— Ehi, Rocky, come fai a stare in equilibrio?
Il ritorno di Cirocco fece perdere a Chris ogni sonnolenza. Il gruppo sì trasformò in un turbine di energia, e Cirocco indirizzò questa energia verso il compito di raccogliere i loro effetti e di portarli nelle canoe. Ma, alla fine, Gaby le rivolse la domanda che incuriosiva tutti.
— Allora, Rocky, com’è andata?
— Non male, direi. Era più… disposto a parlare delle altre volte. Ho quasi avuto l’impressione che fosse lui a… — Sollevò lo sguardo, diede un’occhiata a Chris, e poi serrò le labbra. — Ti dirò poi. Ma sento che c’è qualcosa che non va. Non si tratta di una cosa che si possa definire, ma ho avuto l’impressione che meditasse qualche suo piano. Più presto ce ne andremo di qui, meglio mi sentirò.
— Anch’io — disse Gaby. — Muoviamoci.
Nel salire in groppa a Valiha, anche Chris cominciò a preoccuparsi. Aveva le mani sudate, si sentiva un tremolio allo stomaco, vampate di calore che gli correvano lungo il corpo. Unendo questi sintomi a una sorta di presentimento che gli pareva di provare, era certo che fosse imminente un attacco del suo male.
E allora? Che succedesse pure; quelle persone erano in grado di badare a se stesse. Se qualcuno era destinato a farsi del male, quello era probabilmente lui. Non era la prima volta che provava il desiderio di avvertire dell’imminente scoppio di una crisi coloro che gli stavano accanto. Come tutte le altre volte, prima decise di non dire niente, poi cambiò idea, infine ritornò alla prima scelta. Quella titubanza costituiva una difesa perfetta, perché finiva col rimandare la decisione finché era troppo tardi.
Ma non questa volta! Si voltò verso Gaby, che cavalcava alla sua destra, a un metro da lui. E, voltandosi, vide con la coda di un occhio che Valiha si era girata a sua volta per guardarlo, e con la coda dell’altro occhio scorse un movimento.
E riuscì a vederla una frazione di secondo prima che la vedesse Valiha. Solo una bocca aperta piena di denti aguzzi, che si avvicinava in silenzio, e un cerchio tagliato da una sottile linea orizzontale. Era lontana, e poi divenne vicina; in un attimo. Non c’era tempo.
Chris saltò addosso a Gaby, e la colpì con forza sufficiente a staccarla dalla groppa di Salterio e a farla cadere a terra.
— A terra! Tutti a terra! — gridò, mentre Valiha gridava un allarme in titanide.
Il suono li colpì come un pugno, come una valanga, quando la bomba volante riaccese il motore e accelerò, a meno di un metro da terra. L’aria echeggiò del ritmo del suo motore; poi Chris fu accecato da quello che sembrava un lampo al magnesio, e il suono si abbassò nella lontananza. Si toccò la nuca, e si accorse che aveva i capelli bruciacchiati.
Gaby, che era ancora sotto di lui, si liberò, ansimando. Robin era stesa a terra, dieci metri più in là. Sollevava le mani davanti agli occhi, e dal pugno le uscì una sottile linea bianca, seguita immediatamente da una seconda. I proiettili poi esplosero come petardi, senza raggiungere il bersaglio.
— È sceso dal cavo! — esclamò Cirocco. — Tutti a terra!
Chris fece come diceva, e fissò la sagoma scura del cavo, sullo sfondo delle lontane sabbie di Teti. Capì cosa li avesse salvati: aveva scorto il movimento della bomba volante prima che arrivasse alla parte più bassa della sua traiettoria, durante la sua discesa da qualche punto del cavo.
— Eccone un’altra! — avvertì Cirocco. Chris cercò di appiattirsi a terra. Udì alla sua destra il rombo del secondo assalitore, seguito da due altri, a pochi secondi di distanza.
— Questa situazione mi piace poco — disse Gaby, parlando quasi all’orecchio di Chris. — I titanidi sono troppo grossi, e il terreno è troppo piatto. — Chris si voltò, e vide che Gaby era a pochi centimetri da lui, con la faccia sporca di terra. Gaby gli strinse la mano. — Grazie — gli mormorò.
