— Eravamo qui — riuscì infine a dire Robin. — Sotto il cavo. Poi Gaby ha visto la bomba volante, e… volava bassa. La prima. E lei l’ha colpita! E dalla bomba è saltato fuori qualcosa. Con il paracadute… e lei gli è corsa dietro. L’acqua non uccideva i fantasmi! Sono spuntati fuori dalla sabbia, davanti a noi, e…
— Lo sappiamo — disse Chris, cercando di calmarla. — Li abbiamo incontrati anche noi.
— …E poi Oboe è corsa via, alla ricerca di Gaby, e… non mi ha presa. Non potevo muovermi! Eppure sono riuscita a farlo, e sono andata dietro di lei… L’ho vista a terra, e poi mi avete chiamato voi… Ma Gaby è ancora laggiù da qualche parte. Dobbiano trovarla, dobbiamo…
— Mancano anche Cirocco e Cornamusa — disse Chris. — Ma forse sono sotto il cavo. Voi eravate a est, rispetto a noi. Cirocco probabilmente era nell’altra direzione. Noi… Valiha, per quanto tempo sono rimasto incosciente?
La titanide aggrottò la fronte. — Anche noi avevamo già raggiunto il cavo — disse. — Senza danni. Poi ho visto Gaby, che correva isolata, e siamo andati ad aiutarla. È stato in quel momento che ci hanno quasi colpito. Per qualche tempo, credo di essere rimasta priva di conoscenza anch’io.
— Non ricordo niente di tutto questo.
— Il tutto è durato da quattro a cinque decariv… un massimo di trenta minuti da quando è iniziato il bombardamento.
— Perciò Cirocco ha avuto a disposizione tutto il tempo necessano per raggiungere il cavo. Prima di tutto dovremmo cercare tra i fili esterni. — Non sentì la necessità di aggiungere che certamente coloro che erano sulla sabbia erano morti.
Sentivano il bisogno di fare presto, ma era duro lasciare quel rifugio conquistato a fatica. Riuscirono a dedicare qualche tempo al pronto soccorso. Robin era quella che aveva subito meno danni, e Chris non aveva ferite che non potessero guarire con qualche benda. Le ferite di Valiha richiesero più tempo. Quando ebbero finito di medicarle la gamba ferita, Valiha non pareva molto ansiosa di caricarla eccessivamente.
— Cosa ne pensate? — domandò Chris. — Potrebbero trovarsi dietro questo filo del cavo, intenti a cercarci sulla sabbia.
— Potremmo suddividerci in due gruppi — suggerì Robin. — In questo modo potremmo esaminare entrambe le direzioni.
Chris si succhiò il labbro inferiore. — Non so. In tutti i film che ho visto, quando il gruppo si suddivide, succede il disastro.
— Basi la tua tattica sui film?
— E che altro ho? Tu ne conosci altre?
— Credo di no — ammise Robin. — Nella Congrega abbiamo delle esercitazioni, per l’eventualità di un’invasione, ma non so fino a che punto si possano applicare qui.
— Non suddividiamoci — disse Valiha. — Divisione è vulnerabilità.
Ma non ci fu il tempo di decidere. Robin, guardando in direzione del deserto, vide comparire Gaby sulla cima di una duna. Saltava con quei lunghi balzi, permessi dalla bassa gravità, che Chris aveva imparato a non trovare più strani. Ormai li conosceva a sufficienza per capire che Gaby era stanca. Era leggermente china, come se fosse ferita al fianco.
Gaby continuò ad avvicinarsi. Quando era ancora a mezzo chilometro da loro, alzò una mano e gridò, ma nessuno riuscì a distinguere le sue parole.
E neppure lei poté sentirli, quando tutti e tre cominciarono a gridare freneticamente, cercando di avvertirla di ciò che le si stava avvicinando da dietro.
Valiha fu la prima a correre verso di lei. Chris la seguì, ma la titanide lo distanziò presto. Valiha era ancora a trecento metri da Gaby quando la bomba volante sollevò il muso e lanciò il suo carico mortale. Chris lo vide scendere lentamente, e non pensò più a cosa poteva essere nascosto sotto la sabbia. Cadde proprio davanti a lei, e Gaby sollevò le braccia per proteggersi dal mare di fuoco che era improvvisamente comparso sul suo cammino.
Ne uscì di corsa.
Pareva quasi che volasse. Era in fiamme.
