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— Capisco — annuì Saul. — Controlli come quello di bandire i percell dalle Olimpiadi. Quale sarà la prossima mossa, Joao? Gabinetti separati? Abbeveratoi speciali? Ghetti?

Quiveran sorrise. — Oh, Saul. Non è questione soltanto di quei pochi record di atletica che i percell hanno infranto, esibizioni innaturali che hanno destato l'ira di milioni di persone. Quella era soltanto l'ultima goccia. Le tue creazioni…

— Non le mie creazioni. — Saul scosse insistentemente la testa.

Quiveran sollevò una mano. — D'accordo, le creazioni di Simon Percell, i suoi mostri, questa gente sono il ricordo vivente dell'arroganza della scienza settentrionale del ventesimo secolo, che ha quasi distrutto il mondo!

Saul sospirò. — Suvvia, Joao. Non puoi incolpare la scienza e il vecchio Nord di ogni cosa. È vero, hanno usato più della loro porzione di risorse, ma tu parli come se le nazioni dell'Arco non avessero nessuna colpa per il Secolo dell'Inferno. Dopo tutto, chi è stato ad abbattere le foreste tropicali malgrado tutti gli ammonimenti? Chi ha fatto aumentare il livello di anidride carbonica…

Quiveran lo interruppe, rosso in viso: — Credi davvero che io non lo sappia, questo, Saul? Guarda la mia terra, il Brasile. Soltanto adesso, dopo una lotta impari, cominciamo a riprenderci da un olocausto ambientale che ha spazzato via un terzo delle specie della Terra… tutte sacrificate sull'altare della cupidigia più incosciente.

— Molto bene. Allora la colpa è ripartita…

— Sì, certo. Ma la teconologia stessa era in parte in errore! Noi siamo semplicemente andati avanti quasi alla cieca con le migliori intenzioni. — Quiverian inarcò sardonicamente le sopracciglia. — Facendo il bene a detrimento della stessa natura!

Era ovvio che quell'uomo ci credeva, appassionatamente. Saul trovava ironica la cosa. Prima della fine del secolo, le nazioni del vecchio Nord avevano predicato la difesa dell'ambiente a un Terzo Mondo che non prestava nessun orecchio — dopo aver già trebbiato la maggior parte della ricchezza accesibile del pianeta. Adesso il pendolo aveva girato dall'altra parte. I popoli equatoriali dell'Arco del Sole parevano ossessionati da una mistica passione per la natura che avrebbe stupefatto i loro nonni avidi di terra.

Perché le conversioni devono arrivare sempre così in ritardo? Perché mai la gente si scusa con i cadaveri?

Gli venne risparmiata una risposta quando una voce dal marcatissimo accento si levò da dietro il banco sul quale erano ammucchiati ì campioni del nucleo.

— Ehi? Mi sono perso qualcosa? Esattamente… di quali crimini è stata responsabile la scienza dei bene intenzionati? Vi dirò quale! Forse il nostro amico brasiliano si riferisce a quei medici stranieri che vennero per ridurre la mortalità infantile in paesi come il suo. Boom! Sovrappopolazione. Per i nostri moderni archisti quello dev'essere stato l'orrore peggiore di tutti!

Il volto di Quiverian s'imporporò ancora di più. — Malenkov, russo grassone e ipocrita che non sei altro! Esci fuori di lì e vieni a discutere faccia a faccia, da uomo. Non devi nasconderti: non sono un cecchino ucraino!

— Siano ringraziati i santi almeno per questo. — Nicholas Malenkov girò intorno al banco impugnando un blocco di appunti, sorridendo, un gigante che si muoveva con la grazia di un lottatore, perfino nelle scomode maree di Coriolis della ruota di gravità.

Salvato pensò Saul con viva gratitudine e colse l'occasione per cambiare argomento. — Nicholas, ho sentito dire che Cruz e il gruppo dei tecnici hanno i risultati preliminari degli esperimenti con i pannelli a gas. C'eri anche tu?

Il massiccio slavo sogghignò. — Volevano avere intorno almeno uno di noi amanti delle palle di neve, quando li hanno provati. Tu, Joao e Otis eravate occupati. Così ci sono andato io.

