Saul era fiducioso. Ma la vita, specialmente la vita i cui geni erano stati tagliati su misura, aveva un suo modo di cambiare quando meno lo si aspettava. La sopravvivenza di tutta quella gente dipendeva dal funzionamento di quei «nuti», dal fatto che si comportassero secondo le previsioni. Era stato lui a guidare la squadra che li aveva progettati, e non intendeva permettere che ci fossero insuccessi di nessun tipo. C'erano già abbastanza fantasmi della sua vita. Miriam, i bambini, la terra e il popolo della sua giovinezza… e, naturalmente, Simon Percell.
Povero Simon. Ricordava fin troppo bene come un solo errore avesse rovinato la vita del suo amico e quasi ogni cosa per la quale aveva lavorato. Continua a ricordarmi, Simon, continua a ricordarmi quali sono i pericoli che si corrono a voler fare la parte di Dio.
Adesso, tutto l'acido cianidrico era scomparso, stando agli schermi, succhiato da quell'avido organismo, e Saul annuì soddisfatto. Ogni essere umano che faceva parte di quella missione aveva milioni di cianuti che vivevano nel suo — di lui o di lei — flusso sanguigno e in quelle piccole sacche d'aria, spugne crivellate di alveoli, che erano i suoi polmoni. Quel campione prelevato a caso da uno dei membri dell'equipaggio, aveva appena dimostrato che sarebbe stato in grado di fare il suo principale lavoro: assorbire qualunque traccia del micidiale gas cianidrico disciolto prima che questo potesse entrare in contatto con i globuli rossi del suo ospite. Un'altra nuvoletta di anidride carbonica mostrò la sua capacità d'inghiottire il monossido di carbonio prima che questa sostanza chimica potesse legarsi stabilmente all'emoglobina umana.
Saul inizò la fase successiva del test. Minuscole tracce di un nuovo composto entrarono vorticando dentro la bolla salina. Questa volta il piccolo microbo sullo schermo si ritrasse rapidamente dall'ago, arricciandosi quasi come se fosse stato punto. L'acido cianidrico e il CO erano pascoli freschi per quella creatura, ma i componenti basilari dei tessuti umani sembravano rappresentare un deciso no-no.
Ancora una volta, buone notizie. Il secondo test dimostrava che il cianuto era del tutto avverso a considerare commestibili le cellule umane.
Questo per i punti fondamentali. C'erano innumerevoli altre cose da controllare. Saul fece scorrere mentalmente una lista, mentre attivava il sequenziometro per iniziare la fase automatica del test in programma.
… riproduzione autolimitante, benevola accettazione da parte del sistema immunitario umano, sensibilità al pH, un vorace appetito per altre potenziali tossine cometarie…
Non era tanto un catalogo di attributi quanto una litania di sfide affrontate e vinte. Saul non poteva fare a meno di sentirsi orgoglioso per la sua piccola compagine, là sulla Terra, che aveva dovuto superare pregiudizi, burocrazia, e aperte superstizioni, per riuscire a svolgere il proprio lavoro. Alla fine, però, avevano creato una meraviglia: un nuovo simbionte umano.
I cianuti sarebbero stati una parte permanente e benigna di ogni uomo e donna dell'equipaggio per il resto della loro vita… e forse, osava immaginare, parte dell'animale umano, d'ora in avanti, come la flora intestinale che l'aveva sempre aiutato a digerire il cibo, e i mitocondri all'interno delle sue cellule che bruciavano lo zucchero per lui, convertendolo in energia utilizzabile.
— Chi può paragonarsi a te, o Signore… — bisbigliò amaramente, stuzzicando se stesso per il suo inestirpabile angolino di orgoglio. Saul aveva concluso molto tempo addietro che lui e Dio avrebbero dovuto essere pazienti l'uno verso l'altro. Forse l'universo non era costruito in maniera conveniente per nessuno di loro due. Saul osservò i risultati del test scorrere sullo schermo: tutti in chiaro, quasi perfetti, fino a quando un sommesso squittio gli annunciò l'apertura del bio-lab dietro di lui.
