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Un giorno, tornando alla caverna di famiglia, trovò Losten che lo aspettava. Il Duro, serio e cortese, stava osservando Tritt che gli mostrava la nuova bambina, sforzandosi d’impedire a quel batuffolo di nebbia di toccare l’ospite.

Losten disse: — È una vera bellezza, Tritt. Si chiama Derala, vero?

— Derola — lo corresse Tritt. — Non so quando Odeen sarà di ritorno. Di questi tempi va sempre molto in giro e…

— Sono tornato, Losten — si affrettò a intervenire Odeen. — Tritt, per favore, porta via la bambina. Questo è un mio amico.

Tritt ubbidì e Losten si girò verso Odeen con evidente sollievo, dicendo: — Devi essere contento di aver completato la triade.

Odeen tentò di rispondere con una frase di circostanza, ma non ci riuscì e rimase silenzioso e impacciato. Negli ultimi tempi tra lui e i Duri era sorto un certo cameratismo, quasi un senso di uguaglianza, che gli aveva permesso di parlare con loro su un piano di parità. Poi la pazzia di Dua aveva rovinato tutto. Pur sapendo che lei si sbagliava, ogni volta che aveva visto Losten si era comportato rigidamente, così come faceva in quei lontanissimi giorni in cui si riteneva di gran lunga inferiore a loro, inferiore come… una macchina?

Losten parlò di nuovo e chiese: — Hai visto Dua?

Questa era una vera domanda, non una frase di cortesia, si accorse Odeen.

Rispose: — Una volta sola, Du… — (Per poco non disse “Duro signore”, come se fosse ancora un bambino o un Paterno.) — Una volta sola, Losten. Non ha voluto tornare a casa.

— Deve tornare a casa — dichiarò Losten, pacato.

— Non so come riuscirci.

Losten lo guardava con espressione molto seria. — Sai almeno che cosa sta facendo?

Odeen non osava alzare gli occhi. (Che Losten avesse scoperto qualcosa delle folli teorie di Dua? Cos’avrebbe fatto in proposito?) Si limitò a un cenno di diniego, senza parlare.

Losten disse: — È un’Emotiva molto fuori del comune, Odeen. Questo lo sai, vero?

— Sì — sospirò lui.

— E lo stesso sei tu, a modo tuo, e anche Tritt, a modo suo. Dubito molto che esista un solo Paterno al mondo che abbia il coraggio o lo spirito d’iniziativa di rubare una batteria di energia, oppure l’ingenuità perversa di farne quello che lui ne ha fatto. Voi tre formate la triade più fuori del comune di cui si abbia notizia.

— Grazie.

— Ma questa stessa triade possiede dei lati inquietanti, che non avevamo previsto. Per esempio, noi volevamo che tu insegnassi a Dua nel modo più dolce e più esatto possibile, per blandirla e convincerla a compiere le sue funzioni volontariamente. Non avevamo previsto la stravagante e generosa azione di Tritt proprio in quel momento. E nemmeno, per dirti tutta la verità, l’esagerata reazione di Dua al fatto che il pianeta dell’altro universo dev’essere distrutto.

— Avrei dovuto stare più attento nel rispondere alle sue domande — disse Odeen, infelice.

— Non sarebbe servito. Stava già scoprendo tutto da sola. Non avevamo previsto nemmeno questo, sai? Odeen, mi dispiace, ma devo dirti una cosa… Dua è diventata un pericolo, un pericolo mortale. Sta tentando di fermare la Pompa Positronica.

— Ma come può riuscirci? Non può arrivare dov’è la Pompa e, anche se potesse, manca delle conoscenze necessarie.

— Ah, ma lei può arrivare alla Pompa. — Losten esitò un attimo, poi continuò: — Resta immersa nella roccia, dove sa di essere al sicuro da noi.

Ci volle qualche istante prima che Odeen afferrasse il significato di quelle parole. Disse: — Impossibile! Nessuna Emotiva adulta farebbe… Dua non farebbe mai…

— Lo fa. Lo vuole fare e lo fa. Non perdiamo tempo a discuterne. Dua può penetrare nelle caverne e arrivare dove vuole. Non le si può nascondere niente. Ha studiato le comunicazioni che abbiamo ricevuto dall’altro universo. Non ne abbiamo una prova evidente, ma non c’è altro modo per spiegare quello che sta succedendo.

