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Si mise a sedere e aprì lo zaino. Si avvolse i piedi con degli stracci prima di infilarli nuovamente negli stivali, e poi si protesse anche gli stivali con altri stracci. Infine proseguì il cammino. Controllando dopo qualche passo, vide che la fasciatura resisteva all’acido.

A quanto pareva, anche Tea procedeva con cautela. L’acido si ritirava con una lentezza estenuante, ma alla fine Robin si trovò in una sala uguale a quella da lei vista in occasione delle visite a Crio e a Teti.

— Parla — disse la voce, e per poco Robin non corse via, perché era la voce di Teti. Con uno sforzo di volontà, dovette ricordarsi che anche Crio aveva la stessa voce piatta, disumana, priva di inflessioni, come costruita all’oscilloscopio.

— Non muoverti — proseguì la voce. — Pena la vita. Posso entrare in azione più rapidamente di quanto tu non creda, e perciò non fare affidamento sulle tue precedenti esperienze. Ho il diritto di ucciderti perché questa è la mia camera sacra, data a me da Gea medesima, inviolabile a tutti, fuorché alla Maga. Ringrazia la mia lunga amicizia con la Maga e il mio amore per Gea, se sei riuscita a giungere viva fin qui.

Non usa mezzi termini, pensò Robin. Quanto alle parole stesse… se le avesse pronunciate un umano, lei lo avrebbe giudicato pazzo. E forse Tea era pazzo, se la cosa poteva avere significato. Il termine "pazzia" era largo a sufficienza per coprire anche quella che era perfetta sanità di mente per un’intelligenza aliena.

— Se pensi di girarti e di fuggire — proseguì Tea, colto evidentemente da qualche sospetto — sappi che sono al corrente di quanto è successo quando hai visitato Teti. Sappi che Teti è stato colto alla sprovvista, mentre io, già da varie migliaia di rivoluzioni, sapevo del tuo imminente arrivo. Non c’è bisogno che riempia la mia sala. Sotto la superficie del fossato ho apprestato un organo capace di lanciare un getto di acido sufficientemente potente per farti a pezzi. Perciò, parla; o muori.

Robin pensò che le minacce di Tea erano un buon segno, così come la disponibilità a parlare era segno di un carattere particolarmente mite, per un dio di serie B.

— Ho già detto tutto quello che dovevo dire — fece, con tutta la fermezza possibile. — Dato che eri in ascolto, già conosci l’importanza della mia missione. Nel caso non mi avessi ascoltato, ripeterò quanto ho già detto. Ho un comunicato di grande importanza per Cirocco Jones, la Maga di Gea. Ha assoluta necessità di sapere quanto devo dirle. Se non potrò dirglielo, si offenderà.

Non appena detto questo, si morse la lingua. Davanti a lei c’era Tea, alleato di Gea, e l’informazione che lei portava a Cirocco era che Gea aveva ucciso Gaby. La cosa poteva avere poca importanza, ma c’era il rischio che Teti, che senza dubbio doveva averci avuto lo zampino, se ne fosse vantato con Tea. Dato che sapeva cosa era successo nella sala di Teti, tra Tea e lui doveva esserci comunicazione.

— Di che informazione si tratta?

— Questo riguarda solo la Maga. Se Gea vorrà fartelo sapere, te lo dirà lei.

Ci fu un silenzio in cui Robin invecchiò di almeno vent’anni. Poi, quando non giunse nessuno schizzo di acido, sentì il desiderio di gridare di gioia. Se poteva dire impunemente a Tea una cosa come quella, il rispetto di Tea nei riguardi di Cirocco doveva essere davvero grande.

Cominciò a muoversi verso la scala; lentamente, per non innervosire Tea. Dopo tre passi, Tea riprese a parlare.

— Ti ho detto di non muoverti. Dobbiamo chiarire ancora alcune cose.

— Non vedo quali possano essere. Oseresti fermare una persona che porta un messaggio per la Maga?

— L’osservazione può essere priva di importanza. Se ti distruggessi, come è mio diritto, anzi, come è mio obbligo secondo la legge di Gea, nessuno potrebbe riferirlo. La Maga non saprebbe mai che sei passata di qui.

— No, non è affatto tuo obbligo — obiettò Robin. — Io ho già visitato Crio. Sono stata nella sua sala, e non sono stata uccisa. È bastato il permesso della Maga. Lo so, e lo sai anche tu.

— La mia sala non è mai stata violata — disse Tea. — Così è, e così deve essere. Solo la Maga è stata dove stai ora tu.

