Выбрать главу

— Lo so, ed è questa la vera ragione per cui sono venuto da te — ammise il consigliere scientifico. — Il Consiglio non gradirà affatto la mia proposta, e la gradirà ancora di meno se cercherò di forzare loro la mano come ho fatto per altre cose in passato. Ma per te nutrono rispetto, e anche una grande ammirazione. Sei così maledettamente atipico, e hai così spesso ragione, che se dicessi ai membri del Consiglio di andare all’inferno, probabilmente ti chiederebbero la strada.

“Voglio che tu ti faccia portavoce della mia idea. Spiega loro fino a che punto la colonia si avvantaggerebbe di questo sacrificio iniziale. Certo, rimarremo fermi per un paio di decenni, anche se risistemiamo la nave a costi contenuti, ma quando il primo veicolo più veloce della luce ritornerà dal Mondo Natale ci rifaremo di tutto, e potremo ottenere cento volte tanto. Mi aiuterai, Aj?”

Lui aveva accettato, e al momento giusto era andato a presentare la proposta in Consiglio. Il Comitato aveva indetto un referendum generale via circuito elettronico e il voto non era stato unanime.

Però, entro un anno, Thengets del Prou insieme ad Ajao Bjault e a una dozzina di altri collaboratori avrebbero iniziato il loro viaggio quarantennale alla volta del Mondo Natale.

… Ma Yoninne Leg-Wot sarebbe rimasta lì, probabilmente ignara di tutto quello che aveva reso possibile. Il pensiero riportò Ajao al presente, alla stanza di ospedale, a Pelio e Yoninne. Vide all’improvviso che lei aveva gli occhi aperti, e forse li teneva così già da parecchi secondi. C’era una certa auto-consapevolezza nel suo sguardo, ma nessuna traccia del fuoco e della determinazione che lui aveva conosciuto.

— Ciao — disse la ragazza. — Mi chiamo Ionina. Tu chi sei? — La sua voce era calma e tranquilla, ma parlava la lingua del Regno d’Estate, e pronunciava il suo stesso nome senza palatali, come lo pronunciava Pelio.

Bjault rispose, ma lei non continuò la conversazione. Sebbene gli occhi fossero aperti, sembrò che avesse perso qualsiasi interesse per ciò che la circondava. Pelio staccò lo sguardo dal suo viso, con espressione animata. — L’hai sentita, Ajao? I dottori avevano ragione. Si riprenderà!

Lui si sforzò di condividere l’entusiasmo del ragazzo, ma non ci riuscì. Quando aveva ripreso conoscenza per la prima volta, si era preoccupato subito di sapere come stava Yoninne. — Siamo sicuri che migliorerà — aveva risposto il medico. — Non vedo ragione per cui alla fine non debba tornare a essere autosufficiente, a parlare, e anche a scrivere. Ma gran parte della sua memoria è stata spazzata via, ed è possibile che non sia mai più in grado di ragionare ai livelli di astrazione più alti.

Dunque era così. L’avventura su Giri aveva regalato loro le stelle, ma aveva rubato a Yoninne l’essenza della sua individualità. In qualche modo, era doloroso mettere in relazione le due cose…

Fu felice quando lo sconosciuto se ne andò. Sentiva in modo vago che quell’uomo faceva parte in qualche maniera di un passato che lei aveva dimenticato, insieme a tutti i ricordi, le capacità e le esperienze che l’avevano resa una persona diversa. Ma quell’altra persona aveva sofferto molto, e non si era granché divertita. Ora, le si presentava un’altra possibilità.

Alzò lo sguardo sul viso grigioverde di Pelio, e gli prese la mano spessa tra le sue. Forse aveva perso molte cose preziose, ma non era una stupida. E sapeva riconoscere un lieto fine, quando ne incontrava uno.

FINE

L’AUTORE

Continuano le interviste che Michael Brennan ha realizzato, in esclusiva per i lettori di URANIA, con alcuni dei migliori autori della SF contemporanea. Vernor Vinge è l’autore del romanzo che avete appena letto, Naufragio su Giri.

Michael Brennan: Signor Vinge, vuol dirci la sua opinione sulla situazione della fantascienza oggi?

Vernor Vinge: Se prendiamo in considerazione un lasso di tempo relativamente lungo penso che, in questi tempi, la fantascienza sia diventata un terreno estremamente competitivo per uno scrittore. L’enorme numero di buoni e ottimi nuovi autori presenti sul mercato dimostra che esiste una competitività a un livello che era assente durante la cosiddetta “Epoca d’oro” del genere, voglio dire la fantascienza degli anni Quaranta e Cinquanta. In realtà oggigiorno ci sono tanti, tantissimi scrittori veramente dotati. Ora, non voglio dire che i grandi dell’Epoca d’oro non fossero altrettanto bravi, solamente che non c’erano tanti talenti in grado di competere tra di loro. Penso che, al giorno d’oggi, ci siano molte più difficoltà visto che negli anni Quaranta e Cinquanta sono state scritte talmente tante cose eccellenti in termini di originalità che il numero delle nuove idee, ai nostri tempi, può essere diminuito proprio per questa ragione. Direi che oggi ci troviamo davanti a un mercato veramente difficile.

M.B.: Con questa affermazione vuol dire che, per uno scrittore di fantascienza, oggi è più difficile trovare un’idea originale?

V.V.: Questo è sicuramente vero.

M.B.: Lei crede che il fiorire delle distinzioni di genere nella stessa fantascienza abbia aiutato i nuovi scrittori o piuttosto li abbia messi in difficoltà?

V.V.: In effetti oggi ci sono tante divisioni e talmente tanti scrittori con un diverso background culturale che lo scrivere romanzi di fantascienza va visto sotto una diversa luce.

M.B.: Pensa che i romanzi di fantascienza scritti dalle donne abbiano una differente ispirazione, temi diversi e soprattutto un’anima differente da quella scritta da lei e dai suoi colleghi uomini?

V.V.: Può darsi che in media ci siano delle differenze ma per quanto si mettano a confronto scrittori diversi penso sia difficile distinguere lo stile e l’ispirazione di ognuno in base al sesso. Così se prende scrittrici come Linda Snodgrass o altre come lei, e comincia a metterle a confronto una per una, non penso che le differenze siano significative. Se invece raggruppa tutto insieme penso che troverà sempre delle differenze.

M.B.: Ci parli della genesi di Naufragio su Giri. Come le è venuta l’idea originale e come l’ha sviluppata?

V.V.: In realtà l’idea di base di Naufragio su Giri è stata un sogno. Mi ricordo di aver sognato una storia che vagamente aveva a che fare con il teletrasporto, così c’era già un primo elemento. L’altro elemento era il mio interesse a scrivere una storia che riguardasse il teletrasporto dove potessi utilizzare meno nozioni scientifiche possibile. Voglio dire, noi non abbiamo su scala macroscopica il teletrasporto nella vita reale nel nostro mondo, almeno apparentemente.

Forse potrebbe esserci una invenzione del genere ma io volevo ipotizzare un procedimento che non sconvolgesse le cose che già conosciamo o che fosse basato su un cambiamento molto piccolo. Questo significa che non volevo toccare argomenti come la conservazione dell’energia e il continuum temporale. L’idea si trasformò, come accade sovente per le faccende che hanno a che fare con la creatività. Se metti troppe restrizioni a quello che sei autorizzato a fare, molto spesso la fantasia ti darà una soluzione molto più carina di quella che troveresti mettendoti a tavolino e dicendo “bene oggi facciamo così”.