Insieme a Saul e allo spaziale senza gambe, Otis Sergeov, il dottor Malenkov possedeva una seconda qualifica come cometologo… malgrado le frequenti proteste costernate da parte di Joao Quiverian. Il grosso russo allargò le braccia. — Amici miei, i risultati sono incoraggianti. Già con pochissimi pannelli installati abbiamo alterato l'orbita della cometa di Halley! L'effetto è piccolo, ma abbiamo dimostrato che il controllo della dispersione dei gas ci può permettere di compiere dei mutamenti d'orbita!

Saul annuì. — Naturalmente il metodo funziona soltanto in prossimità del perielio, nelle vicinanze del Sole.

— È vero. Questa serie di test ha mostrato soltanto un piccolo effetto, in diminuzione. Ben presto la sublimazione superficiale cesserà del tutto. Il progetto dei pannelli verrà sospeso per settant'anni. Ma la prossima volta — Malenkov sorrise, — quando ci tufferemo di nuovo verso l'interno, verso il Caldo…

Il Caldo. Era la prima volta che Saul sentiva qualcuno riferirsi al Sole il quel modo.

— … allora questo lavoro dimostrerà la sua utilità. Con i grossi propulsori a razzo a sgomitare all'afelio, e i pannelli di controllo dell'evaporazione che funzionano al perielio, avremo i mezzi per guidare questa antica palla di ghiaccio quasi su tutte le orbite che più ci piaceranno!

Quiverian corrugò la fronte, cupo, e scosse la testa. — Supponiamo che tutte queste interferenze funzionino. Esattamente, cosa faresti, dottore, cosa faresti tu, con… con una cometa intrappolata?

Oh, no. Saul aveva capito a che cosa stava mirando quella conversazione.

— Ma chi se ne frega? — esclamò Malenkov, in tono entusiasta. — Le idee sono rimbalzate qua e là per più di un secolo, su ciò che la gente avrebbe potuto fare con le comete.

— Idee eccentriche, vuoi dire.

Malenkov scrollò le spalle. — Il nostro attuale progetto consiste nel realizzare una grande svolta non appena superato Giove, fra settant'anni, usando al gravità del grande pianeta per intrappolare Halley in un'orbita assai più accessibile. Alla fine, questa palla di ghiaccio potrà fornire delle sostanze volatili a basso prezzo e aiutare il popolo della TerraVicina a creare il suo Terzo Altopiano nello spazio.

Quiveran scosse al testa. — Propaganda. L'ho sentita fin troppe volte.

Malenkov continuò imperturbato: — Le possibilità sono infinite. Una volta che avremo dimostrato la possibilità delle capsule del sonno a lunga durata, le comete potranno costituire degli splendidi transatlantici spaziali, per percorrere il sistema solare in assoluta sicurezza.

Saul vide che un piccolo pubblico aveva cominciato a radunarsi accanto alla porta aperta del laboratorio, attirata dai vicini uffici. Malenkov si accorse di loro e il suo entusiasmo crebbe ancora di più.

— Forse potremmo trovare delle sostanze chimiche ancora più utili, come quelle che Joao e il capitano Cruz hanno trovato su Encke. Diamine, potrebbe perfino esserci qualcosa che vale la pena prendere in considerazione nell'idea di utilizzare le comete per terraformare Venere o Marte! Alla fine, potrebbero essere resi adatti alla colonizzazione.

— Ah! — sbuffò Quiverian.

— Signori — si affrettò a intervenire Saul. — Suggerisco di…

Ma Quiverian lo ignorò, scuotendo un sottile tubo per campioni rivestito di plastica in direzione di Malenkov. — Questo è un atteggiamento che mi riesce insopportabile. L'idea originaria era di studiare le comete, le più antiche fra le opere di Dio. Ma adesso, la conoscenza soltanto per la conoscenza non sembra importare più. Adesso, non volete soltanto scremare a fondo questa cometa, ma anche modificare avventatamente interi pianeti, ancora prima che si riesca a capirli!