Выбрать главу

Odeen replicò: — Ma Dua ascolta, Losten maestro.

— Ne sono certo. E non come fanno le altre Emotive. E non ti sembra che lei capisca anche meglio dopo una fusione?

— Sì, me ne sono accorto. Non vi ho prestato molta attenzione, ma…

— Perché sei convinto che le Emotive non siano realmente in grado di capire le cose dei Razionali. Ma pare che in Dua ci sia una parte considerevole di Razionale.

(Odeen guardò Losten con improvvisa costernazione. Una volta Dua gli aveva detto della sua infanzia infelice. Soltanto una volta. E delle prese in giro delle altre Emotive, e dell’orribile nome che le davano: Emo-Sinistride. Che Losten ne avesse sentito parlare? Ma come?… No, Losten lo stava solo guardando, calmo.)

Disse: — Qualche volta l’ho pensato anch’io. — Poi proruppe: — E sono fiero di lei proprio per questo!

— Non c’è niente di male — commentò Losten. — Perché non lo dici anche a lei? E, se le piace indulgere alla sua parte di Razionalità, perché non permetterglielo? Insegnale quello che conosci meglio. Rispondi alle sue domande. Oppure sarebbe un disonore per la vostra triade fare una cosa del genere?

— Non me ne importa niente del disonore… E poi perché dovrebbe? Tritt penserà che è una pura perdita di tempo, ma so come trattarlo.

— Spiegagli che, se Dua otterrà di più dalla vita e ne ricaverà un senso di soddisfazione più completo, potrebbe superare la paura di trapassare ed essere più disposta ad avere la piccola Emotiva.

Per Odeen fu come se gli avessero tolto di dosso il tremendo peso di un disastro incombente. Si affrettò a dire: — Avete ragione. Sento che avete ragione. Losten maestro, voi capite tantissimo. Con voi alla guida dei Duri, come potremmo fallire nella prosecuzione del progetto relativo all’altro universo?

— Con me alla guida? — Losten era divertito. — Dimentichi che ora è Estwald che ci guida. È lui il vero protagonista del progetto. Senza di lui non saremmo approdati a niente.

— Ah, sì — mormorò Odeen, un po’ deluso. Non aveva ancora mai visto Estwald. A dir la verità, non sapeva di nessun Morbido che l’avesse effettivamente conosciuto, anche se ogni tanto qualcuno affermava di averlo intravisto in distanza. Estwald era un nuovo Duro; nuovo quanto meno nel senso che, da giovane, Odeen non aveva mai sentito parlare di lui. Il che poteva solo significare che Estwald era un Duro giovane, che era stato un bambino Duro quando Odeen era stato un bambino Morbido.

Ma al momento non importava. Al momento Odeen voleva solo tornarsene a casa. Non poteva toccare Losten in segno di gratitudine, ma lo ringraziò più volte e poi si accomiatò colmo di gioia.

C’era una certa porzione di egoismo nella sua gioia. Non era lieto unicamente per la lontana prospettiva di avere la piccola Emotiva o per il prevedibile piacere di Tritt. E nemmeno per la futura soddisfazione di Dua. Quello che, in quel preciso istante, contava di più per lui era il suo immediato futuro felice: avrebbe potuto insegnare. Nessun altro Razionale avrebbe provato il piacere dell’insegnamento, ne era sicuro, poiché nessun altro Razionale aveva un’Emotiva come Dua tra i componenti della triade.

Sarebbe stato meraviglioso, se solo fosse riuscito a far capire a Tritt che era una cosa necessaria. Doveva parlare a Tritt e convincerlo a essere paziente.

2c

Tritt non si era mai sentito meno paziente. Non pretendeva di capire perché Dua si comportasse nel modo in cui si comportava. E non voleva neanche provare. Non gliene importava. Non aveva mai capito perché le Emotive si comportassero così. E Dua non si comportava neanche come le altre Emotive.

Lei non pensava mai alla cosa più importante. Sarebbe andata a guardare il Sole. Ma poi si sarebbe rarefatta tanto che la luce e il cibo le sarebbero semplicemente passati attraverso. E allora avrebbe detto che era bello. Ma non era quella la cosa importante. La cosa importante era mangiare. Cosa c’era di bello nel mangiare? E cos’era poi questo bello?

Lei voleva sempre fondersi in un modo diverso. Una volta aveva detto: — Prima parliamone. Non ne parliamo mai. Non ci pensiamo mai.