— Allora? Stiamo ficcando di nuovo il naso fra i nostri animaletti, Saul? Non riesci a lasciarli tranquilli?
Non aveva bisogno di alzare lo sguardo per riconoscere la voce di Akio Matsudo. — Ciao, 'kio. — Agitò la mano in segno di saluto senza neppure voltarsi. — Stavo soltanto controllando. E tutto sembra andare per il meglio, grazie. Non sono delle creature adorabili?
Sorrise mentre l'alto e arzillo medico giapponese arrivava al suo fianco e assumeva un'espressione acida. Il capo della Missione delle Scienze della Vita non aveva mai nascosto la sua opinione sulle «creature» di Saul. Erano necessarie, assolutamente indispensabili per il successo del loro viaggio di settantotto anni. Ma il povero Akio non era mai arrivato a vedere il loro lato più estetico.
— Ugh — fu il commento di Matsudo. — Per favore, non ricordarmi l'infestazione che in questo momento sta sciamando nei miei fluidi corporei. La prossima volta che desideri iniettarmi dei parassiti alieni…
— Simbionti — si affrettò a correggerlo Saul.
— … contro i quali il mio corpo non ha nessuna capacità immunitaria… la prossima volta eseguirò io stesso l'incisione… dall'inguine allo sterno!
Saul riuscì soltanto a sorridere quando l'espressione imbronciata di Matsudo si spezzò e l'uomo si mise a ridacchiare. Era un «ki-ki-ki» che gli spaziali avevano già mimato, facendone una specie di squillo di tromba nel sottoponte. Akio faceva spesso quelle lievi battute sulle tradizioni dell'antico Giappone.
Forse era simile al modo in cui Saul lasciava cadere degli yddishismi nei suoi discorsi, di tanto in tanto, anche se aveva imparato la lingua soltanto dieci anni prima. È il dialetto perfetto per gli esiliati pensò.
— Cos'hai là, 'kio? — Indicò un foglio sottile nella mano dell'altro.
— Ah. S-sì. — Matsudo aveva la tendenza a pronunciare male le sibilanti. — Già che stiamo parlando di sistemi immunitari, sono venuto a chiederti di esaminare con me l'inventario degli stimolanti, Saul. Credo sia il momento di rilanciare una malattia attenuata nel sistema di sopravvivenza.
Saul trasalì. Non aveva mai aspettato con ansia quel momento.
— Così presto? Ne sei sicuro? I quattro quinti della spedizione sono ancora ibernati a bordo della Sekanina e delle altre chiatte da carico. Tutti quelli che abbiamo svegli, al momento, sono l'equipaggio della Edmund e il personale di supporto.
— Una ragione in più — rispose Matsudo. — Trenta spaziali sono vissuti insieme in questa nave angusta per più di un anno. Un'altra quarantina sono stati fuori dai portelli per più di due mesi, quando ci siamo avvicinati alla cometa. A quest'ora tutti i virus minori che si sono portati dietro quando sono partiti dalla Terra hanno fatto il loro corso.
«Ho fatto un censimento dei parassiti, ed ho scoperto che più di tre quarti degli organismi patogeni ambientali si sono già estinti! È ora di liberare una nuova sfida».
Saul sospirò. — Sei tu il capo. — In realtà, sarebbe stato compito di tutto il biocomitato decidere le sfide da lanciare al sistema immunitario. Ma ricordarlo ad Akio avrebbe significato offenderlo. E comunque, la procedura faceva parte della routine.
Però, il naso già prudeva a Saul al pensiero di quell'infelice prospettiva.
Allungò la mano verso la consolle della bio-biblioteca e batté rapidamente un codice. Una pagina di dati comparve nel vuoto davanti a un fondale nero.
Saul annuì, rivolto a quelle brillanti lettere verdi. — Ecco un affascinante spiegamento di nefasti batteri a tua disposizione, dottore. Con quale pestilenza desideri infettare i tuoi pazienti? Abbiamo vaiolo, varicella, rosolia.
— Niente di così drastico. — Matsudo agitò una mano. — Per lo meno non così presto.
— No? Bene, abbiamo l'impetigine, il piede dell'atleta…