— Non piace neanche a me — disse Cirocco. — Ma non possiamo ancora alzarci.
— Allora — suggerì Gaby — raggiungete il punto più basso che vedete. Svelti! Qui attorno, il punto più basso è quello dove si trova Salterio.
Il titanide era dietro di loro, a circa due metri di distanza, in una depressione che neppure per un grande ottimista poteva superare i quaranta centimetri.
Quando Chris si affiancò a loro, Gaby diede una pacca sul fianco a Salterio.
— Non alzarti a dare un’occhiata in giro, vecchio mio — gli disse Gaby.
— No, certo. E tu, Capo, tieni la testa bassa. — Poi Salterio tossì: un suono strano, quasi melodioso.
— Tutto a posto? — chiese Gaby.
— Mi devo essere fatto male cadendo. — Non volle dire di più.
— Ti faremo dare un’occhiata da Oboe, quando tutto sarà finito. Maledizione! — Si pulì la mano sui calzoni. — Siamo finiti nell’unico punto umido di questa maledetta collina?
— Nordovest! — gridò Valiha, da una posizione dove Chris non riusciva a scorgerla. Non cercò di vedere la bomba volante in avvicinamento: cercò solo di farsi piccolo piccolo. Il mostro passò su di loro con un profondo ruggito, seguito immediatamente da due altri. Chris si chiese perché il primo fosse giunto isolato, anziché in formazione.
Quando si azzardò a guardare, riuscì a vederne uno che si staccava dal cavo. Era solo un puntino, e si trovava probabilmente a una quota di tre chilometri. Era rimasto lassù, puntato verso il basso, in attesa dell’occasione giusta. Avrebbe potuto gettarsi su di loro mentre si avvicinavano al cavo, ma aveva preferito attendere, per coglierli alle spalle quando avessero lasciato il cavo.
Anche quest’ultimo essere, comunque, pareva avere capito l’inutilità del tentativo di catturare uno di loro. Passò a un’altezza di cinquanta metri, e ringhiò in tono di sfida. Un altro accese il motore quando ancora era a mezz’aria, e non resistette alla tentazione di passare su di loro alla stessa quota del compagno. Fu però un grave errore, perché offrì a Robin un bersaglio largo, entro la portata utile, con il tempo sufficiente per prendere la mira, e il tempo di sparare tre colpi. Il secondo e il terzo colpo andarono a segno. Chris riuscì a vedere bene la sagoma veloce, illuminata dai due lampi dei proiettili che esplodevano. Era un cilindro affusolato, con ali rigide nella parte posteriore e una doppia coda. Sotto l’ala si scorgeva un occhio. La bomba volante era un grosso squalo nero dei cieli, tutto bocca e appetito, con aggiunta di effetti sonori.
Per un momento parve che la creatura non fosse stata danneggiata dai colpi di Robin. Poi cominciò a perdere liquido incendiato che si riversò nel cielo, e infine l’intera zona fu illuminata da una violenta luce giallastra. Chris vide l’esplosione, ma per poco non riuscì a udirne il rumore, perché più alto saliva il grido di vittoria di Robin dalle Nove Dita.
— Dove siete, bombe volanti? — gridava la ragazza.
Tutti alzarono la testa per guardare la fine della creatura, che salì ancora per un breve tratto prima di iniziare la caduta che la portò a toccare terra sull’altra sponda dell’Ofione.
Passati altri dieci minuti senza scorgere traccia delle creature, Cirocco strisciò fino a Gaby e le suggerì di raggiungere le barche, di corsa. Chris era della stessa idea; certo, sul fiume c’era il pericolo di essere aggrediti, ma qualsiasi cosa era preferibile che starsene incollati su quel fazzoletto di terra.
— Giusto — disse Robin. — Ecco come dobbiamo fare: non bisogna perdere tempo; quando vi darò il segnale, gli umani monteranno in groppa ai titanidi, che si dirigeranno alle barche di gran carriera. Sedetevi al contrario, e tenete gli occhi bene aperti. Dobbiamo tenere sotto controllo tutte le direzioni, e dobbiamo essere pronti a gettarci a terra istantaneamente, perché può darsi che non abbiamo più di due o tre secondi. Qualche osservazione?
— Sali su un altro — disse Salterio, tranquillamente.