Lei dovette ammettere che Saul aveva ragione. Quando la Edmund si era sollevata fuori dall'orbita della Terra, lei si era sentita sollevata. — Oh… per certi aspetti.
— Quali, per esempio?
Saul si sporse in avanti dalla sedia, dando l'impressione di essere sinceramente interessato. Gli obliqui raggi arancione del tramonto sul Massachussetts colpirono la sua chiazza di calvizie, eppure non sembrava molto vecchio, soltanto saggio e gentile, e serenamente potente.
— Be'… mio padre pensava che fossi speciale. Che la nostra famiglia fosse unica, una specie di storico esperimento.
— Ah. Un comportamento comune.
— Io… io lo odiavo.
— Ti sentivi speciale?
— Mi sentivo… diversa.
— In realtà non lo sei.
— Prova a dirlo a loro.
— I tuoi genitori avrebbero dovuto proteggerti da questo.
— Loro… ascoltavano. Quand'ebbi undici anni, ero la sola ragazza nella mia classe senza le calze di nylon. Così andai ai grandi magazzini e ne comperai un paio. Non avevo nessuna idea su come infilarmele. Per sbaglio, non avevo preso un collant…
— Tua madre…
— È morta quando avevo dieci anni.
— Lupus.
Virginia annuì.
— Così, eri un monellaccio. Facevi il surf, ti crogiolavi nello splendore hawaiano.
— Sì. Era bellissimo, ma… Fu mio padre ad allevarmi. Ricordo un giorno, quando stavo giocando a catch in T-shirt con i ragazzi, di aver sentito delle risatine a proposito dei miei seni che rimbalzavano su e giù… Questo accadeva su Maui, dove nessuno è particolarmente riluttante a parlare di queste cose. Così, tornai ai grandi magazzini. Una commessa dovette spiegarmi cos'erano i reggiseni… non sapevo neppure cosa significassero i numeri. Poi, in seconda media, cominciai a indossare gonne invece di jeans, perché lo facevano le altre ragazze. Un ragazzo diede un'occhiata alle mie gambe pelose, e mi disse: «Per Natale ti regalerò un rasoio». Avrei voluto morire! Il giorno dopo presi a prestito il rasoio di mio padre e mi tagliai l'osso dello stinco così malamente che ancora oggi ne conservo la cicatrice.
— Capisco.
D'un tratto Virginia si sentì imbarazzata. Tutto quello che aveva detto, per qualche motivo le era saltato fuori senza che questa fosse la sua intenzione. — Non ero molto in gamba in queste cose. Avevo l'abitudine di dirmi che era dovuto al fatto che mia madre era morta e non c'era nessuno in grado di spiegarmi. Così mi concentrai sulla matematica, sui computer.
— E se tu non l'avessi fatto, oggi potresti essere una casalinga perfettamente felice, chissà dove, con i bambini che ti tirano i lacci del grembiule.
Virginia esibì un sorriso furbesco, soffocando un improvviso, intimo dolore, spinta da un vecchio riflesso. — Quello può anche andare al diavolo.
— Precisamente.
Inoltre non avevo nessuna scelta pensò. — C'era un quid per ogni quo. — Ecco, enigmatica e ironica. Mostragli che non sei una semplice scolaretta diventata maga del computer soltanto a causa d'una angoscia adolescenziale.
Ma il volto di Saul era diventato pensoso, i suoi occhi riflettevano qualche rimescolio interiore. — Vi amo tutti, sai.
— Tu…
La sua voce era molto bassa. — Tutti i percell. Voi… pagate per i nostri…
— I vostri cosa?
— I nostri peccati.
— Ma tu no! Voglio dire, noi non paghiamo! Io… Tu non hai fatto niente di sbagliato! Sono gli altri che…
Agitò una mano, azzittendola. — Mi spiace. Io… talvolta mi ricordo com'era un tempo. Quali erano le nostre speranze, quello per cui lavoravamo. Adesso è tutto finito. È una delle ragioni principali per cui mi sono arruolato. Per sfuggire a un'intera coorte d'insuccessi.
