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— Chi segna i punti?

— Ci sono gli arbitri e comunque tutta la gara viene filmata, in caso di controversie. Ma anche così, a volte, è difficile decidere.

Il gioco si andava riscaldando. Il Terrestre rinunciò a cercare di dare un senso a tutte quelle piroette e a quei volteggi complicati. A volte un atleta mancava l’appiglio, altre, gli spettatori si sporgevano tanto che sembrava volessero gettarsi anche loro nel pozzo. Una volta un avversario afferrò Marco Fore per un polso e qualcuno gridò: — Fallo!

Fore mancò un appiglio e precipitò. Agli occhi del Terrestre, data la gravità lunare, la caduta sembrava lenta, e il corpo snello di Fore piroettava alla ricerca di una sbarra su cui fermarsi, ma senza riuscirci. Gli altri atleti erano fermi, forse perché le regole esigevano così, quando uno cadeva.

Fore scendeva velocemente, adesso, sebbene fosse riuscito a rallentare più volte, sfiorando una sbarra. Era ormai quasi sul fondo, quando, con mossa fulminea, allungò la gamba destra e riuscì ad afferrarsi a una traversa: rimase appeso, dondolando, a testa in giù a meno di tre metri da terra. Rimase così, a braccia spalancate, finché durò il lungo applauso tributatogli dal pubblico, poi si rigirò, si mise ritto sulla sbarra e riprese a salire.

— È stato un fallo? — domandò il Terrestre.

— Se Jean Wong gli ha davvero afferrato il polso invece di spingerlo, era fallo. Ho visto che l’arbitro l’ha segnato. Marco però è sceso più del necessario. Gli piace interrompere la caduta in extremis, e un giorno o l’altro finirà col farsi del male… Oh, oh!

Il Terrestre alzò di scatto la testa a guardare cos’avesse, ma Selene non badava a lui. — C’è qualcuno dell’ufficio del Commissario che vi cerca — disse.

— Ma come…

— Non vedo chi altri potrebbe cercare voi.

— Ma non c’è motivo.

Tuttavia il nuovo venuto, che era indubbiamente un Terrestre o un immigrato e che pareva a disagio in mezzo ai corpi nudi dei Lunariti, stava dirigendosi verso di lui.

— Signore — disse — il Commissario Gottstein vi prega di seguirmi…

5

L’alloggio di Barron Neville era meno elegante di quello di Selene. C’erano libri sparpagliati qua e là, il computer, personale, in mostra nel suo angolo, e un’ampia scrivania in disordine. Le finestre, infine, erano cieche.

Selene entrò, incrociando le braccia e disse: — Se vivi in un porcile, Barron, come puoi pretendere di avere le idee chiare e ordinate?

— Mi arrangio — rispose lui, brusco. — Come mai non hai portato con te il Terrestre?

— Il nuovo Commissario è arrivato prima di me.

— Gottstein?

— Sì. Ma tu, perché non ti sei fatto vivo prima?

— Le ricerche sono lunghe e complesse. Sai che non mi piace lavorare male.

— Be’, allora dovremo pazientare — commentò lei.

Neville si mordicchiò un’unghia, esaminò il risultato con molta attenzione, e poi disse: — Non so se la situazione dovrebbe piacermi, o no… Tu cosa ne pensi di quell’uomo?

— A me piace — dichiarò Selene in tono deciso. — È piuttosto simpatico, tenendo conto del fatto che è un Terragno. Si è lasciato guidare, ha dimostrato interesse, non ha espresso giudizi né si è dato arie di superiorità. E io mi sono comportata bene e ho evitato di insultarlo.

— Ha fatto altre domande sul sincrotrone?

— No, non ne aveva bisogno.

— Perché?

— Gli ho detto che tu volevi vederlo, e gli ho spiegato che sei un fisico. Quindi, suppongo che chiederà a te tutto quello che vuole sapere, quando vi vedrete.

— Non ti pare strano che abbia attaccato discorso proprio con una guida che ha un amico fisico?

— Perché strano? Gli ho detto che andiamo a letto insieme e non c’è niente di strano che a un fisico piaccia una guida turistica.