Chris vide che cercava di spegnere le fiamme con le mani, sentì le sue urla. Gaby aveva perso il senso della direzione. Valiha cercò di prenderla, ma non ci riuscì. Chris corse verso di lei. Fiutò odore di capelli e carne che bruciavano, quando la colpì con la spalla e la gettò a terra. Gaby urlava e si agitava, Valiha la teneva ferma, Chris continuava a gettare sabbia su di lei. La fecero rotolare su se stessa, cercarono di farla rimanere immobile, ignorando il dolore delle scottature alle mani.
— La soffochi! — protestò Chris, quando Valiha premette su Gaby con tutto il corpo.
— Dobbiamo spegnere il fuoco — disse la titanide.
Quando Gaby finì di divincolarsi, Valiha la sollevò. Prese per un braccio anche Chris, e per poco non glielo strappò dalla spalla. Chris salì in groppa, e Valiha corse verso il cavo, stringendo fra le braccia Gaby, immobile e forse morta. Raggiunsero Robin, che li aveva preceduti nel ritornare al cavo da cui avevano assistito agli inizi del dramma. Chris la prese per mano e la fece salire dietro di sé. Valiha non rallentò il passo finché non sentì nuovamente la roccia sotto gli zoccoli.
Mentre stava per posare a terra Gaby, si guardò alle spalle e scorse un’altra bomba volante in avvicinamento. Incredibile: puntava verso il cavo a tutta velocità, su una traiettoria che passava proprio sopra Valiha. Quando si impennò per sganciare le bombe, e il motore ruggì al massimo dei giri per non urtare il cavo, Valiha si diresse verso l’interno della buia foresta di tubi monolitici che costituivano il cavo.
Udirono delle esplosìoni alle loro spalle. Era impossibile capire se una di esse annunciava la morte della bomba volante. Valiha non rallentò il passo. Entrò ancora di più nella foresta e rallentò solo quando raggiunse una zona sufficientemente buia.
— Ne arrivano altre — disse Chris. Non era mai stato così disperato. Dietro di loro, nello spicchio di cielo visibile tra un filo e l’altro del cavo, si scorgevano le sagome nere delle bombe volanti in avvicinamento. Ne contò cinque, ma era certo che ce ne fossero di più. Una cabrò a destra, l’altra a sinistra, passando tra i fili a velocità da pilota suicida. Dietro di loro, lontano, si udì un’esplosione; poi una seconda esplosione, più vicina, e la creatura passò sopra di loro, rombando. Nel buio si scorgeva nuovamente la fiamma azzurra dei suoi gas di scarico.
Davanti ai fuggitivi ci fu una mostruosa esplosione, e all’improvviso l’interno del cavo si illuminò di una luce arancione. L’ombra dei fili danzò attorno a loro al ritmo scandito dalle fiamme invisibili; poi, per un breve istante, Chris scorse il corpo carbonizzato della bomba volante che precipitava a terra. Valiha continuò a correre.
Una seconda creatura comparve dietro di loro, e udirono lo schianto di una terza che colpiva un cavo alla loro sinistra. Una pioggia di napalm incendiato sgocciolò dal cavo, a un centinaio di metri da loro, come cera da una candela. Altre bombe esplosero più avanti.
A causa delle detonazioni, dagli spazi tra i singoli fili cominciarono a staccarsi grosse pietre e altro materiale. Un masso grosso come Valiha toccò terra a una ventina di metri da loro. Valiha gli girò attorno, e si udì nuovamente il forte rumore dell’impatto di una bomba volante, seguito da due altri, intervallati dalle esplosioni del napalm.
Valiha non si fermò finché non vide l’edificio di pietra che contrassegnava l’ingresso al cervello regionale di Teti. Si fermò, timorosa di entrare. Solo il terrore delle bombe volanti l’aveva spinta così lontano, in una zona tradizionalmente evitata dalla sua razza.
— Dobbiamo entrare — le disse Chris. — Questo edificio rischia di crollare. Prima o poi, una di quelle creature ci ucciderà, se prima non saremo schiacciati da qualche masso.
— Sì, ma…
— Valiha, fa’ come ti dico. È "Fortunato" Major a parlarti. Pensi che ti direi di fare una cosa, se non si trattasse di qualcosa di sicuro?
Valiha esitò un solo istante, e poi si avviò trotterellando sotto l’arco dell’ingresso. Attraversò il pavimento di pietra finché non raggiunse l’inizio della scalinata che scendeva per cinque chilometri.