— Amaterasu! Il cielo ce ne guardi, Saul! Con questa umidità? Prima che l'habitat nelle gallerie scavate nella cometa e i grandi deumidificatori siano entrati, in funzione? Tu sai come la pensa la Marina sulla presenza dei funghi a bordo di un nave spaziale. Cruz ci scuoierebbe…
Si arrestò di colpo e sorrise con la bocca storta. — Ah, ah. Molto divertente, Saul. Ti stai prendendo gioco di me, naturalmente.
Saul aveva conosciuto Matsudo superficialmente per molti anni, nel corso di conferenze scientifiche, e anche per la reputazione che si era fatto. Ma quell'uomo rappresentava ancora per lui, almeno in parte, un enigma. Per esempio, per quale ragione si era offerto volontario per quella missione? Fra tutti i tipi disposti ad arruolarsi per lasciare la Terra, passando settantatré anni su settantotto di missione in ibernazione nelle capsule, per poi far ritorno su un mondo divenuto del tutto estraneo, alieno, a quale categoria apparteneva Akio? Era un idealista, seguiva il sogno del capitano Miguel Cruz per ciò che la missione avrebbe potuto significare per l'umanità? Oppure era un esiliato, come molti membri di quella spedizione?
Forse è un po' di entrambe le cose.
Matsudo si passò una mano fra i lucidi capelli neri, folti come quelli d'un giovane. — Vuoi essere così gentile da scegliermi un virus del raffreddore, Saul? Qualcosa che sfidi abbastanza l'equipaggio così da mantenere attiva la loro produzione di anticorpi e il conteggio delle cellule T? Per quello che m'importa, non ci sarà neppure bisogno che se ne accorgano.
Saul pronunciò ad alta voce una successione di lettere, e comparve una nuova pagina. — Il cliente ha sempre ragione — ruminò ad alta voce. — E sei fortunato! Abbiamo otto varietà di raffreddore in vendita.
— Sono stupito — commentò Matsudo. Ma poi corrugò la fronte e sollevò entrambe le mani. — A ben ripensarci, lascia che sia io a scegliere! Non voglio che qualcuno dei tuoi mostri sperimentali si scateni proprio adesso, non importa quello che puoi dire sulle meraviglie della simbiosi!
Saul si tirò da parte, mentre Akio si chinava in avanti per sbirciare la lista delle malattie disponibili, borbottando sommessamente fra sé. Era ovvio che Matsudo aveva tralasciato ancora una volta di mettersi le lenti a contatto.
È più alto di suo nonno di tre buoni decimetri pensò Saul. E guarda con sospetto i cambiamenti. Uno scienziato, eppure è troppo conservatore per farsi fare un trapianto della cornea che gli permetterebbe di vedere di nuovo senza aiuto.
Cos'è successo ai giapponesi innovativi, affamati di futuro, di tanti anni fa?
Se era per questo, cos'era successo a Israele, la tua terra natale? Come avevano potuto i discendenti dei pionieri del Negev, i più possenti guerrieri di due secoli, declinare lentamente nell'occultismo e nella superstizione? Cosa aveva trasformato i sabra dall'occhio limpido in pecore spaventate, così da permettere ai fanatici leviti e ai salawiti d'impadronirsi, con tutta facilità, del controllo?
I misteri facevano parte di un mistero ancora più grande che sorprendeva tuttora Saul, il modo in cui l'umanità pareva perdere sempre di più il coraggio, perfino adesso che il Secolo dell'Inferno stava giungendo alla fine e tempi migliori si profilavano finalmente all'orizzonte.
Non era un pensiero che lo tranquillizzasse. La scienza biologica era in condizioni altrettanto brutte. Le luminose speranze offerte da Simon Percell e dagli ingegneri genetici nella prima parte del secolo erano quasi completamente crollate in una serie di scandali più di un decennio prima, lasciando dietro di sé soltanto una stolida industria farmaceutica e qualche operatore indipendente come lui, Saul, a portare avanti la battaglia.
La Terra stava diventando sgradevole per i dissidenti come lui, uno dei motivi che l'avevano spinto a partecipare a quella missione. L'esilio nel tempo e nello spazio non era certo la peggiore fra le prospettive che gli si erano presentate.
