— E tutto questo… — Evitando di terminare la frase, Chris sperava di nascondere la propria ignoranza di cose che invece, secondo la titanide, avrebbe dovuto sapere benissimo. Indicò le linee bianche, le pietre e le corone. — Che modo era, mi dicevi?
— Trio Mixolidio Doppio Bemolle — rispose lei. A quanto pareva, il nervosismo le metteva voglia di parlare, anche se si trattava di argomenti detti e ridetti. — È sulla targhetta che puoi vedere di fronte a noi. Capirai che non vuole dire niente… un Trio Mixolidio Doppio Bemolle non ha nessun significato nella musica; è solo una serie di parole inglesi che noi usiamo al posto delle parole vere, che tu non sapresti cantare. Oh, forse non l’ho detto, ma questo modo significa che Cembalo è l’antemadre e Hichiriki l’antepadre. Se otteniamo l’approvazione, Cembalo sarà il retropadre.
— E tu la retromadre — disse Chris, ormai fuori pericolo.
— Esatto. Loro due hanno prodotto l’uovo, e Cembalo lo feconderà in me.
— L’uovo.
— Eccolo. — Infilò la mano nel marsupio (comodo, pensò Chris, avere una borsa naturale) e gli lanciò un oggetto grosso come una pallina da golf. Sorpreso, lui per poco non lo lasciò cadere, e Valiha rise.
— Non ha il guscio — spiegò. — È il primo che vedi? — Aggrottò leggermente la fronte.
Chris era perplesso. Quell’uovo era piuttosto duro, e pareva pieno. Era una sfera perfetta, color dorato pallido, con dei ghirigori più scuri sulla superficie, simili alle impronte digitali. Era leggermente traslucido, e al suo interno si scorgevano aree lattiginose. Qualcuno aveva scritto sulla superficie alcuni caratteri nell’alfabeto dei titanidi.
Restituì l’uovo a Valiha, e guardò la targhetta indicatagli dalla titanide. Era posata a terra, era larga una decina di centimetri e sulla sua superficie erano incisi alcuni simboli e alcune linee:
— La lettera F significa "femmina" — disse qualcuno, dietro di lui. Si voltò, e vide due donne umane, intente a parlare tra loro. Entrambe erano piccole e assai graziose. Sulla fronte della più piccola era dipinto un occhio aperto, di color verde; inoltre portava altri disegni poco distinguibili sulle gambe e sulle braccia. Sembrava molto giovane. La seconda aveva la pelle più abbronzata, ed era quella che aveva parlato. Non riuscì ad attribuirle un’età precisa, anche se non doveva avere più di trentacinque anni.
— E la M, ovviamente, sta per "maschio". L’asterisco alla destra è l’uovo semi-fecondato prodotto dall’antemadre, e la freccia che parte dalla riga in basso spiega come sia avvenuta la prima fecondazione. Questo è un Trio Mixolidio Doppio Bemolle, in cui l’antemadre è anche il retropadre. I gruppi mixolidii sono quelli con due femmine, a parte i Duetti Eoli, in cui sono tutte femmine. Tutti i gruppi eoli sono di sole femmine. I modi lidii sono di una sola femmina e di uno, due o tre maschi, e il modo frigio, di cui esiste solo il quartetto, ha tre femmine e un maschio, che è l’antepadre.
La donna più piccola si chinò a leggere le scritte sulla targhetta, e Chris si fece da parte per lasciarla passare. Desiderava sapere qual era il proprio ruolo, e sperava di poterlo apprendere ascoltando il discorso delle due donne. Era una tattica che in passato gli aveva sempre dato buoni frutti dopo i vuoti di memoria, una tattica assai comune tra le persone che avevano i suoi stessi problemi, e che, esattamente come lui, non volevano farlo sapere.
La ragazza sospirò, raddrizzandosi.
— C’è ancora qualcosa che mi sfugge — disse, parlando con un leggero accento che Chris non riuscì a individuare. Indicò lo stesso Chris come se si fosse trattato di una statua. — Ma lui, cosa c’entra?
L’altra donna rise. — Non c’entra affatto, in un Trio Mixolidio. Ci sono solo due modi che includono gli esseri umani: il dorico e lo ionico, ma oggi non ne ho visti. Sono piuttosto rari. No, tutt’al più, si potrebbe dire che fa parte della decorazione. È un feticcio della fertilità. Un talismano portafortuna. Al Festival, i titanidi sono molto superstiziosi.
