Выбрать главу

— Ti dico io cosa devi fare tu, Henry! — sbottò Lamont, in un impeto di rabbia. — Fatti gli affari tuoi!

Garrison si alzò di scatto e se ne andò senza più dire una parola. Lamont si era fatto un altro nemico o, quanto meno, aveva perso un altro amico. Tuttavia, il prezzo era equo, decise alla fine, perché un’osservazione di Garrison aveva mandato la palla a rotolare in una nuova direzione.

Garrison aveva detto, in sostanza: “…finché la Pompa Elettronica sarà la chiave del paradiso per l’uomo… Hallam sarà intoccabile”.

Con queste parole che gli rimbombavano nella mente, per la prima volta Lamont distolse la sua attenzione da Hallam per concentrarla sulla Pompa Elettronica.

La Pompa Elettronica era davvero la chiave del paradiso per l’uomo? Oppure c’era, per tutti i cieli, un inghippo?

Non era mai esistito niente, nella storia, che non avesse il suo inghippo. Qual era quello della Pompa Elettronica?

Lamont conosceva abbastanza bene la storia della para-teoria per sapere che anche la questione “inghippo” era stata debitamente presa in esame. Quando, per la prima volta, era stato annunciato che la variazione totale di base nella Pompa Elettronica consisteva nel Pompaggio di elettroni dal nostro universo al para-universo, non era mancato chi aveva immediatamente chiesto: “Ma cosa succederà quando saranno stati pompati di là tutti gli elettroni?”.

Era stato facile rispondere a questa domanda. Alla maggior velocità possibile di Pompaggio la scorta di elettroni sarebbe durata per almeno un trilione di trilioni di trilioni di anni, mentre l’intero universo — e presumibilmente anche il para-universo — non sarebbe durato che una frazione minima di questo tempo.

La successiva obiezione era stata più raffinata. Il Pompaggio di tutti gli elettroni da un universo all’altro era materialmente impossibile. Ricevendo gli elettroni attraverso la Pompa Elettronica il para-universo avrebbe guadagnato al netto una carica negativa e l’universo una carica positiva. Anno dopo anno, accrescendosi il divario tra le due cariche, sarebbe diventato sempre più difficile pompare altri elettroni a causa della forza opposta dalla differenza tra le cariche. Ovviamente, in realtà erano atomi neutri quelli che venivano pompati, ma la distorsione degli elettroni orbitali durante il procedimento dava origine a una carica effettiva, che aumentava in misura enorme con i conseguenti mutamenti radioattivi.

Se la concentrazione di tale carica fosse rimasta nei punti in cui avveniva il Pompaggio, l’effetto degli atomi dall’orbita distorta che vi erano pompati avrebbe bloccato quasi subito l’intero procedimento, ma naturalmente bisognava tenere conto della dispersione. La concentrazione di carica si disperdeva infatti verso l’alto, al di sopra della Terra, e i risultati del funzionamento della Pompa Elettronica erano stati calcolati tenendo presente questa situazione di fatto.

L’aumento della carica positiva della Terra di norma costringeva il vento solare, che ha una carica positiva, a evitare il pianeta a una distanza superiore a quella normale, e di conseguenza la magnetosfera si allargava. Grazie al lavoro di McFarland (il vero ideatore della Grande Intuizione, secondo Lamont), si poté dimostrare che si era raggiunto un preciso punto di equilibrio, quando il vento solare portò via con sé una quantità sempre maggiore di particelle positive respinte dalla superficie della Terra, disperdendole nell’esosfera. A ogni aumento nel ritmo del Pompaggio e a ogni nuova Stazione costruita, la carica positiva sulla Terra cresceva di un poco e la magnetosfera si allargava di qualche chilometro. Il cambiamento, tuttavia, era di relativa importanza, dato che in definitiva la carica positiva veniva portata via dal vento solare e sparsa nello spazio fino ai margini estremi del sistema solare.

