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Dopo quel giorno, quando si era immersa nella roccia, era tornata altre due volte nelle caverne dei Duri. Altre due volte, senza che nessuno si accorgesse di lei, si era nascosta completamente nella roccia, e ogni volta aveva percepito, sentito e imparato, così che, quando in seguito Odeen le aveva spiegato questo o quello, lei sapeva in anticipo che cosa le avrebbe spiegato.

Perché, allora, non insegnavano anche a lei come avevano insegnato a Odeen? Perché solo i Razionali dovevano sapere? Lei possedeva forse la capacità d’imparare solo perché era un’Emo-Sin, una mediana pervertita? E allora che le insegnassero, perversione e tutto. Era sbagliato e ingiusto lasciarla nell’ignoranza!

Alla fine le parole del Duro si fecero strada dentro di lei. C’era anche Losten, ma non era lui che parlava. Chi parlava era un Duro strano, quello proprio di fronte. Non lo conosceva, ma in effetti conosceva pochi Duri.

Il Duro aveva chiesto: — Chi di voi è stato di recente nelle caverne più profonde, nelle caverne dei Duri?

Dua la considerò una sfida. Avevano senz’altro scoperto il suo stropicciamento con la roccia, ma a lei non importava. Che lo dicessero pure a tutti! Lo avrebbe detto anche lei! Rispose: — Io ci sono stata. Molte volte.

— Da sola? — chiese ancora il Duro, calmo.

— Da sola. Molte volte — sbottò Dua. Erano state solo tre, le volte, ma non importava.

Odeen borbottò: — Anch’io, naturalmente, sono stato all’occasione nelle caverne “più profonde.

Il Duro parve ignorarlo. Si girò invece verso Tritt e chiese, secco: — E tu, destride?

Tritt tremò tutto. — Sì, Duro signore.

— Da solo?

— Sì, Duro signore.

— Quante volte?

— Una.

Dua era contrariata per quell’interrogatorio. Il povero Tritt si spaventava sempre tanto e per niente! Era lei la responsabile ed era pronta al confronto. — Lasciatelo stare — s’intromise. — Sono io quella che cercate.

Il Duro si rigirò lentamente verso di lei. — Per che cosa? — chiese.

— Per… per tutto quello che volete. — Messa di fronte alle proprie azioni, alla fin fine non se la sentiva di descrivere che cos’aveva fatto. Non davanti a Odeen per lo meno.

— Bene, ne parleremo dopo. Prima, il destride… Tritt, mi pare che ti chiami, vero? Perché sei andato da solo nelle caverne più profonde?

— Per parlare al Duro Estwald, Duro signore.

Al che Dua intervenne nuovamente: — Siete voi Estwald?

Il Duro rispose, secco: — No.

Odeen sembrò irritato, come se trovasse imbarazzante il fatto che Dua non riconoscesse quel Duro. Ma a lei la cosa non importava.

Il Duro chiese ancora a Tritt: — Che cos’hai portato via dalle caverne più profonde?

Tritt rimase zitto.

Il Duro insisté, senza agitarsi: — Sappiamo che hai preso qualcosa. Vogliamo sapere se sai che cos’era. Potrebbe essere molto pericoloso.

Tritt rimase ancora zitto, e Losten s’intromise, dicendo con più gentilezza: — Per favore, Tritt, dillo. Sappiamo che sei stato tu, e non vorremmo doverti costringere.

Allora Tritt borbottò: — Ho preso una palla di cibo.

— Ah. — Questo era il primo Duro. — E che cosa ne hai fatto?

Tritt esplose: — Era per Dua! Lei non voleva mangiare. Era per Dua!

Dua guizzò e si riaddensò per lo sbalordimento.

Il Duro si girò immediatamente verso di lei. — Tu ne sapevi niente?

— No!

— Nemmeno tu? — Questa era per Odeen.

Tanto immobile che pareva congelato, Odeen rispose: — No, Duro signore.

Per qualche istante l’aria fu impregnata dalle spiacevoli vibrazioni dei Duri che parlavano tra loro, ignorando la triade.

