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— Come semplici spettatori non è necessario. Voi vi sentireste a disagio e per noi non costituireste certo un bello spettacolo!

— Siete schietta!

— Credete forse che lo spettacolo sarebbe bello? Siate onesto. E poi, per quanto mi riguarda, non ho voglia di aggravare la tensione del vostro eccitamento… privato. Perciò è meglio restare vestiti tutti e due.

— Nessuno protesterà? Voglio dire per il fatto che sarò là come Terragno di aspetto non proprio gradevole.

— Se ci sarò anch’io, no.

— Allora d’accordo. È lontano?

— Ci siamo. Quella è l’entrata.

— Ah! Avevate già programmato di condurmi qui.

— Ho solo pensato che poteva essere interessante.

— Perché?

Selene sorrise all’improvviso. — Così, solo un pensiero.

Il Terrestre scosse la testa. — Comincio a credere che voi non abbiate mai solo un pensiero. Lasciatemi indovinare. Se devo rimanere sulla Luna, avrò bisogno di fare spesso ginnastica, per conservare in forma, forse, muscoli, ossa e tutti gli altri miei organi.

— Vero. Facciamo tutti ginnastica, ma gli immigrati devono farla. Arriverà il giorno in cui la palestra sarà per voi un noioso dovere quotidiano.

Erano davanti a una porta. Quando l’ebbero varcata, il Terrestre si fermò, sbalordito. — Questo è il primo posto che mi ricorda la Terra!

— In che senso?

— Per la sua grandezza. Non sapevo che ci fossero locali così grandi sulla Luna. Scrivanie, macchine da ufficio, donne sedute alle scrivanie…

— Donne a seno nudo — aggiunse Selene, seria.

— In questo, devo ammettere, non c’è nessuna somiglianza con la Terra.

— Abbiamo anche un pozzo di discesa e un ascensore per i Terragni. Ci sono molti piani… Ma aspettate.

Si avvicinò a una donna seduta a una delle scrivanie più vicine e scambiò qualche parola con lei, mente il Terrestre si guardava in giro con curiosità non invadente.

Selene tornò. — Nessuna difficoltà. Pare che stia per cominciare una mischia. Sarà bella, conosco le squadre.

— Questo posto è davvero imponente.

— Se alludete all’ampiezza, non è sufficiente. Abbiamo tre palestre. Questa è la più grande.

— In un certo senso mi fa piacere che nell’ambiente lunare, così spartano, vi permettiate il lusso di sprecare tanto spazio per una frivolezza.

— Frivolezza? — ripeté Selene con aria offesa. — Quale frivolezza?

— Avete parlato di una mischia… Un tipo di gioco, no?

— Chiamatelo pure gioco. Sulla Terra lo fate per sport: dieci uomini in azione, diecimila che li stanno a guardare. Sulla Luna è diverso. Quello che per voi è una frivolezza, un passatempo, per noi è una necessità… Da questa parte. Prenderemo l’ascensore, il che significa che forse ci toccherà aspettare un poco.

— Non volevo farvi arrabbiare.

— Non sono arrabbiata, però voi dovete essere ragionevole. Voi Terrestri avete avuto modo di abituarvi alla gravità del pianeta da trecento milioni di anni, cioè da quando il primo anfibio si è arrampicato sulla terraferma. Anche se non fate ginnastica, vivete abbastanza bene lo stesso. Ma qui sulla Luna noi non abbiamo avuto tempo di adattarci alla gravità.

— Però avete un aspetto diverso da noi.

— Se foste nato e cresciuto in un ambiente con gravità pari a quella lunare, le vostre ossa e i vostri muscoli sarebbero per forza di cose più lunghi e meno massicci che sulla Terra. Ma si tratta di uno solo dei tanti particolari. Non esiste una sola funzione fisiologica… digestione, secrezioni ormonali e così via, che non risenta della forza di gravità e che non richieda, per essere equilibrata, esercitazioni adatte. Se poi riusciamo a trasformare queste esercitazioni in ginnastica, divertimento e giochi, tanto meglio, ma non significa che siano dei passatempi frivoli… Ah, ecco l’ascensore.

