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— Senatore, i miei colleghi non mi crederanno mai. Andrebbero contro il loro stesso interesse.

— Così come il vostro interesse va contro la possibilità che abbiate torto… Giovanotto, sulla carta i miei poteri sono enormi, ma posso esercitarli soltanto quando l’uomo della strada è disposto a lasciarmi fare. Permettetemi di darvi una lezioncina di politica pratica.

Gettò un’occhiata all’orologio da polso, si appoggiò allo schienale della poltrona e sorrise. Non era solito fare proposte del genere, ma in un articolo di fondo sul Terrestrial Post di quel mattino lo avevano definito “un politico consumato, il più abile di tutto il Parlamento Internazionale”, e la soddisfazione che ne aveva provato non era ancora svanita.

— È un errore — riprese a dire — ritenere che l’uomo della strada voglia che l’ambiente sia protetto o che gli risparmino la vita, e che sia grato agli idealisti che lottano per lui a tale scopo. Quello che l’uomo della strada vuole è la sua personale comodità. L’abbiamo imparato anche troppo bene dall’esperienza fatta durante la crisi ecologica del ventesimo secolo. Una volta assodato che le sigarette favorivano l’insorgere del cancro ai polmoni, il rimedio più ovvio sarebbe stato quello di smettere di fumare, ma il rimedio desiderato e richiesto era una sigaretta che non favorisse il cancro. Quando risultò evidente che il motore a combustione interna inquinava pericolosamente l’atmosfera, il rimedio più ovvio sarebbe stato quello di smettere di usare quel tipo di motore, mentre il rimedio desiderato era che s’inventasse un motore non inquinante. Perciò, giovanotto, non chiedetemi di fermare il Pompaggio Da esso dipendono l’economia e le comodità del mondo intero. Ditemi, invece, come si può impedire alle Pompe Elettro niche di far esplodere il Sole.

Lamont rispose: — Non si può, senatore. In questo caso abbiamo a che fare con qualcosa di talmente fondamentale che esclude qualunque giochetto. È necessario smettere di pompare.

— Ah, così, secondo voi, possiamo soltanto tornare indietro, cioè tornare alle condizioni in cui eravamo prima dell’esistenza della Pompa Elettronica!

— Ci siamo costretti.

— In questo caso, dovrete darvi da fare per dimostrare con prove irrefutabili che avete ragione voi.

— La prova migliore è quella di far esplodere il Sole — replicò Lamont, rigido. — Ma immagino che non vogliate che io arrivi a tanto.

— Non sarà necessario, forse. Perché non convincete Hallam ad appoggiarvi?

— Perché è un ometto assolutamente insignificante che si è ritrovato a essere il Padre della Pompa Elettronica. Credete che sia disposto ad ammettere che la sua creatura distruggerà la Terra?

— Capisco quello che intendete dire, ma agli occhi del mondo intero lui è appunto il Padre della Pompa Elettronica, e solo la sua parola ha peso sufficiente in proposito.

Lamont scosse la testa. — Non cederà mai. Preferirebbe veder esplodere il Sole.

— Allora forzategli la mano — disse il senatore. — Voi avete una teoria, ma la teoria, da sola, è insignificante. Di certo esisterà qualche sistema per comprovarla. Per esempio, la velocità del decadimento radioattivo del… diciamo dell’uranio, dipende dalle interazioni all’interno del nucleo degli atomi. Questa velocità è per caso cambiata in base a ciò che prevede la vostra teoria ma non quella ufficiale?

Lamont scosse la testa un’altra volta. — La radioattività normale dipende dall’interazione nucleare debole, e purtroppo gli esperimenti su di essa forniscono soltanto prove marginali. Il giorno che queste ultime daranno risultati rivelatori potrebbe essere troppo tardi.

— C’è qualcos’altro, allora?

— Ci sono le interazioni di pioni di un tipo particolare, che potrebbero anche adesso fornire dati inconfutabili. Meglio ancora, ci sono le combinazioni di quark e antiquark, che negli ultimi tempi hanno dato risultati sconcertanti e che io sono sicuro di poter spiegare con…

— Ecco, ci siete.

