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Benché Dua non fosse sicura del significato dell’espressione “maggiore densità atomica”, sapeva che era quello che avveniva quando si fondevano, e il suo stato attuale non era molto simile a una fusione? Non si era forse fusa con la roccia?

Quando a fondersi era la triade, tutti i benefici dell’aumento del senso percettivo andavano a Odeen. Era il Razionale ad assorbire, ad accrescere le proprie capacità di comprensione, a conservare anche dopo la separazione le conoscenze acquisite. Ma ora Dua era la sola coscienza presente in quella fusione. Erano infatti soltanto lei e la roccia. Avveniva quindi una “maggiore densità atomica” (era così, no?) a suo esclusivo beneficio.

(Era per quello che lo stropicciamento con la roccia era considerato una perversione? Era quello il motivo per cui si ammonivano le Emotive a non farlo? Oppure era capitato solo a lei perché era tanto più rarefatta delle altre? O perché era un’Emo-Sin?)

E poi Dua lasciò da parte le congetture e si limitò a esercitare la sua percezione… affascinata da essa. Captò, registrandolo solo automaticamente, il ritorno di Tritt, che la oltrepassava di nuovo muovendosi nella direzione da cui era venuto. Captò, registrandolo solo automaticamente — e quasi senza sorpresa — l’arrivo di Odeen che risaliva, anche lui, dalle caverne dei Duri. Erano i Duri che lei stava ascoltando, soltanto loro, con la sua percezione acuita al massimo per tentare di ricavarne il più possibile.

Passò molto tempo prima che Dua la smettesse e fluttuasse fuori dalla roccia. Quando lo fece, non era più nemmeno preoccupata che qualcuno potesse vederla. Era ormai abbastanza sicura delle sue capacità percettive per sapere che nei dintorni non c’era nessuno.

E tornò verso casa immersa in profondi pensieri.

3b

Tornato a casa, Odeen aveva trovato Tritt che lo aspettava, mentre Dua era ancora fuori. Contrariamente al solito, Tritt non ne era preoccupato; cioè, pareva preoccupato ma non per quello. Quindi, benché le sue emozioni fossero abbastanza forti da essere chiaramente percepite, Odeen non volle indagare a fondo. Era l’assenza di Dua che lo rendeva irrequieto, a tal punto che scoprì d’irritarsi per la presenza di Tritt solo perché Tritt non era Dua.

La constatazione lo sorprese. Non poteva negare che, dei suoi due congiunti, fosse Tritt quello che gli era più caro. In teoria i tre componenti la triade costituivano un’unità e ogni componente trattava gli altri due in modo esattamente uguale. Però lui non aveva mai conosciuto una triade in cui le cose stessero così, e meno che mai nelle triadi di coloro che proclamavano a gran voce di essere perfetti a tale riguardo. Di solito, invece, uno dei tre era lasciato un poco in disparte e se ne rendeva conto.

Non era quasi mai l’Emotiva, comunque. Le Emotive si sostenevano a vicenda, al di fuori della triade, in una misura che Razionali e Paterni non raggiungevano affatto. Il proverbio diceva, infatti: il Razionale ha il suo maestro e il Paterno i suoi bambini, ma l’Emotiva ha tutte le altre Emotive.

Le Emotive si scambiavano osservazioni e, se una di loro dichiarava di essere trascurata oppure la inducevano a dichiararsi tale, veniva rimandata a casa dopo un fitto cicaleccio di istruzioni: resta sulle tue, non cedere e, al contrario, pretendi! Dal momento, poi, che la riuscita della fusione dipendeva in gran parte dal suo comportamento, l’Emotiva veniva generalmente coccolata e blandita sia dal congiunto sinistride sia da quello destride.

Ma Dua era un’Emotiva così poco Emotiva! Sembrava non importarle che Odeen e Tritt fossero tanto intimi e non aveva nessun’amica tra le altre Emotive che glielo facesse notare. Era naturale, d’altra parte: era un’Emotiva pochissimo Emotiva.

