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— … scegliere un nuovo comandante — terminò Saul per lei. — È ovvio: Bethany Oakes. Il suo nome è il successivo in lista.

Carl annuì, con riluttanza. Un altro ortho. Tutto l'equipaggio anziano lo era. E Bethany Oakes non era neppure una spaziale.

Osservarono in silenzio, mentre Samuelson e Peltier facevano scivolare il corpo del comandante dentro una cella del colombario e aprirono le valvole per far passare i liquidi di alimentazione. La cella cilindrica s'inserì perfettamente in un'ampia parete di alveoli analoghi, la certezza dell'acciaio lucido avvolta in una nebbia trasparente. Talmente simile alla morte, eppure era l'unica speranza di una vita futura. Se fossero riusciti a capire cosa l'aveva ucciso. Se.

Malenkov sospirò. — Avremmo dovuto tenere una qualche cerimonia. Ma non c'era il tempo.

Saul disse: — E forse non è tanto una buona idea riunire tutti nello stesso luogo.

Ancora stordito, Carl pensò: Miguel Cruz non vorrebbe mai un piccolo, rigido rituale. Qualcuno di noi si radunerà più tardi e ne berremo qualcuno alla sua salute. Il capitano lo capirebbe.

E forse ciò avrebbe attenuato il dolore, quando lo stordimento fosse diventato sofferenza.

— La dispersione, certo. — Malenkov annuì in silenzio, corrugando la fronte. Carl si rese conto che stavano ancora parlando di ciò che aveva ucciso Cruz, e se la cosa potesse essere infettiva. — Osborn, può sistemare gli orari di lavoro fino a quando non avremo scongelato Bethany Oakes?

— Io torno al laboratorio — disse Saul. — Voglio una revisione a tutto campo dei nostri risultati.

— Penso proprio di no — replicò Malenkov, ancora più rigido.

Carl vide che Saul era già semismarrito nei propri pensieri circa le piste di ricerca che avrebbe dovuto seguire. Per cui, non rispose subito ma fissò il vuoto, in direzione del coperchio della cella che si era chiuso su Cruz. Poi si girò lentamente verso Malenkov: — Uhmmm? Cosa?

— È il tuo turno, Saul.

— Saul?

— Questa morte mi rende ancora più deciso. — Malenkov strinse le labbra con forza, sbiancandole, serrando i muscoli delle mascelle.

— Rischiamo di esporre anche te al contagio anche soltanto stando qui a parlare. — Malenkov fece un gesto brusco. — Entra in una cella.

— È ridicolo. — Saul parve irritato, come se Malenkov stesse portando avanti uno scherzo di cattivo gusto. — Io posso essere di aiuto. Diavolo, se qualcuno dei miei sospetti risultasse vero…

— Tu non sei così importante ed essenziale — ribatté Malenkov, senza minimamente mostrare segno di distensione. — Peltier, lei conosce bene l'immunologia…

— Insisto…

— Non intendo rischiare di vederti morire sul colpo, amico mio.

— Nicholas, io non ho quello che ha ucciso Miguel Cruz, qualunque cosa sia.

— Guardati, occhi rossi, il naso che cola. — Malenkov fece un gesto. — Tu hai qualcosa. Un microbo preso nel tuo laboratorio, forse.

Virginia si portò al fianco di Saul e gli tastò la fronte. — Sei caldo — constatò.

Carl osservò imbronciato Virginia che appoggiava una mano sul volto di Saul con inconscia intimità. A me pare dannatamente malato. Malenkov potrebbe aver ragione.

Virginia chiese, con calma: — Da quanto tempo sei in queste condizioni?

— Da qualche giorno, più o meno — rispose Saul, senza dare importanza alla cosa. — Un raffreddore, nient'altro. Un po' di febbre.

Malenkov intervenne: — Non possiamo esserne sicuri.

— Credo sia soltanto un residuo di quell'ultima maledetta sfida biologica di Matsudo. Il che non significa che io sia malato, o quanto meno un portatore sano.

— Il comandante è morto nel giro di poche ore — dichiarò Malenkov, secco.

— Non a causa di qualcosa che ha preso nel mio laboratorio. Non c'è mai neppure andato vicino.