— Oh… oh… — Odeen barcollò, avanti e indietro, mentre la sua superficie diventava opaca per la vergogna e il dolore. — Estwald lo sa?

Losten rispose, cupo: — Non ancora, ma un giorno lo saprà.

— Ma che cosa vuole farne Dua, di quelle comunicazioni?

— Se ne serve per trovare il sistema di mandare lei un messaggio nell’altra direzione.

— Ma lei non sa tradurre né trasmettere!

— Sta imparando come fare tutt’e due le cose. Ne sa più lei, di quelle comunicazioni, che lo stesso Estwald. È un fenomeno terrificante, un’Emotiva che ragiona e che è fuori controllo.

Odeen rabbrividì. Fuori controllo? Era un’espressione che si usava per le macchine! Disse: — La situazione non può essere tanto brutta.

— È brutta. Dua è già riuscita a comunicare, e io temo che consigli agli esseri viventi dell’altro universo di fermare la loro metà della Pompa Positronica. E se quelli lo faranno prima che il loro Sole esploda, noi saremo finiti.

— Ma allora…

— Dua dev’essere fermata, Odeen.

— Ma… ma come? Avete intenzione di far brillare?… — La voce gli mancò. Sapeva vagamente che i Duri possedevano strumenti per scavare la roccia del pianeta e ricavarne le caverne, ma erano strumenti che usavano raramente da quando, intere epoche prima, la popolazione aveva cominciato a diminuire. Avrebbero localizzato Dua all’interno della roccia e avrebbero fatto brillare tutt’e due?

— No — disse Losten, con forza. — Noi non possiamo far del male a Dua.

— Estwald potrebbe…

— Nemmeno Estwald può farle del male.

— Allora cosa si può fare?

— Devi pensarci tu, Odeen. Solo tu puoi fare qualcosa. Noi non possiamo reagire, perciò dipendiamo da te.

— Da me? Ma cosa posso fare io?

— Pensaci sopra — disse Losten, in tono pressante. — Pensaci sopra.

— Pensare sopra a cosa?

— Non posso dirti niente più di questo — rispose Losten, con angoscia. — Pensa! Resta ormai pochissimo tempo.

Poi si girò e se ne andò, muovendosi molto in fretta per un Duro, come se non si fidasse a rimanere, oppure come se avesse detto troppo.

E Odeen non poté fare altro che guardarlo allontanarsi, smarrito, confuso… sperduto.

5c

Tritt aveva un mucchio di cose da fare. I bambini richiedevano una quantità di attenzioni, ma anche due piccoli sinistridi e due piccoli destridi messi insieme non ne richiedevano tante come una sola neonata mediana… specialmente se era una mediana perfetta come Derola. Bisognava farle fare esercizio e poi tenerla calma, impedirle di finire dentro a tutto quello che toccava, distrarla e coccolarla per convincerla a condensarsi e a riposare.

Trascorse parecchio tempo prima che rivedesse Odeen e, a essere sinceri, non gliene importò molto. Derola lo teneva costantemente occupato. Ma un giorno per caso lo vide: Odeen era in un angolo della sua stessa camera, tutto iridescente come quando pensava molto.

Ricordando, d’un tratto, gli ultimi avvenimenti, gli disse: — Magari Losten era arrabbiato per Dua?

Odeen tornò in sé con un sussulto. — Losten?… Sì, era arrabbiato. Dua sta facendo un gran danno.

— Dovrebbe tornare a casa, no?

Odeen lo guardò fisso. — Tritt — disse poi — noi due convinceremo Dua a tornare a casa. Prima dobbiamo trovarla, però. Tu puoi trovarla. Quando in casa c’è un nuovo bambino, la tua sensibilità di Paterno è più intensa. Puoi usarla per cercare Dua.

— No — disse Tritt, scioccato. — Dev’essere usata per Derola. Sarebbe sbagliato usarla per Dua. E poi, se insiste a star via per tanto tempo, mentre la sua bambina mediana ha tanto bisogno di lei… e anche lei è stata una piccola mediana, una volta, forse sarà meglio che impariamo a fare senza di lei.