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“La Pompa Elettronica approfitta di una strada che va in discesa nei due sensi. La Pompa Elettronica…”

Lamont tornò a guardare il titolo dell’articolo. Era: “La strada che è in discesa nei due sensi”.

Si mise a riflettere. Ovviamente il concetto gli era familiare, così come lo erano le sue conseguenze in termodinamica. Ma perché non esaminarne anche i presupposti? Quello era necessariamente il punto debole di ogni teoria. Cosa succede se i presupposti, considerati esatti per definizione, sono invece sbagliati? Quali sarebbero state le conseguenze, nel caso specifico, se si partiva da altri presupposti? Avrebbero contraddetto le prime?

Cominciò al buio, ma dopo un mese provava quella sensazione che ogni scienziato conosce bene: il continuo ticchettio mentale di pezzi che vanno a posto quando uno meno se l’aspetta, mentre le più fastidiose anomalie si rivelano normali corollari. Era la sensazione della raggiunta Verità.

Fu allora che diventò impaziente e si mise a fare pressione su Bronowski.

E un giorno gli disse: — Voglio tornare da Hallam, per parlargli.

Bronowski inarcò le sopracciglia. — Per quale motivo?

— Perché mi cacci via un’altra volta.

— Sì, è così che marci tu, Pete. Ti senti infelice, se i tuoi guai calano un po’.

— Tu non capisci. È importante che si rifiuti di ascoltarmi. Non voglio che dopo possa dire che l’ho scavalcato, che lui non ne sapeva niente.

— Niente di cosa? Della traduzione dei para-simboli? Non c’è ancora niente, in effetti. Non anticipare lo starter, Pete!

— No, no, questo non c’entra — e Lamont non volle dire altro.

Hallam non gli rese facile avvicinarlo: fece passare alcune settimane prima di trovare il tempo di concedergli un colloquio. Ma nemmeno Lamont intendeva rendere il colloquio facile per Hallam: entrò nello studio dell’altro con tutti i suoi invisibili aculei irti e affilati con cura. Hallam lo accolse con una faccia di pietra, ma con gli occhi astiosi.

Disse, di punto in bianco: — Cos’è questa crisi di cui andate parlando?

— È qualcosa che mi è venuta in mente, professore — rispose Lamont, in tono neutro. — Mi è stata ispirata da uno dei vostri articoli.

— Ah. — E subito dopo: — Quale?

— “La strada che è in discesa nei due sensi.” Quello che avete scritto per Teen-ager Life, il settimanale per i giovani, professore.

— E allora?

— Io ritengo che la Pompa Elettronica non funzioni in discesa nei due sensi, se mi è permesso usare la vostra metafora, che, tra parentesi, non è un modo totalmente esatto di descrivere la Seconda Legge della termodinamica.

Hallam si accigliò. — Cosa state cercando di dire?

— Posso spiegarmi meglio, professore, facendo ricorso alle equazioni di campo dei due universi, per dimostrare un’interazione che fino a questo momento non è stata presa in considerazione… per nostra sfortuna, a mio parere.

Così dicendo, Lamont andò alla lavagna e rapidamente cominciò a tracciare le equazioni. Sapeva che Hallam si sarebbe irritato per quel modo di fare e ne sarebbe rimasto anche umiliato perché non era in grado di seguire i calcoli matematici. Lui contava proprio su questo.

Hallam borbottò: — Andiamo, giovanotto! Adesso non ho il tempo d’impegnarmi in una disquisizione su ogni aspetto della para-teoria. Fatemi avere una relazione completa, ma per il momento limitatevi, se volete, a farmi un breve riassunto di quello cui state mirando.

Lamont si allontanò dalla lavagna con un’inequivocabile espressione di disprezzo sulla faccia e disse: — La Seconda Legge della termodinamica descrive un procedimento che inevitabilmente annulla gli estremi. L’acqua non scorre giù per la china. Quello che succede, in realtà, è che il minimo e il massimo del potenziale gravitazionale si uguagliano. L’acqua altrettanto facilmente risalirebbe in superficie, zampillando, se si trovasse sottoterra. Si possono materialmente eseguire i calcoli relativi al confronto tra due diversi livelli di temperatura, ma come risultato finale si avrà sempre una temperatura equilibrata a un livello intermedio, cioè il corpo caldo si raffredderà e il corpo freddo si riscalderà. Il raffreddamento e il riscaldamento sono due aspetti uguali della Seconda Legge e, in determinate circostanze, ugualmente spontanei.