— Smettila, Selene.

— Oh, senti, Barron! Secondo me, se quel tizio aveva dei piani e se mi ha avvicinato allo scopo di poter arrivare fino a te, sarebbe stato teso, ansioso. Più un complotto è stupido e complicato, più i cospiratori sono tesi e ansiosi. Io ho fatto di tutto per comportarmi in modo normale. Gli ho parlato di tutto fuorché del sincrotrone. L’ho portato in palestra.

— E lui?

— Si è molto interessato ai nostri esercizi. Era calmo, rilassato e si divertiva. Qualsiasi cosa abbia in mente, sono certa che non è niente di losco e complicato.

— Sei sicura? Però il Commissario è arrivato prima di te. Ti pare bene?

— Non vedo perché dovrei considerarlo un male. Un aperto invito a una riunione, fatto alla presenza di parecchi Lunariti, non mi pare una cosa sospetta.

— Selene, ti prego, non insistere a voler giudicare quando non te lo chiedo. Diventi irritante. In primo luogo quell’uomo non è un fisico. Sai cos’è in realtà?

— Io gli ho detto che era un fisico e lui non ha ammesso né negato — rispose Selene dopo averci pensato su. — Eppure… eppure sono sicura che lo è.

— La sua è una bugia per omissione, Selene. Può darsi che gli piaccia la fisica, ma non ha svolto studi né lavoro da fisico. Sono certo che ha fatto studi scientifici, ma non lavora in campo scientifico. Anche se volesse, non ci riuscirebbe: nessun laboratorio terrestre gli offrirebbe un posto. È sulla lista nera di Fred Hallam, e tu sai che tipo è Hallam.

— Ne sei sicuro?

— Credimi, ho controllato. Mi hai criticato perché ero in ritardo… Be’, quello che ho saputo è troppo bello per essere vero.

— Perché troppo bello? Non capisco dove vuoi arrivare.

— Non ti pare che dovremmo fidarci di lui? Dopo tutto ha seri motivi di rancore nei confronti della Terra.

— Se quello che hai scoperto è vero, possiamo fargli credito.

— Sì, quello che ho scoperto, è vero, almeno nel senso che cercando, ho scoperto quanto ti ho detto. Ma chi dice che non sia tutto predisposto a questo fine?

— Barron, sei disgustoso! Possibile che tu veda cospirazioni dappertutto? Ben non mi pare…

— Ben? — ripeté Neville, sardonico.

— Ben! — confermò lei, decisa. — Ben non mi pare roso dal rancore né tanto meno uno che reciti la parte di quello che deve apparire roso dal rancore.

— No, ma è riuscito a rendersi simpatico. L’hai detto tu, no? Con enfasi. Forse l’ha fatto apposta.

— Sai bene che non è facile ingannarmi.

— Be’, aspetterò a giudicare quando l’avrò conosciuto.

— Oh, va’ al diavolo, Barron! Ho conosciuto migliaia di Terragni di tutti i generi. È il mio lavoro. E tu non hai il minimo motivo di considerare con tanto sarcasmo i miei giudizi. Sai invece che puoi fidarti ciecamente di me.

— Vedremo. Non arrabbiarti. È che dobbiamo aspettare ancora… E intanto potremmo… Indovini cosa penso?

— Non m’interessa di saperlo — ribatté Selene allontanandosi da lui.

— Sei seccata perché ho messo in dubbio la tua capacità di giudicare la gente?

— Mi sono seccata perché… Oh, al diavolo, perché non cerchi di mettere un po’ d’ordine, in questa stanza? — E se ne andò.

6

— Vorrei potervi offrire qualche comodità terrestre, dottore — disse Gottstein — ma per una questione di principio non ho portato niente. I bravi abitanti della Luna si offendono se qualcuno venuto dalla Terra gode di un trattamento speciale. Per non urtare la loro suscettibilità mi è parso meglio adeguarsi alle abitudini locali finché è possibile. Temo però che il mio modo di camminare mi tradisca. La loro gravità è impossibile!