Parlando, aveva continuato a guardarlo; ora, per la prima volta, incontrò il suo sguardo, cercò in esso qualcosa e, non trovandolo, sorrise. Gli porse la mano.
— Però, io non credo che lo siate, almeno adesso — disse. — Sono Gaby Plauget. Spero che le mie parole non vi abbiano offeso.
Chris rimase sorpreso dalla forza della sua stretta di mano.
— Mi chiamo…
— Chris Major. — La donna rise di nuovo. Era una risata innocente. Impossibile interpretarla nel modo sbagliato. — Non dovrei lasciarmi scappare queste cose. Probabilmente, adesso penserete che sappia un mucchio di cose su di voi. È la prima volta che ci vediamo, comunque.
— Avevo l’impressione che… lasciamo perdere. — Chris pensava di conoscere quel nome, ma la donna aveva detto che non si erano mai visti, e perciò lasciò cadere l’argomento. Se avesse passato il tempo a dare la caccia alle esperienze fantasma sepolte nella sua mente, non sarebbe mai riuscito a combinare niente nella vita.
La donna annuì. — Ne parleremo più tardi. Ci si vede. — Sempre sorridendo, agitò la mano e tornò a rivolgersi all’altra donna. — Ogni riga rappresenta un titanide — spiegò. — Il posteriore è a sinistra, la testa è a destra. La prima fila è una femmina: da sinistra a destra, vagina, pene, un’altra vagina tra le zampe anteriori. Anche la seconda riga è una femmina, e la terza riga è un maschio. Adesso ti è chiaro? Il titanide della riga più in alto è antemadre e retropadre, quello della fila di mezzo è retromadre, quello in basso…
— Che cosa ti ha detto?
Chris si voltò, e vide che Valiha era preoccupata.
— Perché, cosa ti hodetto, io?
— Che eri molto fortunato, e che tu… vuoi dire che non è vero? — Spalancò gli occhi e si portò la mano alla bocca.
— A quanto so, ci sono dei momenti in cui sono fortunato — disse lui. — Ma non è una cosa su cui si possa fare affidamento. E non ricordo dove ci siamo incontrati, di cosa abbiamo parlato, e cosa abbiamo fatto insieme. Ho perso la memoria da… ecco, l’ultima cosa che ricordo è che parlavo con Gea nella grande sala del mozzo. Mi spiace. Ho fatto delle promesse?
Ma Valiha si era già voltata verso i suoi due partner. Accostarono le teste e cominciarono a cantare un melodia dolce e struggente. A quanto capì Chris, stavano discutendo la cosa. Sospirò, e si guardò attorno, alla ricerca di Gaby e dell’altra ragazza, ma vide che erano già in fondo alla fila e che si dirigevano verso una grande tenda bianca, collocata ai limiti del campo di rivista.
Valiha gli chiese di tenersi vicino a loro, in attesa del momento dell’ispezione. Gli chiese se portava sfortuna, quando non era pazzo, e lui rispose che non gli pareva di portarne. Secondo Chris, la cosa migliore da farsi era quella di confondersi tra la folla, anziché rattristare i suoi compagni con la nube nera di disgrazie che portava con sé. Con questa intenzione si avviò lungo il campo, senza fretta, osservando i gruppi di titanidi.
Dopo ciò che aveva sentito, l’intero insieme acquistava più senso. In ogni riquadro c’era un gruppo che chiedeva l’autorizzazione alla riproduzione. A questo fine avevano preparato una proposta che seguiva certe loro regole arcane. Si univano a gruppi di due, tre o quattro titanidi, e ciascun gruppo spiegava quale modo di procreazione aveva scelto, tra i ventinove possibili; ciascun gruppo aveva già pronto un uovo semi-fecondato, primo stadio del minuetto sessuale dei titanidi.
Chris si chiese, mentre camminava lentamente tra i gruppi, quante di quelle proposte sarebbero state accettate, e chi prendesse la decisione. Non occorreva una grande intelligenza per capire che Gea era un sistema limitato. Anche con l’industrializzazione, Gea avrebbe potuto nutrire molti più esseri intelligenti che in quel momento, ma presto si sarebbe raggiunto il limite. Ne seguiva che solo un piccolo numero dei gruppi attorno a lui sarebbe stato prescelto. Provò a calcolare quante potessero essere le autorizzazioni, e si tenne basso. Più tardi venne a sapere che la cifra vera era un quinto della sua.