— Sì, senatore, ma per ottenere questi dati dovrei usare il grande protosincrotrone installato sulla Luna, che però non ha un minuto di tempo disponibile nei prossimi anni. Ho controllato. Niente da fare, a meno che qualcuno non tiri i fili giusti.

— Alludete a me?

— Alludo a voi, senatore.

— Non posso. Non fino a quando il dottor Hallam scriverà queste cose di voi, figliolo. — E il senatore Burt picchiettò con l’indice nodoso sul foglio di carta che aveva davanti a sé. — Vi siete esposto troppo, per i miei gusti.

— Ma l’esistenza del pianeta…

— Provate la vostra teoria.

— Scavalcate Hallam, e io la proverò.

— Provatela, e io scavalcherò Hallam.

Lamont fece un lungo respiro. — Senatore! Supponete che esista una minima probabilità che io abbia ragione. Non vale la pena di lottare anche per una probabilità minima? È in gioco tutto: l’umanità, la Terra…

— Voi vorreste che io lottassi per la buona causa, insomma? Be’, mi piacerebbe. C’è sempre un che di romantico nell’essere sconfitti per una buona causa. E ogni uomo politico appena passabile è abbastanza masochista da sognare, di tanto in tanto, di finire tra le fiamme con l’accompagnamento di cori angelici. Ma, dottor Lamont, per fare una cosa del genere occorre almeno avere una possibilità di lotta. E che il qualcosa per cui si lotta possa, dico solo possa, vincere. Ma, se io vi appoggio, non combinerò niente, perché sarà la vostra parola contro l’immensa utilità e l’infinita desiderabilità del Pompaggio. Come potrei pretendere che ogni uomo rinunci alle sue personali comodità e all’abbondanza cui è ormai abituato grazie alla Pompa, solo perché un singolo individuo grida “Al lupo!”, mentre tutti gli altri scienziati gli sono contro e il riveritissimo Hallam lo definisce un cretino? Nossignore, io non finirò tra le fiamme per niente!

Lamont supplicò: — Aiutatemi almeno a trovare la prova. Non occorre che vi scopriate, se avete paura…

— Io non ho paura — lo interruppe Burt, brusco. — Sono solo pratico. E, dottor Lamont, la mezz’ora che vi avevo concesso è passata da un pezzo.

Per un momento Lamont lo fissò con occhi colmi di delusione, ma l’espressione di Burt, adesso, era inequivocabilmente intransigente. Lamont si congedò.

Il senatore Burt non ricevette subito il visitatore successivo. Per alcuni minuti rimase a fissare con un certo disagio la porta chiusa, giocherellando distrattamente con la cravatta. E se quello scienziato avesse avuto ragione? Esisteva forse una possibilità, anche minima, che avesse ragione?

Doveva ammettere che gli sarebbe piaciuto un sacco fare lo sgambetto ad Hallam, mandarlo a finire con la faccia nella melma e sederglisi sulla schiena finché non fosse schiattato… ma non sarebbe mai successo: Hallam era intoccabile. Aveva avuto un solo scontro con Hallam, una decina d’anni prima: quella volta dalla parte della ragione c’era lui, mentre Hallam aveva torto marcio, come i fatti avrebbero in seguito dimostrato. Eppure, sul momento, Burt era stato umiliato e sconfitto, ed era stato sul punto di perdere la rielezione, come risultato di quello scontro.

Scosse la testa, come per ammonirsi. Avrebbe potuto mettere a repentaglio il suo seggio di senatore, per una buona causa, ma non voleva rischiare di essere umiliato una seconda volta. Segnalò che facessero passare il visitatore successivo e, quando si alzò per accoglierlo, la sua faccia era calma e sorridente.

8

Arrivato a questo punto, se avesse pensato di aver ancora qualcosa da perdere, professionalmente parlando, forse Lamont avrebbe esitato. Joshua Chen era impopolare dappertutto e chiunque avesse a che fare con lui era immediatamente guardato con sospetto in quasi ogni angolo del Sistema costituito. Chen era la rivoluzione fatta uomo, la cui voce, chissà come, veniva sempre ascoltata, sia perché si dedicava alle cause che prendeva a cuore con un’intensità travolgente, sia perché aveva creato un’organizzazione più forte e compatta di qualsiasi altra assocazione politica del mondo (come più di un uomo politico era disposto a giurare).