Ould-Harrad scosse la testa. — È stata un'operazione basata sul consenso, dottar Lintz. Il governo di coalizione d'Israele-Inshallah le aveva invitate a intervenire.
Saul annuì. — Dopo che i leviti e i salawiti avevano assassinato abbastanza rappresentanti dell'opposizione per ottenere la maggioranza.
La voce dell'africano era bassa, come se temesse quell'argomento ma ne venisse attratto allo stesso modo di una falena verso la fiamma. — Il mondo era stanco di secoli di lotta in una regione che non aveva mai conosciuto la pace.
— E adesso è forse migliore? L'Alto Sacerdote di Gerusalemme governa un regno balcanizzato, con le sette che tendono agguati alle altre sette come mai vi era stato prima.
«E ha aiutato il pianeta? Dal Nilo all'Eufrate, Israele-Inshallah aveva piantato più alberi di quanti ne erano mai esistiti prima in tutta l'Africa a nord dell'equatore. L'ultima volta che ne ho avuto notizie, un terzo delle foreste erano scomparse… abbattute per erigere barricate.
La pelle di Ould-Harrad divenne ancora più scura della sua già abbondante sfumatura. Saul pensò di ritirarsi. È già stato punito.
Sì, ma abbastanza?
— Dottor Lintz, io…
— Sì?
Ould-Harrad scosse la testa. — Io non ho avuto nulla a che fare con il tentativo di far saltare in aria il Grande Tempio. È vero, avevo amici che facevano parte della Congiura, e come penitenza per quella mia associazione mi ritrovo a partecipare a questo viaggio nato sotto una cattiva stella, ma non ho mai voluto recar danno al sacro santuario di tre religioni. Le assicuro che avrei preferito strapparmi il…
— Oh, povero bastardo — lo interruppe Saul, provando una mezza pietà per quell'individuo e ridendo per soffocare i propri dolorosi ricordi. — Per dieci anni lei ha sentito ma non ascoltato, è stato punito, ma non ha capito. Quando, oh, quando gente come lei riuscirà mai a capire che i veri ebrei non volevano che quel dannato tempio venisse costruito, in primo luogo?
Il sensore dei gas penzolava da una mano di Ould-Harrad, come dimenticato. Il tenente colonnello lo fissava. — Qualche kibbutzim, qualche umanista laico si è opposto combattendo, lo so. Ma…
— Ma niente! — Saul si sporse in avanti. — La grande maggioranza degli ebrei in Isralele e dell'estero avevano votato contro, si erano dichiarati contrari, si erano opposti ad ogni passo. Ci è stato imposto da fanatici assassini e da un mondo ignorante fin troppo avido di pace.
Saul quasi sputò quella parola. — Pace! Non è stato sufficiente distruggere la mia nazione e la mia famiglia, colonnello Ould-Harrad. Hanno insediato dei preti che hanno addirittura la sfrontatezza di venirmi a dire come dovevo essere ebreo! Perfino Hitler non era arrivato a questo!
Nella debole spinta centrifuga della ruota gravitazionale, Ould-Harrad parve perdere la forza di reggersi in piedi. Affondò in un sedia a rete.
— Ma il capo del Nuovo Sinedrio fa parte de vostro clan sacerdotale dei Cohen. E l'Attendente Capo del Tempio è un levita… Il legato del Papa, gli altri cristiani e i musulmani devono rimanere in seconda posizione e dare la precedenza alla fede più antica!
Ould-Harrad scosse la testa: — I miei camerati obbiettarono a quella umiliazione, e alla rimozione della bellissima moschea che si ergeva dove avrebbe dovuto sorgere il tempio, ma non capisco di cosa avevano da lamentarsi gli ebrei. Due millenni di profezie non venivano forse esauditi?
Saul non rispose subito. Guardò sul lato opposto della stanza, dove la videoparete mostrava le cupole a forma di cipolla dell'antica Kiev. La luce del tramonto avvampava in tinte vivide attraverso le steppe, al di là delle mura della città. Nuove croci dorate sormontavano ancora una volta le punte dei campanili, indicando il ritorno della Grande Russia al suo mitico passato.
Dieci anni pensò. E sembra ancora impossibile riuscire a fare in modo che qualcuno capisca.
