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Crio era un dio sotterraneo, un troglodita che non aveva mai visto la luce del giorno. Il suo regno puzzava di acidi e dei rifiuti di un miliardo di creature, e pulsava del battito di cuori sotterranei. Era un dio lavoratore, un meccanico al servizio di Gea, un dio che lavorava in mezzo all’olio lubrificante e che teneva in funzione gli apparecchi.

Giunsero a una sala con un largo pavimento orizzontale, al cui centro era contenuta una struttura cristallina simile a una clessidra, che giungeva al soffitto. La caverna aveva un diametro di 200 metri, e c’erano due corridoi che portavano a est e a ovest.

Ma la misteriosa struttura contenuta nel centro era chiaramente la parte importante. A Chris fece venire in mente l’industria pesante, anche se non avrebbe saputo spiegare perché. In una forma come quella, poteva avvenire la fusione dei metalli, o la trasformazione dell’elettricità. Si chiese se Crio vivesse all’interno, e si domandò se il cervello potesse essere così piccolo. O forse era soltanto la parte più alta di una struttura assai più grande? Attorno a essa c’era un fossato circolare che era largo venti metri, e la cui profondità era indeterminata.

— Non fare il bagno là dentro — lo avvisò Gaby. — È acido cloridrico concentrato. Le creature di Gea sono programmate in modo da non venire qui: guarda cosa è successo ai titanidi. Ma il fossato è l’ultima trincea, per così dire.

— Allora, quello è proprio Crio?

— In persona. Non faremo le presentazioni. Tu e Robin state accanto alla parete, e non fate movimenti bruschi. Crio conosce la Maga, e con me parla perché ha bisogno di me. Sta’ tranquillo, ascolta e impara. — Indicò loro di sedere a terra, e poi raggiunse Cirocco ai margini del fossato.

— Parleremo inglese — disse Cirocco.

— Benissimo, Maga. Ti ho mandata a chiamare novemila trecento e quarantasei rivoluzioni fa. Queste inefficienze cominciano a danneggiare il buon funzionamento del sistema. Pensavo di lamentarmi con il dio degli dèi, ma per ora ho rimandato il momento.

Cirocco infilò la mano fra le pieghe della sua coperta e scagliò qualcosa contro la forma immersa nel lago di acido. Quando colpì Crio si vide un lampo, e sulla sua superficie presero a rincorrersi delle macchie rosse.

— Ritiro quanto detto — disse Crio.

— Hai ancora delle lamentele?

— No. Non ho nessuna lamentela.

— Cerca di non averne.

— Come tu dici.

Nonostante tutto, Chris era impressionato. Il battibecco era stato rapido, e privo di emozioni da parte di Crio. Cirocco non aveva alzato la voce. Eppure Chris aveva avuto l’impressione di vedere un genitore severo che sgridava un bambino.

— Hai parlato di un "dio degli dèi" — disse Cirocco. — Chi è?

— Ho parlato come umile servitore di Gea, l’unico dio. La frase era detta… in senso metaforico — terminò Crio, alquanto a mal partito, pensò Chris.

— Eppure hai usato la parola "dèi", al plurale. Questo mi sorprende, perché non pensavo che un simile concetto ti potesse entrare nella mente.

— Si ascoltano delle eresie.

— Ti riferisci a eresie d’importazione, oppure a quelle locali? Hai parlato con Oceano?

— Come sai, Oceano mi parla. Non è in mio potere cessare di ascoltare. Tuttavia, sono perfettamente riuscito a ignorarlo. Per quanto riguarda i concetti d’importazione, venuti dagli umani, conosco le loro grandi varietà di miti, e non me ne occupo.

Ancora una volta, Cirocco infilò la mano sotto la sua coperta. Questa volta, esitò a lungo e, mentre così faceva, sulla superficie di Crio comparvero altre macchie rosse, che danzavano ansiosamente. La Maga non se ne curò. Fissò il pavimento, pensosa, poi estrasse la mano, vuota.