— Ma tu non…
— No, smettiamola… Quei giorni sono impossibili da dimenticare, ma è inutile ricordarli. Meglio lasciarli andare.
— Saul, io… io ti rispetto così…
Ma lui agitò energicamente le mani davanti al proprio viso, bandendo ogni discorso. — Sai che ti dico, ti riempio di nuovo il bicchiere e… e…
D'un tratto si girò di lato e sternuti.
— Dannazione! Non riesco a sbarazzarmi di questo affare.
— Prendi un anti.
— L'ho fatto.
Un'altra croce che dovrà sopportare lei pensò. Vivere in una palla di neve con il naso che gli gocciola senza sosta.
I percell non dovevano soffrire raffreddori. I «sarti» dei geni, mentre stavano fagliando via l'anemia e il lupus, e le altre malattie stabilite, avevano spuntato il complesso di molecole codificate che avevano offerto ai virus la libertà di scorrazzare, e all'umanità un milione di anni di raffreddore e influenzi,.
— Bene, allora… lascia che prepari un po' di tè.
Sorrise ancora, ma i suoi occhi azzurro acciaio erano remoti, pensavano a qualcosa di lontano nel passato che lei non riusciva a immaginare. — Sì, benissimo. Mia madre… faceva questo. Poi arrivava la zuppa di pollo. — Rise, ma non con gli occhi.
CARL
Represse una fragorosa risata. Il passo cruciale, l'inserzione dei moduli per l'animazione sospesa nella testa della cometa non pareva affatto il culmine di un pericoloso viaggio di cinque anni d'una nave a vela, una prodigiosa impresa d'ingegneria, una moderna meraviglia… Pareva invece l'accoppiarsi di mostruosi genitali.
L'esile chiatta, la Whipple, planò in avanti, con il muso all'ingiù. Spogliata delle sue vele solari e delie antenne, aveva l'uniforme colore rossastro scelto per massimizzare l'equilibrio termico durante gli anni di volo dall'orbita della Terra. Il carico utile della nave dei dormienti avanzò, la sua schermatura extra contro i raggi cosmici riempiva una protuberanza rigonfia, leggermente più spessa del corpo principale.
Sotto, si spalancava il Pozzo 4. Il ghiaccio circostante era stato esposto di fresco dalle abrasioni e dai graffi dei mech: un ghiaccio cremoso, vergine, che non aveva più visto l'aspro baglio della luce del Sole da quando i pianeti e le comete si erano formati per la prima volta.
Carl cominciò a ridacchiare, e tossì per nasconderlo. Con il sibilo del comunicatore della tuta, nessuno avrebbe saputo distinguere la differenza, probabilmente. Sbatté gli occhi, ma quell'illusione pornografica non voleva scomparire. Devo essere un po' più stanco di quanto pensavo.
— Ci vuole un piccolo riallineamento di tre gradi ai sessanta azimuth — trasmise Jeffers.
— Bene. Fatto — rispose Carl. I dati di Jeffers vennero integrati nello stesso istante in cui parlava, e poi cominciò a ruotare nello schermo, linee verdi contro lo sfondo, che mostravano come la Whipple appariva lungo tutti e tre gli assi. Poi comparve l'immagine desiderata, una copertura arancione drizzata ad angolo lungo i due assi. Carl digitò le correzioni.
Sapeva che un branco di alti papaveri stavano guardando attraverso la TV, e Ould-Harrad si trovava sulla superficie sottostante, con gli occhi gelidi e critici. Certamente avrebbero trasmesso alla Terra una versione manipolata, in forma di segnale supercompresso. Occhi in abbondanza per sorprendere un eventuale errore. Osservate Carl Osborn che incastra novanta o più anime a metà pozzo, magari.
Carl scosse la testa. Al diavolo questi pensieri. Stai attento ai vettori e fai il tuo lavoro. Non puoi permettere che i nervi ti confondano le sinapsi, come direbbe Virginia.
Accese quattro jet dietro l'alloggiamento del motore centrale della Whipple. Pulsarono rosso-rubino contro il nero dello spazio. Ognuno di essi s'interruppe in sequenza quando l'immagine arancione sullo schermo del suo casco si fuse con quella verde.