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— Hai avuto bisogno dell’orso da guardia — puntualizzò Bre’en, cupo.

— Verissimo. Ma voi siete praticamente morti di paura quando ho preso in ostaggio il re. I witling non attaccano la gente normale, e voi li considerate addirittura inferiori agli animali. Non riuscivate nemmeno a concepire che potessi diventare una minaccia, tanto che non avete sprecato neanche una guardia per sorvegliarmi. E una volta tanto, la vostra arroganza vi ha giocato un brutto scherzo.

Bre’en non rispose, ma Tru’ud gridò con rabbia qualcosa nella sua lingua nativa. Pelio si limitò a sorridere.

In due ore portarono a termine diciassette salti e coprirono circa quattromila chilometri, spostandosi in direzione del Circolo Antartico. Il sole si abbassò fino a sfiorare l’orizzonte sudorientale, e la sua luce trasformò le nevi in una distesa dorata e scintillante. Più di una volta si videro creste di roccia ergersi imperiose su quel mare bianco-giallo e piccoli ruscelli tumultuosi defluire dai ghiacci per andare a tuffarsi nei laghi di transito in piena. Dopo altri quattro salti, la neve in gran parte scomparve per cedere il posto a una tundra sconfinata che si stendeva quasi fino all’orizzonte. E laggiù c’era del verde! Il salto successivo segnò un cambiamento ancora più significativo: gli squallidi edifici di pietra sulla riva del lago erano contornati da un dedalo di tende e da centinaia e centinaia di Azhiri indaffarati. Dietro a quegli strani ripari disposti a scacchiera si intravedevano mandrie di animali pelosi, a quattro zampe, che approfittavano della vegetazione estiva per cibarsi. Ecco, dunque, di che cosa viveva il Popolo delle Nevi! Il loro era un esempio di nomadismo su vasta scala. Il bestiame veniva rengato da un polo all’altro a seconda dell’avvicendarsi delle stagioni, per trovare di volta in volta una vegetazione più ricca. Non c’era da stupirsi che le città dell’altro emisfero fossero sembrate a Yoninne così squallide e deserte.

La vista della campagna circostante venne impedita di colpo dall’arrivo, proprio di fianco a loro, di una delle navi inseguitrici dell’esercito. Ormai gli indesiderati compagni di viaggio ammontavano a una ventina di equipaggi e Dio solo sapeva l’entità delle forze che si andavano raggruppando nei laghi anteriori e successivi a quello. Eppure la situazione era ancora a un punto morto. Il Popolo delle Nevi aveva i soldati, e loro avevano il re Tru’ud.

Da qualche parte, nel corso dei due salti successivi, il sole scivolò sotto l’orizzonte. Mentre il crepuscolo si addensava, l’aria divenne sensibilmente più calda. I witling gettarono acqua sulla minuscola stufa della nave per spegnerla e, qualche lega più a nord, si liberarono anche degli indumenti più pesanti. Mentre Yoninne teneva Tru’ud e Bre’en sotto tiro con il maser, ritenuto dagli Azhiri un’arma micidiale, Pelio sciolse le cinghie e permise ai due di togliersi la pelliccia e i sovragambali. Leg-Wot si sentì quasi dispiaciuta per loro. Erano legati ormai da quattro ore. Il re si contorceva a ogni salto e Bre’en incominciava a manifestare una certa stanchezza. Alla fine, Pelio gli concesse un riposo più lungo tra un salto e l’altro.

Viaggiarono per più di un’ora attraverso le tenebre, con solo le stelle in cielo e i fuochi da campo sulla riva a rischiarare loro il cammino. O meglio, a delineare i contorni di un paesaggio quasi spettrale. Alla fine, come per incanto, la luce incominciò a farsi strada verso est. Il viaggio li aveva portati dal pieno giorno antartico all’esiguo spicchio di notte concesso alle terre che via via si allontanavano dal polo, e fra poco il sole sarebbe sorto ancora una volta sopra l’orizzonte. Il territorio rischiarato dal nuovo giorno era molto diverso da quello che si erano lasciati alle spalle. Le tende e gli animali al pascolo erano spariti per lasciare il posto a una terra desolata, arida e rocciosa. Gli edifici che circondavano il lago erano lisci, affusolati e quasi cotti dal sole. La riva era contornata da cespugli spinosi e scheletrici, vicino ai quali strani uomini dalla pelle scura erano fermi a guardare in silenzio.