La conversazione passò ad argomenti che non avevano molto significato per Chris, e che riguardavano le vicende quotidiane di Crio. Durante tutto il colloquio, Crio non rimase precisamente servile, ma diede l’impressione di sapere chi comandava. Aveva la voce bassa, un po’ ronzante, e non incuteva alcuna paura. Cirocco dava i suoi ordini con indifferenza, come se la sua posizione fosse quella di una regina che trattava con un plebeo che rispettava, ma che era pur sempre un plebeo. Ascoltava le sue parole, ma lo interrompeva a metà del discorso per comunicargli la sua decisione. Crio non tentò mai di discutere o di dare ulteriori spiegazioni.

Per più di un’ora discussero di questioni generali, poi il discorso passò a questioni più prosaiche, e Gaby venne invitata a partecipare. Anche ora, gran parte degli argomenti in discussione risultava incomprensibile per Chris, ma un certo punto accennarono a un guasto in un acceleratore di particelle che faceva parte di Crio, molto al di sotto della superficie. Cosa se ne facesse, Crio, di un acceleratore di particelle, era un mistero per Chris.

Venne abbozzato un contratto preliminare, e Gaby si impegnò a controllare entro un miriariv, purché Gea fosse disposta a corrispondere un pagamento adeguato. Si citò una razza, che abitava su Febe, che era abile nei lavori di scavo.

Chris vide che Robin era già stufa dopo i primi dieci minuti. Lui resistette un poco di più, ma presto incominciò a sua volta a sbadigliare. Non che quel viaggio gli paresse sprecato… era interessante vedere l’aspetto dei cervelli regionali, ed era istruttivo vedere che Cirocco faceva qualcosa d’altro, oltre che bere… ma la scalinata era molto lunga. Pensava tristemente che adesso avrebbe dovuto rifare il tragitto in senso inverso.

Il colloquio terminò senza cerimonie. Cirocco si limitò a voltarsi, a fare un cenno a Robin e Chris, e tutt’e quattro si avviarono verso le scale. Passarono cinque minuti prima che la leggera curva del corridoio li portasse definitivamente fuori vista della grande sala sotterranea.

Cirocco si guardò dietro, poi abbassò le spalle. Si mise a sedere e si prese la testa fra le mani; infine la raddrizzò con un profondo sospiro. Gaby si sedette dietro di lei e cominciò a massaggiarle le spalle.

— Sei andata magnificamente, Rocky — disse.

— Grazie. Gaby, ho bisogno di qualcosa da bere. — Lo disse senza toni particolari. Gaby esitò per un attimo, poi infilò la mano nella borsa e prese una bottiglietta. Versò una dose di liquore nel coperchio-misurino, e lo passò a Cirocco, che bevve in un istante e le restituì il coperchio senza chiedergliene ancora. Secondo Chris, Gaby sarebbe stata disposta a dargliene un altro.

Gaby rivolse a Chris e Robin un’occhiata indispettita.

— Potreste fare qualche commento — disse.

— Lo farei — disse Robin — se sapessi di cosa parlavate.

— Io sono rimasto impressionato — disse Chris. — Ma mi pareva un lavoro di routine.

Gaby sospirò.

— Scusate. Lo penso anch’io, adesso che lo dite. Ma non riesco mai ad abituarmi. Anche con uno abbastanza sano di mente come Crio, non si sa mai come si comporterà da una visita all’altra. Poteva schiacciarci come pulci, sapete? Non è affatto contento di dover prendere ordini da un alieno. L’unica cosa che lo tiene in riga è la sua paura di Gea. O il suo amore per lei. Francamente, in un rapporto di quel genere, non c’è molta differenza tra le due cose.

Chris aggrottò la fronte. — Vuoi dire che siamo in pericolo?

— Il pericolo — disse Gaby, guardandolo. Rise. — Dieci minuti prima che entrassimo, quella sala era piena di acido, e adesso probabilmente lo è di nuovo. Non sarebbe stato difficile far succedere un incidente. Potrebbe addirittura convincere Gea che si tratti davvero di un incidente.

— Non lo farebbe mai — disse Cirocco, decisa. — Io lo conosco.

— Può darsi. Ma Oceano ha davvero parlato con lui, e lo sai. Me la sono vista brutta per un momento, quando ha iniziato con le sue "lamentele". Venendo da Crio, era come sentire un miliardario citare Carlo Marx.