Odeen avrebbe detto, come sempre: — Lasciala fare a modo suo, Tritt. Così sarà meglio.

Odeen era sempre paziente. Lui pensava sempre che le cose sarebbero andate meglio se aspettavano. Altrimenti avrebbe voluto pensarci sopra.

Tritt non sapeva bene che cosa voleva dire Odeen con “pensarci sopra”. A lui pareva che volesse dire solo che Odeen non faceva niente.

Come, per esempio, avere Dua con loro. Se era per Odeen, sarebbe stato ancora là a pensarci sopra. Lui, Tritt, era andato dritto al punto e aveva chiesto. Era così che bisognava fare.

E adesso Odeen non avrebbe fatto niente circa Dua. E circa la piccola Emotiva, che era la cosa più importante? Be’, Tritt avrebbe fatto qualcosa, se non la faceva Odeen.

In effetti stava già facendo qualcosa. Stava procedendo giù per il lungo corridoio proprio intanto che nella sua mente pensava a tutte quelle cose. Non si era neanche accorto di essere arrivato tanto lontano. Era quello il “pensarci sopra”? Be’, non si sarebbe lasciato spaventare. E non sarebbe tornato indietro.

Stolidamente si guardò intorno. Quella era la strada per le caverne dei Duri. Lui sapeva che sarebbe dovuto passare di lì dopo non molto tempo, con il suo piccolo sinistride. Si era fatto mostrare la strada da Odeen, una volta.

Ma stavolta, quando fosse arrivato, non sapeva che cosa fare. Eppure, non aveva per niente paura. Lui voleva la sua bambina Emotiva. Era suo diritto avere una piccola Emotiva. Niente era più importante di quello. I Duri avrebbero fatto in modo che l’avesse. Non avevano forse portato Dua da loro, quando lui glielo aveva chiesto?

Ma a chi avrebbe dovuto chiedere questa volta? A un Duro qualunque? In modo vago era convinto che non doveva essere un Duro qualunque. Com’era il nome di quello a cui chiedere? Allora avrebbe parlato a lui di quello che importava.

Ecco, ricordava il nome. Ricordava persino quando lo aveva sentito per la prima volta. Era stato quando il piccolo sinistride era cresciuto abbastanza da cominciare a cambiare forma volontariamente. (Che gran giorno era stato, quello! “Vieni, Odeen, svelto! Annis è tutto ovale e solido. E l’ha fatto tutto da solo! Dua, guarda!” Erano arrivati di corsa tutti e due. Annis era il loro unico bambino, allora. E poi avevano dovuto aspettare un mucchio di tempo prima di avere il secondo. Così erano arrivati di corsa, e lui si era appena riappiattito nel suo angolo. Si riavvoltolava su se stesso e volteggiava sopra il suo giaciglio, simile a creta umida. Odeen aveva dovuto andarsene perché aveva da fare. Ma Dua aveva detto: “Oh, lo farà di nuovo, Tritt, vedrai”. E loro due erano rimasti ad aspettare per ore, ma Annis non l’aveva rifatto.)

Tritt se n’era avuto a male che Odeen non fosse rimasto. Lo avrebbe anche rimproverato se non si fosse accorto che era tanto sciupato. Aveva un mucchio di grinze sull’ovoide non si sforzava nemmeno di lisciarle.

Tritt gli aveva detto, con ansia: — C’è qualcosa che non va, Odeen?

— È stata una giornata pesante e non so nemmeno se riuscirò a ricavare le equazioni del differenziale prima della prossima fusione. (Tritt non ricordava esattamente quei paroloni difficili, ma era qualcosa del genere. Odeen usava sempre paroloni difficili.)

— Vuoi che ci fondiamo adesso?

— Oh, no. Ho appena visto Dua salire, e sai come fa se la interrompiamo adesso. Non c’è fretta, davvero. C’è un nuovo Duro, sai?

— Un nuovo Duro? — aveva ripetuto Tritt, con palese mancanza d’interesse. Odeen trovava molto interessante stare in compagnia dei Duri, mentre Tritt avrebbe addirittura voluto che quell’interesse non esistesse. Odeen si dedicava troppo a quello che lui chiamava la sua istruzione, più di tutti gli altri Razionali della zona. Non era giusto. Odeen era davvero troppo impegnato in quella faccenda. E Dua era troppo impegnata nel vagabondare in superficie da sola. Nessuno era decentemente interessato alla triade. Nessuno, tranne lui, Tritt.