— E io ritorno a dirti che ho visitato Crio. Nessuno è più fedele a Gea di Crio.

— La mia fedeltà a Gea non è seconda a nessuno — disse Tea, in tono di grande virtù.

— Allora devi fare come ha fatto Crio, e lasciarmi andare.

Forse si trattava di un complesso problema morale per Tea. Ci fu una lunga pausa.

— Se sei così fedele a Gea — riprese poi Robin — perché parli con Teti? — Si chiese se era la giusta cosa da dire. Ma ormai doveva continuare fino in fondo, senza cedimenti.

Tea non era uno sciocco. Capiva di essersi lasciato scappare un’indiscrezione, quando aveva ammesso di sapere cosa era accaduto nella sala di Teti. Perciò, invece di negare, rispose come Crio aveva risposto a Cirocco.

— Non si può fare a meno di ascoltare. È così che sono costruito. Teti è un traditore. Continua a sussurrare eresie. Tutto è immediatamente riferito a Gea, com’è naturale. Di tanto in tanto risulta utile.

Robin giunse alla conclusione che o Teti non sapeva cosa era successo a Gaby, o non lo aveva detto a Tea. Nonostante il gran parlare che si faceva degli occhi e delle orecchie di Gea che vedevano tutto, Robin aveva avuto l’impressione che i sensi di Teti non raggiungessero una grande distanza. Sospettava che l’ingresso alla sua sala, cinque chilometri sopra il suo livello, fosse troppo lontano per osservarlo direttamente. Tea, comunque, non sapeva nulla dei discorsi di Gaby: se avesse saputo qualcosa, l’avrebbe subito riferito a Gea, che avrebbe ordinato di non far conoscere a Cirocco le circostanze della morte di Gaby. In tal caso, Tea avrebbe ucciso Robin fin dall’inizio.

— Non hai risposto alla mia domanda — disse Tea. — Cosa mi vieta di ucciderti e di distruggere il tuo corpo?

— Mi stupisco di sentirti parlare di tradimento.

— Non ho intenzione di tradire.

— Eppure la Maga è la rappresentante di Gea, e tu vuoi ingannarla. Comunque, lasciamo da parte questo aspetto e consideriamo solo il lato pratico. La Maga, se è ancora viva, sa… — Detta questa frase, si accorse dell’errore.

— Non sai neppure se sia viva? — fece Tea, con voce stranamente insinuante.

— Non lo sapevo finché non sono entrata — si affrettò a dire Robin. — Ma, naturalmente, adesso è ovvio che è viva. Se non lo fosse, non mi avresti lasciato arrivare fin qui.

— Ammetto la verità di quello che dici. La Maga è viva. — Sulla superficie conica di Tea cominciarono a guizzare scintille rossastre. Robin si sarebbe allarmata, se non avesse già visto le stesse scintille su Crio, quando Cirocco l’aveva sgridato. Tea stava ricordando qualcosa di poco gradevole.

— Come dicevo, la Maga sa che io e i miei amici siamo scesi fino a Teti. I miei amici sono ancora vivi, e lo rimarranno a lungo. Presto o tardi, la Maga verrà a cercarli, e… — Nuove scintille, e Robin si chiese cosa aveva detto. Comunque, a quanto pareva, l’idea che Cirocco scendesse a cercare gli amici risultava alquanto allarmante agli occhi di Tea.

— La Maga verrà a cercarci — continuò. — Quando troverà i miei amici, saprà che sono venuta qui. Tu potrai dire che mi sono persa nelle grotte, ma la Maga non sarà soddisfatta finché non avrà trovato il mio corpo. E un corpo morto per cause naturali, e non bruciato dall’acido!

Tea non disse niente, e Robin si chiese se era davvero possibile che Cirocco scendesse a cercarli. Perché non era ancora venuta? Si era dimenticata di Gaby? Impossibile.

A quanto pareva, Tea doveva essere della stessa idea.

— Va’, allora — le disse. — Vattene in fretta, prima che cambi idea. Porta alla Maga il tuo messaggio, e che per tutta la tua vita ti sia di cattivo auspicio questa sfacciata dissacrazione della mia sala.

Robin pensò che se ci fosse stata un’altra strada, lei non si sarebbe certamente recata laggiù, ma si guardò bene dal dirlo. L’acido stava salendo, e c’era la possibilità che Tea riuscisse a orchestrare un incidente plausibile. Raggiunse di corsa la scala e cominciò a salire gli scalini a tre per volta.