— Non venite a insegnare a me la termodinamica elementare, giovanotto! Cos’è che volete, insomma? Ho davvero poco tempo.

Senza cambiare espressione e nemmeno dimostrare di affrettarsi, Lamont disse: — Si ricava energia dalla Pompa Elettronica mediante un’equalizzazione degli estremi. Nel caso specifico, gli estremi sono le leggi fisiche dei due universi. Le condizioni, quali che siano, che rendono possibili queste leggi vengono per così dire travasate da un universo dentro l’altro, in modo che alla fine dell’intero procedimento si avranno due universi nei quali le leggi di natura saranno identiche… e intermedie se paragonate alla situazione attuale. Dal momento che ciò produrrà mutamenti sconosciuti, ma senz’altro di notevolissima entità in questo universo, mi sembra che si debba prendere in seria considerazione l’eventualità di fermare le Pompe e di sospendere a tempo indeterminato tutta l’operazione.

Lamont aveva previsto che a questo punto Hallam esplodesse, impedendogli di continuare la sua esposizione. E Hallam non venne meno all’aspettativa. Schizzò in piedi, facendo cadere la poltroncina che allontanò con un calcio, e fece i due passi che lo separavano da Lamont.

Tenendolo d’occhio, Lamont si affrettò a scostare la propria sedia e ad alzarsi.

— Cre… tino! — urlò Hallam, quasi balbettando tanto era inferocito. — Credete che nella Stazione nessuno sappia niente dell’equalizzazione delle leggi di natura? Venite a farmi perdere tempo solo per raccontarmi cose che io conoscevo già a memoria quando voi non sapevate ancora l’alfabeto? Uscite… e considerate accettate le vostre dimissioni, in qualunque momento vogliate rassegnarle.

Lamont se ne andò, avendo ottenuto esattamente quello che voleva. Eppure, si sentiva offeso per il modo con cui Hallam lo aveva trattato.

6 (conclusione)

— In ogni modo è servito a sgombrare il terreno — disse Lamont. — Ho tentato di dirglielo. Lui non ha voluto ascoltarmi. Perciò, adesso farò il passo successivo.

— Che sarebbe? — chiese Bronowski.

— Andrò a parlare con il senatore Burt.

— Vuoi dire il presidente della Commissione per la Tecnologia e l’Ambiente?

— Proprio lui. Allora lo conosci.

— Chi non lo conosce? Ma non capisco il tuo scopo, Pete. Che cos’hai da dirgli che possa interessarlo? Non la traduzione. Pete, te lo chiedo ancora una volta. Cos’hai in mente?

— Non posso spiegartelo. Tu non conosci la para-teoria.

— E il senatore Burt sì?

— Un po’ più di te, credo.

Bronowski gli puntò contro l’indice. — Pete, smettila di prendere in giro. Può darsi che io sappia parecchie cose che tu non sai. Non possiamo lavorare insieme, se ci facciamo le scarpe a vicenda. O io sono un socio della nostra piccola società a due, oppure non lo sono. Tu dimmi cos’hai in mente e io, in cambio, ti dirò qualcos’altro. Altrimenti fermiamoci qui e tanti saluti.

— D’accordo — disse Lamont, alzando le spalle. — Se proprio vuoi, te lo dirò. Adesso che ho scavalcato Hallam, forse è bene che tu lo sappia. La questione è che la Pompa Elettronica trasferisce da un universo all’altro le leggi di natura. Nel para-universo l’interazione forte è un centinaio di volte più forte che nel nostro, il che vuol dire che la fusione nucleare avviene più facilmente là che qua, mentre la fissione nucleare avviene più facilmente qua che là. Se la Pompa Elettronica continuerà a funzionare per abbastanza tempo, alla fine si raggiungerà un equilibrio nel quale l’interazione forte nucleare sarà uguale in tutti e due gli universi. Cioè, per la precisione, qui da noi sarà circa dieci volte superiore a quella che è adesso e da loro sarà un decimo di quella che è adesso.