— Potrebbe esserselo preso direttamente da te — insisté Malenkov.

— Per l'appunto. E allora, perché mai sono ancora vivo? Usa la testa, Nikolai. Hai bisogno di me per riuscire a rintracciare il suo uccisore!

— È per salvare la tua sciocca vita! — Malenkov agitò il pugno in direzione di Saul, tremando tutto.

— Saul, tu devi… — lo sollecitò Virginia, la tensione rendeva vibrante la sua voce. — Non possiamo permettere che tu rischi la tua…

— Basta! — urlò Malenkov. Il volume del suo corpo massiccio rese travolgente quell'ordine. La camera, tappezzata di speciale plastica autoindurente, concentrò l'urlo in un fragore di tuono. — Basta!

Sapevo che avrebbe cominciato con le intimidazioni non appena ne avesse avuta la possibilità pensò Carl. Se lasciamo che l'abbia vinta adesso, prenderemo ordini da lui per sempre. Ho già visto altre volte tipi come lui.

In parte, però, si trattava di un puro e semplice risentimento per il fatto che qualcuno impartisse degli ordini quando il comandante era appena defunto.

— Tu non sei il comandante — intervenne Carl con voce pacata, reprimendo l'impulso iniziale ad alzare la voce. — Il sistema di sopravvivenza è secondo, nella mappa dell'equipaggio, a quanto ricordo, e questo rientra nella categoria dell'emergenza nello spazio. Sono io che adesso faccio funzione di ufficiale.

Tutti e tre lo fissarono sorpresi. Gli scienziati… non guardano mai al di là del proprio feudo.

Malenkov esitò, rivolse un'occhiata agli altri, poi annuì. — È vero… per ora. Bethany Oakes… possiamo scongelarla subito, comunque.

— Fai pure. — Carl scrollò le spalle. Allora potrà fare con te questi giochetti di potere e io mi defilerò.

Saul disse giudiziosamente: — Mi pare ragionevole. Carl non poté fare a meno di sorridere sardonico. Ci puoi scommettere che lo è. Ti ho appena salvato il culo dal colombario.

— Sono… d'accordo — aggiunse Virginia, ma Carl vide emozioni in conflitto fra loro disegnarsi sul suo viso. Erano così ovvie da leggere. Se Saul fosse finito in un loculo, lo avrebbe perso per un anno o due. Ma se fosse morto__

Virginia e Saul Lintz? Carl era stupefatto, non riuscì neppure a pensarci, in quel momento.

— Abbiamo altri problemi — balbettò brevemente, affrettandosi a proseguire. — Ero venuto a riferire la presenza di una certa sostanza che intasa i filtri nel Pozzo 3. Faremo meglio a occuparcene, e presto.

Malenkov disse: — Continuo a non capire perché Saul…

— Perché ci serve ogni individuo disponibile, ecco perché! — scoppiò a dire Saul.

Il volto di Malenkov parve schiacciarsi, le guance gli schizzarono fuori rigonfie, la sua mascella assunse un aspetto adamantino. — Non sono d'accordo.

Carl dichiarò, aspro: — Lamentati con Bethany Oakes.

D'un tratto, Malenkov aprì di scatto il portello. — C'è una cosa che ho l'autorità di fare! Saul dovrebbe tenersi lontano da tutti noi. Io non starò più nella stessa sua stanza.

Saul cominciò a replicare: — Su, vieni, Nick, tu…

— Sono ancora il capo della medicina! — ribatté Malenkov, con rabbia. — Ti metto in quarantena!

— È…

— Nessun contatto! Lavorerai nel tuo laboratorio, da solo. Fai rispettare la quarantena, Carl, altrimenti parlerò di questo con la Terra! — Malenkov passò rapidamente attraverso il portello aperto e lo sbatté dietro di sé. Gli altri si guardarono.

— Tu sai che ha ragione — esclamò Virginia, con rabbia.

— Col cavolo. Grazie per essere intervenuto a questo modo — disse Saul a Carl. — Mi ero dimenticato qual era la linea di successione. I grafici organizzativi non sono il mio genere di cose.