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— Però continua a essere un radiochimico, e per di più in arretrato di venticinque anni.

— Con voi invece le cose sono andate diversamente. Ce l’avete messa tutta per diventare un buon fisico.

— Vedo che avete indagato a fondo su di me.

— Ve l’ho detto: mi avevate colpito. Ma passiamo ad altro. Conoscete un fisico che si chiama Peter Lamont?

— L’ho conosciuto tempo fa — ammise con riluttanza Denison.

— Lo giudicate brillante?

— Non lo conosco abbastanza per poterlo giudicare, e non voglio esprimere opinioni avventate.

— Ma direste che non è tipo da parlare a vanvera?

— A meno che non esistano prove contrarie, direi di no.

— Vi seccherebbe dirmi come avete conosciuto Lamont? Solo per sentito dire o di persona?

— Ho parlato alcune volte con lui, perché a quel tempo aveva intenzione di scrivere la storia della Pompa Elettronica. Il fatto che Lamont venisse da me mi lusingò… Al diavolo, Commissario, ero lusingato per il solo fatto che Lamont sapesse che esistevo! Ma non avevo molto da dirgli. A cosa sarebbe servito? Io non ci avrei guadagnato altro che scherni, e ne sono stufo, ormai, stufo di rimuginare sul passato, stufo di autocompassione!

— Sapete niente dell’attività di Lamont in questi ultimi anni?

— Dove volete andare a parare, Commissario? — domandò Denison, con cautela.

— Un anno fa, circa Lamont andò da Burt. Non lavoravo più per il senatore, all’epoca, ma ci vedevamo di tanto in tanto. Mi parlò della visita di Lamont. Era preoccupato. Secondo lui, Lamont aveva scoperto qualcosa di serio contro la Pompa, ma non riusciva ad approfondire la cosa. Anch’io me ne preoccupai.

— Quante preoccupazioni! — esclamò con sarcasmo Denison.

— Adesso però mi chiedo… se voi avete parlato con Lamont…

— Basta! Non una parola di più, Commissario. Vedo che state arrivando a un punto che io non voglio toccare. Se vi aspettate che vi dica che Lamont mi ha rubato l’idea, che una volta di più sono stato preso a calci, vi sbagliate. Torno a ripetervi che non avevo nessuna teoria valida, le mie erano solo supposizioni. C’era qualcosa che mi preoccupava, esposi quel reclamo, ne parlai, non fui creduto, mi persi d’animo e, poiché non avevo modo di dimostrare la validità della mia idea, rinunciai. Non ne accennai a Lamont, quando venne da me. Parlammo infatti solo delle origini della Pompa. Anche se le ipotesi che è arrivato a formulare in seguito avevano punti in comune con le mie, ci è arrivato per conto proprio. E si tratta di ipotesi solide, basate su solide analisi matematiche. Non rivendico nessuna precedenza. Nessuna.

— Mi pare che conosciate la teoria di Lamont.

— Se ne è parlato in questi ultimi mesi. Lui non l’ha potuta pubblicare e nessuno lo prende sul serio, ma è circolata ugualmente. È arrivata persino a me.

— Capisco, dottore. Io, però, la prendo molto sul serio. Per me si tratta del secondo avvertimento, capite? Il rapporto relativo al primo, cioè il vostro, non è mai finito sotto gli occhi del senatore, in quanto allora stavamo dando la caccia a eventuali irregolarità finanziarie, e lui non aveva altro per la testa. E il capo della commissione di ricerca incaricato dal senatore giudicò le vostre ipotesi… scusatemi se ve lo dico, pazzesche. Io no. Quando Lamont ha riportato la questione sul tappeto, ne sono rimasto turbato. Avrei voluto parlargli, ma i fisici che ho interrogato…

— Compreso Hallam?

— No, lui non l’ho consultato. Ma quelli con cui ho parlato mi assicuravano che la teoria di Lamont era priva di fondamento. Nonostante ciò, ero deciso a cercarlo, quando mi hanno assegnato questo incarico. E poi ho incontrato voi. Adesso potete capire perché ho voluto parlarvi. Secondo voi, le teorie di Lamont e vostre sono valide?

— Volete dire che, se si continua a usare la Pompa Elettronica, il Sole e forse tutto questo braccio della Galassia finiranno per esplodere?

— Esatto.