Anche così, vale a dire anche ammettendo che la carica si disperdesse alla maggior velocità possibile, sarebbe arrivato il momento in cui il divario tra le cariche dell’universo e del para-universo nei punti di Pompaggio sarebbe aumentato tanto da interrompere il procedimento, e ciò sarebbe avvenuto in una frazione del tempo necessario a consumare tutti gli elettroni: grosso modo in un trilionesimo di trilionesimo di quel tempo.

Ma questo significava che il funzionamento della Pompa Elettronica poteva continuare ininterrotto per un trilione di anni. Per un solo trilione di anni. Era comunque abbastanza: sarebbe bastato. Un trilione di anni, cioè mille miliardi di anni, era ben più di quanto sarebbe durato l’uomo, o l’intero sistema solare, se è per questo! Nel caso, poi, che l’uomo fosse durato tanto a lungo (oppure fosse durata qualche altra creatura che fosse succeduta o avesse soppiantato l’uomo), non c’era dubbio che avrebbe escogitato qualcosa per correggere la situazione. In un trilione di anni si possono fare un mucchio di cose!

Con questo, Lamont dovette dichiararsi d’accordo.

Allora gli venne in mente un’altra ipotesi, un ragionamento che, lo ricordava bene, lo stesso Hallam aveva sviscerato in uno degli articoli di divulgazione che aveva scritto. Non senza disgusto, tirò fuori l’articolo dall’archivio. Era importante che controllasse cos’aveva detto Hallam, prima di andare avanti su quella strada.

Tra l’altro, l’articolo diceva: “A causa dell’onnipresente forza di gravità siamo giunti ad associare l’espressione ’giù per la china’ con il tipo d’inevitabile mutamento necessario a produrre energia idonea a essere trasformata in lavoro utile. Nei secoli trascorsi era l’acqua che, scorrendo ’giù per la china’, faceva girare le ruote, le quali, a loro volta, fornivano energia a macchine come pompe e generatori di elettricità. Ma che cosa succede quando tutta l’acqua è scesa giù per la china?

“Allora non si può più eseguire alcun lavoro, finché l’acqua non sia tornata su per la china… e ciò richiede altro lavoro. In realtà occorre più lavoro per costringere l’acqua a risalire la china di quanto possiamo ricavarne dal suo successivo scorrere giù per la china. Perciò noi lavoriamo costantemente in perdita di energia. Per fortuna, è il Sole che fa tutta la fatica al nostro posto. Fa evaporare gli oceani, in modo che il vapore acqueo salga in alto nell’atmosfera, formi le nuvole e alla fine ricada sotto forma di neve o pioggia. Così l’acqua inzuppa il terreno a tutte le altitudini, riempie le sorgenti e i torrenti, e continua incessantemente a scorrere giù per la china.

“Ma non sarà così in eterno. Il Sole può far salire in alto il vapore acqueo, ma solo perché, in senso nucleare, anch’esso scende giù per la china. Inoltre, scende a una velocità immensamente più elevata di quella cui può andare un qualunque corso d’acqua terrestre e, quando sarà sceso tutto giù per la china, non ci sarà niente a noi noto che potrà farlo risalire.

“Tutte le fonti di energia del nostro universo vanno in discesa, cioè si consumano, e noi non possiamo impedirlo. Ogni cosa scende giù per la china in una sola direzione, e noi possiamo costringerla temporaneamente a risalire, ad andare in senso contrario, soltanto approfittando di qualche china più erta esistente nelle vicinanze. Se vogliamo dell’energia utile che duri in eterno, abbiamo bisogno di una strada che sia in discesa in ambedue le direzioni. Il che nel nostro universo è un paradosso: la logica afferma che qualunque cosa vada in discesa in un senso, va in salita nell’altro.

“Ma è indispensabile restare confinati al nostro solo universo? Pensiamo al para-universo. Anch’esso ha le sue strade, che vanno giù per la china in una direzione e su per la china nell’altra. Queste strade, tuttavia, non coincidono con le nostre. È quindi possibile prendere una strada che porti dal para-universo al nostro universo andando giù per la china, ma che, tornando indietro dal nostro universo al para-universo, vada di nuovo giù per la china… e ciò perché i due universi hanno leggi di comportamento diverse.