— Sono uomini del deserto — spiegò Pelio. — Ci troviamo all’interno dei loro possedimenti, ma per noi non fa grande differenza. Nei punti in cui le terre di Tutt’Estate confinano con il deserto loro non fanno altro che provocarci. I capitribù sono tutti alleati del Re delle Nevi, e dunque siamo in pericolo esattamente come prima. La speranza migliore è che l’esercito di Tru’ud venga rallentato nel tentativo di accordarsi con i caporioni del posto. Credo che…

Yoninne non guardava verso Tru’ud quando quest’ultimo si mosse e per un istante tutto sembrò confondersi davanti ai suoi occhi. Il Re delle Nevi si slanciò lungo il ponte della nave, con i legacci a penzoloni. Cercò scampo verso il boccaporto semiaperto e per un attimo rimase sospeso, mezzo fuori e mezzo dentro, con l’enorme pancia incastrata nell’apertura. Poi, prima che Pelio potesse raggiungerlo, riuscì a liberarsi e si lasciò pesantemente ricadere nell’acqua sottostante.

Lei si girò di scatto verso Bre’en, con il maser in posizione di tiro. — Mani in alto! — Il diplomatico si contorse sul sedile, tendendosi per raggiungere una minuscola piastrina d’argento dall’aspetto insignificante a pochi centimetri dalle sue dita. Maledizione, una lametta per segare i lacci, pensò Yoninne. Ecco il vero motivo di tutti i contorcimenti da parte di Tru’ud! — Se non alzi subito le mani ti brucerò vivo. — Bre’en obbedì, a malincuore, e dietro di loro Samadhom intervenne con uno dei suoi meep interrogativi.

Pelio si sporse per scrutare le acque scure del lago sotto di loro, poi richiuse il portello del boccaporto con un colpo rabbioso e tornò al proprio sedile. — Portaci fuori di qui, Bre’en. Subito!

Il diplomatico dovette scorgere nei suoi occhi un’insospettata luce omicida, perché obbedì all’istante.

Il principe sembrò notarlo appena. — Tru’ud deve essersi teletrasportato in un’altra parte del lago nel momento stesso in cui ha toccato l’acqua. Era impossibile riuscire a riprenderlo. Adesso siamo proprio sistemati. L’esercito scoprirà nel giro di pochi minuti che il re ci è sfuggito e il fatto di avere Bre’en come ostaggio non servirà a nulla. Hai sentito, Bre’en? Morirai con noi, a meno che tu non riesca a tenerci lontano dalle altre navi.

Per un attimo il diplomatico non rispose. Nel frattempo, anche il nuovo lago di transito incominciò a riempirsi di imbarcazioni dell’esercito.

— Hai proprio ragione, principe Pelio — disse infine Bre’en. — I tuoi crimini sono così grandi che il mio re sarà senz’altro disposto a pagare qualunque prezzo, pur di punirti. — Il suo sguardo si rivolse ad Ajao e Yoninne. — Ma voi due siete solo dei complici, e la collaborazione che potreste offrirci è ancora molto gradita. Non vedete che la situazione è tutta in vostro favore? Avete anche le armi, no? Consegnate il ragazzo, e arrendetevi. Non vi sarà fatto alcun male.

Pelio si girò verso la ragazza, ma non disse nulla. Con ogni probabilità le promesse di Bre’en sono bugie, pensò Leg-Wot, ma quale scelta abbiamo?… — No! — esclamò in tono deciso, senza nemmeno controllare che Ajao fosse d’accordo. Non era disposta a tradire Pelio un’altra volta. — Continua a rengare questa barca a nord, uomo delle Nevi.

Bre’en la fissò con espressione minacciosa, ma obbedì. Il lago successivo era più o meno identico a quelli che lo avevano preceduto, un’oasi nel deserto all’alba. Qualche secondo più tardi, le navi dell’esercito piombarono nell’acqua attorno a loro. Pelio guardò Yoninne con quell’espressione speciale che lei aveva tanto rimpianto dopo la loro ultima discussione a Grechper.

— Che cosa faremo, Ionina? Gli unici posti in cui Bre’en può portarci sono sotto il controllo di Tru’ud. Dovunque andiamo ci affonderanno.