— E come faccio a saperlo? La mia era una supposizione. Quanto alla teoria di Lamont, non l’ho studiata a fondo. Non è stata pubblicata. Ma, se anche l’avessi letta, la parte matematica sarebbe certamente superiore alla mia comprensione… E poi, cosa importa? Lamont non riuscirà mai a convincere nessuno. Hallam lo ha rovinato, come tanti anni fa ha rovinato me, e il pubblico non vede al di là della punta del proprio naso e ha molto più interesse a credere nella Pompa che nelle teorie sballate di uno sconosciuto. Ma figuratevi! Chi mai rinuncerebbe alla Pompa per dar credito a Lamont?

— Però voi non siete rimasto indifferente, vero?

— Be’, ammetto che non mi piace l’idea di saltar per aria tutti.

— Così siete venuto sulla Luna a fare qualcosa che il vostro antico nemico Hallam vi avrebbe impedito di fare sulla Terra.

— Anche a voi piace fare supposizioni — osservò Denison, a bassa voce.

— Vi pare? — ribatté con indifferenza Gottstein. — Forse anch’io sono brillante. Ebbene, la mia supposizione è esatta?

— Può darsi. Non ho rinunciato alla speranza di tornare alla scienza. Sarei contento di fare qualcosa per allontanare dal mondo lo spettro della distruzione, sia dimostrando che esiste davvero sia dimostrando che non esiste.

— Capisco. Passando ad altro dottor Denison, il mio predecessore, il signor Montez, mi ha detto che la Luna è all’avanguardia della scienza. Secondo lui, quassù c’è una quantità spropositata di cervelli.

— Può darsi che abbia ragione — disse Denison. — Non so.

— Può darsi che abbia ragione — convenne Gottstein, pensoso. — Se così fosse, non credete che sarebbe un inconveniente per i vostri propositi? Qualsiasi cosa possiate fare, gli uomini direbbero e penserebbero che siete riuscito a ottenerla solo grazie alle installazioni scientifiche lunari. Personalmente ve ne deriverebbe poco merito, anche se sarebbe ingiusto.

— Sono stufo della corsa alla fama, Commissario Gottstein. Cerco un interesse nella vita, più interesse di quanto avevo come vice-presidente della Ultrasonic Depilatories. Lo troverò tornando alla scienza e, se otterrò qualcosa, mi basterà la soddisfazione personale.

— Diciamo che a me questo non basterebbe. Se avrete dei meriti, vi saranno riconosciuti. E a me, come Commissario, dovrebbe essere possibile presentare i fatti alla comunità terrestre in modo che non siate privato di quanto vi spetta. Penso che siate abbastanza umano da desiderare ciò che vi spetta.

— Siete davvero gentile. E in cambio?

— Siete cinico. Ma non avete torto. In cambio voglio la vostra collaborazione. L’ex-Commissario Montez ha dei dubbi sul tipo di ricerche scientifiche effettuate sulla Luna. Le comunicazioni tra Terrestri e Lunariti lasciano a desiderare, mentre il coordinamento degli sforzi dei due mondi sarebbe utile per tutti. È comprensibile che vi sia diffidenza, ma se voi sarete in grado di fare qualcosa per dissiparla, per noi potrebbe essere della stessa utilità delle vostre eventuali scoperte scientifiche.

— Non penserete sul serio, Commissario, che io sia l’uomo ideale per dimostrare ai Lunariti che gli scienziati terrestri sono leali e ben disposti nei loro confronti!

— Non dovete confondere uno scienziato vendicativo con i Terrestri in generale, dottor Denison. Mettiamola così. Vi sarei grato se mi teneste al corrente delle vostre scoperte scientifiche, e in cambio io farò in modo che ne otteniate il merito dovuto. E, per poter capire a fondo le vostre scoperte, dato che io, non dimentichiamolo, non sono uno scienziato, mi sarebbe molto utile se voi me le spiegaste alla luce delle attuali condizioni della scienza qui sulla Luna. Siete d’accordo?

— Pretendete molto — disse Denison. — Esporre prematuramente dei risultati preliminari, sia per trascuratezza che per eccesso di entusiasmo, può danneggiare irreparabilmente una reputazione. Io detesto parlare di qualsiasi cosa con qualcuno, finché non ne sono più che sicuro. E la mia esperienza col Comitato, di cui voi facevate parte, m’incoraggia ad andare coi piedi di piombo.