Il Terrestre arretrò, un po’ allarmato, ma Selene, impaziente, lo incitò a prender posto. — Adesso, come tutti i Terragni, mi direte che vi sembra un canestro di vimini! Be’, data la forza di gravità della Luna, non è assolutamente necessaria una cabina più solida.

— Immagino che non venga molto usato — disse il Terrestre.

Selene, sorrise: — Avete ragione. — Erano soli a bordo, e la cabina, prese a scendere lentamente. — La caduta frenata è più usata, perché è più divertente.

— In che cosa consiste?

— Il nome stesso ve lo dice… Eccoci arrivati. Sono solo due piani… Si tratta di un condotto verticale, dotato di appigli per salire e scendere. Ma sconsigliamo i Terragni dal servirsene.

— Perché è troppo rischioso?

— Di per se stesso non lo è, in quanto si può salire o scendere come su una scala a pioli. Però ci sono sempre i ragazzini che si lanciano a gran velocità, e i Terragni non sono abbastanza abili da evitarli. E così succedono scontri con spiacevoli conseguenze. Ma col tempo vi ci abituerete anche voi. Quello che vi mostrerò adesso è un condotto piuttosto largo, ideato apposta per le mischie.

Guidò il compagno verso un parapetto circolare al quale stavano appoggiate parecchie persone che chiacchieravano tra loro. Erano tutti praticamente nudi. Molti calzavano sandali, o avevano una borsa a tracolla.

Il Terrestre si protese a guardare. Sotto di lui si apriva un ampio pozzo cilindrico dalle pareti lisce dipinte in rosa e interrotte da sbarre metalliche disposte a caso. Talune erano corte, altre attraversavano diametralmente l’apertura. Il pozzo aveva una profondità di centoventi, centocinquanta metri, e un diametro di quindici circa.

La presenza del Terrestre non suscitò particolare attenzione. Qualcuno l’aveva guardato distrattamente, mentre passava, qualche altro aveva salutato con un cenno o un sorriso Selene. Ma tutti avevano subito distolto gli occhi. Quel disinteresse, così ostentato, aveva un che di offensivo.

Il Terrestre riportò la sua attenzione al pozzo. Sul fondo scorse delle figure, schiacciate dalla prospettiva. Notò che alcune indossavano un succinto indumento rosso, altre blu. Dovevano essere i componenti le due squadre. Quegli indumenti avevano una funzione utilitaristica e protettiva: erano sandali, guanti e fasce intorno ai gomiti e alla ginocchia. Alcuni avevano anche un perizoma, altri una fascia intorno al petto.

— Ah — mormorò il Terrestre. — Uomini e donne!

— Proprio così — convenne Selene. — I due sessi gareggiano su un piede di parità, e le fasce servono solo a evitare il dondolìo incontrollato di parti che potrebbero intralciare i movimenti. Inoltre, esiste una differenza tra i sessi relativa ai punti vulnerabili al dolore. Vedete dunque che non si tratta di pudore.

Intanto, due figure stavano rapidamente salendo dal fondo del pozzo, diametralmente opposte, e un sommesso rullare di tamburi accompagnava i loro movimenti. In principio i due salirono attaccandosi alle maniglie, poi presero velocità e a metà si limitavano ad appoggiarvi una mano, via via che ne incontravano una.

— Sulla Terra una cosa simile sarebbe impossibile — ammise il Terrestre.

— Non si tratta solo di gravità inferiore — disse Selene. — Provare per credere. Per salire con tanta rapidità e tanta grazia bisogna fare ore ed ore d’esercizio.

I due raggiunsero il parapetto e si rigirarono a testa in giù con un guizzo fulmineo, rituffandosi per scendere.

— Caspita, come sono veloci! — esclamò il Terrestre.

— Uhm — osservò Selene mentre intorno si levava un applauso. — Credo che i Terrestri, quelli che non sono mai venuti sulla Luna, siano convinti che qui ci si sposti solo in superficie e con addosso le tute spaziali. Il che, ovviamente, rende i movimenti goffi e lenti.