la lingua del Regno d’Estate. — La vostra morte sarà dolorosa… molto più dolorosa di quella che abbiamo inflitto al vostro equipaggio.
16
Una lega dopo l’altra, Bre’en teletrasportò i witling e Tru’ud verso nord, senza che cambiasse nulla, in apparenza, se non gli edifici di servizio attorno alle polle di transito. Oltre i finestrini della loro piccola imbarcazione, il cielo rimase di un azzurro limpido e incontaminato. Da trenta gradi di altezza su un orizzonte candido, il sole riempiva la massa confusa del ghiaccio antartico di lunghe ombre azzurrine. La luce del giorno era già troppo luminosa, anche se il cronografo da polso di Yoninne indicava che il mattino era appena iniziato, secondo l’ora del Regno d’Estate. Lì la notte era ancora lontana più di cento giorni.
Per il momento, i soldati del Re delle Nevi sembravano intenzionati a lasciarli procedere verso la Contea di Tsarang. Se fossero riusciti a raggiungere quel piccolo stato vassallo del Regno d’Estate avrebbero ancora avuto qualche speranza di portare a termine quella parte del progetto di Ajao che un tempo era parsa loro la più pericolosa. E quella parte era destinata a portarli finalmente sull’isoletta di Draere.
L’imbarcazione di cui si erano impossessati era piccola, ma dotata di uno scafo solido, tanto solido da permettere di saltare un lago di transito ogni due lungo la strada, in tutta tranquillità. Procedevano regolarmente, anche se si fermavano a riposarsi per cinque o dieci minuti tra un salto e l’altro. Quel piccolo arco di tempo era necessario a Bre’en per preparare il balzo successivo e a Pelio per controllare le cinghie che imprigionavano i due ostaggi.
— Non corriamo rischi — aveva spiegato il principe. — Per quanto siano addestrati, non possono rengarsi via di qui finché li teniamo legati.
Ajao aveva osservato qualcosa a proposito dell’energia di coesione molecolare, ma Leg-Wot aveva già intuito il senso dell’affermazione di Pelio. Quando gli Azhiri si teletrasportavano, portavano con sé parte dell’ambiente immediatamente circostante e solo i Corporati avevano la capacità di controllare perfettamente il volume di materia rengata. Per teletrasportarsi fuori dalla nave, Bre’en e Tru’ud avrebbero dovuto strappare le cinghie che li tenevano legati e già questa era un’azione che andava ben al di là delle potenzialità del loro Talento. Yoninne guardò il principe con un rispetto del tutto nuovo. Né lei né Ajao sarebbero mai riusciti a escogitare quel trucco.
Senza contare che in quel momento non si sarebbero di certo trovati a fare rotta verso nord, se non fosse stato per il fegato e lo spirito d’iniziativa dimostrati da Pelio. Era stata solo la disperazione a smuoverlo, oppure era già un uomo anche quando lei lo trattava come un adolescente smidollato?
— Credo che qualcuno ci faccia da battistrada — osservò Ajao all’improvviso, due salti più tardi.
— Che cosa? — disse Pelio.
— Da’ un’occhiata al lago. Alcune di quelle barche sono stranamente familiari.
— Sì — confermò il principe soppesando le parole — e ciascun lago sembra sempre un po’ più affollato del precedente. Scommetto che gli uomini del Re delle Nevi hanno già spedito i loro messaggi per chiamare a raccolta ogni nave disponibile dell’esercito. Siamo circondati da vicino, come se ci trovassimo ancora nel Palazzo delle Nevi. — Rivolse un sogghigno a Bre’en e al suo re. — Non sarà un gran vantaggio, per voi. Se ci faranno saltare per aria, voi verrete con noi. — I due non risposero e lui continuò: — In un certo senso dovrei esservi grato. Mi avete dato la possibilità di dimostrare che non sono completamente innocuo.