— Useremo il rinovirus TR-3-APZ-471 — annunciò Matsudo, in apparenza soddisfatto da quella selezione. — Sei d'accordo, Saul?
Saul già sentiva arrivare uno sternuto. — Una piccola, ingenua varietà, ma sono sicuro che la sua presunzione ti divertirà.
— Scusa?
— Oh, lascia perdere — grugnì Saul. — Come custode ufficiale dei piccoli animali, ti farò trovare una fiala incubata di quei cattivoni nel tuo box entro domattina. — Toccò un tasto, e quell'inventario luminoso scomparve.
Matsudo si rialzò con facilità all'ottavo di G presente nella ruota-laboratorio della Edmund, e si sedette sul banco. Sospirò, e Saul seppe che il suo amico stava per mettersi a filosofare. Durante il lungo viaggio dalla Terra avevano fatto innumerevoli partite a scacchi e si erano scambiati altrettanto innumerevoli opinioni sul mondo, e mai una volta si erano scostati di un solo millimetro dalle loro reciproche idee.
— Non è come quando eravamo alla scuola di medicina, non è vero, Saul? Tu ad Haifa ed io a Tokyo? Siamo stati educati a odiare i germi patogeni, i virus, i batteri e i protozoi infettivi, a volerli spazzar via dalla faccia della Terra. Adesso, li coltiviamo e li usiamo. Sono i nostri strumenti.
Saul annuì. Di quei tempi, metà del lavoro di un medico comportava proprio l'uso attento di quegli stessi orrori, che andavano elargiti con giudizio per creare delle sfide.
— Tieni in esercizio il sistema immunitario del paziente e lascia che sia lui a fare il resto — disse Saul, annuendo. — È il sistema migliore, Akio. Vorrei soltanto che tu capissi che i miei cianuti fanno parte della stessa progressione.
Matsudo roteò gli occhi. Lui e Saul avevano discusso di questo moltissime volte.
— Ancora una volta mi rincresce di non poter essere d'accordo con te. Nell'un caso noi insegnamo al corpo a rafforzarsi e a respingere ciò che è estraneo. Ma tu lo persuadi ad accettare un intruso, per sempre!
— Forse una buona metà delle cellule del corpo umano sono forme di vita ospiti, Akio… batteri dello stomaco, pulitori dei follicoli, loro aiutano noi; noi aiutiamo loro.
Matsudo agitò la mano. — Sì, sì. La maggior parte di ciò che definisci te stesso, non lo è! L'ho sentito altre volte. So che non ci vedi come individui, Saul, ma come grandi alveari sinergici di specie cooperanti. — C'era una nota tagliente nella voce di Matsudo che Saul non ricordava di aver mai sentito prima. L'esagerazione non faceva parte dello stile abituale di Matsudo.
— Akio…
Matsudo si affrettò a proseguire: — E se anche tu avessi ragione, Saul? Tutti questi organismi che condividono i nostri corpi con noi sono cresciuti in simbiosi con noi nell'arco di milioni di anni. Ciò è completamente diverso dall'iniettare di proposito dei mostri con i geni tagliati su misura in un tale delicato equilibrio!
Il suo volto si era leggermente arrossato. Saul considerò la possibilità di sforzarsi di spiegarglielo una volta ancora… di spiegargli che i cianuti discendevano da creature che erano vissute pacificamente nell'uomo per molti eoni. Ma naturalmente lui sapeva come avrebbe risposto Aiko. Dopo tutti i cambiamenti che erano stati operati, i cianuti erano una nuova specie, diversi dai loro cugini naturali allo stesso modo in cui gli uomini lo erano dalle scimmie.
— Saul, il Movimento Restaurare e Riflettere c'insegna che dobbiamo pensare con la massima attenzione prima d'interferire con la natura. Il Secolo dell'Inferno ci ha dimostrato quanto può essere pericoloso intromettersi là dove non siamo in grado di capire.
Sollevando lo sguardo allo schermo del microscopio, dove il suo minuscolo soggetto stava ancora subendo il suo test, Saul vide che la minuscola creatura pulsava ancora vicina all'ago: vessata ma in salute.