Odeen l’amava. L’amava perché lei s’interessava al suo lavoro, l’amava perché se ne lasciava coinvolgere e perché era così sorprendentemente pronta a capire, ma il suo era un amore intellettuale. I suoi sentimenti più profondi erano per il serio, saldo, stupido Tritt, che sapeva stare tanto bene al proprio posto e che poteva offrire tanto poco, oltre a ciò che era effettivamente essenziale: la garanzia di una sicura e normale vita quotidiana.

Ma adesso Odeen si sentiva impaziente. Chiese: — Sai niente di Dua, Tritt?

Tritt non rispose direttamente. Disse: — Ho da fare. Ci vedremo dopo. Sono stato molto occupato.

— Dove sono i bambini? Sei uscito anche tu? Hai in te un senso di “fuori casa”.

Una nota d’irritazione comparve nella voce di Tritt. — I bambini stanno bene e sono beneducati. Sanno già abbastanza da poter vivere da soli nell’ambito della comunità. E poi, Odeen, non sono più tanto bambini! — Ma non negò l’aura di “fuori casa” che emetteva debolmente.

— Scusa. Sono solo ansioso di vedere Dua.

— Dovresti essere così più spesso — ribatté Tritt. — A me dici sempre di lasciarla andare, di lasciarla sola. Cercatela da te. — E se ne andò nei locali più interni della caverna di famiglia.

Odeen lo seguì con lo sguardo, sorpreso da quella reazione. In qualunque altro momento avrebbe seguito il suo congiunto destride per tentare di capire il motivo dell’insolito disagio che emergeva chiarissimo dalla sua naturale stolidità di Paterno. Chissà mai cos’aveva fatto Tritt?… Ma lui desiderava talmente vedere Dua e la sua ansietà aveva raggiunto un livello tale che lasciò andare Tritt.

L’ansietà, inoltre, acuì la sua sensibilità. Era con una specie di orgoglio perverso che i Razionali si vantavano della loro relativa mancanza di percezione, perché il senso percettivo non era una qualità della mente, bensì una caratteristica delle Emotive. In particolare Odeen, il più Razionale tra i Razionali, preferiva di gran lunga ragionare piuttosto che sentire, ma quel giorno estese più che poté il reticolo imperfetto della sua capacità percettiva, desiderando per un attimo essere un’Emotiva in modo da poterlo proiettare meglio e più lontano.

A ogni modo servì allo scopo. Dopo un po’ riuscì a captare Dua che si avvicinava a una distanza inusuale — per lui — e si affrettò ad andarle incontro. E proprio perché l’aveva sentita a tale distanza si accorse di quanto fosse rarefatta. Di solito non ci badava, ma Dua era soltanto una nebbiolina lieve e delicata, nient’altro.

…Tritt aveva ragione, pensò con improvvisa angoscia. Era indispensabile costringere Dua a mangiare e a fondersi. Era indispensabile ravvivare il suo interesse nella vita.

Era così concentrato in quel pensiero che, quando lei fluttuò nella sua direzione e praticamente lo avvolse tutto — senza badare al fatto che non erano in privato e che qualcuno poteva vederli — dicendo: — Odeen, devo sapere… devo sapere tante cose… — lui accettò il gesto come logica conseguenza della propria preoccupazione e non lo considerò nemmeno strano.

Si scostò un poco, con prudenza, tentando di assumere una posizione più decorosa senza farlo sembrare un moto di ripulsa. — Vieni — le disse. — Ti stavo aspettando. Chiedimi tutto quello che vuoi sapere. Cercherò di risponderti come meglio posso.

E si avviarono velocemente verso casa, con lui che accordava i propri movimenti al caratteristico ondeggiare delle Emotive.

Dua disse: — Parlami dell’altro universo. Perché sono diversi? In che cosa sono diversi? Racconta.

Lei non si rendeva conto di chiedere troppo. Odeen, invece, se ne rese conto. Si sentiva colmo di una sorprendente quantità di nozioni e fu sul punto di chiederle: “Come hai fatto a sapere qualcosa dell’altro universo, abbastanza da diventare tanto curiosa in proposito?”.

Represse la domanda: in fondo Dua proveniva dalla direzione in cui si trovavano le caverne dei Duri, e forse Losten gliene aveva accennato, dubitando che, nonostante i suoi consigli, lui fosse troppo orgoglioso della propria posizione per aderire alle richieste della sua congiunta mediana.