Forse, per spirito di carità, avrebbe dovuto fare un tentativo con quell'uomo. Ma come poteva qualcuno spiegare che il giudaismo era cambiato dopo duemila anni di esilio, da quando i romani avevano bruciato il tempio dei Maccabei, radendolo al suolo, trucidando i sacerdoti, e spargendo ai quattro venti quel popolo?
I sopravvissuti avevano vagato verso strani climi, adottando ideologie aliene. Gradualmente i contadini ebrei che avevano colonizzato le pianure polacche e russe erano stati spinti dai popoli giunti più tardi entro le anguste città, trasformandosi in una popolazione urbana. Le stirpi delle famiglie sacerdotali, i Cohen e i Levi, avevano perduto la loro influenza. Giacché, come potevano celebrare i loro riti senza un luogo centrale in cui compiere i sacrifici per quietare una terribile divinità?
La guida spirituale ricadeva sul rabbino, l'insegnante, un ruolo che non si ereditava, ma si imparava attraverso l'apprendimento e la saggezza.
Un ruolo descritto nei particolari da Gesù, se si deve dire la verità. Soltanto che lui aveva anche coloro che profetizzavano in suo nome. Anche lui era seguito dai sacerdoti.
Dopo cento anni di lotte e di successi, l'alleanza guidata da Israele aveva cominciato a sfilacciarsi durante la giovinezza di Saul. Il Secolo dell'Inferno aveva preteso il suo tributo perfino nella cintura che la gente chiamava «la Terra Verde». I profeti avevano cominciato a comparire agli angoli delle strade e i culti a proliferare.
Anche l'Islam aveva sofferto di cento scismi, e il cristianesimo era tartassato, diviso.
Poi, qualcuno aveva avuto un'idea brillante… una soluzione ovvia. E come tante soluzioni ovvie, era disastrosamente sbagliata.
La Diaspora ci ha cambiato pensò Saul. In esilio siamo diventati individualisti, un popolo di liberi, e non di sacrifici sui dorati altari. Piangevamo il tempio di Salomone. ma la sua distruzione ad opera del fuoco non era forse un segno che era giunto il momento di conoscere Dio in altre maniere?
Come avrebbe potuto capire Ould-Harrad che nessun ebreo moderno voleva che qualcuno interferisse con lui? Ognuno doveva arrivare a un proprio patto con Dio.
Ould-Harrad abbassò lo sguardo sulle proprie mani. — Quando i cospiratori hanno fatto saltare in aria la moschea di Al Aqsa per protestare, era nelle intenzioni che la colpa ricadesse sui Leviti, non i kibbutzim. Il piano… non avevano mai voluto che ci fosse un bagno di sangue…
Pareva incapace di continuare. Saul si rese conto che quell'uomo era ossessionato da un senso di colpa e anche, forse, dalla paura di non riuscire mai anche soltanto a capire il ruolo che aveva giocato.
Saul allontanò con un battito di palpebre un ricordo di fumo sopra le colline della Giudea. Scosse la testa, sapendo che non esisteva nessun modo in cui avrebbe potuto aiutare quell'uomo.
— Mi dispiace — cominciò a dire con voce sommessa. Poi si schiari la gola. — È tutto, colonnello? Se ha finito, ho alcuni esperimenti importanti in corso.
Il nero spaziale sollevò lo sguardo e annuì brevemente. — Riferirò che la situazione è sotto controllo.
Saul si era già avviato verso il suo microscopio quando sentì la porta sibilare alle sue spalle. Cercò di ritornare al lavoro che era stato interrotto, prima dalle insistenti domande di Joao Quiverian, e poi dall'addolorato Ould-Harrad, ma le sue mani parevano inchiodate sopra i comandi.
— Condizione ambientale, luci semi fioche — ordinò ad alta voce, e in risposta il laboratorio di oscurò.
Il lavoro, lo sapeva, era un modo per tener lontani i ricordi. — Campione AR 71B trattino 78s, sullo schermo dodici — disse rivolto al computer semisenziente e perennemente in ascolto del laboratorio. — Vediamo se quelle inclusioni sono davvero sospette, adesso, come stavo pensando prima che Joao appestasse questo posto.