Sia che le sue sedute di stropicciamento con la roccia l’avessero resa più percettiva, sia che fosse la recente tempesta di emozioni ad acuire la sua sensibilità — lei non lo sapeva e non si sognava nemmeno di perdere tempo ad analizzare la faccenda — Dua riuscì ad afferrare zaffate, non di parole, ma di comprensione…

I Duri si erano accorti del furto qualche tempo prima. Con calma, avevano fatto le loro ricerche che, sia pure con riluttanza, li avevano condotti ai Morbidi come possibili colpevoli. Avevano continuato a indagare e alla fine erano giunti alla triade di Odeen, con riluttanza anche maggiore. (Perché? Questo Dua non lo percepì.) Tutto considerato, secondo loro Odeen non poteva avere commesso la stupidaggine di rubare e Dua non ne aveva affatto la propensione. A Tritt non avevano proprio pensato.

Poi il Duro che fino a quel momento non aveva detto una parola ai Morbidi si era ricordato di avere visto Tritt nelle caverne dei Duri. (Certo, pensò Dua, Era stato il giorno in cui lei era entrata nella roccia per la prima volta. Anche lei aveva sentito Tritt. E se lo era dimenticato.)

Era sembrata a tutti una cosa estremamente improbabile, ma alla fine, dato che nessun’altra soluzione era possibile e che il passare del tempo rendeva la situazione sempre più pericolosa, erano andati personalmente da loro. Avrebbero voluto potersi consultare con Estwald, ma questi non era reperibile fin da prima che i sospetti si appuntassero su Tritt.

Dua captò tutte queste notizie in un attimo, quindi si girò verso Tritt, sentendosi insieme piena di meraviglia e oltremodo offesa.

Con ansia, Losten stava vibrando che non era successo niente d’irreparabile, che Dua stava bene e che, in definitiva, ne era risultato un esperimento utile. Il Duro al quale Tritt aveva parlato era d’accordo, mentre l’altro, il primo, emanava ancora preoccupazione.

E intanto Dua rivolgeva la sua attenzione non solo a loro ma anche a Tritt.

Il primo Duro chiese: — Dov’è adesso la palla di cibo, Tritt?

Tritt gliela mostrò.

Era nascosta bene e i collegamenti con gli elettrodi erano rozzi ma efficienti.

Il Duro chiese ancora: — Hai fatto tutto da solo, Tritt?

— Sì, Duro signore.

— Come facevi a sapere come fare?

— Ho guardato bene com’era fatto nelle caverne dei Duri. E l’ho rifatto esattamente com’era là.

— Non sapevi che avresti potuto fare del male alla tua congiunta mediana?

— Non ho fatto del male… Io non volevo… Io… - Per un momento Tritt non fu capace di parlare. Riprese: — Non era per farle del male. Era per farla mangiare. L’ho messa in modo che finisse nel suo alimentatore e ho anche decorato l’alimentatore. Volevo che lei lo provasse, e lo ha fatto. Ha mangiato! Per la prima volta dopo tanto tempo ha mangiato bene. E ci siamo fusi. — S’interruppe, poi concluse, quasi gridando tanto grande era la sua agitazione: — E aveva anche abbastanza energia per dare inizio a una piccola Emotiva. Ha preso il seme da Odeen e lo ha passato a me. Mi sta crescendo dentro, adesso. Una piccola Emotiva sta crescendo dentro di me!

Dua era ammutolita. Barcollò, poi si precipitò verso la porta con movimenti tanto rapidi e convulsi che i Duri non fecero in tempo a scansarsi. Urtò l’appendice di quello che era davanti, l’attraversò passando in profondità, poi scappò via con un aspro lamento.

L’appendice ricadde, inerte, e l’espressione del Duro si contorse per il dolore. Odeen fece il gesto di aggirarlo per seguire Dua, ma il Duro disse, con una certa difficoltà: — Lasciala andare, per adesso. È già stato fatto sufficiente danno. Ce ne occuperemo noi.